ALONE IN THE UNIVERSE
ALONE IN THE UNIVERSE
*
Perfetto, un’altra posata
adagiata accuratamente sul tavolo.
E con questa aveva finito
di apparecchiare, ora non doveva far altro che attendere qualche minuto prima
che la cena fosse pronta.
Alzò lo sguardo appena vide
l’uomo entrare in cucina.
Gli sorrise, come faceva
sempre “Ciao caro, tra pochi minuti sarà pronto” annunciò giungendo le mani.
L’uomo sorrise a sua volta
accomodandosi sulla sedia che era solito adoperare durante i pasti.
Calò per un attimo il
silenzio, poi l’uomo si voltò verso la consorte “C’è un buon profumino” si
congratulò.
“Oh grazie caro” gli
rispose lei adagiandosi le mani al viso, senza mai abbandonare il proprio
sorriso.
Il timer del forno segnò la
fine del tempo di cottura, e la donna spense i fornelli, dopo essersi assicurata
che il pasto fosse pronto.
Si voltò verso il marito
“Torno subito, vado a chiamare Bulma” annunciò la donna cominciando ad uscire
dalla stanza.
Lui annuì e le sorrise
“Certo, fai pure cara” rispose tranquillo leggendo vagamente un giornale.
La donna dai capelli biondi
salì le scale dirigendosi verso la camera della figlia.
Mentre percorreva il
corridoio scrutò l’orizzonte da una finestra, la sera non era ancora calata, ed
il cielo settembrino era colorato dalle tonalità più svariate e brillanti.
Appena raggiunse la porta
bussò delicatamente “Bulma tesoro, è pronto in tavola” annunciò.
Non ottenne nessuna
risposta.
“Bulma” la chiamò
nuovamente tornando a bussare sul legno dell’uscio.
Nuovamente silenzio.
Cominciando a preoccuparsi
aprì lentamente la porta della stanza, trovando la ragazza rannicchiata sul suo
letto con lo sguardo perso nel vuoto.
“Bulma, tutto bene?” le
chiese dolcemente avvicinandosi alla figlia.
Bulma scosse leggermente la
testa, facendo preoccupare ulteriormente la madre.
La sig.ra Brief si accomodò
accanto a lei, solo allora si accorse che stava tremando.
Delicatamente le adagiò una
mano sulla fronte, no, non aveva la febbre.
“Tesoro, c’è qualcosa che
non va?” chiese ancora, assumendo, per una volta, un’espressione preoccupata.
La giovane scosse ancora la
testa “Non ho nulla” rispose flebile senza distogliere gli occhi da un punto
fisso sul pavimento.
La madre la scrutò con
attenzione “Ma stai tremando” le fece presente, Bulma restò in silenzio per un
istante “Non so perché” confessò chiudendosi ulteriormente a riccio.
La sig.ra Brief si alzò
passando una mano tra i capelli azzurri della figlia “Tesoro te la senti di
mangiare qualcosa?” le chiese dolcemente, ma l’ennesimo scossone della testa
indicò un rifiuto da parte della ragazza.
Sospirò “Ok, magari ti
porto qualcosa più tardi ti va?” ancora una volta Bulma negò col capo,
“D’accordo, allora se ti verrà fame ti lascio la cena da parte” annunciò la
donna lasciando la ragazza nuovamente da sola.
Bulma non sapeva il motivo
che la spingeva a tramare, non aveva la febbre, né aveva altri dolori fisici.
Sapeva solo che da qualche
minuto sentiva freddo, e si era rannicchiata percorsa dai tremori.
Fu un attimo, i brividi la
percorsero più velocemente.
Nella sua testa sembrò di
sentire un grido, fu allora che alzò il capo disorientata, portando
istintivamente lo sguardo fuori dalla finestra.
*
Jamie's on the bathroom floor she
don't know why
She's shaking underneath the sink can't feel a thing
She'd love to live a life she's afraid of failure
With all the voices in her head
Now what was that I thought I hear you scream
*
“Ahhhh” urlò ricadendo
pesantemente al suolo.
Quel pugno lo aveva preso
alla sprovvista.
Maledicendosi per essere
stato colpito, e per aver gridato, si alzò leggermente sputando sangue a causa
del colpo appena preso.
“Ahahah…andiamo, non vorrai
già arrenderti spero” rise una voce alle sue spalle, divertita dal vederlo
rantolare in ginocchio.
Ringhiò sommessamente
guadando quella chiazza rossa che si era appena formata.
Sentì dei passi alle sue
spalle, lenti e minacciosi.
Maledetti!
Si
stavano
divertendo!
“Adesso
basta…Zarbon,
Dodoria, mi sembra che il principino
abbia capito la lezione. O forse mi sbaglio Vegeta?” sibilò il mostro dalla
lunga coda.
Vegeta si voltò verso di
loro, lo sguardo che fremeva di rabbia, ma l’unica soluzione fu quella di
chinare il capo “Sì Potente Freezer” rispose falsamente sottomesso ai voleri del
lucertolone.
