primo capitolo
Capitolo Uno
"Problemi con la
legge"
Nihonbashi, quartiere di
Chuo, Tokyo - Ore 09:12
In quella fredda mattina di Novembre anche il sole aveva deciso di
rifugiarsi dietro uno spesso strato di nuvole. Il cielo minacciava di
scatenare un temporale coi fiocchi, ma i giornalisti e i fotografi
delle maggiori televisioni giapponesi non sembravano avere nulla da
temere. Armati di microfoni, macchine fotografiche professionali,
cineprese e ombrelli, sostavano di fronte ad un imponente palazzo di
trentaquattro piani, in attesa di qualcosa. O di qualcuno. La struttura
in vetro e acciaio, sottile come un giunco, sembrava quasi osservare la
folla di gente come un essere umano potrebbe fare con un mucchio di
formiche agitate.
D'un tratto la folla di persone si mosse, captando un movimento dietro
l'immensa porta automatica scorrevole. Un uomo alto e slanciato
uscì dall'edificio, scortato dai poliziotti verso una
macchina
poco distante. I giornalisti scattarono in avanti, decisi ad
intercettare l'oggetto del loro morboso interesse.
"Signor Taisho, la città intera è sconvolta dalla
rivelazione del suo coinvolgimento nel..."
"Sesshomaru Taisho, vorrebbe fare una dichiarazione alle nostre
telecamere?"
"Signor Taisho, sembra impossibile che Ikeda-sama abbia..."
I poliziotti si fecero largo tra la folla, scortando l'uomo verso la
vettura. Sembravano infastiditi, eppure il disagio trasmesso dallo
sciame di giornalisti pareva non avere alcun potere sul signor Taisho,
che si limitò a guardare davanti a sé, ignorando
le
numerose domande e la massa di corpi che li seguiva come api verso il
miele. Entrò in macchina, deciso a fissare un punto
indeterminato del poggiatesta di fronte a sé. Uno dei
poliziotti
sospirò e accese il motore, cercando di farsi spazio
attraverso
i giornalisti e i fotografi che avevano deciso di piazzarsi di fronte
alla macchina.
"SPOSTATEVI, DANNAZIONE!"
Cominciò ad urlare, ottenendo subito l'allontanamento della
massa di gente.
Il signor Taisho, dal canto suo, sedeva tranquillamente sul sedile
posteriore, osservando con una perfetta maschera di indifferenza il
paesaggio dal finestrino. Le vetrine dei negozi scorrevano numerose
sotto i suoi occhi, ma la mente era rivolta altrove. Solo un'ora prima
si era ritrovato nel suo ufficio all'ultimo piano tre poliziotti,
armati di pistole di servizio e mandato d'arresto. Se due ore prima gli
avessero detto che avrebbe vissuto una situazione del genere,
probabilmente si sarebbe fatto una grassa risata. Ed è da
dire
che lui non sorrideva praticamente mai, figuriamoci farsi delle grasse
risate.
Aveva deciso di avvalersi del diritto di parlare solo in presenza di un
avvocato, approfittando dei propri diritti. E questa sarebbe sembrata
agli occhi dei più una decisione azzeccata, almeno se il suo
caro avvocato non avesse deciso proprio il giorno prima di andare in
vacanza a Mosca con tutta l'allegra famigliola. Sospirò
impercettibilmente. No, a quanto pare non c'era nulla che gli andasse
bene in quel periodo.
E, proprio mentre pensava a queste cose, cominciò a piovere.
Jinbocho, quartiere di
Chiyoda, Tokyo - Ore 09:29
"Mh... Che ore sono?"
La voce impastata dal sonno del suo ragazzo le giunse alle orecchie.
Non potè fare a meno di sorridere, mentre finiva di mettere
il
rossetto rosso sulle labbra e si apprestava a tornare in camera da
letto per recuperare la giacca del tailleur nero.
"Le nove e mezza. Devi svegliarti, Sango ti aspetta."
Gli stampò un bacio freddo sulle labbra, non curandosi di
togliergli il segno provocato dal rossetto. Compose in fretta un
sorriso e osservò il ragazzo sollevarsi le coperte fino al
mento, cercando di ignorare l'orario. Kohaku era sempre stato un
dormiglione, a differenza sua.
"Forza, Kohaku. Questa sera non ho voglia di sentire le tue lamentele
su quanto Sango sia dura con te... Ha tutte le ragioni del mondo, visto
che razza di fratello pigro e ritardatario si ritrova!"
Aggiunse, per poi afferrare la giacca e la valigetta in ecopelle nera.
"Io vado! A stasera!"
