Ali abbastanza grandi per volare

di La Mutaforma
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Io e la mia fissazione per il volo. Ridicolo. 
Questa è una commissione di Najmee. Perchè decido anche di improvvisare le commissioni. La fanfic non ha praticamente nulla di AltMal, anche se era partita con quell'intenzione. Spero che sia comunque di tuo gradimento.
La Mutaforma





Spesso Malik chiudeva il suo polveroso volume e portava gli occhi verso mete più irraggiungibili di quelle di cui leggeva.
Il cielo è chiaro oggi. Allah ci ha regalato il sereno.
Potesse questa limpidezza esserci anche altrove. Nei miei pensieri. Solo per ora.
Chiuse gli occhi, entrambi, senza concentrarsi su nulla.
Aspettò il sereno.
Altair entrò dalla porta per chiedere la prossima missione. Fu abbastanza accorto da non chiedergli perché fosse lì, ancora dopo tanto. Ancora a provare di sognare.
 
Spesso Malik sentiva le aquile volare sopra il tetto del rifugio. Dal bancone bastava allungare lo sguardo verso il soffitto aperto, oltre la grata.
Non le vedeva, ma sapeva che erano lì, che volavano libere, nel cielo senza barriere.
Niente grate, niente reti, niente lacci. Immerse in quell’infinitudine che faceva paura.
Malik non sapeva volare. A Malik mancavano le ali.
 
Forse è il dramma di chi ha troppo tempo per pensare, e che quando pensa non pensa al futuro.
Bensì a tutto che smettere di esserci, di esistere, di tutte le labbra che di colpo smettono di sorridere.
Salute e pace, fratello.
…Non esiste pace in questo mondo. E non sono fratello di nessuno.
Sono unico figlio di tragedia, lacrime e sangue.
 
Ricordò di un bambino sulle mura, che inseguiva le colombe e raccoglieva le penne che le sue piccole mani riuscivano a strappare al vento e ai suoi singhiozzi.
Ricordò i brandelli di quel fanciullo che correva scalzo, con gli occhi nel sole, a raccogliere piume per farsi un paio d’ali.
Ricordò la paura prima di saltare, e il senso di vuoto che lo prendeva.
Era lo stesso vuoto che provava allora, davanti a quel libro polveroso, fiumi di inchiostro sul bancone e le aquile che volavano tranquille nel chiuso soffitto, come se potessero girare all’infinito, senza mai smettere.
Altair entrava dalla porta e l’incanto svaniva.
“Salute e pace, fratello”
 
Ti perdonerò un giorno.
Ma oggi è troppo presto.
Un giorno ti perdonerò, Altair, e quel giorno riprenderò a sognare.
 
Ma Malik non aveva mai saputo sognare, né lui né il bambino sulle mura.
Non aveva mai avuto ali abbastanza grandi per volare.
E forse la gabbia, come a tutti gli uccelli feriti, non gli stava stretta. Anzi, era abbastanza grande da temere di perdersi.
Nell’infinito spazio che passa tra un ricordo all’altro.
Senza nemmeno braccia sufficienti per aggrapparsi al bancone se la marea dovesse sollevarsi.
Poi entrava Altair per chiedergli la piuma.
Malik non era mai pronto a perdonarlo.
 
Salute e pace, fratello.
La tua presenza ci assicurerà entrambe.
 
 
 
 




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