Tutta colpa di Betelgeuse
“Là dove c’è luce, l’oscurità è in
agguato, e il terrore regna.
Ma grazie alla spada di un cavaliere,
ora l’umanità ha una speranza.”
Quanto può essere interessante, la vita di un Madougu al servizio di un Cavaliere
Mistico?
Questo genere di oggetti dal potere
fatato, servono in maniera impeccabile i propri eroici padroni, aiutandoli
nella perenne lotta contro gli Orrori.
Zarba, l’anello gotico parlante,
che serve la famiglia Saejima da diverse generazioni,
è uno di essi.
Un gioiello guida, che aiuta Kouga
Saejima, il suo flemmatico proprietario, a gestire al
meglio il ruolo di Garo, il Cavaliere
Dorato.
Se ne sta lì, l’anello, nella sua teca in
attesa di essere indossato, o di rilevare la presenza di qualche sospetta
creatura del male.
Intorno al suo piccolo mondo, c’è poca luce. Giusto uno
sprazzo filtra diretto da una delle finestre della stanza. Fuori è buio, il cielo è tinto di un blu profondo e sconfinato,
con qualche stella qua e là a rendere la notte ancora più veritiera.
C’è né una, in particolare, che fa tanta luce. Ha un colore caratteristico,
intenso, rossastro, che la rende diversa dalle altre. Un
puntino luminoso che cattura da subito l’attenzione dell’anello loquace, che si
fissa ad osservarla con impegno.
Un bello spettacolo, non c’è che dire, da condividere soli,
in una teca messa lì in quella stanza buia.
Lo scorrere lento delle lancette dell’orologio, pian pianino
avanza.
Quel blu intento e profondo, si sfuma sempre di più, un po’
per volta, fino a divenire azzurro cenere.
Eccole là, le prime luci dell’alba
che illuminano la città ancora assopita, e la tingono di luce. Tutto dorme
ancora, perfino gli animali. Tutto tace. Tutto è addormentato. Tranne Zarba. L’anello è vigile,
attento. Aspetta con ansia che il suo padrone lo venga
ad indossare per cominciare insieme un’altra giornata avventurosa a caccia di
Orrori.
Zarba è sveglio, ma forse non
troppo per la sua mente ingegnosa che sembra d’un
tratto incepparsi. E’ strano, ma… tutto attorno a lui pare avere una dimensione
diversa, proporzionata alla sua misura. Non si sente più il piccolo oggetto che
in realtà è, e che lo fa sentire minuto, perso in un paese di giganti. E poi, quel calore umano che gli pervade un corpo che lui
non ha mai avuto, è davvero strano.
Zarba non è più nella sua teca
antica. Vede il soffitto, d’innanzi ai suoi occhi, bianco e sconfinato, e il
freddo pavimento, liscio e pulito, fargli da letto.
Come può, lui, avvertire tali temperature? Una parte del suo corpo è
intorpidita. Sembrano gambe, quelle che lui stesso mette a fuoco con i suoi
occhietti attenti. Come può, lui, avere gambe?
Un Madougu può forse sognare?
L’oggetto mistico si solleva dal suolo, mettendosi a sedere.
Gli occhi vibranti, un forte cerchio alla testa, ed un urlo
incommensurabile che riecheggia presto fra le quattro mura della stanza.
E’ questo ciò che accade.
Due mani, due braccia, due gambe.
Si porta rapido quelle stesse mani sul capo, di
consueto metallico e tondeggiante. Sono capelli, quelli che le sue “dita”
stanno toccando?
L’oggetto si guarda attorno, si alza furente, e per la prima
volta, muove un passo da solo. Senza l’ausilio di qualcuno che lo trascini via,
e che gli faccia girare la città, lo faccia correre.
Corre rapido, Zarba, al vetro
brillante e lustro di una finestra. Un’immagine lo fa sussultare. E’ sfocata ma… i contorni sono quelli. Quelli di…
- Un umano…?!- balbetta incredulo, aguzzando
i suoi nuovi occhi in quella vetrata limpida. Non può essere vero. L’anello n’è
più che convinto. C’è uno specchio in quella stanza. Zarba
lo intravede e ci si butta a capofitto, correndo a più non posso. I suoi piedi
si fermano non appena l’immagine chiara dall’altra parte dello specchio, gli si
riflette contro. Parte un secondo urlo, da quella bocca così spalancata e
carnosa, con tanto di denti bianchi e canini lievemente pronunciati, che si
ritrova.
Un umano. Ha davanti ai suoi occhi un umano in piena regola.
Una pelle normale come quella del suo padrone, dei capelli scuri messi
perfettamente in piega dal gel con ciuffi sbarazzini che gli si alzando qua e
là, e senza un briciolo di abito che gli ricopra il
corpo.
