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For
The
First
Time
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Abbiamo
concluso il nostro ennesimo litigio. La nostra amicizia, se così
può esser definita, non ha alcun che di confidenziale. Proprio
con lui infatti non ho mai aperto un discorso serio o sensato. Se uno
dei due si rivolge all'altro, è sicuramente per litigare. Ho
riflettuto spesso sul fatto che, forse, dovrei essere più
calmo nei suoi confronti, ma il suo modo di fare l'idiota urta
terribilmente la mia quiete. I nostri amici, ormai, non ci
ascoltano più, limitandosi ad aprire un dialogo solo quando i
nostri sguardi non s'incrociano. “Senti Taka dovresti
prendere in seria considerazione il fatto di non litigare più
con Akira” - Yutaka ha un'illimitata quiete psicologica, ma non
può capire del tutto la mia posizione. “Yuta forse
non comprendi bene la situazione! Io ed Akira non siamo amici, non
concordo nulla di ciò che dice e mi fa pesare il fatto di
essere il più piccolo tra noi cinque!”. “Cazzate!
Tu stai ad ascoltarlo, fa l'idiota di proposito per farti
innervosire!”. “Ah bene un punto in meno a suo
svantaggio allora! Può parlarmi civilmente senza rompere le
palle!”. “Per la miseria Taka non essere così
chiuso e scontroso!”. “Non andremo mai d'accordo lo so
già”. “Il vostro è uno stupido
punzecchiarsi a vicenda, c'è molto di più dietro”
- è qui, con questa frase, che Yutaka mi spiazza completamente
lasciandomi a bocca aperta, incapace di ribattere. Cosa diavolo
intende?! Prendo il respiro ma, prima di riuscire a formulare una
frase, ci raggiungono Kouyou ed Akira: è l'ora della
ricreazione. “Me ne torno dentro” - dico secco. Tutti
i presenti mi guardano perplessi, poi Yutaka chiude gli occhi
scuotendo la testa. Fuggo lungo il corridoio spingendo Akira forse
volontariamente; intrufolandomi nella mia classe, ascolto il discorso
che i miei amici hanno appena cominciato. “Ehi ma che
diavolo... cos'ha la scimmietta?” - dice Akira. “Se
iniziassi a capire che qui siamo tutti amici sarebbe veramente un
grande passo verso il cambiamento dell'intera umanità, Aki”
- Yutaka gli risponde freddo zittendolo. “E smettila di
dargli questi stupidi soprannomi fanno venire i nervi anche a me!”
- ribatte Kouyou. “E' lui l'isterico, perché mi
ha spinto?!”. “Akira non fare il bambino sei
all'ultimo anno delle superiori non ti vergogni di adottare questo
comportamento? Non rompergli le palle”. E poi ovviamente
sul più bello la campanella, annuncia la fine dei minuti di
libertà. Mi siedo al mio banco, aspettando le lezioni
successive e l'agognata fine di questa giornata passata tra le mura
scolastiche.
“Aria!” - esclamo respirando grandi
boccate d'ossigeno, una volta uscito dal carcere. “Ehi
ragazzi!” - un giovane alto, moro e bello s'avvicina a noi con
un sorriso smagliante. “Ciao Yuu!” - esclamiamo in
coro io, Yutaka ed Akira. Kou gli va' incontro, abbracciandolo e
stampandogli un bacio a fior di labbra. Stanno assieme da
parecchio tempo; da quando io ho messo piede in questa stupida scuola
superiore. Yuu è il più grande tra noi, per cui avendo
terminato i suoi studi viene a trovarci ogni giorno alla fine delle
lezioni. “Com'è andata oggi?” - chiede
stringendo a sé il fidanzato. “Io ho fatto un compito
di matematica...” - dico accendendomi una sigaretta. “Com'è
andato?”. “Ovviamente bene Yuu... secondo te?!”
