Momenti di trascurabile felicità
Ⅰ.il bambino e il disegno
Il sole cala e
Leonardo è lì, in un tavolo all’angolo del locale e soddisfatto alza il foglio
su cui lavorava. Giuliano, seduto davanti a lui che si perde nel fondo del
bicchiere, alza lo sguardo verso l’altro che, con un sorriso sulle labbra e l’eccitazione
di un ragazzino, ha appena finito il disegno di quel bambino di pochi mesi in
braccio alla madre che ha visto qualche ora prima al mercato.
«E’ molto bello»
commenta semplicemente Giuliano, mentre Leonardo ordina da bere, abbandonando
la sua piccola opera d’arte sul tavolo – come fa con molte altre.
Ⅱ.il principe
Il fiatone scompare
lentamente, la mano ritorna ad afferrare con forza ed eleganza l’arma con cui Giuliano
ha combattuto poco prima. Ha sconfitto il suo avversario, messo a terra con la
solita destrezza di cui può vantarsi. Alza lo sguardo per ammirare la folla
applaudire e acclamarlo, «il Principe!», urlano in coro. Anche suo fratello,
che siede comodamente sotto il baldacchino rosso, ha una specie di ammirazione
negli occhi: «allora qualcosa sa fare», sembra pensare.
E poi c’è Leonardo, in
prima fila, con la sua postura un po’ storta e noncurante – applaude debolmente,
senza la frenesia di tutti gli altri fiorentini. E questo a Giuliano basta.
Ⅲ.la visita
Succede che ogni tanto Giuliano
lascia il palazzo mediceo e si reca nella dimora di Leonardo, sapendo di
trovarlo lì e non altrove, da solo perché manda puntualmente Nico o da Zoroastro, o al mercato oppure ancora da Verrocchio a richiedere alcune cose. Proprio questa
sicurezza gli permette di aprire la porta piano, senza bussare, quasi non
volesse interrompere qualche strano studio dell’artista su qualsiasi cosa
avesse posto la sua attenzione.
Eppure, Leonardo alza lo sguardo
dai suoi fogli quando sente la porta cigolare, poggia sul tavolo il carboncino
e abbozza un sorriso tra lo stanco e il rassicurato: Giuliano è arrivato.
Ⅳ.lenzuola cremisi e segreti
Lo guarda, con il volto affogato
nei cuscini e le palpebre socchiuse,
come se questo potesse aiutarlo a decifrare meglio quello che vede negli occhi
di Giuliano. Lo studia, e il de’ Medici lo sa, lo capisce perfettamente. Sorride
al pensiero dell’immagine che Leonardo si è probabilmente fatto di lui, ma che
non ci è dato sapere. E’ un segreto – come è un segreto anche quello che hanno
fatto tra quelle lenzuola. Leonardo sbadiglia e gira il viso dall’altra parte,
infila le braccia sotto il cuscino e Giuliano prega silenziosamente che le
tolga da lì, prima o poi, oppure si addormenteranno e la mattina saranno
estremamente pesanti e noiose da portarsi dietro, faranno semplicemente male. E
Leonardo stizzito è la cosa più pericolosa del mondo.
Passano i minuti, può quasi
immaginarsi il tic tac dell’orologio
a pendolo dello studio di Lorenzo, sospira e si appoggia sul gomito, Leonardo
dorme e lui ne è contento. Allunga una mano verso la sua schiena e con il medio
ne percorre la colonna vertebrale, fino ad arrivare al lenzuolo cremisi che lo
copre dai fianchi in giù.
E’ bello – pensa, vergognandosene
lievemente, eppure le sue guance si colorano della stessa tonalità del lenzuolo.
Anche quello sarebbe rimasto un
segreto.
Ⅴ.baci nascosti
I passi di Dragonetti e dei suoi
si allontanano, il corridoio ritorna di nuovo vuoto, lasciando i due da soli.
Giuliano si appoggia sul muro e guarda Leonardo, Leonardo si avvicina e senza
fiatare appoggia le mani sui fianchi dell’altro, si allunga e unisce le loro
labbra in un piccolo bacio, di quelli che esprimono tutta l’emozione che una
persona non riesce a dire, che bisogna chiudere gli occhi, per apprezzarlo.
«Se ci vedono, io negherò tutto,
dirò che siete stato voi a sottomettermi e sarete accusato di nuovo di sodomia»
pronunciò il de’ Medici, spingendo con poca convinzione Leonardo per le spalle,
che non si mosse di un millimetro.
L’artista allora allunga una mano
verso la finestra a pochi centimetri da loro, prende il lembo della tenda rossa
e oro e la tira addosso ad entrambi, «così non ci vedrà nessuno», pronuncia, e
prima che Giuliano potesse dire altro lo bacia di nuovo.
Ⅵ.«ciacco»
«Leonardo, credo che siate
ubriaco» la voce di Giuliano suona come quella di una madre premurosa ma
severa, siede con le braccia incrociate e i gomiti sul tavolo, allungandosi
verso Leonardo, come se la vicinanza servisse ad aiutare l’ubriaco a rinsavire.
«Sono cosa?» chiede l’altro,
agitando il bicchiere vuoto per avere altro vino, Giuliano alza un braccio e
posa il palmo della mano sul boccale, abbassando poi questo fino a quando non finisce
di nuovo sul tavolo.