Istantaneo è il suo imbarazzo. Svelto, si volta in direzione
di una cassapanca posta sulla sua destra. Solleva l’asse, il baule si schiude e
gracchia acuto. Comincia a frugare all’impazzata, muovendo un braccio in quell’incavo profondo. Eccoli lì, dei vecchi indumenti di Kouga, pronti per essere nuovamente indossati. Li
afferra rapido, cercando alla meglio di ricomporsi come può, come sa fare. Una maglietta bianca a lunghe maniche, e un pantalone scuro dal
drappo lucido di pelle. Nulla più. Ah! Naturalmente,
ai piedi un paio di scarpe nere, da ginnastica e con i lacci.
Un vero supplizio, per un Madougu
come lui, che a stento è stato capace di tirar su la lampo
del pantalone!
- Come farò ad allacciarle, se non sono neppure in grado muovere
queste dita?! – si preoccupa prontamente l’essere
magico, prendendo un po’ sottogamba la situazione. In cuor suo, spera che
questo sia in realtà un sogno, un gradito sogno, però.
Sotto sotto, ha sempre desiderato, almeno una volta,
di correre e passeggiare con le sue gambe.
La situazione non è certo delle
migliori, per il povero anello parlante!
Il sole è sorto. E’ ormai alto nel cielo. Sono le 8, e Kouga tuttora non arriva. Zarba
si fissa ancora una volta allo specchio, poco prima di correre via, verso
l’atrio. E’ strano. Non c’è ancora nessuno, lì dentro. La casa sembra in un
primo momento vuota, deserta, come se non ci fosse vita in quell’enorme
maniero. Kaoru molto probabilmente starà ancora
dormendo. Lei non ama svegliarsi presto la mattina ma… Gonza? Il fedele
maggiordomo a servizio dei Saejima da generazioni,
proprio come l’anello, dov’è? Di solito quel buon uomo è alquanto mattiniero.
Alle 7 è già per casa, a riordinare, rassettare, preparare il
caffè prima che lo faccia Kaoru,
e che immancabilmente, rovini la giornata al suo cavaliere, colui che tratta
come se fosse un giovine normale, Kouga Saejima.
Già… ma proprio Kouga, sì, lui che
si sveglia sempre presto, che dà del filo da torcere a
quella bella pittrice che ama così, ma non troppo, segretamente, che fine ha
fatto?
Zarba si guarda in giro, con la
faccia ancora sconcertata, senza capire il perché. Corre di sopra, spedito come
un fulmine. Per la prima volta avverte il vento attraversagli
la pelle, farlo sentire vivo.
Una ad una, pomello dopo pomello,
asse dopo asse, spalanca tutte le porte che si trovano ai piani superiori, ed
atterrisce. Non c’è nessuno nel vasto maniero.
Saranno forse a fare colazione?
Già, perché non in cucina? Perché
non andare proprio là? Senza pensarci su due volte, il caparbio anello che di anello adesso ha ben poco, fila dritto in cucina. La
soglia è là, davanti al suo sguardo atterrito. Il lungo tavolo è completamente
vuoto, le sedie riposte perfettamente, il pavimento lucido, e le finestre
ancora sbarrate.
Non resta che controllare il giardino.
Apre svelto la porta, lui, con quelle dita che ancora non
riesce a governare a dovere, e finalmente il sole. Quei caldi raggi che gli riscaldano la pelle, un lieve venticello
mattutino che gli scompiglia la zazzera sbarazzina, e la terra sotto i suoi
piedi. Poter sentire tutto ciò, è una magia. Un sortilegio bizzarro.
Con suo disappunto, il piazzale è vuoto. Deserto
come non lo è mai stato in tutto quel tempo.
A Zarba tutto ciò non piace. Non
piace per niente.
E’ come se il tempo si fosse improvvisamente fermato… E
adesso? Che si fa? Lui è un umano, il mondo fuori da quel palazzo è immenso. A chi rivolgersi in un
memento così inatteso ed inverosimile?
I Cani da Guardia dell’Est! Perché
no? Quelle tre monelle gli sapranno senz’altro dare una risposta! Che sia opera di un Orrore?
Inutile restare lì, a riflettere. Bisogna agire proprio come
farebbe il suo proprietario taciturno.
Corre via, Zarba, come un brusco e
novizio vento, con quel corpo scattante, agile e pieno di vita che in un certo
senso comincia a piacergli.
Percorre tanta strada, prima di giungere a destinazione. Il
fiatone comincia a farsi sentire. Infondo, non ci è
abituato, lui! E’ Kouga a muoversi, a spostarsi. Zarba si limita a “seguirlo” senza muovere un dito. Lui sul
dito, c’è già!
La strada, l’asfalto sotto le suole di gomma delle scarpe, i
ramoscelli delle fronde che si muovono appena, e un paio di ragazze in divisa
scolastica, che lo squadrano di sottecchi per poi
ammiccargli una smorfia strana. Lui le osserva spedito, senza fermarsi. Adesso
è un umano. E a giudicare da come lo guardano quelle due donnette in gonnella, anche di bell’aspetto,
probabilmente.
Rapportato in canoni umani, avrà circa venticinque anni… o
forse anche meno, chissà.
L’età di Kouga, per l’appunto.
