Anticamera del paradiso

di Ziovoldy
(/viewuser.php?uid=451048)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Ginny era sola, in camera sua, rannicchiata sul letto. Ogni tanto aveva bisogno di sottrarsi dal chiasso della Tana, era già abbastanza alto il volume dei suoi pensieri. Si massaggiò le tempie coi polpastrelli. Immagini della guerra le tornavano davanti agli occhi, immagini che avrebbe voluto – che avrebbe dovuto – dimenticare. Aveva bisogno di qualche minuto per riordinare la mente, per inserire nel reparto tabù quelle immagini che le oscuravano i giorni e le illuminavano le notti.

<< è tutto finito, Ginny. >> sussurrò, portandosi le mani al petto. << Tutto finito. >>

Forse era proprio quello che la faceva stare male. La fine. Non della guerra, ma di quello che c'era stato tra lei e Harry.

Immaginò che fossero le braccia del ragazzo a stringerla, a sussurrarle parole di conforto all'orecchio. Si sentì invadere da una sensazione di pace, mista a malinconia e desiderio, desiderio di correre da lui e baciarlo, come non faceva da tanto, troppo tempo. Sospirò.

Hermione l'aveva assicurata che era ancora innamorato di lei, e che aveva davvero intenzione di ricominciare la loro storia come prima della guerra. Un mese era già passato, però, tra le aspettative e le delusioni della ragazza. Non toccava a lei farsi avanti, non quella volta. Lo aveva aspettato e rincorso per troppo tempo. Ora doveva essere lui a cercarla. << Deve tirare fuori le palle, se le ha >> aveva affermato Herm, lasciandola quantomeno stupita. La sua migliore amica non usava mai frasi di quel genere; se lo aveva detto voleva dire che era stufa anche lei del comportamento del ragazzo.

Qualche timido colpetto sfiorò la porta della camera. << Chi è? >> gracchiò Ginny. La porta si aprì di qualche centimetro, rivelando un occhio verde chiaro. Il cuore della ragazza perse un colpo, per poi ricominciare a battere all'impazzata. Avrebbe riconosciuto quegli occhi tra mille: verdi come prati, prati nei quali amava correre e perdersi, accarezzata dai raggi dell'amore del loro proprietario. Amore che non era più così sicura che lui provasse ancora.

<< Ginny, sono Harry. Disturbo? >> Disse lui, titubante.

<< No, figurati. Qual buon vento ti porta? >> Replicò lei, alzandosi ad aprirgli la porta.

<< Ehm, io... io dovrei parlarti. >> Mormorò il ragazzo, mentre le sue guance pallide si coloravano di un rosa tenue, che faceva brillare ancor di più i suoi occhi. Aveva il viso scavato e segnato da profonde occhiaie. Non doveva passarsela molto bene nemmeno lui, pensò quasi speranzosa la giovane.

<< Parla, ti ascolto. >> disse Ginny, incurvando le labbra in qualcosa che doveva sembrare un sorriso, ma che rendeva più l'idea che avesse una colica.

<< Ecco... io sono stato... scostante, in questo periodo. Non ci siamo più visti, e mi dispiace. Mi farebbe piacere se continuassimo il nostro rapporto di, ehm, amicizia, nonostante i trascorsi. >> Balbettò lui, che era diventato rosso quasi quanto i capelli di Ginny. La ragazza si sarebbe sentita delusa da quella richiesta di semplice amicizia, se non avesse conosciuto chi gliela porgeva come le sue tasche. Sorrise, questa volta di un sorriso sincero, incoraggiante, e gli prese la mano. Harry arrossì ancora di più.

<< Io... >> mormorò debolmente il ragazzo, con lo sguardo incatenato a quello di lei.

<< Harry. >> La giovane pronunciò quel nome con decisione, come un incantesimo appena imparato. Harry. Il Ragazzo Che E' Sopravvissuto, il Prescelto, lo Sfregiato, e tutti gli altri nomi che la gente ignorante gli attribuiva. Lui era solo Harry, il suo Harry.

Si avvicinò ancor di più a lui, fino a che il suo naso non gli sfiorò il mento.

<< Shh >> mormorò.

Non c'era più spazio per le parole, ormai. C'erano solo le labbra di lui su quelle di lei, la sua mano nei capelli, il suo profumo. E quella dolcezza inaspettata, disarmante, che traboccava dai loro cuori e li invadeva, completamente. Erano soltanto loro due, nell'anticamera del paradiso.

 

Miseriaccia.

 


 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1886162