Come fare andare a pezzi una vita all'apparenza perfetta
Come fare andare a pezzi una vita all'apparenza perfetta
"Ehi,
ti ricordi di me?" chiese una ragazza, parandosi davanti a noi e
rivolgendosi a mio marito. Non attese risposta e continuò "Più di
vent'anni fa mi hai violentato." disse brusca. Io istintivamente
porta le mani alle orecchie della mia bambina che aveva appena
compiuto sette anni e guardai verso Antonio con aria interrogativa. "Sei pazza! Io non ti conosco." esclamò la mia metà irritato. "E poi non è possibile," lo difendo io "a quell'epoca dovevi essere poco più di una bambina." La ragazza mi sorride, poi guarda insistentemente mia figlia MariaGiulia. "Mi
dispiace piccola, è per il tuo bene." le dice, poi si rivolge a me,
mentrre Antonio sbraitava di chiamare la polizia "Fossi in lei signora
mi preoccuperei dell'incolumità di sua figlia. Comunque io avevo
quattro anni e tutte le notti il suo volto visita i miei incubi." Poi si volta e se ne
va, sorridendo tranquilla, dopo aver lanciato il sasso, o meglio il
macigno, contro la mia perfetta esistenza di vetro.
"Ti
giuro su quello che ho di più caro che non conosco quella pazza."
mi dice mio marito e io gli credo. Devo farlo, altrimenti dovrei
credere che sarebbe in grado di fare male anche a Giulia. "Ci vai a prendere un gelato?" gli chiedo, vedendo un baracchino e sedendomi su una panchina con mia filgia. Lui
vorrebbe che lo seguisse ma lei si accoccola da me, come non accade
mai, e si rifiuta. Lo vedo allontanarsi riluttante e lanciare occhiate
nervose verso di noi mentre fa la fila. "Mamma," dice mia figlia rivolgendosi a me "é vero che ti arrabbi se ti dico una cosa?" chiede. Sento qualcosa spezzarsi dentro di me ma avevo la sensazione che sarebbe successo dopo l'incontro di poco prima. "Non
che non mi arrabbio, tesoro." le dico cercando di mantenere la calma e
cercando di non attirare l'attenzione di Antonio che ogni tanti ci
saluta, forse per trovare una scusa per il fissarci troppo. Noi rispondiamo
fingendo che tutto vada bene. "Papà ha detto che tu ti arrabbiavi e che te ne saresti andata" dice con voce tremante "e che sarebbe stata tutta colpa mia." -Non piangere e non urlare.- mi dico -Aspetta che dica quello che deve. Magari non è così grave.- "Non
ti preoccupare, non me ne andrei mai da te, per nessun motivo." la
rassicuro cercando di sorriderle tranquilla. "Racconta pure." "Papà
mi costringe a fare delle cose, da tanto tempo." comincia Giulia,
mentre il palazzo di vetro mi crolla definitivamente addosso. Non so se
a darmi i brividi sono più le 'cose' o il 'tanto tempo' detto da una
bambina di soli sette anni. Quanto poteva essere tanto tempo per lei? "Non preoccuparti, tesoro mio." la consolo "Troveremo una soluzione." Mi
aspetta una dura prova ne sono certa. Ripenso alla ragazza e mi chiedo
se ce ne sono state altre. Come bidello in un asilo ne avrebbe avute di
occasioni e ne poteva avere tutt'ora. "Da domani convincerò la nonna a
stare con te tutti i pomeriggi. Sono certa che rinuncerà alla canasta
con le amiche se ce ne sarà motivo." dico alla mia bambina. Lei mi
sorride e la vedo contenta come non mi capitava da tempo. Ora lo so,
sono io l'ottusa, che non avrebbe mai visto quello che era evidente se
non messa davanti al fatto compiuto. Devo trovare le prove di quello
che dice la mia piccola, speriamo che non sia troppo tardi per darle
un'esistenza serena. |