L’ingresso per accedere al Palazzo
dei Cani da Guardia, è prossimo. Zarba lo vede in
lontananza, e sorride.
C’è una figura, però, in prossimità della celata entrata. E’
di spalle, immobile, come se stesse aspettando qualcuno. Non si vede granché. Zarba assottiglia la vista. Sembrerebbe una donna. Almeno per gli abiti che indossa. Un paio di stivali lunghi,
sull’argento o grigio assai chiaro, ed un abito corto, dal taglio semplice, sul
rosso scuro, la rendono molto femminile ma pur sempre misteriosa.
Zarba attraversa la strada per
portarsi dall’altro lato, senza badare alle macchine che transitano da quelle
parti e sfrecciano via divorando l’asfalto. Il clacson di una di quelle
autovetture, lo intima a prestare più attenzione. Lui si volta, di scatto, pur
continuando a correre come un matto, per scorgere la carrozza, e l’impatto con quell’ignota figura giratasi nel frattempo ed attirata dal
trambusto dell’automobilista arrabbiato, è pressoché inevitabile.
Zarba cade rovinosamente sulla
figura che in un certo senso gli attutisce l’impatto. Per la prima, quel magico
gioiello sente dolore.
- Per la miseria! – sbotta seccato lui, con la mano
leggermente sbucciata perché graffiata dall’asfalto compatto. – Non pensavo che
un misero taglietto facesse così male! – mugugna in seguito, quasi con la
lacrima agli occhi.
- Vuoi forse assaggiare lo schiaffo di una donna furente? –
esclama la povera figura travolta, che nel frattempo gli fa ancora da comodo
materasso.
Il giovane si scuote, è confuso. Solleva il capo verso la misteriosa individua, per poi
osservare in seguito la donna fare altrettanto. Si guardano dritti in viso,
come due sconosciuti che sembrano però conoscersi da millenni.
Si scuote ancora, lui, per poi alzarsi da quel duro asfalto.
Misteriosa, la donna si solleva.
Si sistema, lei, con qualche colpetto delle mani, il vestito
leggermente sgualcito.
Due occhi grigi, dei capelli lunghissimi raccolti
da un semplice elastico in una bassa coda, come se fossero fili eterei di una
collana, ed una carnagione bianca, assai pallida.
Che bello sentire le guance che si arrossano, e provare
tanto calore alla vista di quell’essere
sconosciuto che gli sta proprio di fronte.
Zarba suda. Sulla sua fronte,
decine di goccioline di sudore, lo bagnano.
Eppure… quella misteriosa ragazza,
di circa vent’anni, o poco più, gli ricorda qualcuno.
La sua voce, in particolare. Ha già sentito quel timbro così perfetto e
diligente, nella sua lunghissima vita.
Poi, eccola parlare, la misteriosa ragazza, mentre i suoi
grigi occhi si vanno a posare sul faccino perplesso di lui: - Sempre il solito,
Zarba! – commenta disinvolta, e con una punta di imbarazzo forse a causa dell’impatto irruento
di pochi istanti prima.
- Co-come scusa?!
– balbetta a stento lui, incredulo. Poi improvviso è il ricordo – Tu… tu sei –
dice incespicando più volte, mentre osserva da capo a piedi la figura – Silva?!
- Già. – dice lei, guardandosi attorno per reprime il
disagio che le crea il suo nuovo aspetto. – Sono molto
diversa dal solito… così come lo sei anche tu. – commenta infine la
bella Silva, collana e guida di Rei, il Cavaliere Mistico
dell’Ovest.
Zarba non perde tempo, e scuote il
capo: - Non so cosa diavolo sia successo ma… tra poco
lo scopriremo! – assente tutto deciso, preparandosi a varcare
il portone nascosto che conduce al palazzo dei Cani da Guardia dell’Est.
- Ci ho già pensato io, calmati! – lo seda Silva,
invitandolo a darle ascolto con la sua voce precisa.
- Impeccabile come sempre, collega! – scherza appena, per
poi divenire incalzante - Cosa diavolo è successo?! –
domanda all’istante Zarba, facendosi vedere sempre
più agitato.
- Nulla. Esattamente nulla.
- Nulla? – il ragazzo è dubbioso, la
fronte gli si fa piena di grinze. – Ma come?!
Per lui, c’è sempre una spiegazione ad ogni cosa.
- Cerca di calmarti! – esorta ancora una volta
lei, più dura di prima- I Guardiani dell’Est non ci sono. Non c’è
nessuno nel castello. E come se…
- Se tutto si svolgesse su un tempo
parallelo a questo? – enuncia una voce, all’improvviso, cogliendo i due alla
sprovvista.
Un ragazzo, poco meno di trent’anni,
dall’aspetto elegante, i capelli scuri, legati da un piccolo codino, portati
con cura, la pelle chiara, gli occhi castani e pacifici, ed il passo
tranquillo, si avvicina ai Madou dubbiosi, che in un
primo momento, sentono la necessità di indietreggiare.
