Una
volta un’amica mi disse che le foto in bianco e nero erano le
migliori, perché focalizzate su uno specifico soggetto. Da
qui, e
dall’idee malsane di Feds e Kikka, che mi hanno proposto un
Louis
skater e un Harry disegnatore. E poi, dentro, ho messo anche i
pensieri di Zayn. Penso che sia l’anima più
complicata, più
turbata fra i cinque ragazzi. Così ho cercato di
psicoanalizzare un
po’ questo ragazzo, un po’ come fa il dottor S. con
Zeno, nella
Coscienza. Con scarsi risultati, è venuta fuori questa cosa.
Ovviamente
è una one shot Larry,
perciò se non vi piace il pairing, beh attaccatevi. Con amore, Cristina.
Colori.
Bianco
- Insicurezza (Parte 1.)
“Immaginiamo
un mondo senza colori. Tutto sarebbe in bianco e nero. Il problema
è
che il bianco e il nero non distolgono l’attenzione, anzi ci
fanno
concentrare sui soggetti. E ci concentreremmo solo sui caratteri
delle persone, e sarebbe come buttarsi in pasto ai leoni.”
Il
ragazzo biondo mi fissò con uno sguardo molto confuso,
maneggiando
una bomboletta ormai praticamente vuota. Si morse un labbro, indeciso
se chiedere spiegazioni o meno. Era fatto così il piccolo
Nialler,
si preoccupava troppo di non essere all’altezza di noi altri,
si
preoccupava di non sapere abbastanza, di non poterci capire. E questo
era grave, perché eravamo noi la sua famiglia, e se non ci
capiva,
era perso. “In che senso?” chiese in fine.
Gli
sorrisi sinceramente, prendendo la bomboletta blu che aveva tra le
mani, e avvicinandomi al muro ancora troppo bianco. Niall, dietro di
me, mi guardava impaziente. “Le persone, che mondo orrendo.
Non
puoi concentrarti su di loro a lungo, Niall. Se lo fai, impazzisci.
Le persone sono troppo crudeli, malsane e se inizi ad analizzare i
loro caratteri finisci con il buttarti dal burrone.” E mentre
le
parole scorrevano come un fiume, sentivo addosso a me due paia di
occhi, che mi scrutavano, che cercavano di capirmi.
“Hai
ingoiato un libro di filosofia o cosa Zayn?”.
Louis
Tomlinson era il mio bianco e nero. Era l’unica persona a
questo
mondo che riusciva a farmi concentrare su me stesso. Era il mio
migliore amico, l’unico che mi capiva sempre, o quasi. Ed era
tremendamente interessante come non capisse nulla di arte, di muri,
di bombolette e di colori, ed era altrettanto interessante come
comunque faceva parte del mio mondo.
“Taci
Louis, tu nemmeno li capisci i colori.” gli dissi, iniziando
a
spruzzare macchie di colore sparse sul muro. Quel giorno non avevo
ispirazione, ma ovviamente non era mio uso restare un giorno senza
fare uscire quei colori per dare un po’ di
tonalità al mondo. “Sono meravigliosi i colori,
Lou. Ti salvano. Ogni colore ha un suo
significato.”
Il
murales che stava venendo fuori era un completo disastro. Non avevo
mai fatto un disegno così pessimo. Sospirai, buttando a
terra la
bomboletta vuota. Dietro di me, Niall mi sorrideva in modo
consolatorio, mentre iniziava a raccogliere tutti gli spray sparsi
per terra. Restammo così, in silenzio per un tempo che mi
sembrò
lunghissimo. L’unico rumore che si sentiva era quello delle
ruote
dello skate di Louis, con il quale giocherellava con i piedi. Non so
cosa si provasse ad andare sopra lo skate. O meglio, non so cosa ci
provasse lui, perché per me era un gioco come un altro, un
passatempo che rischiava di diventare la causa di un collo spezzato.
Ma Tommo era fatto così: amava il rischio e
l’adrenalina, e
rifiutava la serenità dei colori. Ma non mi importava, fin
quando
c’ero io accanto a lui. Fin quando eravamo noi tre insieme,
contro
il mondo delle persone.
