"Lottano tra loro e tirano il mio debole cuore in opposte direzioni
l’amore e l’odio ma (penso) vince l’amore.
Ti odierò se potrò; altrimenti, ti amerò controvoglia:
anche il toro non ama il giogo che porta, eppure porta il giogo che odia.
Fuggo dalla tua infedeltà, ma mi riporta indietro la tua bellezza;
detesto la tua condotta colpevole, ma amo il tuo corpo.
Così non riesco a vivere né con te né senza di te,
e mi sembra di non sapere che cosa voglio davvero."

 — Publius Ovidius Naso, Amores

«Dimmelo ancora.»

Quando smetti di parlare — ti annoi. Raggeli. 

  «Ti odio.»

Quando menti e te ne vai — mi lasci. Svuoti. 

  «Dimmelo ancora.»

Quando smetti di credere — sarcastico. Cancelli. 

  «Ti odio.»

Quando torni e pretendi — imponi. Prendi.  

  «Dimmelo ancora, Remus.»

Quando mi incidi lettere sulla pelle — bruci. Non guardi. 

  «Ti odio.»

Quando penetri ogni mia difesa — graffi. Punisci. 

  «Anco—»

Te, sempre e ancora te. 

  «Ti amo.»

Perché? 

  «Ti amo.»

Quando mi salvi da me — lenisci.

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Nda: Oh, bene. Questa "cosa" non è una drabble (conterà qualcosa tipo 74 parole, o giù di lì) , non è coerente, non è dotata di qualche senso. 
Ma dovevo fare una pausa dal latino, e poi quella citazione dagli Amores, be', sapete com'è. 
Immagino di dovervi dire che, in linea di massima, le parti in corsivo siano i pensieri di Remus, che sia Sirius a chiedere "Dimmelo ancora" e... Really?!
BTW, sono piuttosto perplessa e mi chiedo perché stia pubblicando. Il motivo mi è ignoto, oltre alla volontà di procurarvi tedio, fastidio e diversi dubbi sulla mia sanità mentale. :3
Ma ora mi dileguo, che è meglio. 

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