larry
L'amore è una cosa semplice
Forse è proprio
così che deve andare.
Forse la mia vita
è già stata decisa da qualcun altro e io davvero non posso fare niente per
cambiarla.
Forse quella
morsa allo stomaco che sento quando ti guardo deve essere semplicemente repressa
e cacciata via.
Forse posso
essere felice solo alle loro condizioni, anche se questo significa non esserlo
affatto.
Tu sei la cosa più bella che mi sia mai
capitata, non posso non ammetterlo a me stesso.
Non posso ignorare
i miei sussulti ogni volta che sento la tua voce provenire dal corridoio, o le
farfalle allo stomaco che mi fai provare ogni volta che mi imbatto in quel verde
chiaro così familiare dei tuoi occhi.
La dolcezza della
tua risata, il modo in cui scuoti i capelli, il modo in cui spalanchi gli occhi
quando qualcosa ti stupisce. Ti sorprendi ancora per tutto, come un bambino.
Ti ho guardato
dormire tante volte.
Entravo in camera tua dopo che tutti
erano andati a letto, te compreso, e mi sedevo sul materasso facendo attenzione
a non svegliarti. Avevi la testa appoggiata sul cuscino, la bocca chiusa,
leggermente imbronciata.
Dormivi di lato, raramente sulla schiena
o sulla pancia. Contavo le tue ciglia e immaginavo di passare le mani fra i tuoi
capelli. Una volta, una volta sola mi sono addormentato anch’io. Eravamo appena
tornati da un locale e tu avevi parlato tutta la sera con una ragazza, che ti
aveva lasciato il suo numero.
Io avevo cercato di ignorare il fastidio che
provavo ogni volta che lei ti toccava il braccio, e mi ero lanciato su della
birra. Tornati a casa, tu eri andato subito a letto e io avevo girovagato un po’
per casa, dicendo agli altri che non avevo sonno. Ne avevo di sonno, ma volevo
aspettare che tu ti addormentassi per venire in camera tua e godermi lo
spettacolo di te a petto nudo che dormivi.
Una volta in camera tua mi ero steso sul
materasso e ti avevo fissato per almeno due ore, prima di addormentarmi. La
mattina dopo tu mi hai scosso per svegliarmi e mi hai chiesto perché avessi
dormito in camera tua.
Io, non riuscendo a trovare niente di meglio,
ti ho detto che la sera prima ero talmente ubriaco che mi ero infilato in una
camera a caso e mi ero subito addormentato. Tu hai annuito, non so se era
davvero delusione quella sul tuo volte o se ero semplicemente io che volevo
crederlo.
Tu non hai più chiamato quella ragazza, e io
segretamente te ne sono sempre stato grato. Non so con quale diritto, dato che
sono fidanzato con Eleonor. Ma lei non significa niente, spero che tu l’abbia
capito.
I manager avevano cominciato a farci pressione
per via dei video in cui io e te ci sorridevamo o ci abbracciavamo. Avevo sempre
pensato che i nostri fossero puri segni d’affetto, ma solo in un ultimo breve
periodo avevo cominciato a domandarmi se ci fosse dell’altro.
“Capite, non è il caso che alla gente vengano
dei dubbi. Nessuno capirebbe, questo non gioverebbe alla vostra immagine. Non va
bene che la gente creda che due dei One Direction sono gay, anche se voi due
sapete di non esserlo. Perché non vi trovate delle ragazze? Sarebbe il modo
migliore per smentire tutte queste dicerie..”
E noi due avevamo
annuito. Tu avevi l’aria particolarmente triste, e mi avevi guardato senza saper
dire niente.
“Voi sapete di non esserlo.”
No, a me non sono
mai piaciuti i ragazzi. Sono sempre stato solo con ragazze, ma come posso
ignorare quello che sento per te? Come posso fingere che tutta la
mia vita, la mia esistenza non ruoti intorno a te?
Come posso far finta di niente quando mi
guardi e mi sorridi, e fingere di non provare nulla?
Come posso negare che questo sia
amore?
Nessuno mi ha mai fatto sentire importante
quanto te, né ha mai saputo capirmi o farmi sentire a mio agio come hai saputo
farlo tu.
Non so che cosa sia giusto o cosa sia
sbagliato, ma come può esserlo una cosa tanto bella?
Perdonami se non sono stato capace di mandare
al diavolo i manager, perdonami se non ho passato ogni notte della mia vita a
stringerti fra le mie braccia, come avrei dovuto fare.
