paura?
[I crediti dell'immagine vanno tutti alla creatrice e proprietaria.]
Il rumore che proveniva dal baule di mogano nero non era per nulla rassicurante.
Come tutti gli studenti del terzo anno delle case di Grifondoro e
Serpeverde, Louis tentava disperatamente di diventare una sol cosa con
il muro di fondo giallastro dell'aula di Difesa contro le Arti Oscure.
Il professore al quale era stata assegnata la cattedra quell'anno era un
tipo strano, ma pur sempre un professore e un mago capace. Aveva quindi
colto la sottile riluttanza dei suoi alunni nell'eseguire il compito da
lui assegnato.
Louis si guardó intorno, cercando nei volti dei suoi compagni il
coraggio di farsi avanti volontari e rimase profondamente deluso dalla
totale mancanza di iniziativa e fierezza che dimostravano. Cercó in
lungo e in largo per tutta l'aula. Loro erano Grifondoro, per la barba
di Merlino, se non avevano loro il coraggio necessario, chi doveva
averlo? Forse quei codardi e subdoli Serpeverde? A proposito di
Serpeverde... Louis staccó impercettibilmente la schiena dal muro,
giusto per potersi voltare di poco verso le file dei suoi nemici
giurati, nell'incredibilmente tenue speranza che qualcuno di loro si
offrisse. Ovviamente non rimase minimamente sorpreso nel trovare gruppi
di ragazzi e ragazze che parlottavano amabilmente tra loro, ingnorando
palesemente professore e lezione. Solo uno di loro non era immerso nella
totale strafottenza della situazione. Harry Styles era preso da
qualcosa. No, non era il lavoro che avrebbero fatto da lì a poco. Il
Grifondoro arrosí quando notó finalmente lo sguardo insistente di Harry
su di lui. Abbassó lo sguardo sul suo libro, stretto tra le mani, e
prese un profondo respiro. Subito dopo aver preso coscienza della sua
stupida e ben poco ragionevole reazione, rialzó lo sguardo fiero e lo
puntó deciso negli occhi verdi del Serpeverde. Harry sorrise divertito e
scosse leggermente la testa, prendendo meglio posizione sul muro alla
destra di Louis. Una gamba piegata con la suola della scarpa sui mattoni
freddi e le braccia ermeticamente incrociate sul petto gli davano
esattamente quell'aria intraprendente e superiore che avevano tutti i
figli di Salazar. Ma c'era qualcosa in piú. Qualcosa nei suoi occhi e
nel suo bel sorriso. Qualcosa che faceva tremare le ginocchia a Louis.
Nell'ultimo periodo era capitato spesso al giovane Grifondoro di
voltarsi e trovare gli occhi smeraldini di Harry incantati ai suoi. Ma
nonostante lo lusingasse e lo facesse sentire decisamente bene essere
desiderato, lo imbarazzava anche. Era risaputo che i Serpeverde sono
maliziosi e non schifano un po' di sano sesso. Anche lui ci pensava,
ovvio. Era un ragazzo e aveva certe pulsioni. Pulsioni tutte
irrimediabilmente innescate dal corpo del ricciolo che ora parlava con
il professore, padroneggiando un linguaggio sicuramente scortese e rude.
Contro ogni sua
volontà, Louis si ritrovó a chiedersi come sarebbe stato sentire le
vibrazioni della voce roca di Harry pulsare direttamente sul suo
timpano, magari durante un caldo abbraccio o qualcosa di più.
-Visto e considerato il fatto che nessuno di voi, come mi ha fatto poco
gentilmente notare il Signor Styles, si offre per affrontare questo
molliccio allora decido di farvi leggere prima il capitolo teorico e
cambiare l'approccio alla lezione. Perció aprite il vostro volume a
pagina 394, leggete e venite a chiedere se non capite.-
Tutta la classe si tranquillizzò e tutti meno qualche Serpeverde aprirono i loro libri.
-Nella seconda parte dell'ora affronterete in prima persona le vostre più radicate paure.-
Tutti sbuffarono, vedendosi violentemente riannegare in una situazione che pensavano aver scampato.
Una mano schizzó verso il soffitto, mentre Louis prendeva posto in un
banco singolo e litigava con le pagine consumate del suo libro di
seconda, forse anche terza, mano.
-Professore, io non sono in possesso del libro di testo.-
Lo sguardo di Louis scattó verso il riccio sempre stravaccato sul muro come fosse un divano in pelle della Sala Comune.
