- Vedrai, Sab, ti piacerà un
sacco questa scuola!
L’euforica ragazza seduta
dall’altra parte del tavolo continuava a chiamarmi Sab e la cosa cominciava a
irritarmi. Ma che dovevo dirle? Ero in quella scuola solo dal mattino e quella
ragazza, avrei giurato che si chiamasse Alice, mi si era attaccata addosso alla
seconda ora e mi aveva fatto da guida.
Anche se non l’avrei mai ammesso davanti a nessuno ero un po’ spiazzata
da tutto il caos che regnava in mezzo a più di mille studenti.
- Sei sicura di non avere fame?
- Tranquilla Alice, sono solo un
po’ nervosa
Grande! Non avevo nemmeno
sbagliato il nome. Mi sorrise e riprese a chiacchierare con il resto del tavolo
mentre io continuavo a bere da una bottiglia e mi disinteressavo dalla loro
conversazione per chiedermi di nuovo perché i miei genitori mi avessero
trascinata lì. Non che non sapessi il motivo in realtà ma odiavo pensarci.
Odiavo quella guerra che ci aveva costretto a fuggire e odiavo soprattutto
quelli che l’avevano causata. Odiavo il fatto che i miei genitori avessero
preferito vivere in esilio piuttosto che combattere, odiavo che le nostre leggi
mi obbligassero a restare con loro fino ai venticinque anni, odiavo il suono
stesso della parola con cui si definivano: pacifisti. Come potevano andare
contro la nostra natura in quel modo? Noi siamo guerrieri, nati per la guerra,
nati per combattere contro di loro.
Una morsa mi strinse lo stomaco
ma non era la fame e neppure la rabbia che mi attanagliava da quando mi avevano comunicato la loro
decisione, era qualcosa di peggio. Uno di loro, vicino, troppo vicino. Sollevai
la testa e vidi entrare nella mensa sette o otto ragazzi, vestiti tutti più o
meno nello stesso modo e più o meno
tutti uguali ai miei occhi ma uno spiccava tra gli altri per i capelli rosso
acceso tenuti dritti con il gel. Le parole mi uscirono dalle labbra in un
ringhio.
- Elementale!
Alice mi guardò perplessa.
- Cosa hai detto?
- Niente, chi è quello?
- Carino vero? Si chiama
Vladimir, è del quarto. Ma se ti piace dovrai metterti in fila, ha un sacco di
ammiratrici.
- Era solo così per sapere.
Il sorriso sulla sua faccia non
mi piaceva per niente.
- Si, certo, come no.
Non avevo tempo di discutere con
lei, dovevo scoprire cosa ci faceva lui qui.
Alice non aveva chimica con me
quindi mi avviai da sola verso l’aula 13. I tavoli erano da due ma ero arrivata
in anticipo e l’aula era ancora quasi vuota, mi sedetti in fondo e pregai che
fossimo dispari. Quando entrò il professore i banchi era ormai tutti pieni ma
dietro di lui c’era ancora il ragazzo con i capelli rossi. Cazzo!
Si sedette accanto a me
sorridendo eppure anche lui doveva avermi sentito; scostai la sedia più che
potei e cercai di concentrarmi su quello che il professore diceva ma lui mi
appoggiò una mano su un braccio e mi passò un foglietto che appallottolai senza
nemmeno guardare. Senza nemmeno smettere di sorridere scrisse direttamente sul
banco:
Al faro, subito dopo le
lezioni.
Feci finta di niente ma l’avevo
letto, sentivo ancora il calore della sua mano sul mio braccio.
Alla fine delle lezioni scappai
da Alice che voleva trascinarmi non so dove e praticamente corsi fino alla
spiaggia. Mi piaceva il luogo che aveva scelto, era abbastanza vicino al mare da
farmi sentire tranquilla ma probabilmente lo aveva fatto apposta.
Lo trovai con la schiena
appoggiata alla base del faro e gli occhi chiusi, intento a fumare una sigaretta
come se no avesse un problema al mondo. Mi guardai intorno per assicurarmi che
non ci fosse nessuno, ma chi è così folle da stare in spiaggia il 10 gennaio?