Viviamo in un mondo
dove ci hanno detto non potremo mai mostrarci per chi siamo realmente,
significherebbe perdere tutto. Ma, la mia domanda è una: se il mio tutto sei tu, chi
cazzo se ne frega del resto?
Un ragazzo con i
capelli corti seduto su una poltrona rossa bevve un altro sorso di birra.
Continuava a fissare una macchia del muro, pensando che se l’avesse guardata
abbastanza attentamente si sarebbe volatilizzata, come tutti i problemi della
sua vita.
Poco più lontano,
su un’altra poltrona, un altro ragazzo con i capelli ricci e folti lo osservava,
chiedendosi a che cosa stesse pensando. Era la paura a tenerlo inchiodato a
quella poltrona.
Paura di cosa?
Paura di essere respinto, di non essere abbastanza per lui, di non essere ciò
che lui cercava. Paura che la mattina dopo lui si sarebbe pentito, o paura di
mostrarsi agli altri.
Non riusciva a
distogliere lo sguardo. Perché non poteva essere felice? Non poteva essere
quello che voleva o avere ciò che voleva. Era un semplice burattino, e il
burattinaio lo teneva lontano dall’unica cosa che lui volesse
veramente.
“Non chiedo tanto,
Louis” pensava Harry “Voglio solo il tuo amore. Voglio solo svegliarmi la
mattina e vedere il tuo viso, e sentirmi fortunato per avere te. Voglio solo
poterti fissare tutta la notte come tu fai con me, pensando che io non me ne sia
accorto. Perché non scappiamo, Tomlinson? Potremmo andarcene via insieme,
prendere due zaini e una macchina e girare il mondo, buttarci tutta questa merda
alle spalle. Non potrò mai essere felice, senza di te. Possibile che tu non lo
capisca? Tu mi vuoi? Io non lo so, so solo che quando mi abbracci mi sento a
casa.”
Harry pregò che
gli venisse il coraggio di dare voce a tutti questi pensieri, ma ogni volta che
apriva la bocca non ne usciva alcun suono.
Così, non sapendo
che altro fare, cominciò a piangere. Perché tutto quello che voleva era di
fronte a lui e non poteva averlo. Louis, sentendolo tirare su col naso, si girò,
e sembrò svegliarsi da un sogno.
Si alzò e, con
un’espressione preoccupata, si diresse verso Harry. “Che succede?” gli
chiese, sapendo già quale fosse la risposta.
“Credo che tu lo
sappia” rispose infatti Harry, evitando di guardarlo negli occhi.
“Harry, è così
complicato..” provò a dire Louis.
“Cosa c’è di
complicato?” urlò Harry “Non c’è niente di complicato, Louis. Siamo io e
te.”
“E i manager, e i
fan, e gli altri ragazzi. Manderemmo in rovina la band” quanto si odiava per
quell’affermazione. Perché non riusciva ad avere più coraggio?
Harry non rispose,
aveva chinato la testa, ogni tanto tirava su col naso.
A Louis venne una
gran voglia di accarezzargli i capelli. Non decise di muovere la sua mano, vide
solo che essa si alzava e si posava sulla testa di Harry. Cominciò ad
accarezzarlo lentamente, per calmarlo.
Forse è proprio
così che deve andare.
Forse la tua vita
è stata già decisa da qualcun altro e tu non puoi fare niente per
cambiarla.
Forse.
O forse no.
Forse non si può definire con certezza che cosa sia giusto o sbagliato in
questo mondo.
Forse ognuno deve
solo cercare di avere ciò che lo rende più felice.
Forse quest’amore,
è giusto. Non è apparenza, non è carriera, non è fama, non è amicizia. È
amore.
Harry non capì
bene cosa successe dopo che Louis gli alzò il mento con una mano e gli baciò le
labbra. Forse rimasero così per anni, forse per secoli.
Non importava,
importavano solo loro due. Harry gli mise una mano dietro al collo e si fece
baciare.
Quando Louis
sciolse il bacio e lo abbracciò, si sentì a casa. Tutto quello di cui avevano
bisogno era l’uno dell’altro.
Non sarebbe stato
facile affrontare tutto: le prese in giro, le critiche dei manager, la delusione
di molti fan, il danneggiamento della loro immagine.
Tutte queste cose
sarebbero state difficili da fronteggiare, ma in fondo superflue. Perché la cosa
più importante di tutte è l’amore.
E l’amore è una
cosa semplice.
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