notturno
TITOLO:
Notturno
AUTORE:
Akane
SERIE:
CSI New York
GENERE:
introspettivo
TIPO:
slash
RATING:
giallo/PG13/14+
PAIRING:
Mac Taylor/Don Flack, anche se a onor del vero non si tratta di una
coppia vera e propria, inoltre c'è accenno al rapporto
particolare fra Mac e Danny ...
PARTI:
One Shot
MODO:
pov di Mac
AMBIENTAZIONE:
Ultima puntata della seconda serie. Per chi non l'avesse vista si
tratta di una puntata in cui c'è un'attentato da parte di un
folle che fa esplodere una bomba in un edificio, Mac e Don fanno
evacuare il posto ma rimangono coinvolti nell'esplosione. Mac se la
cava e sta bene ma Don rimane gravemente ferito. Il resto
dell'episodio mostra la squadra che risolve il caso e fermano altri
tentativi di bombe. Alla fine si vede Mac in ospedale a vegliare su
Don operato e in coma e, dopo aver mandato a casa Danny
promettendogli che se avrebbe avuto bisogno l'avrebbe chiamato,
stringe la mano a Don e gli dice di stringergliela anche lui se lo
sentiva. Don lo fa e la puntata finisce così. La mia storia
è
proprio da quel punto in poi.
DISCLAMAIRS:
i personaggi e l'ambientazione non sono mie ma degli aventi diritti
NOTE:
ammetto che ci ho pensato un po' prima di scrivere questa storia,
chiedendomi quale fosse la coppia che spiccasse di più fra
Mac
e Danny e Mac e Don, chiedendomi anche se per caso non fosse un caso,
la coppia Mac/Don. Rendendomi poi conto che questa era altrettanto
bella e valida, secondo me, quanto l'altra, ho avuto l'istinto di
scrivere una breve storia con questa chiave ... dove in effetti
è
tendente a Mac/Don ma c'è un accenno a Mac/Danny, ma nulla
di
chiaro ed esplicito. L'intera storia è ad interpretazione
personale. A me piacciono queste cose così aperte ...
Specifico
però come sempre che a parte i dettagli dell'episodio in
sé,
il resto è tutto frutto della mia immaginazione. Penso si
capisce cosa viene da me e cosa dalla serie originale!
Buona
lettura.
Baci
Akane
RINGRAZIAMENTI:
chiunque leggerà e commenterà ...
DEDICHE:
ai fan di queste coppie e di questa serie!
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NOTTURNO
È
difficile aver a che fare coi ricordi quando ti divorano l'anima
attimo dopo attimo con una tale intensità da farti impazzire.
È
difficile ignorarli od andare avanti come niente fosse.
È
difficile fare molte cose, in realtà, specie se in questo
stato d'animo, eppure ... non so, ho sventato un'attentato, arrestato
una persona pericolosa, quella che ha fatto del male a tante altre, a
te. Ho fatto un sacco di cose ed avendo a che fare con questi ricordi
mi rendo conto che oltre a quello che ho fatto in questa giornata ho
fatto anche molto altro, quando ero nei marine. Cose veramente
difficili.
Eppure
la peggiore è questa e spero veramente di farcela.
Ciò
che è veramente difficile è stare qua accanto a
te
guardarti in questo stato, in coma a combattere per risvegliarti.
Questo
è veramente difficile poiché veramente non posso
fare
nulla.
Tutto
quello che potevo fare era risolvere il caso, mettere dentro quello
che ti ha ridotto così, chiudere tutto ... ed ora che non ho
altro da fare mi rendo conto che comunque non è servito a te
personalmente. Non ti ho risvegliato.
Tu
sei ancora addormentato e sei ancora grave.
Quel
che mi stordisce è non sentirmi dispiaciuto fino in fondo
per
la preoccupazione degli altri per me, nemmeno Danny è
riuscito
a tirarmi su. Forse, però, non avrebbe retto altre notti in
ospedale a vedere una persona cara in coma. E forse, penso, non
avrebbe retto vedere me, così.
Lontanamente
capisco tutto e me ne dispiace ma credo sia adulto abbastanza da
comprendere la situazione.
Lui
è Don, come faccio a non essere in pensiero e a non
assisterlo?
Quando
si sveglierà deve avere qualcuno accanto a lui, un volto
amico
... deve vedermi ...
Corrugo
stordito la fronte a questo pensiero.
Nonostante
mi abbia dimostrato di sentirmi e quindi di avere buone
possibilità
di ripresa stringendomi la mano, non riesco a sollevarmene e
separarmi. Continuo a stringere la sua mano, voglio trasmettergli il
mio calore, la mia forza.
Deve
sentirmi con ogni particella, per avere un motivo valido per riaprire
gli occhi.
Con
la sua stretta alla mia mano, il mio passato è battuto e
spazzato via e qualche paura in meno mi divorerà da oggi in
poi.
Però
qualcosa mi tormenta, qualcosa di nuovo.
Non
aver accettato la compagnia di Danny, anzi, averlo lasciato andare
nonostante lui avesse voluto star con me ... questo mi fa pensare.
Non
l'ho fatto perché non lo volevo con me, come lui non se ne
è
andato perché non voleva stare qua. Semplicemente lui ha
rispettato il mio volere anche se sono certo, l'ho visto in quel suo
sguardo che mi pregava di chiamarlo se ne avessi avuto bisogno.
E
semplicemente io voglio stare qua da solo con lui, mantenere questo
contatto che mi fa respirare meglio, vegliare e proteggerlo anche se
solo col pensiero. Fisicamente non ho potuto fare molto per lui, che
ne dicano i medici lui è ancora in coma e la mia
preoccupazione non cambierà le cose come non le hanno
cambiate
le mie azioni di oggi per sventare gli attacchi.