Ripresi la mia vera forma, sentii i capelli azzurri volarmi intorno molto più
leggeri di quanto non avrebbero potuto fare quelli umani e sapevo che sulla mia
pelle erano riapparsi i tatuaggi blu degli elementali dell’acqua. L’istinto mi
diceva che quello davanti a me era il nemico e che avrei dovuto distruggerlo
immediatamente ma quella era una zona franca e un incantesimo mi impediva di
nuocergli fino a quel punto. Fui costretta a rivolgergli la parola:
- Vuoi farmi credere di essere
umano, fiammiferino?
Si alzò, sorridendo.
- Perché ce l’hai tanto con
me?
Non risposi, ma lui fece come gli
avevo detto e riprese il suo aspetto reale: i capelli gli rimasero sparati in
testa ma la pelle diafana si coprì di segni rossi e gli occhi che erano stati
verdi divennero rosso sangue, il sangue del mio popolo versato da quegli
assassini. La rabbia mi salì dal petto e mi riempì il cervello, non riuscii a
fare a meno di ringhiargli contro ma quel piccolo bastardo rise e mi ripeté la
sua domanda:
- Perché ce l’hai tanto con
me?
Questa volta toccava a me ridere
ma avrei giurato che quella risata suonasse alquanto crudele.
- E me lo chiedi? Voi avete
ucciso la mia gente!
- Ehi! Io non ho mai ucciso
nessuno.
- Siete voi che avete dato inizio
alla guerra! Comunque non sono qui per discutere di politica. Volevo solo sapere
perché sei qui.
- I miei sono pacifisti…
Rimase sorpreso un istante.
- Ma quanti anni hai?
- Ventiquattro, tu?
- Ventisei, credevo fossi
maggiorenne.
- Quindi sei qui per scelta?
- Vivo tra gli umani da quando
hanno creato le zone franche, venticinque anni fa.
- Cosa vuoi da me?
- Ehi, volevo solo conoscerti.
Non capita spesso di incontrare qualcuno come noi da queste parti.
- Non c’è nessun noi, tu sei il
nemico.
Sorrise di nuovo.
- Comunque io sono Vladimir
- Sabine di Rocciazzurra.
- Rocciazzurra? La tua famiglia è
nella Cerchia…
- Ma non mio padre…
- Comunque se hai ventiquattro
anni dovresti aver completato l’addestramento…
Creai istantaneamente una lama di
ghiaccio.
- È una sfida?
- No, non ti posso sfidare qui e
non ho neanche motivo di farlo ma batto mio padre da quando avevo 15 anni e non
ci sono molti avversari che posso affrontare con una spada di fiamme da queste
parti. Se sei una Rocciazzurra sei
stata un allieva di Warrick.
- La migliore.
- La mia solita fortuna. I
racconti della bravura del maestro di spada dei nobili della Cerchia delle acque
sono giunti fino a me.
- Fammi vedere cosa sai fare
fiammifero!
Se quel ragazzino voleva giocare
con me gli avrei insegnato cosa significava mettersi sulla mia strada. Mi misi
in guardia mentre creava una lama di fuoco, provai qualche affondo ma lui era
tranquillo e parava con facilità. L’adrenalina del combattimento mi fece
sorridere.
- Potrebbe rivelarsi più
divertente del previsto!
Rise e si scostò un istante per
creare un'altra spada nella mano sinistra e mi attaccò fulmineo. Parai con una
mano sola entrambe le lame.
- Non sei l’unico che sa giocare
a questo gioco.
Affondai per farlo allontanare e
avere il tempo di creare una spada nella destra. Lo attaccai ma continuava a
parare tutti i miei affondi e rispondeva colpo su colpo anche se non riusciva a
trovare aperture nella mia guardia. Con una botta dal basso riuscì a disarmarmi
la destra che non era sicura quanto l’altra ma non per questo smisi di
attaccarlo, lui ebbe un attimo di esultanza e abbassò la guardia permettendomi
di fargli volar via una spada e strappargli l’altra di mano anche se così
facendo mi scottai il palmo. Non
smise di sorridere nemmeno quando si trovò la punta di ghiaccio della mia spada
alla gola. Quella era una zona franca, mi costrinsi a indietreggiare.
