Perché il matrimonio è una cosa seria, Weasley!

di Lady Rea
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Perché il matrimonio è una cosa seria, Weasley!





[Un buon motivo per sposare Pansy Parkinson]






Ronald Weasley non era mai stato un grande seduttore e non poteva certo vantarsi di avere una personalità magnetica.
Ogni benedetto giorno inciampava nelle pantofole che lasciava la sera prima sotto il letto, quando era nervoso tendeva a balbettare, talvolta si esibiva in lunghe e deleterie sbronze tristi che finivano sul divano di casa Potter.
Ai suoi occhi, non sembrava avesse molte carte da offrire a una donna.
Soprattutto a quella donna.

C'era sempre stato qualcosa di irraggiungibile in Pansy Parkinson.
Quell'aria snob con la quale guardava il mondo, il silenzio teso che infrangeva con battute pungenti e gesti inaspettati, Ron ancora portava i segni delle schegge di un vaso che si era frantumato a qualche centimetro dal suo orecchio, la allontanavano dal mondo terreno.
 Eppure, sapeva di essere legato a quella ragazza Serpeverde da un filo ben più robusto della casualità o follia di un momento, per cui quando la vide comparire nel bel mezzo dell'ingresso con le guance arrossate per lo sforzo della smaterializzazione che trafficava alla ricerca di chissà cosa in quella minuscola borsa che doveva contenere almeno un centinaio di oggetti, comprese che quello era il famoso “Momento Giusto”.


-Ronald! Ma è buonissimo!- esclamò sorseggiando il vino che le aveva appena versato. Ron sorrise soddisfatto, sapeva di essersi umiliato a chiedere consigli sull'enologia a Percy, ma lui ci sapeva fare nell'ambito dei ricevimenti pomposi e nello stile di vita elitario.
-Grazie, il merito è tutto di Percy.-
Il sorriso di Pansy si allargò fino all'inverosimile, risultando quasi di plastica. -Potevi almeno farmi vivere nell'ignoranza. Lo so benissimo che Percy è il tuo consulente ufficiale.- disse continuando a far girare e fissare incantata il liquido. -Ma apprezzo lo sforzo.- concluse avvicinandosi per dare un bacio a una guancia barbuta. Ron le passò un braccio intorno a una spalla e la fissò, leggermente intontito dall'alcool e dalle varie emozioni che provava.
Come poteva eccitarsi per un semplice bacio sulla guancia?
Dopo quasi due anni?
Non era normale, no?
Si accostò a lei e la baciò con la sua solita genuina irruenza. Pansy si scostò un secondo per appoggiare i bicchieri sul tavolino e poi rispose con il solito ardore sensuale. Se c'era una sola che tutti, ma proprio tutti, gli invidiavano era l'incredibile intesa sessuale che avevano. Era difficile che Pansy s'imbarazzasse, spesso e volentieri prendeva l'iniziativa nei posti più bizzarri. La loro voglia irrefrenabile aveva conosciuto ogni superficie dei loro appartamenti, il capannone degli attrezzi della Tana, il boschetto intorno alla dimora dei Parkinson, il Ministero della Magia con i suoi antri bui e decine di bagni di locali e ristoranti. Grazie a lei e a quella passione selvaggia che non scemava mai, aveva imparato ad amare e a non vergognarsene, con gli anni il suo volto era passato dal color vinaccia a un rossore più controllato.
Si fermò improvvisamente ricordandosi per quale motivo aveva sfoderato il vino pregiato e aveva recitato la parte dell'uomo di mondo.

Fermò quelle lunghe dita che stavano tentando di sbottonare i suoi pantaloni e si risedette cercando di sedersi e di recuperare il controllo.
-Pansy … Devo chiederti una cosa importante.- cominciò guardando un punto fisso lontano.
La ragazza aveva aggrottato la fronte e lo guardava perplessa. Agguantò il bicchiere, lo riempì velocemente e pregò che non stesse per lasciarla, non ora che sembrava aver recuperato un briciolo di serenità ed equilibrio mentale.


-Cosa?-
Scosse la testa e strizzò gli occhi.
Aveva provato veramente ad ascoltarlo, ma alcune volte esagerava con discorsi che partivano in modo semplice e finivano con lui che le faceva la telecronaca di una partita di Quidditch di trent'anni fa. E poi l'alcool, quel vellutato vino rosso, le aveva dato alla testa, quegli elfi danese ci sapevano veramente fare, si appuntò mentalmente il nome dell'etichetta pronta a fiondarsi in una drogheria magica e fare rifornimento se le cose fossero andate così male, dato il viso concentrato di Ronald.
Ron alzò gli occhi al cielo e le strappò il bicchiere dalle dita.
S'inginocchiò davanti a lei e le afferrò lentamente una mano.
Come al solito si era dilungato, ingarbugliandosi in un discorso senza senso che lo aveva persino confuso, colpa di quel succo di uva che aveva ingurgitato praticamente a stomaco vuoto.

-Pansy … Io …  Miseriaccia, sembro uno scemo! … Pansy Parkinson, vuoi sposarmi?- scandì bene le ultime parole e sorrise orgoglioso di aver recuperato il coraggio dei Grifondoro per portare a termine la personale ed intima missione.
Era quello il “Momento Giusto” di cui parlavano le riviste, le sue colleghe, sua sorella e persino Hermione!
Pansy avrebbe sicuramente riconosciuto la sua bravura nel trovare quel benedetto “Momento Giusto”.
Il viso della ragazza subì una paralisi fulminante che le bloccò le labbra in una strana smorfia che poteva anche sembrare un sorriso visto dall'angolazione in cui si trovava Ron, ma la risposta non era assolutamente in linea con la sua apparente espressione.

-No!-






***


Questa è una raccolta di momenti dell'improbabile coppia Pansy Parkinson e Ronald Weasley.
E' ambientata diversi anni dopo la Seconda Guerra Magica.
Spero vi piaccia,
Buona Navigazione.







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