- rispondo sarcasticamente. “Dovresti andare bene invece lo
sai... tra poco finirete”. Minuto di assoluto
silenzio. “Veramente io ho da fare ancora un anno” -
sbotto deprimendomi. “Scusa Taka non volevo toccare questo
tasto dolente” - guardo negli occhi Yuu. Cazzo è davvero
bello: un piercing gli adorna il labbro inferiore, la pelle candida
s'intona perfettamente con gli occhi color della pece, i lineamenti
quasi scolpiti lo fanno sembrare finto. Kouyou ha scelto benissimo,
non c'è che dire, anche se a parer mio, il suo fascino è
decisamente superiore a quello di Yuu. “Ma si tranquillo...
piuttosto che si fa?”. “In giro come sempre!” -
sbotta Kouyou. “Benissimo andiamo!”. Akira e
Yutaka, in tutto ciò sono rimasti in silenzio. Non parlano tra
loro, cosa molto strana perché solitamente si ritrovano a
ridere e scherzare senza il minimo riguardo. Qualcosa in Yutaka
non mi convince, quelle parole dette prima della fine della
ricreazione questa mattina, celano un messaggio nascosto, come al
solito difficile da decifrare. Perché deve essere così
complicato parlare con lui?! Sospiro gettando la sigaretta negli
appositi contenitori sparsi per tutta Kanagawa, e piano ci avviamo
verso una meta sconosciuta.
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Verso
le cinque di sera l'atmosfera tra noi torna normale. Yuta ha
ricominciato a parlare, ed Akira scherza come al solito, finché
non succede una cosa spiacevole. Quell'idiota mi spinge, forse per
sbaglio, contro un'anziana signora. Pochi istanti prima passeggiava
tranquillamente nel parco, ora invece sta per terra, con me sopra.
Ovviamente mi prendo le voci della vecchia, trattenendo i nervi fino
a quando non si rialza, aiutata da Yutaka e gli altri, poi andando
via. “Che cazzo hai fatto Akira!!!” - gli urlo contro
spingendolo. “Stai calmo la scena era epica!” - ride
di gusto sbeffeggiandomi. “Sarà epico quando ti
strapperò i denti da quella bocca di merda!!” - sbraito,
andandogli contro. Sfortunatamente due braccia lunghe ed avvolgenti,
mi afferrano per i fianchi frenando ogni mio movimento: è Yuu.
Yutaka si mette in mezzo tra me e l'imbecille, mentre Kouyou ferma il
suo migliore amico. “Vedi di sparire dalla circolazione
brutto cretino! Come cazzo ti viene in mente eh?!”. “Vedi
di rilassarti scimmia isterica non l'ho fatto di proposito!!!”
- anche lui ora è nervoso. “Pensi ci creda!? Se non
ti cerco ci sarà un motivo che ne pensi?! O il tuo cervello ci
mette troppo ad elaborare questo concetto??”. “Chi ti
cerca e chi ti vuole, sfigato!”. Smetto di
divincolarmi. Questa parola mi ha distrutto più di ogni altra
offesa o parolaccia. Io sfigato? “Smettetela ragazzi”
- sbotta lapidario Yuu. “Ha iniziato lui!” - dice
Akira, prima di trovarsi un pugno di Yuta bell'assestato sulla
guancia. “Dovete finirla” - ribatte quest'ultimo a
testa bassa, ritirando il braccio prima teso contro Aki. “Smettetela
di litigare sempre, mi sono stufato” - la sua voce sembra rotta
dal pianto. Non so constatare se sono lacrime di tristezza infinita,
o di un'incazzatura repressa per anni. Certo è che mi sento
terribilmente in colpa. Solitamente Yutaka è sempre così
radioso, sprizza gioia da ogni poro cutaneo; l'ho visto abbattuto
così evidentemente
si e no, una volta in tutta la vita. Per una stronzata ben minore
ovviamente. Senza replicare minimamente, mi libero dalla morsa di
Yuu e mi avvio in silenzio a casa mia, lasciando gli altri a bocca
asciutta.