“E
che colore mi daresti?” chiese il ragazzo dagli occhi
azzurri,
incastrandoli come solo lui sapeva fare dentro i miei. Mi passai una
mano fra i capelli castani, dai quali si distingueva un ciuffo biondo
(tanto per sottolineare ancor di più la mia passione per i
colori.)
e sospirai. Louis Tomlinson era decisamente un bianco. Bianco come un
angelo custode, bianco come le insicurezze che nascondeva dentro di
sé, bianco come la nostra amicizia silenziosa. Ma ovviamente
non
glielo avrei mai detto, tutto ciò. Così mi
limitai a sorridere e a
rispondere “Non posso associarti ad un colore, se non li hai
dentro
di te.”
Giallo
- Sorpresa (Parte 2.)
I
corridoi della scuola quel giorno erano più confusionari che
mai.
Questo perché erano i primi giorni dell’anno
scolastico, e la
gente si premurava di presentarsi, almeno all’inizio.
Camminavo al
fianco di Niall, che allegramente salutava tutti quelli che conosceva
e anche quelli che non conosceva, perché, come diceva lui,
“si
sarebbero potuti offendere”. C’era così
tanto da imparare da
lui, e così tanto ancora che avrei voluto conoscere,
nonostante i
già tre anni compiuti di amicizia. Era la persona
più solare del
mondo, e lo apprezzavo per questo. Almeno lui, tra i tre della nostra
combriccola, portava allegria. Poi c’era il bianco, con le
sue
insicurezze e con le sue pazzie. E poi c’ero io. Era strano
come
riuscissi a collegare ogni persona ad un colore, tranne me stesso.
Probabilmente perché li amavo tutti, e non sapevo scegliere.
Entrai
in classe, aspettando l’unica lezione decente di quella
scuola.
Ovviamente era Arte. Anche se il prof, diciamocela tutta, non capiva
proprio un cazzo di arte. E soprattutto non capiva la mia arte. Ma
era comunque interessante e soprattutto obbligatorio seguire la
lezione, per cui non avevo motivo di ribellarmi. Seduto accanto a me,
Niall squadrava ogni singolo studente della classe. Io non ne avevo
bisogno, sapevo già quali teste di cazzo ci fossero
là dentro.
C’era Nick Grimshaw, che era così frocio che era
là solamente per
disegnare cazzi nei giorni in cui il tema era il “corpo
umano“.
C’era Eleanor Calder, la scopatrice più famosa a
scuola
(probabilmente anche lei era lì per disegnare cazzi).
C’era anche
Danielle Peazer, che non parlava e non sorrideva mai. C’era
Liam
Payne, che come me era stato costretto a frequentare quel corso per
via dei crediti. E poi accanto a lui c’era uno sconosciuto.
Un
ragazzo riccio che non avevo mai visto e che se ne stava in silenzio.
Provai un brivido appena lo vidi, qualcosa mi diceva che a lui, non
avrei associato un buon colore. Il professore fortunatamente
entrò
interrompendo quei pensieri cupi e assegnandoci una natura morta da
riprodurre sulla tela che ognuno di noi aveva davanti. Che palle,
pensai. Passai praticamente dieci minuti a disegnare ciò che
il prof
aveva detto, e i restanti cinquanta minuti a cazzeggiare con Niall.
Anche lui era davvero bravo con il disegno, con l’arte.
L’unica
sua pecca era che preferiva restare negli schemi che l’arte
tradizionale gli proponeva: se gli davate un Michelangelo, lo rendeva
migliore dell’originale. Ma quando si trattava dello stile
libero,
aveva ancora qualche problema, ma prometteva davvero bene, ed ero
sempre stato orgoglioso dei suoi lavori. Mancavano circa dieci minuti
dal suono della campana e morivo di fame. Così decisi di
dare
un’occhiata a ciò che i miei carissimi compagni di
corso avevano
creato. Inutile dire, che dare un pennello in mano alla Calder, era
come dare fare entrare un elefante in una cristalleria. Lei era brava
solo con altri tipi di pennelli, parola di testimone. Nick e Danielle
invece se la cavavano, ma avevano ancora un sacco di strada da fare.
Mi
piaceva molto invece, l’arte di Payne, semplice ma che
soddisfaceva
abbastanza un occhio intenditore. E poi, curioso, guardai la tela del
nuovo arrivato. E seppi subito che colore affibbiargli: giallo,
come la sorpresa. Ero davvero sorpreso. E quel ragazzo riccio, era
fottutamente bravo con i colori.
Arancione
- Attrazione. (Parte 3.)