-Avanti Signor Styles, non siete piú matricole. Trovati qualcuno con il
libro e leggi. Non ti esonereró dal compito per una scusa cosí futile.-
disse rassegnato il Professore, girandosi verso la cattedra e blaterando
sulla totale mancanza di organizzazione dei Serpeverde che non si
presentano mai a lezione con il materiale scolastico.
Harry sorrise mostrando la soddisfazione di qualcuno che ha ottenuto precisamente quello che voleva.
Con passo lento, calcolato (e sensuale avrebbe osato dire Louis) si
avvicinó al banco del Grifondoro e, dopo avergli rivolto l'ennesimo
sorriso innocente come la mela avvelenata di Biancaneve, si rivolse a
lui.
-Posso fare coppia con te?-
Louis stava ancora interpretando la domanda, chiara portatrice di doppio
senso, cercando di trovare un modo convincente di spiegare alla sua
coscienza che non c'era nulla di male nel rispondere affermativamente,
che Harry aveva già tolto una sedia a una ragazza dalla divisa rossa e
oro e se ne era appropriato, sedendosi alla sinistra di Louis.
-È stato maledettamente scorretto da parte tua.- cominció Louis
indignato -E poi non mi pare di averti detto che sono d'accordo.-
Harry rise, quasi di gusto, e Louis si chiese se a quel ragazzo fosse
mai capitato di non sorridere. Era al limite dell'irritante.
Si abbassó e si sporse verso l'orecchio del Grifondoro,
sfiorandogli il lobo con le labbra e con tono basso sussuró:
-Sappiamo entrambi che sei d'accordo. Non avere paura di te stesso.-
Il biondo fu scosso da un brivido dalla testa fino ai piedi e chiuse gli occhi.
Quando si lasció andare sullo schienale, riaprendoli, l'espressione
soddisfatta di Styles gli disse che si era accorto del tremito che la
sua voce gli aveva provocato e che ne era in qualche modo fiero.
Louis cercó di tenere in piedi quello che restava della sua dignità,
puntando gli occhi sulle pagine del libro e rispondendo con sarcasmo:
-Nel caso non l'avessi notato, il Cappello Parlante mi ha assegnato alla
casa di Godric Grifondoro.- disse indicandosi eloquentemente la divisa
-Questo vuol dire che, come in tutti i Grifondoro, ha visto in me
talento, lealtà e coraggio. Io non ho paura.-
Riallacciandosi le braccia al petto, Harry si appoggió alla sedia.
-Non quando si parla di sentimenti. In questo campo noi Serpeverde siamo
nettamente superiori. Sappiamo che la nostra anima è sporca e che siamo
destinati a soffrire e a far soffire. Ma nonostante questo andiamo
avanti.-
Harry parló con un'espressione indecifrabile. Il suo volto era duro ma i
suoi occhi lucidi, addolciti forse dalle parole che stava pronunciando.
-Per favore! Non riesco a pensare a nulla in cui i Serpeverde siano
meglio dei Grifondoro.- esclamó Louis iniziando a scaldarsi.
Il riccio si avvicinó maggiormente all'altro così, senza doppi fini,
tirandosi dietro la sedia. Solo come se lo stargli vicino fosse
abbastanza ad alleviare le pene che confluivano nel verde liquido dei
suoi occhi.
-A parte accettare se stessi. Noi siamo malvagi e anche se dentro di noi
ci fosse una flebile fiammella di bene, verrebbe ben presto soffocata
dalla maschera fredda, dura e viscida che il mondo e il Cappello
Parlante ci mettono addosso. Non possiamo fare altro che accettarlo.
Accettarci.-
Piú parlava e piú Louis poteva notare l'onestà riversarsi dalle sue
labbra rosse e carnose, più poteva incantarsi a fissare la sua corazza
di ghiaccio sciogliersi. Solo per brevi, infinitesimali secondi.
Proprio quando il Grifondoro, sotto consiglio del suo vecchio cuore
impazzito, stava per lanciarglisi addosso e stringerlo tra le sue
braccia, Harry decise che era tempo di rindossare la maschera.
-Quindi i tuoi peggior incubi sono tutti realtà. Noi Serpeverde siamo
sempre stati e sempre saremo migliori di voi, qualunque sia la vostra
casa.- concluse beffardo.
Louis sospiró leggermente deluso. Per un attimo gli era sembrato
che Harry avesse effettivamente un cuore e dei sentimenti.
Per un attimo effettivamente breve.