Una lieve brezza di vento muove appena il colletto della
camicia bianca che indossa, con movenze eleganti e tutt’altro
che strampalate. Silva lo osserva di sottecchi, così come Zarba in seguito osserva lei arrossire di nascosto,
e farsi strana.
- Le donne! – sibila a denti stretti, con una faccia di
disgusto e forse chissà, di gelosia.
Un Madou geloso? Sarebbe una bella
novità!
- Chi sei? – gli chiede Zarba, sulla difensiva, mentre lo squadra accuratamente.
- Speravo proprio che almeno uno di voi mi riconoscesse, ma
evidentemente ho fatto male i miei calcoli… Infondo,
anche voi non siete identificabili. – dice l’individuo, abbozzando leggermente
un sorriso quieto. – Goruba, vi ricordate?
- Goruba?! – tuonano in coro Silva
e Zarba, sgranando gli occhi dallo stupore.
L’antico Goruba, il Madougu del Cavaliere della Notte Bianca, Dan. Tsubasa Yamagatana,
l’intrepido e valoroso ragazzo, che protegge il territorio del Kantai, grazie ai poteri del Cavaliere
Mistico bianco, è il proprietario di Goruba,
antichissimo oggetto dalle sembianze di un bracciale, perfino più vecchio di Zarba.
Il saggio ragazzo dall’aspetto elegante è incalzante:
- Non c’è tempo da perdere! Dobbiamo agire prima che sorga
il sole, e compaiano le stelle.
- Stelle? Spiegati meglio. – chiede Zarba,
esortandolo a dire qualcosa.
- Sai cos’è successo, vero? – si
accoda presto la bella Silva, avendo già intuito la situazione. L’intuito di
una donna è centomila volte più sviluppato di quello
dell’uomo.
- C’è un posto migliore dove poter parlare? Questo mi sembra il meno adatto… - appunta Goruba,
dandosi appena uno sguardo attorno.
Macchine, umani che camminano,
confusione… Tutto ciò per lui è inammissibile. La vita pacifica di un gioiello
gotico del Makai, difficilmente si saprà adattare a
quella frenetica di quel popolo così complesso e vario.
Zarba ci riflette su, ma non
tanto. In effetti, un posto tranquillo ci sarebbe.
- Venite con me! – esclama d’un
tratto, esortando i suoi compagni a venirgli dietro.
La Saejima Estate, ampia villa immersa nel verde, e ora completamente deserta.
Un luogo perfetto, come base momentanea per i tre Madougu magici.
Nella cucina del silenzioso maniero, i tre discutono
animatamente sulla situazione. Zarba scuote il capo.
Tutta questa faccenda lo turba. Per lui, non esistono cose così illogiche.
- Come sarebbe a dire “è colpa di una stella”? Di Betelgeuse, poi… ! – vocia cercando di mantenere la calma,
da bravo anello guida, millenario ed imponente.
Goruba è ancora una
volta categorico:
- Gli Orrori non sembrano centrare, per il momento.
Silva, seduta in mezzo tra i due, è pensierosa. Con lo sguardo perso chissà in quali pensieri, e i capelli lunghi che
scendono giù fino a sfiorare una gamba della sedia, pare scavare nei meandri
infiniti della propria mente, per cercare qualcosa.
- Betelgeuse, è la spalla destra di Orione, giusto? E’ rossa, è brillante, una delle più brillanti in assoluto… eppure… - Silva scava,
cerca di ricordare la sera poco prima dell’accaduto. Rei dormiva
già da un pezzo, ma lei no. Gli occhi, dal retro
della maschera d’argento che le celava il viso, stavano osservando una stella che
in lei aveva suscitato una fatale attrazione. – Io quella stella
l’ho vista ieri! A questo punto non ho dubbi! Era proprio la spalla
destra di Orione, Betelgeuse!
Zarba ascolta attento, e
finalmente anche lui ricorda. Il puntino luminoso, visto attraverso i vetri di
quella finestra. Sospira inevitabilmente, senza scomporsi.
- Betelgeuse…! Un Madougu antico come me, sopraffatto da una stella! – sulla
sua faccia gli appare un sorriso teso, tutt’altro che
soddisfatto.
- Tutti noi, siamo stati attratti dal suo mistico splendore.
- Uno splendore che ci è costato
caro. – commenta Silva, subito dopo le parole di Goruba.
– Prima che tramonti il sole, dobbiamo svelare il
mistero, hai detto così, giusto?
Goruba assente, con il viso perplesso e le braccia incrociate al petto.
Zarba non se la sente per niente di imitarlo. Dentro
di lui c’è una voglia incommensurabile di capire, di scoprire.
Scuote il capo, lui, il magico anello guida. Non sembra
convinto da tutto ciò.
- Non può essere solo opera di una stella. – dice secco e
sbrigativo – Provate a pensarci molto attentamente… nessuno di voi ha percepito
anche pochi istanti prima, la presenza di un Orrore?
Silva si mette pensierosa, storcendo un po’ quelle labbra
carnose, da donna, tutt’altro che gelide, che la
trasformazione le ha piacevolmente donato. Zarba non può impedirsi di osservarla. E’
attirato da quell’immagine, così come lo è da
quella stessa donna.