Harry
Styles. Era così che si chiamava il mio giallo, o almeno
così
diceva Niall. Perché Niall conosce sempre tutti. O almeno
così
voleva far credere, in realtà era andato dritto dritto da
Liam Payne
a chiedere il nome del forestiero, e magari aveva anche approfittato
del momento per flirtare spudoratamente con lui.
Perché
se c’era una cosa oltre l’allegria che
contraddistingueva il
piccolo Nialler era sicuramente il suo essere così
palesemente gay. E terribilmente innamorato di Liam Payne, che
ovviamente, non si
sarebbe mai accorto di niente, dato che era nato coi prosciutti sugli
occhi. A volte avrei voluto scuoterlo con una violenza inaudita e
urlargli in faccia “Scopati Niall e rendilo
felice”, ma
ovviamente non l’avrei mai fatto, soprattutto per la salute
mentale
del mio amico.
Comunque.
Harry Styles era il nuovo ragazzo. Harry Styles era il nuovo ragazzo
che sapeva disegnare meravigliosamente. Harry Styles era il nuovo
ragazzo che sapeva disegnare meravigliosamente e che avevo invitato
al parco quel pomeriggio alle sei, perché avevo una fottuta
voglia
di vederlo alle prese con un muro. Non so esattamente cosa mi spinse
al farlo. Volevo illudermi che fosse stato quel meraviglioso
accostamento di colori che aveva creato sulla sua tela, quella linea
praticamente perfetta che scolpiva ogni singolo oggetto come se fosse
reale. Ma qualcosa dentro di me mi sussurrava che non era stato solo
per quel motivo. Avevo una paura tremenda che Harry Styles
dall’essere un giallo, stesse passando all’essere
un arancione.
Attrazione, era questo il significato. Quella mattina, quando lo
invitai, in realtà pensavo a tutt’altro che alla
sua tela. Pensavo
ai suoi ricci così maledettamente affascinanti, a quelle
clavicole
così perfette che si intravedevano dalla maglia bianca, a
quelle
labbra così carnose che mi stavano facendo letteralmente
impazzire.
Signori e signori, Zayn Malik provava una fottuta attrazione fisica
per Harry Styles. Ma la cosa peggiore era tutt’altro. Quei
maledetti occhi verdi, degni di una canzone dei Coldplay o di una
poesia di Pascoli. Quei maledetti occhi verdi che mi avevano fatto
capitolare. E mentre camminavo agitato su e giù per il
parco, con un
Louis Tomlinson preoccupato e un Niall Horan indaffarato a
messaggiare con Liam Payne a fissarmi, vedevo tutto arancione.
Grigio
- Disprezzo. (Parte 4.)
Se
c’era una cosa che non avevo mai visto, era Louis Tomlinson
che
cambiava colore. Era sempre stato bianco per me, come il suo angelico
sorriso. Ma quel pomeriggio, il mio migliore amico era diventato
terribilmente Grigio. E il grigio porta tutt’altro che
sorrisi, il
grigio significa disprezzo. La causa del cambiamento di colore? Harry
Styles. Quel nome e cognome era la risposta a tutto.
Cosa
avesse fatto scattare la molla dell’odio dentro Lou non lo
sapevo
neanche io. Fatto sta, che quel pomeriggio al parco era stata una
rivelazione, per me in positivo e per Louis in negativo. Harry era
arrivato in t-shirt bianca e jeans scuri, converse malridotte ai
piedi e un sorriso sfacciato in volto. Era incredibile come
quell’Arancione sorridesse. Eppure nemmeno ci conosceva. Si
avvicinò lentamente e biascicò un saluto a tutti
e tre. Niall, che
probabilmente voleva approfittare della situazione per avvicinarsi al
suo grande amore, lo salutò calorosamente. Io gli rivolsi
semplicemente un sorriso, e gli tirai in mano una bomboletta, facendo
segno di seguirmi. Camminammo piano, fianco a fianco, mentre dietro
c’erano un biondino esaltato e un castano silenzioso. E non
so chi
dei due fosse peggio. Arrivati al muro, non potei fare altro che
guardare quell’orrendo lavoro che avevo fatto pochi giorni
prima.
Mi rivolsi verso Harry, indicandogli la parete che si stagliava
davanti a noi.
