La
luce tenua del sole, filtrata attraverso il palmo aperto della mano
tesa verso il cielo, giungeva sul suo viso illuminandolo in tutta la
sua afflizione e malinconia.
Aveva
invano atteso, atteso che si accorgesse di lui, che tornassero quei
giorni che forse non erano mai giunti.
Disteso
su un verde prato, lontano da tutti, lontano dall'indiscrezione della
gente, solo con se stesso e i suoi mille pensieri.
Solo
il rumore dell'acqua del ruscello che scorreva accompagnava il fluire
dei suoi tormentati pensieri, l'aveva fatto ancora...l'aveva
abbandonato.
Non
era la prima volta e non ne era sorpreso, sperava solo che non sarebbe
mai più accaduto.
Sperava.
Voleva
essere forte, voleva far vedere a chi gli stava attorno che non
soffriva per quell'abbandono, che non soffriva per l'assenza di un
padre che padre non lo era mai stato del tutto.
L'aveva
conosciuto troppo tardi e perso troppo presto, ma per lui non c'era
spazio per le lacrime, doveva essere di esempio, per non vedere
piangere coloro a cui voleva bene, coloro da cui era stato veramente
amato.
Per
sua madre.
Voleva
essere diverso da lui, voleva trarre esempio dagli errori altrui, per
questo lo ringraziava.
Per
questo sapeva come si doveva comportare, come un giorno si sarebbe
dovuto comportare...con suo figlio...come un padre.
Aveva
davanti a sè un altro grande giorno, forzò il
sorriso e si preparò ad affrontarlo rientrando nella
consueta parte, la parte che recitava ogni singolo giorno.
La
parte del menefreghista, del superficiale, dell'insofferente, dello
spensierato.
Perchè
era così che voleva essere visto, lui.
Non
era solo...
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