Tornò a concentrarsi sul libro, scuotendo leggermente la testa a destra e
a sinistra. Era quasi riuscito a trovare finalmente la pagina richiesta
(i suoi compagni erano immersi nella lettura del secondo paragrafo
oramai) quando sentì un estraneo calore avvolgerlo e una mano posarsi
sul suo ginocchio destro.
Spalancó gli occhi, confuso dal fastidio corrotto da una dolce stretta
allo stomaco, e alzó lo sguardo sul viso del ragazzo seduto vicino a
lui. Ora che ci faceva caso, troppo vicino a lui. Quando si era
avvicinato così tanto?
La sua espressione indecifrabile ed enigmatica mandó nel panico la parte
sotto controllo di Louis. Le labbra rosse a pochi centimetri dal suo
collo erano infantili e dolci quanto eccitanti e proibite. Lo sguardo
del Serpeverde era concentrato nella lettura del libro, le cui pagine
erano rimaste non sfogliate dalle dita tremanti del biondo. Il respiro
caldo del ragazzo riccio giocava con la pelle di Louis, provocandogli
piacevoli brividi lungo la colonna vertebrale.
Nonostante tutto, si vedeva chiaramente che a Harry non importava molto
la lezione, ma faceva molta più attenzione alla reazione anatomica di
Louis al suo respiro e alla sua incredibilmente tangibile vicinanza. Il
biondo, dal canto suo, non riusciva a calmarsi. Il respiro accelerato e
il costante movimento della sua gamba sinistra, celavano malissimo
quell'eccitazione che invece i suoi occhi tentavano in ogni modo di
negare.
Harry non provó nemmeno a sopprimere il sorriso di pura soddisfazione
che nacque sul suo volto, vedendo Louis così reattivo al suo tocco.
Prese coraggio e cominció ad accarezzare la gamba del biondo,
lentamente, fingendo un movimento del tutto casuale dato dalla
concentrazione nella lettura.
Il riccio sentì Louis trattenere il respiro e, compiacendosi, spinse la mani sempre più su.
Bastarono pochi movimenti per portare ufficialmente al limite della
sopportazione Luois che sbottó un secco -Potresti smetterla, per
favore?-
-Che c'è? Ti da fastidio? Io lo trovo rilassante.- lo provocó innocentemente Harry.
-Beh io no! In effetti mi distr...- il biondo annegó quella parola in gola.
Dire ad Harry Styles che il suo accarezzargli il ginocchio lo distraeva
ed eccitava a tal punto da non riuscire neanche a leggere, non era una
grande idea.
-Mmh?- formuló il Serpeverde riprendendo il lento movimento con la mano e
pressando leggermente nella parte alta dell'interno coscia.
Louis socchiuse leggermente gli occhi e le sue labbra si schiusero
automaticamente sotto il tocco insistente del riccio, poi il
chiacchiericcio di fondo dei suoi compagni lo riportó alla realtà. Alla
realtà in cui Harry, il Serpeverde con gli occhi magnetici ed un corpo
da urlo, gli stava molto poco pudicamente proponendo una sega nell'aula
di Difesa contro le Arti Oscure. Se qualcuno li avesse visti sarebbero
stati espulsi in un istante e questo era un prezzo che Louis non era
disposto a pagare. Forse Harry sì, ma lui no. Non per dare una
soddisfazione a uno dei suoi piú acerrimi nemici e lasciarsi toccare
probabilmente per una qualunque scommessa con i suoi malvagi amici.
Forse per Louis, farsi toccare da Harry valeva molto di più di un
qualcosa da buttar via così, rischiandoci pure la pelle. Forse Louis
provava qualcosa per Harry e sempre forse l'aveva capito quando si era
accorto che, cenando nella Sala Grande, il suo sguardo cercava sempre
quello del riccio, tra i Serpeverde. E lo trovava sempre fisso su di
lui.
-Sme… Smettila- riuscì a balbettare Louis, arrossendo e allontanando la mano di Harry dalle sue gambe.
Il riccio sorrise di nuovo e portò entrambe le mani sul tavolo, vicino
al libro del quale nessuno dei due aveva letto una sola riga.
Louis era quasi riuscito a tornare di un colorito normale, quando la
voce del professore li richiamò all’attenzione.
-Spero abbiate fatto in tempo a capire qualche cosa di questo paragrafo.
E spero anche che ora siate psicologicamente pronti ad affrontare un
moliccio.-
Quanto tempo era passato? Louis non avrebbe saputo dirlo. La vicinanza
di Harry Styles lo scombussolava un pochino troppo, per i suoi gusti.