“Fai
qualcosa di straordinario.” gli ordinai semplicemente. Il
riccio
non batté ciglio, come se si aspettasse quella sfida. E col
suo
ormai abituale sorriso sfacciato, si avvicinò al muro e
iniziò a
colorarlo. Niall lo aiutava, porgendogli gli spray che ci eravamo
premurati di portare. E mentre lui lavorava, Louis Tomlinson si
ingrigiva. Gli rivolsi uno sguardo di domanda, ma l’unica
cosa che
fece fu voltarsi dall’altra parte. Non avevo la minima idea
di cosa
gli stesse succedendo.
Passò
circa un’oretta e mezza (neanche tanto poi) e Harry Styles si
girò
trionfante mostrandoci il suo lavoro. Davanti a me, c’era il
murales più bello che io avessi mai visto. Era un musicista
di
colore, che con sassofono alla mano sembrava far vibrare i mattoni
stessi. La precisione di ogni dettaglio era impressionante, i colori
sfumati perfettamente. Mi avvicinai al muro, piano, quasi con paura
di poterlo sciupare. Ero estasiato, e dentro di me si faceva largo la
convinzione che Harry Styles iniziava a piacermi davvero. Sorrisi,
spontaneamente di fronte a quello spettacolo. E avrei voluto
sorridere anche davanti a lui, ringraziarlo per quel regalo, ma il
mio sorrise si spense appena mi voltai.
Se
c’era una cosa che amavo, e che tutti sapevano erano i colori.
Se
c’era una cosa che amavo, era vederli mischiati insieme.
Ma
quella volta, quando vidi il verde degli occhi di Harry mischiato con
l’azzurro degli occhi di Louis, detestai i colori.
Verde
- Gelosia (Parte 5.)
Louis
Tomlinson era adesso diventato verde ai miei occhi. Ero così
fottutamente geloso di Harry, che era riuscito a far provare qualcosa
al mio migliore amico. Ma ero anche geloso di Louis, che aveva scelto
la persona sbagliata di cui infatuarsi.
Se
c’era una cosa che Louis odiava era l’amore. Lo
odiava con tutto
se stesso, non poteva farne a meno. Così qualche giorno dopo
l’uscita al parco, senza preavviso o chiamate, Lou si
presentò in
casa mia, con uno sguardo carico di Grigio. E mi spiazzò
completamente.
“Io
odio Harry Styles.” era il succo del discorso. Ma io sapevo
che
Louis non odiava niente e nessuno che non fosse l’amore. E
questo
mi faceva preoccupare, perché quel nome e cognome, ancora
una volta,
erano la risposta. “Sto impazzendo Zayn, non so con chi
parlarne.”
Ma
quella volta, Louis Tomlinson non parlò e l’unica
cosa che fece fu
andare su e giù per la mia stanza, scaraventando tutto
ciò che gli
capitava sotto tiro. E continuavo a non capire, fino a quando il mio
biondino preferito non mi aprì gli occhi.
Erano
passate settimane ormai, e Harry era praticamente diventato uno dei
nostri. Ci accompagnava durante i nostri atti vandalici, ma non
collaborava, dopo quel meraviglioso capolavoro non aveva più
dipinto. L’unica cosa che faceva era sedersi penzoloni su una
panchina, o un muretto e osservarci. O almeno così mi
illudevo
facesse. In realtà il soggetto dei suoi sguardi era
solamente uno,
che troppo grigio per stare con noi, gironzolava con il suo skate. E
come Harry non riusciva a staccare gli occhi di dosso da Louis, io
non riuscivo a staccarli da lui. E vedevo tutto verde,
perché non
era giusto, dovevo essere io al centro della sua attenzione, non
Louis, il mio migliore amico.
Comunque
i pomeriggi passavano, fra una canna e un barattolo di vernice, e il
grigio di Louis era così accentuato che sembrava quasi nero.
Anche a
capire quale fosse il suo problema, non c’era alcuna speranza
di
risposta: non mi parlava più dei suoi problemi. E questo per
colpa
di Harry Styles, ne ero certo. Ma l’arancione, il verde che
vedevo
ovunque mi rendevano cieco. Per fortuna Niall Horan era il mio
cancellino, e riusciva a riportarmi dentro la realtà, senza
perdermi
troppo nei colori. Molte volte anche crudelmente.
“A
Louis piace Harry. Anche se non lo ammetterà mai. Ma io
queste cose
le sento, sono gay in fondo.”
E
questo, fece crollare tutto il mio mondo. Il mio migliore amico era
innamorato del ragazzo che piaceva a me. E questa è
decisamente la
frase più difficile che io abbia mai pronunciato.