Durante
il tragitto, mi accendo almeno tre sigarette. Non m'importa se mio
padre sentirà la puzza di fumo: non devo dare spiegazioni a
nessuno, tanto meno ad un vecchio che mi odia. Apro la porta
d'ingresso con le mie chiavi, trovando mia madre che si mette le
scarpe. E' pronta per uscire. Mi guarda, alzando un sopracciglio ed
annusando l'aria - “hai fumato, non è vero?” - mi
levo le scarpe, ignorandola. Quando sto per superarla mi ferma per un
braccio e mi dice - “tuo padre è in salotto, passa per
la cucina e vedi di non tornare più a casa dopo aver fumato”
- detto ciò, esce lasciandomi perplesso. Mia madre che si
preoccupa per me? Addirittura mi ha parato il culo da mio padre!
Seguo il tragitto che mi ha suggerito ma, la voce potente di mio
padre, mi riprende dal salotto - “Takanori. Vieni qui” -
poteva andarmi bene? Ovviamente no.
Non
entro nella stanza. Mi limito a varcare leggermente la soglia -
“dimmi” - dico secco.
“Perché
non sei tornato a casa a pranzo?” - alza il viso dal suo
giornale. Mi guarda schifato.
“Avrei
dovuto?” - incrocio le braccia al petto.
“Siamo
noi la tua famiglia, che ti piaccia o no. Devi rispettare le regole
di questa casa, anziché fare il barbone con quei tuoi amici
frocetti” - spalanco gli occhi. Continua - “non mi farai
sfigurare davanti agli altri genitori”.
“Solo
perché sei il preside di una delle più importanti
università della città, non cambierò per te”
- sputo velenoso.
“Da
oggi in poi, rispetterai ciò che ti dico. Non voglio sentire
lamentele o ti chiudo in camera”. Spero per lui stia
scherzando. Il mio cellulare inizia a squillare. Mio padre continua a
sproloquiare, mentre rispondo - “moshi moshi”.
“Takanori!
Sono Akira, non chiudere la comunicazione per favore” - ci
mancava solo quest'altro idiota!
“Che
cazzo vuoi?! Chi ti ha dato il mio numero?!” - la rabbia inizia
a farsi sentire.
“E'
uno dei tuoi amichetti, non è vero Takanori?!” -
mio padre parla sopra la mia voce.
“Chi
è?” - chiede Akira.
“Mio
padre. Ora dimmi cosa vuoi” - la figura imponente del mio papà,
si alza dal divano. Mi strappa il cellulare di mano e, al microfono
urla - “Takanori è in punizione, non rompere piccolo
impertinente” - lancia l'apparecchio a terra, facendolo in
mille pezzi. Alzo gli occhi su mio padre: sono pieni di odio, proprio
come i suoi. Mi afferra per un braccio ma, prima di trascinarmi in
camera mia, respira a grandi polmoni. Mi assesta uno schiaffo sulla
faccia - “hai fumato, non è vero? Che schifo di figlio
mi è capitato!” - cerco di liberarmi dalla sua presa, ma
non ci riesco è troppo forte. Oltretutto, rispetto alla mia
altezza,
è una montagna. Mi sbatte dentro la mia camera, chiudendo poi
la porta a chiave.
Cerco
di aprirla in tutti i modi: sbattendo i pugni sul legno lucido,
prendendola a calci, ma non riesco a muoverla. Se gli tirassi una
spallata, probabilmente mi fratturerei la spalla. Gli sbraito contro
- “mi fai schifo! Come padre non vali un cazzo, ti odio!”
- inizio a piangere isterico, buttandomi a terra. Passo parecchi
minuti a disperarmi inutilmente. Questa storia va' avanti da anni.
Tutta la mia famiglia mi odia, forse solo mia madre prova un po' di
compassione per me; mio padre e mio fratello mi odiano. Anzi, mio
fratello mi ignora, è come se fosse figlio unico. Lui è
all'università e studia leggi. Un vero figlio modello.
Tra
i miei singhiozzi e le mie lacrime amare, mi addormento, riuscendo ad
annullare ogni mio pensiero negativo.