Diede un’occhiata veloce al ragazzo al suo fianco, con la coda
dell’occhio, e lo trovò tranquillo, spavaldo e bellissimo come sempre.
Sospirò pesantemente e si sistemò meglio sulla sedia, accavallando le gambe sotto il tavolino.
-Allora, qualcuno vuole provare?- chiese speranzoso il professore.
Il Grifondoro si guardò intorno, sperando in una mano alzata ancora più
di prima, ma rimanendo deluso esattamente come la prima volta.
-Avanti, Grifondoro! Dov’è il vostro coraggio? E lo
spirito di avventura?- continuò scoraggiato l’uomo.
Qualcosa dentro Louis premeva per uscire. Qualcuno l’avrebbe chiamato il
‘DNA da grifone’, ma lui lo classificò solo ed esclusivamente come
voglia di calamitare l’attenzione di Harry su di sé.
Così, senza pensarci su molto (anzi, direi per nulla), la sua mano
saettò verso il soffitto, strabiliando ogni mago e strega nell’aula, se
stesso compreso.
-Oh, finalmente un giovane mago con del fegato! Tomlinson, a lei.- e con
uno svolazzo rumoroso del mantello, il professore si fece da parte,
lasciando la zona della cattedra libera per Louis.
Le gambe del biondo tremolavano incerte, ma passo dopo passo lo
portarono davanti al baule. Sentiva gli occhi di tutti addosso. Quelli
che cercava lui, gli stavano provocando scariche di fuoco sul profilo
impaurito. Harry lo stava fissando.
Louis cercò di guardarlo, un po’ per farsi coraggio ed un po’ per
controllare le sue reazioni. Era ridicolo? O era sexy? Sperava solo di
non fare una figura di merda. D’altra parte, mettere a nudo la propria
peggiore paura davanti a due case (una delle quali i Serpeverde) era una
cosa che di coraggio ne richiedeva in gran dosi.
Sorrise a se stesso e, consapevole di aver incollato addosso lo sguardo
smeraldino del riccio, fronteggiò il mogano con un deciso ‘Sono pronto’.
Brandì la bacchetta e attese, ascoltando in silenzio il cigolio del coperchio che si alzava.
Per una decina di secondi, in cui ognuno nella stanza trattenne il
fiato, non successe nulla, poi una mano uscì dal baule appoggiandosi al
suo bordo. Louis aguzzò la vista, nella sforzo di capire quello che
stava succedendo e rimase totalmente scioccato quando si ritrovò davanti
agli occhi un suo sosia.
No, non un suo sosia. Era proprio lui stesso. Stessa divisa sgualcita,
stessi occhi blu e stessi capelli spettinati. Il suo sorriso, però aveva
qualcosa di diverso. Sembrava
tranquillo, sicuro di sé. Faceva apparire Louis il miglior bastardo di
sempre. Bastardo sì, ma anche pieno di sicurezza e con un autostima a
mille. Il biondo decise di aspettare prima di usare l’incantesimo perché
lui non aveva paura di se stesso, non avrebbe avuto senso. Stava per
voltarsi e chiedere al professore se magari quel molliccio in
particolare non era molto funzionante o cosa, quando la sua copia mosse
il primo passo. L’attenzione di Louis tornò alle stelle e alzò la
bacchetta, ogni nervo pronto a scattare.
Ma il suo gemello non gli prestò molta attenzione, anzi si diresse a
passo sicuro vero la folla di studenti che si era disposta a semicerchio
intorno alla zona della cattedra. Tutti indietreggiarono impauriti e il
molliccio non si fermò fino a che non arrivò a meno di un metro da
Harry Styles. Il Serpeverde non aveva paura, glielo si leggeva in
faccia. Il suo sopracciglio destro alzato era piuttosto segno di
divertimento e sorpresa. Louis invece ora sì che aveva paura. Qualsiasi
cosa il molliccio volesse fare, c’entrava Harry e questa faccenda
iniziava a farlo preoccupare assai.
Gli occhi del riccio guizzavano da lui al molliccio a velocità
febbricitante, fino a che non successe l’irreparabile.
Il molliccio si lanciò verso Harry e, passandogli languidamente le
braccia intorno al collo, lo coinvolse in un bacio che di casto aveva
pochissimo.