«Ciacco».
Leonardo ridacchia, le dita
smettono di stringere il boccale e lo guarda quasi divertito, «Ciacco è quello che mangia tanto: “Voi cittadini mi chiamaste Ciacco: | per la dannosa colpa de la gola, | come tu vedi, a la pioggia mi fiacco”»
«Sottigliezze» allorché Giuliano
si alza (chiedendosi come diavolo facesse Leonardo a recitare la Commedia di
Dante Alighieri da ubriaco), dalla tasca estrae qualche moneta e le lascia sul
tavolo come pagamento per il beveraggio, raggiunge Leonardo e lo fa alzare,
passandogli un braccio attorno al fianco e mettendosene uno sulle spalle, «vi riporto a casa», e con questo esce dalla
taverna.
Ⅶ.dietro le quinte
«Vi è piaciuto?»
Quella è la prova del nove:
Giuliano sa che, dipendendo dalla risposta di Leonardo, tutta la sua carriera
da regista e organizzatore di eventi teatrali poteva continuare oppure essere
demolita. Rabbrividisce quando sente le sue mani sciogliere i nodi ed i bottoni
della sua camicia e poi sfilargliela con calma, il tessuto scivola sulle spalle
e poi sulla schiena, le dita di Leonardo subito dopo sfiorano le pelle del de’
Medici.
«Molto», risponde semplicemente,
per poi lasciare un bacio sulla spalla nuda dell’altro.
Ⅷ.le cose buone arrivano a chi le sa aspettare
Sospira: anche quel giorno non si
sono visti, neanche di sfuggita. Ma forse va bene così: la miglior parte del
viaggio non è la meta, quanto l’attesa.
Ⅸ.la locanda del Santo Bevitore
Nonostante Leonardo abbia il suo
locale di fiducia, recentemente ne ha scovato uno nuovo, dove non ci è una
Vanessa che con la sua “campana della notte” caccia i poveri ubriaconi e gli
artisti come lui via, e soprattutto è meno soggetta alle scampagnate di
Dragonetti. Molte volte, lui e Giuliano rimangono soli, in questa tale locanda
del Santo Bevitore, e soli bevono, senza dire una parola. E’ piacevole
stare in silenzio con qualcuno senza sentirti a disagio.
Ⅹ.amore c’ha nullo amato amar perdona
Ci sono quei momenti in cui
Leonardo abbassa gli occhi e serra le labbra, pentendosi di aver iniziato una
frase e di non averla finita; non l’ha mai concluso, quel «io ti amo» che vuole
sempre rivolgere a qualcuno ma che puntualmente si blocca, aggrappandosi per
non uscire.
«Io…»
la bocca rimane socchiusa qualche attimo, poi si chiude, sospira e ritorna a
scarabocchiare, infastidito da sé stesso.
Giuliano allora lo tranquillizza,
gli poggia una mano sul capo come farebbe con un bambino e gli lascia un bacio
su quella fronte sempre aggrottata, pensosa, «lo so», e poi ritorna alle sue
mansioni. Leonardo, rassicurato, ritorna a disegnare.
Note d’Autrice ▪ odio la
puntata 07 A volte ritornano.
Se vi state chiedendo se un giorno mi stuferò, la risposta è: sì,
molto probabile. Ma non è questo il giorno (fino ad allora noi combatteremo,
per Gondor!).
Allora, che cos’è ‘sta cosa?
Legittima domanda.
Tutto questo mi è venuto in mente mentre pulivo la mia scrivania,
mi sono imbattuta in un libro che mi rendo conto di non aver mai letto, così lo
sfoglio e scopro che è un elenco di momenti
di trascurabile felicità che fanno parte della quotidianità dell’autore.
Così, mentre smaltivo ancora la 07 che mi ha lasciato un buco nel cuore
(davvero, non guardatela, nuoce alla salute), mi è venuta la malsana idea di “cercare”
dieci momenti di trascurabile felicità di Giuliano/Leonardo e di scriverle
attraverso delle drabble (nel senso “tesi molto piccoli”),
dando dei titoli a tutti loro.
Per chi ha già letto le mie altre fic,
sa il motivo del “Principe” riferito a Giuliano. Tuttavia, vorrei chiarire
alcune cose lasciate implicite in alcuni punti u.u
·
“Ciacco” è
riferito alla spiegazione della mia prof. di italiano (non sto scherzando +.+),
quindi al “porco” inteso come “quello che mangia molto”, i versi successivi
sono quelli della Divina commedia – no, non è una semplice coincidenza che i
golosi siano nel sesto canto e che sia la sesta drabble
♡ (in realtà lo è, ma fate finta
che non lo sia).
·
La settima è
stata scritta in modo che ognuno si immagini liberamente chi vuole – non sono
pazza.
·
L’ultima ha
come titolo un verso della divina commedia, canto quinto (ma va?), mi piaceva
pensare che l’amore che c’è tra Giuliano e Leonardo non permettesse all’altro
di non ricambiare, nonostante le parole non escano dalla bocca dell’artista.
Spero dunque che tutto
questo vi possa essere piaciuto, almeno un po’.
Alla prossima!
radioactive.