L’anello e la collana si conoscono da molto tempo. Non c’è
mai stato tuttavia un contatto vero e proprio tra i due. Che
lui, sì, l’ironico Zarba che tanto si ostenta a
schernire Kouga e Kaoru sui
sentimenti che i due fingono di non sentire, si stia a sua volta innamorando?
Adesso ne avrebbe l’occasione, di
stare insieme alla sua bella. Di prenderle per la prima volta la mano, e
chissà… di sfiorarla con un bacio provocatorio che
solo lui è capace di dare.
Eppure no, l’anello è deciso. A lui
piace osservare il comportamento degli umani, capire le loro movenze, scoprire
i lati nascosti che hanno. Non ha di certo intenzione
di finire lui stesso vittima di tale e vile sentimento! E’ il Madougu di Garo, il più
importante Cavaliere Mistico di tutti i tempi. Il lupo
dorato dell’Est, colui che veglia e si batte con
onore, credendo fermamente nella giustizia, e in quegli esseri umani che tanto
soccorre e ama.
La bella ragazza purtroppo non ha un’espressione raggiante.
- Niente. Non ho percepito niente.
- Lo stesso vale per me. – afferma
l’antichissimo Goruba, affranto dalle sue stesse
parole.
- Eppure… ci deve essere qualcosa… - Zarba
non si dà per vinto, continua a riflettere, a pensare.
Cosa farebbe il suo proprietario, in una tale
situazione? D’un tratto eccolo scattare, il viso
acceso, come se l’uscita del labirinto fosse ormai davanti a lui – La
biblioteca dei Saejima!
Ecco che cosa farebbe il suo Kouga. Tutto ciò che riguarda gli Orrori, i misteri
sconfinati del Makai, e perfino dei Cavalieri
Mistici, sono racchiusi in quei tomi araldici, antichi, preziosi, che aiutano
spesso il ragazzo a fronteggiare al meglio i pericoli che incombono e minaccio
la città, lui stesso, e soprattutto, anche la sua bella!
Spedito, corre Zarba, con quelle
gambe lunghe, come se fosse stato sempre un umano. Silva e Goruba
lo inseguono, curiosi ma pur sempre perplessi da cotanto momento.
La biblioteca, i tanti scaffali, il tavolo. Tutto è lì, come
sempre.
- Qui ci sono gli antichi tomi dei Saejima,
e qui troveremo anche una risposta! – esclama sicuro di sé, il saccente anello
guida. – Basterà solo cercare. Non ci vorrà molto. Una mano in più, però,
potrebbe fare la differenza. – commenta in seguito, con quelle sue così
spontanee allusioni che colpiscono subito il bersaglio.
Cercano i tre colleghi mistici, in quei libri antichi,
pagina dopo pagina. Qualsiasi cosa
riguardi le stelle, e quei tanto odiati Orrori, sarà un passo in avanti, verso
l’enigma irrisolto che li avvolge.
Passa rapido il tempo, in quella
giornata tutta strana, nuova. Corrono inesorabili le lancette dell’orologio a
pendolo che c’è sulla parete della stanza, senza fermarsi.
Era mattina quando, sia Zarba che Silva, si sono incontrati ricoperti da quella nuova
veste.
Uno scontro, più che incontro, direbbe Zarba
che di volta in volta, le lancia un’occhiata.
- Non ti sta male quel vestito. Anche se
scopre troppo le gambe. – commenta come fa sempre, senza peli sulla
lingua.
Silva si sente avvampare. E’ la prima volta che prova una
simile sensazione. Le guance calde, la inducono a posarsi una mano, ed
accarezzare quella pelle così morbida del viso.
- So a cosa stai pensando… - dice Zarba,
intuendo al volo i pensieri della ragazza – Essere umani, provare calore,
sfiorarsi con le dita, non è poi così male!
Silva s’illude per pochi attimi di poter restare così, in
quel corpo senza poteri ma vivo, caldo.
Poi, da brava perfettina qual è,
il sogno si frantuma, svanisce nel giro di pochi secondi. Tutto prende una
piega più rigida.
- Siamo dei Madougu,
Zarba! Abbiamo un…
- Lo so! – la anticipa lui, sorridendo-
Abbiamo un contratto da rispettare. Dei Cavalieri Mistici da guidare. E poi… arrossire ogni qualvolta si prova qualcosa di strano,
per me sarebbe un vero tormento! Ho una reputazione, io!
Zarba scherza, sorride e fa sorridere in qualche modo anche la collega, che non può
impedirsi di replicare: - Non cambi mai, tu!
Goruba intanto è occupato più che
mai a trovare una traccia, un qualcosa che gli dia la
possibilità di ritornare il bracciale di sempre, di riavere i suoi poteri. Il
suo viso s’imbrunisce di poco. Sembrerebbe spazientito da quei Madou che ridono sprecando del tempo prezioso.
- Datevi da fare, piuttosto. – ribadisce
successivamente, sotto quel portamento elegante e quieto.