Non si fermò a sentire il saluto del suo fidanzato e
uscì
di casa, chiudendosi la porta alle spalle. Il cielo grigio piombo di
quella mattina era capace di metterle una tristezza immensa addosso. Si
diresse rapidamente verso la propria utilitaria, una Suzuki Swift blu
metallizzata, comprata con grandi sacrifici. Mise in moto e accese la
radio, sintonizzandosi sulla frequenza che trasmetteva
il radiogiornale del mattino. Dal
momento che non aveva mai tempo per comprare un quotidiano, l'unico
modo
per essere sempre aggiornata su ciò che succedeva in
Giappone e
nel mondo era ascoltare la radio. Uscì dal parcheggio in
retromarcia, facendo un cenno con la mano a Kaede, la sua anziana
vicina di casa intenta a potare i cespugli, e si mise sulla carreggiata.
"E' con grande stupore
che annunciamo che Sesshomaru Taisho è
stato arrestato questa mattina e portato via dal suo ufficio nel
quartiere di Nihonbashi, Chuo. Il signor Taisho è accusato
di
speculazione edilizia e di favoreggiamento alle attività
della
Yakuza, la più grande organizzazione mafiosa giapponese. Si
sospetta che l'imprenditore abbia avuto numerosi contatti con i
maggiori capi mafiosi e questa, insieme ad altre accuse, ha portato
all'arresto dell'uomo d'affari e al suo trasferimento alla stazione di
polizia sotto la supervisione del tenente Takumi Hiroito. Gli
aggiornamenti su questa notizia saranno presto disponibili per
l'edizione delle 20:00."
Cominciò a tamburellare le dita sul volante, il piede
calcato sull'acceleratore. Aveva prestato una blanda attenzione al
servizio del radiogiornale, concentrata com'era sulla guida. Conosceva
Sesshomaru Taisho. Non perché fosse un uomo famoso e
apparisse spesso sui giornali, ma piuttosto perché,
talvolta, le erano capitati sotto gli occhi i fascicoli delle denunce
che l'imprenditore aveva collezionato nel corso degli anni e che la
ragazza aveva dovuto portare al suo capo, cioè all'avvocato
personale di Taisho-san. La polizia ci sarebbe andata giù
pesante quella volta. Il reato di speculazione, per uno come
Sesshomaru, poteva essere accantonato con una bella somma di denaro, ma
il favoreggiamento alla mafia significava solo avere un grosso,
grossissimo problema.
Giunta in ufficio e sistematasi sulla sedia di fronte alla scrivania,
cominciò a dare una lettura ad alcuni fascicoli e a battere
qualche appunto al computer. La giornata trascorse velocemente e in
tranquillità, vista l'assenza del capo, e la ragazza
riuscì a svolgere il suo lavoro in santa pace.
Alle sei e mezza raccolse tutte le sue cose, chiuse con uno scatto la
valigetta e si diresse verso l'uscita dell'ufficio. Allungò
la mano verso la maniglia, ma lo squillo del suo telefono la distrasse.
Tirò fuori il Blackberry dalla tasca del cappotto lungo
color crema e osservò il display, le sopracciglia scure
aggrottate.
Numero sconosciuto.
Era forse qualcuno che intendeva divertirsi facendo scherzi stupidi? O
un operatore di quei dannati call center in cerca di persone a cui
proporre nuovi contratti? Decise di rispondere e fugare così
ogni dubbio.
"Pronto?"
"Buonasera. Parlo con la signorina Rin Ogawa?"
Il suo interlocutore aveva una voce chiara e un accento particolare.
"Sì, sono io."
"Mi chiamo Koga Murakami. Spero di non disturbarla. Ha cinque minuti di
tempo da dedicarmi?"
"Non c'è problema, ho appena finito di lavorare. Mi dica
pure."
"Bene. L'ho contattata per una questione spinosa e che, temo, solo lei
possa risolvere ora come ora, vista la sua ovvia posizione* e
l'ammirazione che l'avvocato Sakamoto nutre per lei."
Fece una piccola pausa, come se stesse prendendo fiato per dirle
qualcosa di spiacevole.
"La chiamo a nome di Sesshomaru Taisho."
*La "ovvia posizione" fa riferimento al fatto che Rin, lavorando nello
studio dell'avvocato personale di Sesshomaru, sia adatta a lavorare al
caso, anche perché, come dice lo stesso Koga, l'avvocato
Sakamoto nutre grande rispetto per lei.
~
Angolo Autrice
Ciao a tutti!
Dopo un mese di elaborazione ho finalmente deciso di pubblicare il
primo capitolo della mia nuova Long Fiction. Una Rin/Sesshomaru
ambientata ai giorni nostri, con una trama che, spero, possa piacervi e
appassionarvi. Era da tanto che cercavo di elaborare i personaggi e
l'andamento dei vari capitoli. E' stata dura, davvero. Non ricordavo
quanto fosse difficile, visto che l'ultima long che ho pubblicato
risale ad alcuni anni fa.
In attesa dei vostri commenti,
Giulia
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