Però
continuiamo a fare tutto, continuo da quando ho lasciato i marine,
continuerò sempre senza fermarci nonostante la
consapevolezza
che non aiuteremo nessuno di quelli già feriti. Quelli
feriti
che attendono un miracolo non possiamo aiutarli, per quanto noi ci
teniamo e vorremmo possedere quel tocco speciale.
La
nostra volontà non può cambiare le cose, i sogni
servono a chi non riesce a vivere. Alle persone servono fatti,
capacità concrete, qualcuno che li salvi realmente.
Io
a volte penso di possedere questo potere ma altre ... bè,
altre non è proprio così.
Altre
semplicemente mi rendo conto dei miei limiti di uomo comune ed anche
se tutti mi guardano come un salvatore con capacità
incredibili, altro non sono che uno dei tanti che fa il suo dovere
mettendo ogni briciola di sé stesso al servizio degli altri.
Perché
almeno qualcosa, dannazione, so di poterla fare.
Spero.
Penso.
Però
poi arrivi a questi punti, punti in cui davanti a te hai la persona
che ha bisogno di un miracolo che sta rischiando la vita e ti rendi
conto che comunque per quante capacità tu abbia, il potere
giusto, la capacità giusta, non ce l'hai e non puoi
ripiegare
su qualche altra vita che salverai il giorno dopo, perché se
la vita davanti a te se ne andrà, anche gran parte della tua
andrà via con essa.
Il
punto in cui chi deve essere miracolato è quanto di
più
importante esista al mondo per te.
Il
punto in cui capisci ciò che provi e capisci anche che non
ti
servono a nulla quei sentimenti e quelle speranze.
Un
punto in cui desideri solo di essere nello stesso posto della persona
che vorresti aprisse gli occhi.
Stringo
di più la sua mano, lui continua a non aprire gli occhi.
Anche
se so che mi sente non trovo parole adatte da dirgli, ci conosciamo
da tanto ma sono sempre rimasto una persona discreta che non parla
molto. Ho sempre preferito farlo nel momento giusto.
Però
ora che mi ascolta vorrei potergli dire qualcosa, la cosa giusta,
qualcosa che possa spingerlo a combattere di più e aprire
gli
occhi, per me.
Ho
rimorsi però non sono questi che lui deve sapere.
Ho
rimorsi perché so che Danny vorrebbe io lo chiamassi come
spesso è successo, ho rimorsi perché certe cose
vorrei
averle definite meglio prima di ora, ho rimorsi perché so
che
da una parte lo vorrei qua, lui ed i suoi modi di fare impazienti e
diretti che mi fanno sempre sorridere e star meglio. Però ho
rimorsi perché allo stesso tempo voglio stare qua con Don,
solo, a cercare di dirgli qualcosa per lui, che lo aiuti e che vada
bene.
Ho
rimorsi eppure stringendogli la mano così mi sembra di
sentirmi via via meglio.
Non
so cosa sia, che nome io possa dare a questa persona così
importante, non so bene, ora, in questa confusione ed in mezzo a
questa preoccupazione che mi ha portato tutti quei ricordi abbattuti.
Sospiro
e stringo le labbra contrariato. Non mi piace stare così
eppure, sospeso in questo modo, lo sono stato sempre, in fondo.
Nonostante la sicurezza che porto a chi mi circonda e ciò
che
sono in grado di fare, la mia vita è sempre stata sospesa e
sacrificata.
Sempre.
Ora
però che ho lui qui davanti a me che ha bisogno di qualcosa,
posso mettere da parte la mia parte sospesa e lasciargli ciò
che di solito gli lascio sempre. La mia sicurezza.
Mi
chino su di lui, steso in questo sterile letto d'ospedale e mettendo
l'altra mano sopra le nostre allacciate, sussurro con un filo di voce
cercando quella parte che possa servire a lui ed alla sua coscienza
che mi ascolta e che sono certo si stia aggrappando alla mia per
tornare di qua, da me.
-
Svegliati, Don. Io rimarrò qua con te. -
Che
non è nessuna ammissione, non è nessuna promessa,
non è
niente, forse, se non una richiesta, magari. Voglio rivedere i suoi
onesti e diretti occhi azzurri posarsi sui miei e dirmi che sa
combattere e vincere, così, a modo suo, scherzando magari.
Dopo
di che prendo un respiro e trattenendo l'aria annullo la poca
distanza che era rimasta e senza pensarci un attimo, senza darci una
spiegazione sensata, senza nulla di nulla, poso un leggero bacio
sulla fronte, sopra le bende che avvolgono la sua testa.
Forse
qualcosa non molto da me, forse qualcosa di strano, o forse,
semplicemente, qualcosa di così sentito da essere
inequivocabilmente vero.
Semplicemente.
Perché
gli voglio bene e questo basta per non lasciarlo solo e volerlo di
nuovo sveglio.
Facciamo
questo lavoro e sappiamo concretamente che tante ne abbiamo passate e
tante ne passeremo.
Lo
sappiamo ma andiamo avanti lo stesso, non serve perdere tempo a
prendersi in giro, in alcun modo.
Così
basta essere onesti quando è tempo di esserlo e stare vicino
a
chi conta quando è sempre quel tempo.
Il
resto, le altre domande, le sospensioni, le incomprensioni e le
incertezze ... nonché i rimorsi ... troveranno una loro
collocazione.
Il
resto viene dopo.
Ora
voglio che lui si risvegli e torni da me.
Anche
se ... domani dovrò delle scuse a Danny ... però
domani, ora no. Ora va bene così.
Ora ad
essere importante è lui, è Don.
Ora.
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