- Chi ti ha detto di Betelgeuse? –
domanda curiosa Silva, mantenendo costante lo sguardo sulle pagine di un tomo.
- Nessuno. E’ risaputo che la spalla destra di Orione, abbia la capacità di tramutare gli oggetti
mistici fin dalla notte dei tempi. Tuttavia…
- Ciò è possibile solo con l’influsso e il magico potere di
qualche Orrore. – conclude Zarba,
proseguendo il discorso di Goruba. Ma
le parole appena dette, non sono di certo dell’anello! Il tomo che stringe tra
le mani, è la chiave di tutto. – Eccolo qui, il nostro Orrore assetato di
stelle!
Come un lampo, Goruba e Silva gli
vanno incontro per gettare un’occhiata a quel tomo.
Lo posa sul tavolo, Zarba, per poi
continuare la lettura: - Betelgeuse può entrare in
contatto con i Madougu, solo se essi la osservano. E’
per questo, che la famosa stella dal colore rossastro diventa più luminosa. Il Madougu ne è da subito attratto,
non può fare a meno di osservarla, di rifiutare il suo invito. Così, la mattina
seguente, senza che esso rammenti nulla, prende le sembianze di un umano.
- Perché lo fa? – domanda svelto Goruba, cercando in tutti i modi di risolvere il caso.
- Dammi un attimo! Mi ci devo ancora abituare, a leggere
attraverso questi occhi. – sbotta seccato Zarba,
cercando di trovare la parte del manoscritto interessata.
Silva è molto più rapida di lui. Veloce ha fatto scorrere lo
sguardo su quelle scritte, e veloce ne ha subito decifrato il significato.
- Eccolo qui! E’ scritto qui! – esclama puntando un dito
sulla parte della pagina. – Quando Betelgeuse
entra in contatto con un Madougu mistico, è perché
essa a sua volta è entrata in contatto con un Orrore che vuole impossessarsi
della sua luce.
- Ordensis! Come ho fatto a non pensarci
prima! – esclama improvviso Goruba, sbattendosi una
mano sulla fronte.
- Colui che si nutre di stelle? –
si accoda Silva, alquanto perplessa dal caso.
- Ma è… impazzito?! Betelgeuse è troppo grande per lui! Finirà col fare una
gran brutta indigestione. E’ sicuro. – commenta Zarba,
abbozzando un sorriso ed una smorfia di scetticismo.
- La stupidità di certi Orrori, è davvero incommensurabile.
– Silva n’è pienamente certa. Quelle creature, per una come
lei, non varrebbe nemmeno la pena menzionarle.
L’orologio rintocca, e fa sobbalzare i tre che si voltano
verso la parete accanto.
Le lancette segnano le cinque.
- Se Betelgeuse venisse
divorato, noi resteremmo intrappolati in questa dimensione parallela, per
sempre. Dobbiamo trovare quella creatura prima che il sole tramonti! – esorta
svelto Goruba.
Silva è d’accordo, Zarba un po’
meno.
Perplesso si incrocia le braccia
petto.
- Nessun problema ma… in che modo la troviamo? Ti ricordo
che ora siamo dei comuni mortali senza un briciolo di potere, per giunta. –
sbuffa seccato, storcendo le labbra in una smorfia strana.
- In verità… un potere lo abbiamo. – Goruba
slaccia un sacchettino di velluto rosso, dalla
cintura dei suoi pantaloni. Scioglie il laccio che tiene ben chiusa l’apertura,
e successivamente estrae una cosa. Tre, per
l’esattezza.
Sulla faccia di Silva compare una smorfia di stupore. Zarba storce all’insù un sopracciglio,
poi si fa avanti: - I pugnali di Haja, eh?
Penso proprio… che ci divertiremo! – assente alla fine, sollevando un lato
della bocca all’insù, in un ghigno soddisfatto.
- Manca all’incirca un’ora, prima che il sole tramonti. Non
c’è molto tempo, ormai. – commenta la donna collana, servitrice di Zero, il Cavaliere D’argento dell’Ovest.
- Tu prega che il piano vada a buon fine, piuttosto! –
risponde prontamente Zarba, ben nascosto dietro una
pila di tubi e ferraglie varie, in un piazzale adibito a parcheggio,
completamente desolato.
Di fianco a lui, Silva ogni tanto si adopera a lanciare
un’occhiata attorno, in direzione di Goruba, messo al
centro dello spiazzo, a fare da esca all’Orrore.
- Sei scettico, per caso?
- No, ma non sono neppure sicuro che quel pugnale di Haja possa attirare l’attenzione di Ordensis.
Silva scuote il capo, in risposta
alle parole del collega.
- Quel kunai è carico di potere
mistico. Un Orrore con poca intelligenza, non tarderà molto ad uscire allo
scoperto, e cadere nella trappola.
- Ammesso che questo Ordensis, ne abbia davvero poca, di intelligenza! – sottolinea il ragazzo, tenendo sotto controllo l’altro
compagno al centro dello spiazzo.