- Te lo avevo detto!
Rise.
- Era tantissimo che nessuno mi
metteva in difficoltà! Mi divertirò un sacco con te, Sabine, sai? Mi dai la
rivincita?
Rischiavo di perdere la mano se
non continuavo ad allenarmi.
- Perché no.
Aspettai che ricreasse una spada
e mi misi in guardia in attesa che attaccasse. Nel primo combattimento si era
abituato alla mia guardia mancina e mi era più difficile metterlo in difficoltà.
Caddi in una finta come un idiota e mi ritrovai per terra disarmata con la sua
spada al petto. Mi tese una mano.
- Uno pari?
Sorrisi ma non presi la mano che
mi offriva, era pur sempre un fiammiferaio.
- Cosa dici? Continuiamo domani?
Ho un allenamento di pallanuoto.
Ora le avevo sentite tutte.
- Tu giochi a pallanuoto?! Puoi
toccare l’acqua?!
- Non crederai mica alle
leggende! Non hai mai visto un elementale farsi una doccia?
- Noi non abbiamo bisogno di
lavarci. Siamo puliti e basta!
- Bhe, se vuoi vedere un
infuocato a mollo puoi anche venire.
Quel ragazzo mi faceva
ridere.
- D’accordo.
Lo osservai mentre cambiava
aspetto
- come fai a cambiare il colore
degli occhi? Io non ci riesco.
Mentre parlava i suoi occhi
cambiarono dall’azzurro al marrone al verde al grigio, ripetendo il gito un paio
di volte.
- Non lo so, mi basta pensarci.
Come tu con i capelli immagino.
Già, mora, bionda, nera.
- Li preferisco neri – sorrise di
nuovo – stanno bene con i tuoi occhi.
Blu come il mare, normali per un
elementale dell’acqua ma ben strani per un infuocato. Infuocato. Ma che diavolo
di parola avevo usato?! Loro si chiamavano così, era la cosa più vicina a un
complimento che fosse mai uscita dalla mia bocca. Che effetto mi faceva quel
ragazzo?!
Mentre camminavamo in direzione
della scuola mi accorsi che la mano con cui avevo afferrato la sua spada pulsava
dolorosamente così creai un sottile strato di ghiaccio per trovare sollievo nel
freddo ma Vladimir se ne accorse.
- Ma che hai fatto?
- la tua spada…
- Potevi dirmelo. Dammi la
mano.
Esitai un istante. Io sospettosa?
Quando mai.
- Non fare la bambina!
Avrei giurato che rispondere non
sono una bambina sarebbe stato molto infantile ma non riuscii a trattenermi. Mi
prese la mano e vi premette sopra il palmo facendo sparire il calore
- Ma come hai fatto?
- Ho assorbito il calore, le
bruciatore non sono un problema per noi.
- Già, l’ho notato.
- Scusa?
- Ho combattuto nell’ultima
battaglia, per questo i miei genitori mi hanno portata qui.
- Hai visto l’effetto dei nostri
poteri…
- Esatto.
- Mi dispiace Sabine, io non
condivido gli ideali del mio popolo, per questo sono rimasto qui.
- La guerra è guerra,
Vladimir.
- Ma non quando non ha un
motivo.
- Noi combattiamo per vendicare i
nostri morti, fiammiferino, tu puoi dire lo stesso?
- Si, Sabine. Gli infuocati
dicono la stessa cosa da anni. Ma come ti ho già detto, io non mi occupo di
politica.
Mi ritrovai seduta sulle
gradinate di una piscina, Alice accanto a me blaterava qualcosa sul fisico
perfetto del portiere. Non potei trattenermi dal usare l’acqua per impedire a
Vladimir di giocare bene anche se questo mi obbligava a interessarmi
all’allenamento più di quanto avrei voluto fare. Mi ritrovai a pensare che i
capelli rossi che gli cadevano bagnati sul viso creavano davvero un bell’effetto
con gli occhi verdi. Fu Alice ad attirare la mia attenzione.