Effettivamente,
avrei dovuto capirlo, ma purtroppo non sono bravo a capire Lou come
lui è bravo a capire me. L’odio che provava non
era nei confronti
di Harry, realizzai. Era nei confronti di se stesso. Louis Tomlinson
si odiava perché era innamorato di Harry Styles. Ero stato
uno
stupido cieco. Il mio migliore amico aveva sempre avuto problemi ad
accettare la sua sessualità In prima media, lo baciai,
così senza
pensarci, per gioco. Non mi parlò per due mesi e tredici
giorni, ma
non perché mi odiasse, ma perché odiava se stesso
e il fatto che
gli fosse piaciuto il bacio.
Al
primo superiore, Niall, completamente ubriaco aveva fatto una sega a
Louis, completamente ubriaco. Non gli parlò per tre mesi e
ventitré
giorni. C’era anche da dire che Louis aveva sempre avuto un
sacco
di ragazze, probabilmente per il suo fascino da skater ribelle. Ma
nessuna di queste era stata guardata come era guardato Harry. E mi
distruggeva dentro, tutto.
Rosso
- Sesso. (Parte 6.)
“Tomlinson,
tu di arte non ne capisci proprio un cazzo.” aveva affermato
Harry,
con quel suo sorriso stampato in volto e un barattolo di vernice in
mano. Erano passate altre settimane dalla rivelazione di Niall, e sia
io che Louis continuavamo a non confidarci. Non so se Louis sapesse
della mia cotta per Harry, probabilmente no. Fatto sta che, nascosto
dietro un albero, ero lì, a fissare Harry e Louis flirtare
amorevolmente. E io che volevo solo un posto tranquillo dove farmi
una canna. Invece ci avevo trovato il mio peggiore incubo. Era circa
mezzanotte, e la luce fioca del lampione illuminava il viso perfetto
di Harry, intento a dipingere. Quando era con me, Harry non dipingeva
mai. Con un groppo in gola, continuai ad osservare la scena.
“Non
mi interessa l’arte. Mi bastano queste ruote.”
disse Lou, girando
con il suo skate intorno alla figura di Harry che lavorava.
“Scommetto che non ci sai andare tu su queste
ruote.” disse, con
un ghigno che si apriva nel visto che tanto conoscevo. Eppure io quel
sorriso l’avevo ormai dimenticato. Quando era con me, Luis
non
sorrideva mai.
“Ok
facciamo così. Tu dipingi e io vado sullo skate. Voglio
capire
perché ti piace tanto quel giocattolino.” disse il
riccio,
poggiando il barattolo di vernice rossa per terra, con il dito
puntato sullo skate e la voglia di adrenalina negli occhi verdi.
Louis, un po’ titubante, restò in silenzio per un
po’, ma poi
spinse con il piede la sua tavola verso i piedi di Harry.
“Inizia
tu.” aveva semplicemente detto.
Harry,
che fin da subito avevo capito era un tipo che non si sarebbe mai
tirato indietro, non se lo fece ripetere due volte. Poggiò
il piede
sullo skate e spingendosi con l’altro iniziò ad
andare. Teneva le
braccia aperte, come per mantenere l’equilibrio, mentre piano
percorreva il vialetto. Riuscì persino a fare la curva e a
tornare
verso Lou, fin quando un sasso non bloccò la sua strada e
provocò
una rovinosa caduta. Le risate di Louis riempirono quella notte buia.
Era come un coltello per me quella risata, perché io non lo
facevo
ridere così da almeno sei mesi (che non a caso coincidono
con
l’arrivo del riccio.) E fu in un attimo che vidi tutto rosso.
E non
perché Lou avesse preso il barattolo di vernice rossa e
iniziava a
muoversi verso Harry. Ma perché nei suoi occhi languidi
c’era
solamente rosso, era tutto rosso. Il colore del sesso. Fu
così che
realizzai che Harry e Louis scopavano. E non me ne ero accorto per
tutte quelle settimane. Lou si avvicinò lentamente a Harry,
piegandosi e sorridendogli, mentre immergeva due dita nel barattolo.
“Tocca a me.” disse semplicemente. Con un gesto
quasi esasperato,
le labbra fra i denti e gli occhi dentro quelli di Harry, mosse piano
le sue dita sulla guancia che supposi fosse vellutata del riccio,
facendo due strisce rosse. Harry, che di certo non era un tipo che si
tirava indietro, fece la stessa cosa immergendo due dita nel
barattolo, e creando un segno rosso sul collo del mio migliore amico.