Il ruggito famelico di un’improvvisa creatura apparsa da un
mucchio di polvere, porta i rispettivi collaboratori di Kouga
e Rei, a sussultare.
Silva non può lasciarsi sfuggire la
battuta:
- Ordensis, a
quanto pare, appartiene a quella categoria!
Zarba sospira, ora tutt’altro che scettico, per lanciarle un’occhiata
poco cordiale. Si solleva di scatto, dal suo nascondiglio, tenendo saldo
tra le mani l’arcaico pugnale. La donna lo segue a
ruota, affiancandosi perfettamente alla figura del compagno. Paralleli sono
entrambi.
- Pronta? – chiede l’anello gotico, sollevando il kunai all’altezza del capo.
- Pronta! – assente decisa lei, con un cenno del capo sicuro.
Zarba ghigna, e a quanto pare, di
gusto.
- Occhio a non sbagliare bersaglio, allora! –risponde svelto
e abbastanza teso, pur mantenendo un tono di scherno nella sua inconfondibile
voce.
L’Orrore punta dritto verso Goruba,
o più di ogni altra cosa, verso il mistico pugnale che
il ragazzo tiene alto in una mano. La punta del kunai
di Haja, è rivolta al cielo. Un cielo che tra non
molto, muterà d’abito. Il sole lentamente tramonta, un viola pallido e sfumato
ha preso il posto dell’azzurro pastello che tinge la
volta durante le ore del giorno. Tra non molto la notte scenderà su quel
territorio urbano, e sarà il buio.
Goruba deglutisce,
mantiene fredda ed inalterata la calma. L’Orrore è vicinissimo ormai, le
sue fauci spalancate in un gesto disgustoso, pronte a divorare ogni cosa.
Il kunai magico lanciato da Silva,
con una precisione millimetrica, colpisce il bersaglio: la gamba destra
dell’Orrore. Quest’ultimo, bloccato dalla letale lama
di quell’oggetto prezioso, non può impedirsi di
urlare. Sale svelta l’ira furente di quell’essere spregevole. La cosa che più lo fa arrabbiare,
è il fatto di essere caduto in trappola. Proprio come un Orrore
dall’intelligenza negata.
L’astio e l’odio s’intensificano fino a farlo reagire
pericolosamente. Dalla sua terrificante bocca, parte un
pericoloso getto di liquido bluastro e corrosivo.
E’ il turno di Goruba, adesso.
Rapide sono le sue falcate per evitare che quel liquido rischioso, lo colpisca
in pieno. La sostanza acida si và a schiantare dritta
sull’asfalto polveroso che produce subito del fumo abbondante. Il quieto Goruba, servitore di Tsubasa, dopo aver evitato l’attacco, passa celere alla
controffensiva. La mano che stringe forte l’arma affilata, si muove
furtiva. Il kunai vola diretto verso il bersaglio
semiparalizzato, e lo colpisce. La lama di Haja, si
conficca così nella spalla destra di Ordensis.
Goruba lancia un’occhiata d’intesa
in direzione di Zarba. Spetta a lui, ora, completare
l’opera.
- Vediamo se riesco a fare di meglio…! – la saccente guida
di Kouga, prende la mira. Un lancio
rapido, preciso, che affonda nella dura fronte di quel mostro divoratore di
stelle. – Ho fatto centro! – esulta gaio, mentre Silva di sottecchi
sospira piena di gelosia.
- Fortuna, Zarba. Non scaldarti
per così poco. – commenta rigida, incrociando con spregio le braccia al petto.
L’Orrore si frantuma, diviene
sabbia. Una sabbia mossa via dal vento, che ripulisce
impeccabile quel suolo.
I due corrono incontro a Goruba,
che nel frattempo si asciuga la fronte con un gesto veloce della mano.
- Quante emozioni, oggi! – esclama lui, concedendosi il
lusso di sorridere.
- Quando lo racconterò a Rei, sono
sicura che stenterà a crederci. – dice Silva, con una bella e soddisfatta
espressione.
- Anche sotto forma di umani, non
siamo poi così inutili. – si accoda Zarba, per poi
confermare in seguito – Però io mi preferisco nella
mia forma originaria. Detesto l’idea di non essere il mistico ed imponete
anello che sono!
Silva e Goruba lo scherniscono con
una sana risata. Quei due si prendono sempre beffa di lui.
Il cielo adesso è blu. Blu notte.
La spalla destra nonché servitore
antichissimo del Cavaliere della Notte Bianca, inizia a dissolversi.
Una luce avvolge pian pianino il suo corpo.
- Che sta succedendo?! – si affanno
l’unica donna del terzetto e Zarba, a ribattere inquieti.
- Ritorno nel mio territorio, nel Kantai.
Il mio proprietario mi aspetta. – risponde con semplicità, e la calma voce, Goruba, pochi istanti prima di sparire del tutto, e
salutarli con un sorriso.
Zarba si gratta il capo, un po’
indolenzito.
