Disclaimer: I
protagonisti della storia non mi appartengono e non mi fanno guadagnare
neanche un centesimo su quello che scrivo. Nemmeno sanno che scrivo su
di loro.
REMEMBERING OLD TIMES
Ricordi
quando ci incontrammo per la prima volta al liceo di Teignmouth? Io ero
il fighetto, tu l’alternativo fattone, e non la finivo di
prenderti in giro quando ti beccavo a ciondolare per i corridoi sotto
l’effetto di qualche canna. Un giorno però la
provai, e quella volta fummo due disgraziati che pencolavano fuori
dalla classe come coglioni; tra una risata e l’altra, la tua
curiosa domanda:
“Suoni
qualcosa?”
In
teoria uno snob come me non si interessava a lasciare fiumi di sudore
dietro uno strumento; segretamente, però, quando tornavo a
casa mi mettevo dietro le pelli a strimpellare: tu sei stato il primo a
saperlo.
Il
primo a chiedermi, quasi per gioco “Mettiamo su una band e
spacchiamo il culo al grigiore di questa città
schifosa?”.
Il
primo all’infuori del giro dei miei parenti che mi vide
effettivamente pestare le bacchette su tamburi e piatti, e che si
complimentò con me per la grinta che ci mettevo, facendomi
credere in quello che era semplicemente un hobby a tempo perso. Il
primo a cui io stesso dissi “Sei mostruoso!” quando
vidi cosa eri capace di fare al pianoforte, per non parlare di come
plasmavi la tua voce. Ti insegnai le basi della chitarra, e non ci
volle molto prima che tu superassi il maestro.
Poi
si aggiunse il nostro grande Chris, che per noi fece lo sforzo di
lasciare la batteria a me ed imparò a muovere le dita sulle
quattro corde; cambiammo decine di nomi, l’uno più
strambo dell’altro, vincemmo la Battle of the Bands
con un’esibizione al limite del vandalico, riuscimmo fra le
difficoltà a registrare il primo album…
Diventammo
grandi anno dopo anno, tra muri di amplificatori devastati, strumenti
distrutti, botte, graffi, ferite, cadute, sbronze paurose e
allucinazioni dovute ai funghetti: noi eravamo il maelstrom,
travolgevamo chiunque, nessuno rimaneva indifferente alla nostra
follia. Nemmeno noi stessi.
Capii
che tu eri molto più di un amico, a furia di stare insieme e
stuzzicarci, inizialmente per la gioia delle fans. Lo compresi quando
una sera sul palco mi trovai sotto di te, le nostre labbra congiunte in
un bacio che doveva sapere di stage-play, ma che ebbe tutto un altro
gusto, sia per me , sia, almeno credo, per te. La faccia del nostro
eterissimo Wolstenbeast, quando ci beccò per
l’ennesima volta a scambiarci effusioni, capendo che non si
trattava solo di una messinscena, fu impagabile.
Diamine,
quanto tempo è passato. E ora calchiamo i più
grandi palchi del mondo, abbiamo gli occhi ormai assuefatti dalle luci
strobo, vediamo migliaia di volti che gridano il nostro nome. Ne
abbiamo passate veramente tante, abbiamo riso, sofferto, litigato
insieme. Abbiamo rischiato di lasciarci e mandare il gruppo allo
sfascio quando è morto mio padre: ma tu, Chris, Tom e Morgan
mi siete stati vicini come fratelli. Vi ringrazio ancora per questo,
dal profondo del mio cuore. Voglio che la nostra band continui
finché sarò in grado di battere sulle pelli a
tempo. E, per quanto riguarda te, voglio che il
“noi” duri fino alla fine, piccolo uomo dalla voce
sovraumana.
***
Prima FF
sui Muse che scrivo, una cosa nata da un'ispirazione improvvisa e
talmente divaH da avere la precedenza assoluta su tutto quello che ho
in cantiere. Spero che vi piaccia.
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