I loro volti erano così vicini che quasi non li distinguevo
più, ma
ancora così distanti e così titubanti. Avevano
paura di tutto
quello, si sentiva a pelle. Eppure non potevano fare a meno
l’uno
dell’altro, e mi fu chiarissimo tutto ciò, quando
le loro bocche
si scontrarono in una lotta senza fine, pelle contro pelle, labbra
contro labbra, lingua contro lingua. E nessuno dei due sembrava aver
alcuna intenzione di perdere. Non so quanto tempo passò. Ma
io ero
ancora lì, con il cuore fermo e rosso ovunque. I due ragazzi
se ne
andarono così in silenzio, senza proferir parola e lasciando
sia il
barattolo che lo skate. E capii che stavano andando a scopare, o
ancora peggio, a fare l’amore.
Blu.
- Tristezza (Parte 7.)
Non
avevo mai visto passare così tanti colori dentro Lou, eppure
era
successo, in così poche settimane. Dal grigio, al verde, al
rosso.
Ma adesso Louis era un blu tetro, che colpiva persino me, e tutti
quelli che gli stavano intorno. Louis era triste.
La
causa di tutto era Niall Horan, che dopo aver rivelato la triste
verità a me, l’aveva rivelata anche a lui.
“A Zayn piace Harry.”
Aveva detto con una semplicità assurda, e l’aveva
ripetuto quando
lo stava raccontando a me. C’era però la sottile
differenza, che
Louis e Harry stavano insieme, anche se segretamente, e io non potevo
farci nulla. Ma da quel giorno, Harry Styles non si fece più
vedere
al parco. E Louis tornò ad essere il solito migliore amico,
con la
differenza però, che non aveva più un cuore. Il
suo blu mi fece
capire che l’aveva lasciato. E collegando la cronologia degli
eventi, l’aveva lasciato per me, e questo mi faceva un male
cane.
Louis era sempre stato così premuroso nei miei confronti, ma
non
avrei mai pensato che potesse arrivare a lasciare il ragazzo dei suoi
sogni pur di preservare la nostra amicizia. Eppure era così,
e una
gioia rabbiosa mi pervadeva ( o forse era infelicità?).
Era
finito tutto. Il mio incubo era finito. Louis non stava più
con
Harry, e Harry non stava più con Louis. E questo, almeno in
teoria,
doveva rendermi felice, perché avevo riottenuto il mio
migliore
amico e perché l’oggetto dei miei pensieri era
scomparso dalla
circolazione. Ma ero tutt’altro che felice quando mi
immergevo
nell’azzurro degli occhi di Lou. Era come soffocare dentro la
tristezza, la solitudine e tutto ciò che io stesso avevo
devastato.
Louis Tomlinson soffriva, e io, Zayn Malik ne ero la causa.
A
gennaio la temperatura si abbassò radicalmente, e lo notai
solamente
quando Liam Payne, indossando cappello di lana e guanti, si dirigeva
verso di me. Non che avessimo mai avuto un vero e proprio rapporto,
ma c’era stata in passato qualche chiacchierata. E per di
più,
erano solo per spianare il terreno a Niall. “Malik, sono
preoccupato per Niall.” mi aveva detto quel giorno. La cosa
non mi
sorprese affatto, dato che gli si leggeva in fronte che aveva capito
finalmente i suoi sentimenti per il mio amico biondo. “A dir
la
verità è più Niall ad essere
preoccupato per Louis, e quindi di
conseguenza lo sono anche io per Niall.” continuò.
Mi chiesi
perché fosse proprio Liam Payne a farmi questo discorso. Mi
rendevo
conto già da solo quanto fosse difficile la situazione per
Louis,
non avevo bisogno di una balia pronta a ricordarmelo. Mi chiesi poi
perché non fosse Niall stesso a dirmi tutto ciò,
fin quando
realizzai che Niall non poteva dirmelo. Niall sapeva tutto della
relazione e non poteva parlarmi a cuore aperto, così mandava
le sue
sentinelle. Era un genio del male quel ragazzo. Ma la cosa che mi
fece più male era che Niall sapeva, e che invece Lou a me
non aveva
detto proprio un bel nulla, e avevo dovuto scoprirlo da solo, tra un
barattolo rosso e uno skate colorato.
