Godi, Fiorenza, poi che se' sì grande

di Miss Valerie
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Godi, Fiorenza, poi che se' sì grande
- Dante


Se Firenze si inginocchia, non lo fa certo davanti a Dio. Firenze la sua fede l’ha riposta tutta nel denaro, nel “maledetto fiore” che tante invettive ha ispirato a Dante –fiore, fiore, maledetto fiore; ma quante città possono vantare un’economia così solida da avere una propria moneta, quante? Un soldo d’oro col nome della città. Grandezza e magnificenza, ecco cosa rappresenta. Non c’è da stupirsi che i fiorentini, davanti a Roma e al suo Dio, non s’inginocchino.
«Splendido adattamento. Il migliore di sempre. O così mi riferiscono. Io ero in carcere.» gli alloggi di Giuliano sono ormai abituati alla voce di Leonardo; lui pure, ma nel silenzio sussulta ch’è notte e quell’intrusione non se la aspettava.
«Un giorno mi spiegherete quale via usate per entrare qui.»
«E’ una tale banalità che toglierebbe fascino alla mia impresa.»
Leonardo si avvicina alla scrivania dove siede Giuliano, si appoggia con la schiena al bordo e guarda la candela. Ha occhi verdi, lucidi e amari, guarda sempre ciò che gli altri non possono vedere. Giuliano guarda lui. Lo guarda anche quando sposta il viso nella sua direzione, e quando piega il lato della bocca a quel modo, e quando si spinge un po’ in avanti e si soffia un sorriso sulle labbra sottili disegnate da Dio in persona –è solo quando Leonardo sorride che Firenze crede in Dio, e Giuliano con lei.
«Cosa state facendo?»
«Restituisco un favore.»
Se Leonardo si inginocchia, non lo fa certo per pregare.




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