Un
bussare incessante, disturba il mio riposo. Mi sarebbe piaciuto
continuare a navigare tra i miei sogni, e non svegliarmi mai più.
La voce di mia madre mi avvisa dell'arrivo di un amico. Chi mai potrà
essere?
“Prego,
entra pure” - dice mia madre. Apre la porta, chiusa a chiave;
io mi stropiccio gli occhi e mi siedo. Mi fa male tutto il corpo: ho
dormito per terra.
Appena
alzo il viso, il mio peggior nemico mi si para davanti. Cosa cavolo
ci fa qui, Akira?! Chi gli ha detto che abito in questo quartiere?!
Un
moto di rabbia mi assale. Gli tiro uno schiaffo - “che cazzo
vuoi?!” - sbraito. Non si muove di un centimetro. Come se non
l'avessi colpito. Non risponde. Non reagisce. Sembra quasi sia fatto
di cemento.
“Allora?!”
- continuo incazzato. I suoi occhi mi fissano. Non sono rabbiosi,
anzi posso dire chiaramente di notare uno strano luccichio
illuminarli.
“Volevo
vedere come stai e mettere una fine alle nostre discussioni senza
senso” - dice. Il suo sguardo si affila, non è
minaccioso. Mi affascina; senza motivo avvampo come un bimbo.
“Non
voglio sentirti. Dopo stamattina poi” - chiudo gli occhi
stanco. Non voglio più essere preso in giro, non voglio
sentire certe stronzate. Due braccia mi stringono al petto. E' una
morsa dolce, non porta rancore o rabbia.
“Non
voglio più litigare con te Takanori. Yutaka e gli altri mi
hanno spiegato cosa passi ogni giorno qui dentro. Tuo padre non mi ha
salutato quando sono arrivato, solo tua madre mi ha accompagnato da
te... perché eri chiuso in camera?” - le lacrime
spingono per uscire. Non voglio che sfuggano al mio controllo. Ma è
tutto inutile ed inizio a singhiozzare. Abbraccio Akira, stringendo
se possibile, ancora di più a me. Lui non allenta la presa,
anzi, mi tiene forte e mi accarezza i capelli.
Dov'è
finito tutto il nostro odio? Dove sono le prese in giro, i litigi, le
parolacce, gli sproloqui? Yutaka aveva ragione. C'era molto di più
dietro ad ogni nostro problema. Qualcosa di cui forse noi abbiamo
paura; qualcosa che non ci è chiaro, ma che stiamo liberando
adesso, cercando di capire cosa succeda. Mi dondola piano come fossi
un bambino, mentre il mio pianto è inarrestabile.
Rimaniamo
uniti parecchi minuti finché alzo il viso, e gli occhi di
Akira mi accolgono sorridenti. Mi passa un pollice vicino alle
ciglia, per togliere le ultime lacrime sopravvissute.
“Sotterriamo
l'ascia di guerra, Taka” -
dov'è il nostro odio?
“Possiamo
ripartire da qui?” -
Akira ho paura di ciò che potrà capitare.
Perché
il mio cuore batte così velocemente? Perché il suo
sguardo mi mette in soggezione, come fossi un bambino di tre anni a
cui fanno un complimento? Perché deve essere così
complicato capire cosa succede ad i propri sentimenti?
Il
mio amico si china leggermente, poggiando la sua fronte sulla
mia - “scusami” - sussurra sulle mie labbra, per poi
baciarle.
Oh
santissimi dei, cosa diavolo sta succedendo?! La gente impazzisce ed
io non ne sono consapevole?
Il
nostro è un contatto semplice, uno sfiorarsi di labbra. Lo
allontano poco - “cosa... succede Akira?” - faccio un
paio di passi indietro, incapace di capire cosa veramente abbia
portato tutta questa bontà, in un ragazzo che fino a stasera,
mi odiava. Non senza essere ricambiato ovviamente.