Non
risposi, quella volta, a Liam Payne. Non risposi neanche ai continui
messaggi di Niall, né a quelli di Lou. L’unica
cosa che volevo
fare, era stare da solo. E l’unico posto che mi faceva stare
bene
era il parco. Peccato, che ancora una volta, quel parco era occupato.
Harry Styles era là, solo, davanti al muro del suo
capolavoro che
aveva subito una modifica che mi sembrò terribile.
Perché sotto il
musicista, fra una nota e l’altra, piccola e quasi
impercettibile
c’era la scritta L+H. Ma dentro gli occhi di Harry Styles,
vedevo
solo blu, e capii che era giunto il momento di affrontare la
verità.
Viola
- Verità. (Parte 8.)
“Che
ci fai qui?” chiesi, avvicinandomi al ragazzo che spuntava
dalla
penombra creata dalla luce del lampione. Mi guardò deluso,
probabilmente sperava fossi qualcun altro.
“Dipingo.” rispose.
Eppure non vi era nessun barattolo intorno, nessuno spray, nessun
pennello. Lo guardai con sguardo interrogativo, chiedendomi che
cazzo stesse dicendo.
“
Ho
perso tutti i colori.” mi disse semplicemente. Se
c’era una cosa
che non mi aspettavo da Harry Styles, era che sapesse usare le
metafore. O forse era semplicemente una frase a caso, ma sapevo
dentro di me che i suoi colori si identificavano con Louis Tomlinson.
Sospirai, guardando il cielo e le stelle nascoste dalle nubi.
“E
dove li hai persi, i tuoi colori?” chiesi semplicemente.
“Me
li hanno portati via.” disse dopo un silenzio interminabile.
Era
ancora di fronte al muro, mentre io mi sedetti sulla panchina e mi
accesi una sigaretta. Quella conversazione stava diventando troppo
pesante. “Li rivuoi indietro?” chiesi piano,
consapevole del
fatto che il soggetto della conversazione non fossero più i
colori
stessi.
“Ho
paura che non vogliano tornare da me. Ho paura che stiano soffrendo
troppo.” mi rispose, guardando il suo lavoro. La tristezza
con cui
pronunciò quelle parole mi lasciò un grande vuoto
dentro. Anche
Harry stava soffrendo per la mancanza di Louis, stavano soffrendo
entrambi, ed era colpa mia.
“Ci
tieni davvero ai colori?” chiesi poi, con una scelta che
già avevo
preso. Non potevo lasciare nel baratro quei due. Harry non mi avrebbe
mai amato, e Louis non poteva rimanere mio per sempre. Zayn Malik non
poteva intromettersi fra quei due, non ne aveva alcun diritto.
“Più
di ogni altra cosa al mondo. Sarebbe come togliere i colori a tutto
il mondo.” mi disse, incastrando finalmente i suoi occhi
dentro i
miei. Nero contro verde. E sorrisi, consapevole di averlo perso per
sempre. “Lo riavrai.” dissi semplicemente,
alzandomi in piedi e
allontanandomi dalla panchina, da lui. Dietro le mie spalle sentii
una leggera risata, seguita da un “Non stavamo parlando di
colori?”. Non risposi, continuando per la mia strada. E poi
sentii
un “Grazie.” e questo mi bastò per
capire che stavo facendo la
cosa giusta.
Quella
notte, mi presentai in casa Tomlinson con un barattolo di vernice in
mano e sei lattine di birra nell’altra.
Arcobaleno
- Amore (Parte 9.)
La
signora Tomlinson era un tipetto davvero interessante. La cosa che
amava più fare, era insultarmi. Ovviamente lei era quella
mamma che
preferiva persone come Niall, dolci e gentili, e non gli scapestrati
come me, ma non mi importava. Erano le due di notte e dovevo parlare
con Louis. Con uno sguardo di disappunto, mamma Tommo mi fece
entrare, e io entrai in camera di Louis, in punta di piedi,
perché
stava ancora dormendo. Lo guardai, per un tempo infinito e capii
quanto ci tenessi a lui, e che la nostra amicizia era più
forte di
qualsiasi altra cosa. Lo chiamai, piano spingendolo dalle spalle e
tutto quello che ottenni fu un mugolio indistinto. “Sono
Harry.”
dissi in fine sottovoce, sperando che quella fosse una buona
soluzione per svegliarlo, ed effettivamente fu così.
“Har.. Zayn?”
chiese lui, mentre apriva gli occhi impastati dal sonno.