Harry sembrava davvero sinceramente divertito e forse anche un po’ preso
dalla situazione. Forse gli sfugge che quello è un molliccio e che se
lo sta strusciando addosso davanti a tutta la classe, si ritrovò a
pensare Louis. Ma ogni suo pensiero era corrotto. Il suo cervello era in
corto circuito e le informazioni erano troppe. Le braccia ricaddero
pesanti lungo i fianchi, gli occhi gli si colmarono di lacrime per
l’umiliazione e il suo sguardo correva sui volti canzonatori dei suoi
compagni.
Quello sì che era terrorizzante. Essere vittima di scherno ed essere
umiliato per aver appena baciato un ragazzo, per aver appena baciato
Harry Styles, il Serpeverde. Lo stesso Harry che non gli avrebbe più
rivolto la parola, sapendo che quello di cui Louis aveva più paura al
mondo è di lasciarsi andare ed essere davvero se stesso. Lo stesso
Harry, le cui mani avrebbe voluto sui propri fianchi, non su quelli di
un molliccio con le sue sembianze. Si stava divertendo, eh? Tutti
stavano ridendo un po’ troppo per i gusti del biondo.
-Riddikulus!- tuonò con rabbia e dolore.
In un secondo, tutto era finito. Harry rimase fermo, le mani a
mezz’aria, gli occhi velati di un leggerissimo piacere e lo sguardo
impertinente fisso su Louis. Gli altri ragazzi invece continuavano a
ridere e il Grifondoro poteva sentire battutine e insulti, correre qua e
là, soprattutto tra le fila delle Serpi. Rimase paralizzato, lo sguardo
vacuo puntato su un’insulsa piastrella del grigio pavimento.
-Ehm… Ottimo, Tomlinson. Eccellente prova. Puoi andare ora.- concluse
imbarazzato il professore, poggiandogli paternamente una mano sulla
spalla e sospingendolo leggermente fuori dalla zona molliccio.
Louis ci mise un po’ a riprendersi ma quando lo fece, scoppiò in lacrime
e uscì di corsa dall’aula, senza avere il coraggio di guardare nessuno
in faccia. Le ultime cose
che sentì, prima dello sbattere del legno della pesante porta d’entrata,
furono un richiamo del professore, risa di scherno e la voce di Harry
che urlava qualcosa.
Corse a perdifiato lungo i corridoi in pietra, freddi come il suo corpo
in quel momento. Aveva perso ogni possibilità di avere una relazione con
Harry Styles, aveva perso la faccia e aveva perso quella dannata
maschera che portava ogni giorno da un anno a quella parte quando andava
in giro per Hogwarts mano nella mano con Eleonor, la moretta dei
Tassorosso che definiva la sua ragazza.
E ora, le sue gambe stanche avevano ceduto alle lacrime e l’avevano
lasciato scivolare contro la parete fredda di un corridoio qualsiasi
dell’ala di Trasfigurazione.
Oramai stava singhiozzando da una decina di minuti buona, quando un
rumore di passi sulla pietra lo risvegliò dalla sua trance.
Si asciugò il volto velocemente (ne aveva già fatte abbastanza di
figuracce per quel giorno) sperando di non incontrare nessuno
particolarmente importante per la sua vita ma quando alzò lo sguardo
azzurro, ogni sua speranza andò in frantumi.
Un Harry Styles trafelato, con le guance rosse e la camicia stropicciata lo stava raggiungendo in fretta. Ed era bellissimo.
-Ehi.- ansimò Harry fermandosi esattamente di fronte a lui.
-Ehi.- rispose imbarazzato Louis. Tirò su col naso, mentre Harry
spostava il peso da una gamba all’altra, non a suo agio. Strano, Louis
non l’aveva mai visto così. Questa sua momentanea insicurezza lo faceva
sembrare più umano e, agli occhi del biondo, sempre più perfetto.
-Ti ho cercato ovunque! Appena sei uscito dall’aula ti sono corso
dietro, ma le tue gambe vanno veloci! Direi che tutto quel Quiddicth ti
fa bene al fiato.- scherzò il riccio accovacciandosi calmo.
Ora erano quasi alla stessa altezza e il Grifondoro accennò un sorriso
tenue. Era contento, almeno Harry gli rivolgeva ancora la parola.
-Scusa, ma il professore ti ha lasciato uscire?- chiese un po’ stupito
Louis, come se fosse quella la domanda da fare e non ‘Perché sei
uscito?’.
-Beh, no. Ha avuto da ridire. A dir la verità penso che passerò in sua
compagnia i prossimi due sabati pomeriggio, ma che si fotta.- disse
semplicemente il riccio con un’alzata di spalle.