- Sabine, non mi ero accorta che
avessi tutti questi riflessi rossi nei capelli.
Ripresi il controllo della mia
testa.
- È solo la luce.
Mi ero distratta troppo e il
sedile sotto di me cominciava a diventare rovente, Vladimir si era accorto del
mio intervento.
- Aspetta Sabine! Ciao Alice.
- Ciao Vladimir, ci hai messo un
attimo a farti la doccia!
Mi guardò ma rimase serio.
- Mi asciugo in fretta.
- Bhe, io vado. Ci vediamo domani
Alice. Vladimir.
- Dai ti accompagno a casa.
- Non serve.
- No, no, lo faccio
volentieri.
Aspettai che ci fossimo
allontanati da alice per rispondergli.
- No hai pensato che magari io
non lo faccio volentieri?
- E dai, Sabine. Mi fa solo
piacere stare con qualcuno che sia qualcosa più che umano.
- Scusa Vladimir, ma i tuoi
genitori?
- Sono morti più di dieci anni
fa.
- Cosa? Credevo avessi ventisei
anni!
- Si, vivo con degli umani da
quando ne avevo quindici. Sono andati a casa per il funerale di mio nonno e non
sono più tornati.
- mi dispiace Vlad.
- Tranquilla, non è colpa tua,
non sapevi niente.
Mentre parlavamo eravamo arrivati
davanti a casa mia e mio padre uscì sul portico perché aveva avvertito le nostre
presenze.
- Sabine, tutto bene?
- Si, Andrew, questo è
Vladimir.
- È un onore conoscerti Vladimir
Fiammanera!
- È un onore anche per me, Andrew
Rocciazzurra, Lord della Cerchia.
- Ehi, aspetta un momento! Tu
sei…
- L’unico erede al Trono
Infuocato, si.
- E perché non me lo hai detto
subito?!
- Perché avresti reagito
così.
- Che ne direste di continuare in
casa?
Entrammo e riprendemmo la nostra
forma.
- Non pensavo viveste ancora qui,
Principe.
- Un Principe in esilio, Lord.
Potete anche darmi del tu.
Mio padre sorrise, quel ragazzo
era contagioso.
- Anche noi siamo in esilio.
Quei due insieme erano ancora più
irritanti che presi singolarmente.
- Comunque, per tornare in
argomento, perché non mi hai detto di essere l’erede al trono?
- Perché non è così semplice. Mio
padre ha rinunciato a regnare tanti anni fa e nonostante questo è stato
assassinato appena è tornato in patria, non si può dire che mio zio mi ami.
- E preferisci vivere in esilio
piuttosto che combattere?
- Perdona mia figlia, Vladimir,
non ha ancora capito l’importanza della diplomazia.
Vladimir cercò di trattenersi dal
ridere in faccia a mio padre. E fallì.
- Questo lo avevo capito!
- Sabine, cosa hai fatto?!
- È un infuocato, Andrew! Cosa ti
aspettavi che facessi?!
- Siamo qui per trovare la
pace!
Ormai stavamo urlando.
- Credi quello che ti pare. Io
voglio la vendetta, sono qui solo perché devo restare con voi.
- solo perché Valery…
- Non ora! Vladimir, voglio la
rivincita, andiamo sul retro.
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Allora? Che ne dite? lo so che l'inizio è un
pò lento ma mi serve a introdurre quegli anormali dei personaggi e a far
capire più o meno quello che succederà...
Un brindisi ai professori di chimica e
biologia perchè è sempre durante le loro ore che avvengono inconti e tragedie!!
(Chi indovina di che libro sto parlando ^_^ dai, è facile!)
Sappiate che mi ingioierò tantissimo se
lasciate un commentino... grazie comunque a tutti quelli che hanno letto.
Ci sentiamo prestissimo.
Baci8
P.S. che l'età non corrisponde a quella che
dimostrano come umani si è capito? o_0 opss... per vostra pura informazione
sappiate che i miei elementali crescono molto più lentamente e quindi dimostrano
18, 19
anni... vedete un pò voi.