“Scusa
amico ma non ti svegliavi!” Dissi semplicemente.
“Devo parlarti.”
“Non
potevi aspettare domattina?” rispose Lou, prendendo in mano
l’orologio e guardando l’ora. Inutile ripetere
tutto l’elenco
di insulti che ricevetti, che dovetti bloccare con un semplice
“Guarda che lo so che sei innamorato di Styles.”
Tutti gli
epiteti affibbiatimi si interruppero, lasciando spazio ad una
espressione incredula. “Guarda che lo so che scopavate, e
sono
anche piuttosto deluso Lou.” gli dissi, aprendo la lattina di
birra
e iniziando a sorseggiare. Vidi il dolore attraversare i suoi occhi,
e le labbra piegate in una smorfia di sofferenza. “Zayn, io..
Mi
dispiace. Se avessi saputo prima che ti piaceva e che..” lo
interruppi, con un gesto della mano.
“Lou,
sono deluso perché non scopate più. E’
davvero un peccato non
scoparsi Harry Styles. Devi continuare a farlo.” gli dissi
semplicemente, mentre nel suo volto c’era sorpresa,
incomprensione.
“Ho
visto quanto hai sofferto LouLou. Non dovevi rompere con lui solo per
me, non dovevi. E soprattutto ho visto anche quanto ci tenga a te
quell’altro testa di cazzo, quindi storia chiusa, tornate
pure a
scoparvi con gli occhi e non, io sono fuori, anche se in
realtà non
sono mai stato dentro.”
Restammo
così in silenzio. Zayn Malik a scolarsi la terza lattina di
birra e
Louis Tomlinson, che seduto sul letto si chiedeva cosa fosse
successo.
“Scusa
se non te l’ho detto Zayn.” Mi disse poi, con uno
sguardo triste,
i miei occhi nei suoi. “Ma è stato troppo
difficile per me. Mi
sono odiato, per essermi innamorato di Harry. E ancora di
più mi
sono odiato per averti fatto del male, inconsapevolmente. Scusami
Zayn.”
“Non
è colpa tua.” fu l’unica cosa che
riuscii a dire. E non ci
furono più parole, ma solo un abbraccio durato
un’infinità,
un’amicizia risanata e un cuore spezzato.
“Va
da lui.” dissi, porgendogli il barattolo e avviandomi verso
la
porta, con la mia birra in mano, pronto ad ubriacarmi come non mai. E
guardai Louis Tomlinson come non lo guardavo da tempo, e vidi
l’arcobaleno intero, perché era pieno
d’amore e gratitudine.
“Grazie.”
mi disse, alzandosi e iniziandosi a vestire. Avevo sentito abbastanza
ringraziamenti per quella sera, così gli sorrisi e me ne
andai.
Vetro
- Zayn Malik. (Finale.)
Era
marzo, e Niall Horan e Liam Payne camminavano per i corridoi della
scuola tenendosi per mano, fregandosene del resto del mondo e
sorridendo come non avevano mai fatto.
Era
marzo, e Harry Styles e Louis Tomlinson si tenevano per mano di
nascosto, perché era ancora troppo presto.
Era
marzo, e Zayn Malik era completamente solo. Se c’era una cosa
che
Zayn aveva capito, era che lui non aveva un colore suo,
perché lui
amava giostrarli, mischiarli insieme e poi separarli. Ma quando
qualcuno gli chiedeva che colore fosse, Zayn non sapeva rispondere. E
questo perché in realtà, Zayn non era nessun
colore. Zayn era di
vetro. Lasciava trasparire le emozioni che provava per i colori,
assorbiva quelli degli altri. Imparava ogni singola sfumatura di ogni
persona, che poi si rifletteva dentro di lui, nel suo vetro
personale. Non si sapeva effettivamente cosa volesse Zayn da questo
vetro. Non si sapeva se voleva romperlo, e sprigionare un mondo di
colori. Non si sapeva neanche se voleva conservarlo, e quindi vivere
a spese dei colori degli altri. Ma una cosa certa su Zayn
c’era:
qualcuno più in là nel tempo, avrebbe trovato il
modo di trattare
bene il vetro di Zayn Malik, e lo avrebbe colorato e decorato, fino
allo sfinimento, per sempre. Ma quel qualcuno doveva ancora arrivare,
e Zayn Malik, nel frattempo si accontentava di rinchiudersi nei
colori degli altri, aspettando i suoi. |