“Te
l'ho detto. Ho parlato con Yutaka. Mi ha... aiutato a capire che...
in fondo non sei così male come mi stavo auto-convincendo...”
- mi si avvicina di un passo - “il pugno di Yuta mi ha scosso
parecchio. Lui non arriva mai a questi livelli e lo sai. Odia la
violenza ma non poteva più sopportarci... Takanori
perdonami... se non mi avesse aperto gli occhi... non avrei mai
accettato il fatto di essere cotto di te”.
Che
cosa?
“Nande?!”
-
sono totalmente interdetto. Adesso Akira prova attrazione nei miei
confronti? Sicuramente sto ancora dormendo. Non è possibile.
“Takanori...
per favore...” - la sua voce è così dolce, non
credo di averla mai sentita così. Sta succedendo tutto troppo
velocemente. Prima odio poi amore. Che cazzo! Potrei impazzire!
Avanza verso di me di un altro passo - “non avvicinarti!”
- la mia voce ha assunto un'intonazione parecchio isterica. Sembro
una donna mestruata.
“Taka...”
- i suoi occhi. Sono l'unica cosa che mi colpiscono nel profondo.
Così dannatamente felini, ma affascinanti. Se mi prendesse in
giro? Se fosse tutto un orribile scherzo? Perché ho il cuore
in fibrillazione? Cosa sta succedendo?!
“Non...
non fa ridere Suzuki” - lo chiamo per cognome, magari suona più
duro e autoritario. Tutto ciò che ricevo, è un mezzo
sorrisetto soddisfatto - “lo so che può suonare una
presa per il culo. Ma posso assicurarti che non è così”.
“Non
ho bisogno di te, Akira”
-
altre lacrime rigano il mio volto. Perché devo essere così
debole.
“Takanori
proviamoci... proviamo... proviamo a stare assieme” - spalanco
gli occhi. Nemmeno mi accorgo che lui mi è praticamente sopra
e mi stringe tra le braccia nuovamente. Tutto questo affetto inizia a
farmi effetto. Non posso credere di provare qualcosa per
quest'essere.
“Come
faremo a dimenticare tutto?” - chiedo.
“Io
non sono orgoglioso Taka... tu si?” - se lo fossi, non si
spiegherebbe questo calore che sento e questa perenne tachicardia.
Scuoto la testa.
“Ho
passato cinque anni a cercare di non abbandonarmi ad i sentimenti...
ho sempre provato l'ebrezza del sesso, portandomi a letto moltissime
ragazze. Tutte con l'intento di conquistarmi... ma come potevano
avermi se io cercavo di non innamorarmi di te? Lo so che è
difficile da accettare Takanori, ma proviamoci...”.
“Dai
per scontato che io ti voglia”
-
dico senza pensare. Mi porto una mano alla bocca; certo che lo
voglio. Malgrado le sue prese in giro, Akira mi è sempre
piaciuto.
Bello
e dannato,
possono essere due aggettivi che gli calzano perfettamente addosso.
“Non
mi vuoi?” - chiede con tono dispiaciuto. I nostri occhi
s'incontrano nuovamente: è sconcertante quanto io sia basso.
Non che Akira sia una cima ma, la differenza si vede parecchio.
“Baciami
Akira” - dico in uno slancio di coraggio. Non so cosa sto
facendo, non so se sia giusto o sbagliato. Ho paura di soffrire,
oltretutto non voglio pensare che la nostra rottura, possa portare
alla divisione del nostro gruppo di amici. Non sopporterei di non
uscire più assieme a Yuu, Kouyou e Yutaka. Non sopporterei
probabilmente la mancanza di Aki. Meglio pensare in positivo, ora che
vedo il mio... come posso definirlo? Ragazzo? Amico? Migliore
amico?
Non abbiamo mai parlato se non per litigare. Non so come faremo a
sopportare una relazione ma... che m'importa? La vita è una,
si fotta tutto il resto. Mi metto in punta di piedi, e le mie labbra
si scontrano con quelle di Akira. Questa volta nessuno dei due è
intenzionato a lasciare un bacio talmente delicato da sembrare
inesistente; avvolgo le mie braccia attorno al suo collo e lui mi
stringe i fianchi. Indietreggia piano e finiamo stesi sul mio letto.