- A quanto sembra, abbiamo ancora del tempo, prima di
riacquistare il vero aspetto e ritornare alle nostre dimore. – il giovane
tossicchia, per poi portarsi un braccio dietro la schiena e inchinarsi
leggermente in avanti per volgere elegante una mano in direzione di Silva. – Mi
concede questo ballo, madame?
I lunghi capelli di Silva ondeggiano scossi dal vento.
Timido ed impacciato è il suo sorriso. Permette alla fine, al cavaliere che le
sta d’innanzi, di ghermirle la mano e farla danzare sotto un cielo sereno, e
carico di stelle.
C’è né una,lassù, che li osserva
volteggiare in quello spazio aperto, rossa più che mai, dal bagliore carico di
energia.
E’ Betelgeuse, spalla destra di Orione, che in qualche modo pare avergli donato di
proposito qualche istante in più per restare insieme. Un modo
come un altro per ringraziarli per averla protetta a dovere, da bravi guardiani
millenari.
E’ alto il sole nel cielo. Dei raggi sfavillanti, pieni di
tepore.
Zarba è nel suo appoggio metallico,
ma fuori dalla teca, dormiente.
Una voce però, lo porta di colpo a svegliarsi, a riprendere
finalmente conoscenza.
Si guarda attorno, l’anello, confuso. Tutto attorno a lui è
mostruosamente gigante. Non avverte più il calore del suo corpo. Non sente più la necessità di muoversi con le sue gambe, anche perché
di gambe, lui non ne ha. E’ tornato il solito gioiello saccente di
prima, antico e dai poteri solenni.
Si guarda ancora attorno, e sorride nel vedere che c’è Kouga d’innanzi, che però non
sembra avere un’espressione distesa.
Kaoru è lì, proprio affianco, che
discute animatamente con quell’eroico Cavaliere del Makai.
Per Zarba, l’anello, sentire le
loro liti culminanti, dopo un’avventura di quel genere, è musica!
- Te lo ripeto, Kouga! Non ho
ficcato il naso nelle tue cose! – reagisce Kaoru, con
sguardo sincero e caparbio, mentre stizzita non fa altro che corrucciare la
fronte.
- Come lo spieghi, allora, questo casino? – ribatte
prontamente il giovane, additando la cassapanca aperta, ed un infinito mucchio
di cianfrusaglie varie sparse qua e là, sul lucido pavimento che gli sta
attorno.
La replica della bella pittrice è immediata:
- Non lo so! Ma non sono stata io!
Non mi interessano le tue cose, e poi, se anche avessi
voluto frugare nei tuoi affari, non sarei stata così sciocca da non rimettere
le cose apposto!
Kouga annotta l’espressione.
Lento, si avvicina chinando la schiena per portare il viso in parità dell’altro
crucciato della giovane, ed osservarla minuziosamente con gli occhi. Non sembra
mentire, tutto sommato, quell’artista
monella.
- E di chi è la colpa? – le chiede
cercando di assumere un tono gentile. Tuttavia, lo sguardo di sfida tutt’altro che quieto con il quale la scruta, tradisce il
suo intento.
Zarba osserva la scena. C’è un
macello nella stanza. Un macello creato da lui stesso, nella
foga di trovare degli abiti, e che lo rende colpevole. Anche se, nessuno potrà mai intuirlo.
Tossicchia lui, il saccente anello, di proposito per
attirare l’attenzione di quei due giovani litiganti.
Ci riesce senza troppe pretese, senza scomporsi di più. Kouga e Kaoru lo fissano, mentre
lui da bravo gioiello parlante qual è, esclama sogghignando: - Tutta colpa di Betelgeuse!
Fine
Eccola qui, una fanfic tutta incentrata sui magici Madou
dei Cavalieri Mistici!
Era da tempo che sognavo di
scriverla, anche perché in un certo senso mi sarebbe piaciuto vedere un
episodio simile alla mia storia. Lo immaginereste, voi, Zarba
in versione umana? Io ci ho provato, e alla fine è venuta fuori questa fanfic. Una sorta di episodio
extra, proprio come tutte le altre che ho scritto. 26 puntate, sono un po’ pochine, vero?
Io non sono ancora arrivata
a vederle tutte. Già so però, che quando arriverà quel momento, la mia faccia
si righerà di copiose lacrime! ;___; La favola di Kaoru e Kouga è tanto poetica…!
Non può finire…!
Ci tenevo in particolare a
ringraziare tutte le persone che hanno recensito le mie storie su Garo. E’ grazie a voi, se continuo imperterrita e con il
sorriso sulle labbra, a scriverle.
Lo faccio per voi, per farvi
sognare (lo spero tanto), divertire, per farvi vivere ancora una volta un po’
di quella magia che solo il Cavaliere Dorato, è capace
di trasmettere.
Vi ringrazio di immenso cuore, sia per il sostegno che mi state dando, e
sia per le belle soddisfazioni che mi state facendo provare!
Se vi va di scambiare
quattro chiacchiere sul telefilm, mandatemi pure una mail!
Fa tantissimo piacere trovare della gente che apprezzi questa serie così come
la apprezzo e stimo io!
Niko niko
Botan