Louis abbassò lo sguardo sulle sue ginocchia raggomitolate al petto.
Quello era lo Styles che conosceva, il Serpeverde incurante di tutto e
tutti. L’istintivo, interessante, magnetico Harry Styles.
-Volevo solo controllare che stessi bene, ecco tutto.- continuò
il Serpeverde con una nota di dolcezza nel timbro della voce.
Gli occhi di Louis scattarono verso il suo viso, increduli e speranzosi.
Harry sembrava sempre calmo e un piccolo sorriso leggero cavalcava la
sua espressione rendendola la cosa più bella che il biondo avesse mai
visto.
Velocemente, il ragazzo si sedette al fianco del Grifondoro, poggiando
la schiena contro la parete fredda e imitando la posizione dell’altro.
Poi si girò a guardarlo.
Louis si sentiva sotto osservazione e non era molto a suo agio, con la
spalla di Harry a contatto con la sua. Prese un gran respiro e parlò:
-Senti, per prima. Io non vorrei che tu…-
-Non mi devi dire nulla. Chiaro? Sappi solo che ti capisco.- cominciò il
riccio -A dir la verità ti capisco molto più di quello che tu credi.-
concluse voltandosi meglio verso Louis.
Poi allungò piano la mano e la strofinò leggero sulla guancia del
ragazzo, cercando a modo suo di infondergli coraggio. Tutto quello che
arrivò a Louis invece fu un calore fortissimo all’altezza dello stomaco.
Una sensazione di potere e di felicità insieme.
Anche lui si voltò verso Harry, stranamente tranquillo.
-Solo che… Tu mi piaci e io non so proprio come controllare questa cosa.
E ho tanta paura del momento in cui non riuscirò più a farlo.- esalò a
voce bassissima il biondo, chiudendo gli occhi e quasi non respirando.
A palpebre abbassate, Louis non potè godere del rossore che infiammò le
guance del Serpeverde, dopo la sua dichiarazione. Rossore che stonava
incredibilmente con l’immagine di cattivo ragazzo che si era costruito
così minuziosamente.
Louis si nascose il viso tra le mani e poi si appoggiò alle sue ginocchia.
-Non dovrei dirti queste cose. Ora tu correrai a dirlo ai tuoi amichetti
e vi farete le risate a prendere per il culo Tomlinson, il frocetto.-
disse sconsolato Louis cercando di alzarsi.
Ma Harry lo trattenne per un polso e cercò di allontanare le sue mani dal volto.
-Guardami.-
Il biondo esitò, ma la voce dell’altro era così sensuale e possente. E non ammetteva repliche.
Quando i loro occhi si incontrarono, entrambi sentirono un brivido scivolare lungo tutta la colonna vertebrale e rabbrividirono.
-Hai occhi come nessun altro.- constatò Harry avvicinandosi ancora un po’ a Louis.
L’atmosfera era dolce e scorretta allo stesso tempo. Il tempo sembrava
essersi fermato e di sicuro entrambi non avevano più da lamentarsi della
fredda pietra della parete.
-Non gli permetterei mai di dire qualcosa del genere, Louis.- sussurrò
Harry facendo scorrere lo sguardo in lungo e in largo sul viso
dell’altro ragazzo. -Posso solo dirti che non dovresti avere paura di
non riuscire a domare i tuoi sentimenti perchè dovresti solo cavalcarli,
assecondarli, viverli. Non avere paura di quello che sei, perché
rasenti la perfezione.-
Louis perse almeno un centinaio di battiti. Tutta quella situazione, la
distanza inesistente tra i loro visi e quelle parole così tenere e
inaspettate lo stavano facendo impazzire.
-E poi vorrei dirti solo un’ultima cosa, se mi permetti, Grifondoro…-
chiese retorico Harry, riconquistando parte della sua maschera dannata
per cui Louis andava matto. Il ragazzo annuì, eccitato e spaventato da
come proprio Harry era riuscito a capirlo
in quel modo. Il riccio avvicinò le sue labbra rosse al lobo del
biondo, sussurrandogli il più antico segreto del mondo.
-…Anche tu mi piaci.-
Nessuno dei due riuscì a intravedere i loro sorrisi, perché un attimo
dopo stavano sigillando quella conversazione con un bramato e
sinceramente felice bacio.
Saremmo davvero grate a chiunque volesse lasciarci una, anche
piccola, recensione per condividere giudizi, pensieri o semplicemente
per chi volesse fangirlizzare un po' :)
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