Bene, direi che come inizio non c'è male.
Il
contatto diviene più profondo quando sento la sua lingua,
spingere contro le mie labbra. Le dischiudo e subito sento le due
gemelle scontrarsi. E' una danza disperata la nostra e qui, capisco
che mi sono innamorato di lui. Con un bacio si possono capire molte
cose. Da questo ho
capito che lo amo. Ho sempre provato un sentimento così
potente, ma non sono mai riuscito a tirarlo fuori proprio perché
ci siamo sempre odiati.
Ecco
perché provavo una sensazione di fastidio, quando lo vedevo
accerchiato dalle ragazzine eccitate che lo stringevano e tiravano
come fosse un pupazzo. E lui sorrideva come un ebete.
Il
bacio che ci unisce si fa sempre più appassionato e bagnato.
Dovremmo fermarci, mentre sento una sua mano accarezzarmi un fianco.
Vorrebbe andare oltre, ma si sta trattenendo. Oltretutto ci sono i
miei genitori e... - “Taka? Tutto bene?” - mia madre
bussa alla mia camera. Quando ci sono ospiti fa sempre la gentile. Ci
stacchiamo immediatamente.
“Tutto
bene, grazie”
-
rispondo con un pizzico di acidità. Aspetto di sentire i suoi
passi allontanarsi dalla mia stanza, poi parlo - “bene ecco
io...” - Akira m'interrompe.
“Cosa
succede alla tua famiglia, Taka?” - dovevo aspettarmi una
domanda del genere. Sospiro rassegnato: tanto vale raccontare tutto.
“Beh
ecco vedi... mio padre e mia madre mi hanno praticamente rinnegato.
Mio fratello non mi calcola di striscio, reputandosi figlio unico.
Stasera... beh mio padre mi ha messo in punizione impedendomi di
uscire e di vedervi. Quando mi hai chiamato ero nervoso anche per
colpa sua” - senza poterlo prevedere, mi abbraccia.
“Vieni
a vivere da me allora, Takanori” - spalanco gli occhi mentre
ricambio il gesto.
“Eh?”
-
il mio tono di voce, sembra quello di una donna.
“Hai
capito bene... ormai vivo da solo. Mia madre mi ha lasciato la casa,
perché con la nonna e mia sorella si sono trasferite a Tokyo”.
In effetti è un'ottima offerta.
“Io
non so-”
“Non
ti violento, lo prometto Taka. Ma se devono distruggere la tua
psicologia così, devi andartene... vieni con me”. Poso i
miei occhi sulle sue labbra. Faccio vagare il mio sguardo per tutto
il suo viso, per poi annuire debolmente.
Mi
sorride senza dire una parola - “però prima... dobbiamo
uscire almeno un po' come... come...” - non so cosa
siamo. “Come due che stanno assieme? Certo Taka” - il
mio cuore perde un battito.
“Takanori”
- mi prende il mento tra due dita - “ti prometto che ti
rispetterò da oggi in poi e cercherò di non farti
soffrire... abbiamo già dato che ne dici?” - annuisco,
mentre sento le lacrime spingere per essere liberate.
“Dovrebbe
essere amore questo?” - dico stringendolo a me.
“Credo
proprio che lo sia piccolo”.
Ormai
il mio battito cardiaco non ha più mezze misure. Ho va' troppo
veloce, o troppo lento.
Ma
è la prima volta che mi sento amato.
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Owari
♥
○ ° ● ◦ •˚♫
NdA:
Si
fantastico ò_ò ho trovato questa ff non terminata,
nelle cartelle del mio pc ò_ò finalmente vede la luce!
:'D quanto non può piacermi secondo voi, da uno a dieci? D:
80? 100?
A
presto caVe. Bibidi bobidi bù, e con uno schiocco non ci sono
più (?)
Amy
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