Freezer rise malignamente
con aria soddisfatta nel denotare il servilismo del principe dei Saiyan, “Molto
bene” disse con voce cinica volgendosi poi agli altri due “Andiamo” ordinò
voltandosi ed incamminandosi per i corridoi della base.
Vegeta fu nuovamente
lasciato solo.
Con rabbia sferrò un colpo
al suolo “Dannazione!” mormorò rabbioso stringendo con forza il pugno.
Si alzò tremolante con
l’intento di andarsi a sciacquare il viso.
Immergere il capo sotto
l’acqua era l’unica cosa che lo avrebbe fatto sentire meglio in quel momento.
*
I know you can feel it
You're already there
Asleep underwater
Just screaming for air
I know you can feel it
You're already...
Don't you know we're freaks and creature
Wake up I can almost see the light
*
Alzò il capo dal lavandino
ricolmo d’acqua nella quale aveva appena immerso il volto.
I capelli bagnati
gocciolavano sulla sua pelle solleticando la cute del viso.
Pensava che sciacquarsi la
faccia l’avrebbe fatta sentire meglio, ma non fu così.
Non aveva ancora smesso di
tremare, e quella sensazione sgradevole non l’aveva ancora abbandonata.
Una sensazione di vuoto e
di solitudine.
Quella era una strana
solitudine.
I suoi occhi si posarono
sul cielo, ormai scuro, della sera, e nello scrutare le stelle la sua
inquietudine aumentò ancora.
Eppure i suoi occhi non
riuscivano a staccarsi dalla superficie stellata che circondava la città.
Era qualcosa
d’inspiegabile, come se la sua solitudine non fosse realmente tale, come se tra
quelle stelle qualcun altro poteva essere definito solo.
Era sola, ma non lo era
veramente, questa era la sensazione che lentamente si definì nella sua mente.
Come se per quella sera
qualcosa la legasse allo spazio aperto, e più cercava di capirne la ragione meno
riusciva a comprenderla.
Bulma staccò gli occhi dal
cielo, tornò sui suoi passi con l’intento di rifugiarsi nuovamente sotto le
lenzuola, nella speranza che quella sensazione sparisse.
*
I think we're alone here you and I
I think we're alone left wondering why
I think we're alone here you and I
I think we're alone in the universe tonight
*
Non si sentiva meglio dopo
essersi rinfrescato, ma contrariamente al solito non era la rabbia che lo stava
logorando.
C’era qualcos’altro,
qualcosa di diverso che lo stava torturando dall’interno, che gli dava quella
sgradevole sensazione.
Più volte aveva cercato di
rimandare giù quella fastidiosa impressione, ma ancora non era riuscito a
liberarsene.
Aveva un solo modo per
togliersi dalla testa quel pensiero incomprensibile che continuava a torturarlo,
doveva sfogarsi.
E Vegeta conosceva un solo
modo per sfogare la sua rabbia, la sua ira, la sua frustrazione e per liberarsi
da pensieri sgradevoli: uccidere chi era più debole di lui.
Perché la sensazione di
essere più forte e colorare le sue mani di rosso era più appagante di qualsiasi
sensazione fastidiosa sentisse nella testa.
Pertanto decise di uscire,
dirigersi verso la palestra ed uccidere qualche insulso soldato che aveva avuto
la malaugurata idea di allenarsi proprio quella sera.
Eppure, appena i suoi occhi
scorsero il cielo stellato la sua idea di distruzione cambiò improvvisamente.
Non aveva perso la voglia
di disintegrare chiunque gli capitasse a tiro, anzi, per un attimo il suo
desiderio si spostò vero le stelle.
Avrebbe preso un’astronave,
una qualsiasi, e con essa si sarebbe precipitato sul primo pianeta della
galassia con abbastanza abitanti da fare una bella carneficina.
Non importava dove, non
importava nemmeno che Freezer non glielo aveva ordinato.
Avrebbe usato la patetica
scusa di regalarglielo per chiedere perdono della sua sconsideratezza, se mai
glielo avesse chiesto.
Sì, era deciso, per quella
sera le stelle dell’universo avrebbero dovuto tramare al suo cospetto.
Vegeta, il principe dei
Saiyan, avrebbe spezzato quante più vite gli sarebbero servite per dimenticare
la sensazione di essere legato alle stelle più del solito per quella, strana,
sera.
Così fece.
A grandi passi di diresse
verso la rampa di lancio, non le sentì neanche le voci di Radish e Nappa che,
incrociandolo per la strada, gli stavano parlando.
Vegeta andò dritto per i
corridoi, fino a raggiungere il suo obbiettivo.
Qualche minuto più tardi
era immerso nelle stelle diretto chissà dove.
*
Alex on the last train home from
god knows where
A million miles away from where he thought he'd be
He's got his suit his tie his drink his MTV
He's trading all his life away
You can't escape we're all infected now
*
No, decisamente non era
serata.
Bulma era tornata a
rifugiarsi sotto le lenzuola, ma la sua attenzione era ancora per il cielo
nero della notte.
Sbirciava da sotto le
coperte osservando lo scorcio del firmamento che riusciva a vedere dalla sua
finestra.
Di minuto in minuto la sua
inquietudine aumentava, e più cercava di mandarla via più essa non accennava a
diminuire.
Forse smettere di guardare
lo spazio le avrebbe fatto bene.
Con tale convinzione la
ragazza fece sparire la testa, e la sua chiama azzurra, definitivamente
al riparo dal mondo esterno, barricata nella sua trincea.
Questo sembrò non bastare.
Ancora una volta la sua
testa spuntò dal suo riparo.
I suoi occhi tornarono lì
dove stava evitando di guardare, ma non poteva fare a meno di farlo.
Per un istante le sembrò
che una stella, lontana anni luce, brillasse più delle altre.
Nel momento in cui la vide,
per quei pochi secondi, la sensazione sparì, per poi tornare nuovamente, anche
se leggermente diversa da prima.
*
I know you can feel it
You're already there
Asleep underwater
Just screaming for air
I know you can feel it
You're already...
Don't you know we're freaks and creatures
Wake up I can almost see the light
*
I think we're alone here you and I
I think we're alone in the universe tonight
*
Stupide creature deboli e
senza cervello.
Per questo disprezzava chi
gli era troppo inferiore, erano talmente banali da non essere nemmeno in grado
di giovare al suo stato d’animo.
Li aveva uccisi tutti, uno
ad uno.
Sterminati e trucidati
senza pietà, eppure quella sensazione era ancora lì, sembrava non volesse
andarsene in alcun modo.
Dannazione!
Era davvero così difficile
trovare un guerriero che lo tenesse occupato per più di pochi secondi?
Un guerriero in grado di
distrarlo tempo a sufficienza per far sparire la sensazione di disgusto, di
solitudine che lo stava attanagliando?!
Evidentemente sì dato che
su quel, minuscolo ed insignificante, pianeta non era rimasto che lui il solo
essere vivente.
Ringhiando spense lo
scouter lasciandosi cadere sdraiato al suolo.
I suoi occhi finirono
nuovamente per fissare il cielo, ormai non era più stellato, ormai il giorno
stava cominciando a farsi largo.
Il ragazzo dai folti
capelli neri restò a lungo ad osservare lo spazio che circondava il
pianeta appena conquistato.
Strano, non aveva mai visto
un cielo di quel colore, ne aveva visti di rossi, verdi, grigi, e anche neri, ma
mai ne aveva visto uno azzurro, e doveva ammettere che quello strano
colore non gli dispiaceva affatto.
Rimase ancora lì ad
osservarlo pensieroso, mentre i suoi occhi stanchi cominciarono lentamente a
chiudersi.
Per qualche sconosciuta
ragione quella strana atmosfera contribuì a rilassarlo, quel colore, lo stava
lentamente cullando, coccolando, e piacevolmente addormentando.
La sensazione che lo stava
tormentando fino ad un attimo prima ora stava lentamente svanendo.
Vegeta si addormentò così
dopo aver osservato per parecchio tempo l’azzurro del cielo.
*
We're all infected now
I know you can feel it
You're already there
Asleep underwater
Just screaming for air
I know you can feel it
You're already...
Don't you know we're freaks and creatures
Wake up I can almost see the light
*
Bulma riaprì lentamente gli
occhi, dopo una notte passata a lottare con le sue stesse sensazioni poté
osservare la luce del giorno.
Mettendosi seduta si
stropicciò gli occhi, e tornò a guardare fuori dalla sua finestra, con un gesto
quasi istintivo.
Aveva smesso di tramare, e
quella sensazione l’aveva infine abbandonata.
Eppure, la giovane se ne
rammaricò per qualche strana ragione.
Lo spazio le aveva tenuto
compagnia quella sera, e le stelle che avevano brillato le erano sembrate
particolarmente belle.
Solo ora si rendeva conto
di quanto il cielo notturno fosse bello, di quanto, in realtà, quella sensazione
non era affatto sgradevole.
Inutile domandarsene la
ragione, certe cose non le avrebbe mai capite, non ora almeno…
Sarebbe rimasta lì a
fissare il panorama fino a notte inoltrata, solo per rivedere quelle
stelle, se i morsi della fame non l’avessero costretta a scendere in cucina per
cercare qualcosa da mangiare.
*
I think we're alone here you and I
I think we're alone left wondering why
I think we're alone here you and I
I think we're alone in the universe tonight
*
I think we're alone in the universe
tonight
I think we're alone in the universe tonight
*
FINE
*
*
Storia scritta per il
contest indetto su Writers Arena
sulle Song-fic di Dragon Ball
Canzone di David Usher,
“Alone in the Universe”
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