PROLOGO
Questa è la mia seconda fanfiction. Completamente differente da
"L'ultimo ballo", ma incentrata sempre sui sentimenti contrastanti di
Holly e Patty. E' una fiction che verte soprattutto sulle emozioni che provano i
protagonisti e sulle avversità che dovranno superare prima di potersi
re-incontrare.
Una promessa che non riesce a mantenere per cause indipendenti dalla sua
volontà, gettano nella disperazione Patty. La corsa di Holly per raggiungerla
prima a Parigi e poi all'aeroporto. Ma lei, parte comunque. E' un viaggio
attraverso i loro sentimenti, lui finalmente più forte, diventato uomo, lei
malinconica perché vede il suo cuore infrangersi sempre di più.
Spero vi piaccia e soprattutto mi piacerebbe ricevere le vostre
recensioni. Ciao a tutti e buona lettura.
Scandros
CAPITOLO 1
Le emozioni di lei
Guardò il cielo terso coprendosi gli occhi per non rimanere
abbagliata dalla luce intensa del sole. Era una splendida giornata di fine
giugno. Sorrise, nonostante da qualche giorno si sentisse stranamente
irrequieta. Quello era un giorno diverso. Niente scuola, niente allenamenti.
Tutto era finito. Il periodo magico della New Team si era concluso il giorno
prima.
La sua squadra aveva trionfato ancora una volta nonostante la
sua assenza.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente. Erano passati tre
anni, tre lunghissimi anni che non lo vedeva. Ogni qual volta pensava a lui il
cuore tornava a battergli sempre più forte. Si poteva vivere nell’ombra si
qualcuno? Sicuramente sì, lei ne era certa.
Si sedette sull’erba all’ombra del grande ciliegio
lasciando cadere il suo diario sul morbido tappeto verde. Con una mano,
lievemente ne sfiorò la corteccia quasi a voler sentire sulla sua pelle ancora
una volta la magica atmosfera di quel luogo.
Lui, grande, imperioso, era stato il testimone di quel giorno
di primavera. Si raccolse le ginocchia tra le braccia e vi appoggiò il capo.
Si sentiva malinconica, ma soprattutto avvertiva la sua
mancanza: la sua voce, il suo respiro, il suo sorriso, e quel suo sguardo timido
ma che al tempo stesso riusciva ad esprimere le sue più intense emozioni.
Già, quel giorno di primavera che preludeva alla sua
partenza, il giorno in cui il suo capitano si allontanava dal suo paese per
trasferirsi in Brasile.
Chiuse gli occhi ricordando per l’ennesima volta,
esattamente quello che era accaduto tre anni prima.
- Una festa a sorpresa? - chiesero i ragazzi sorpresi.
- Ma certo. E visto che la giornata è calda, potremmo
approfittarne per farla qui fuori, sotto i ciliegi in fiore magari! -
rispose Susy entusiasta.
- Ma, non capisco, perché dovremmo fare una festa? -
- Bruce, ma sei proprio tonto? Domani il capitano
partirà per il Brasile. E’ il nostro modo per dirgli addio! - rispose
Evelyn sorridente.
- Non mi sembra un’idea malvagia. Ma come la mettiamo
con il mister e con il preside? - chiese Paul passandosi una mano tra i
capelli ancora bagnati.
- Niente paura, Patty ha già convinto il mister e adesso
è dal preside. -
- Beh, allora avremo sicuramente il permesso. Il preside
cede sempre quando lei gli chiede qualcosa. -
- Benissimo, allora tutti d’accordo. Ted, Jhonny, per
favore avvertite anche gli altri. Al rinfresco provvederemo noi. Mi
raccomando, tutti qui per le otto. -
- Evelyn, non ci hai detto come faremo a trascinare qui
il capitano! - chiese Alan.
- Abbiamo pensato anche a quello. Susy, che è così
brava ad appiccicarsi a lui, provvederà a portarlo qui mentre io e Patty
prepareremo tutto. Tutti puntuali, per favore. -.
I ragazzi erano eccitati all’idea della festa da fare al
loro capitano. Quello appena terminato era stato il loro ultimo allenamento
insieme.
Patty sopraggiunse di lì a poco e trovò solo Evelyn e Susy.
- Allora, com’è andata? -
- Non c’è problema. Il preside ci ha accordato il
permesso. Ho concordato con il custode l’apertura del cancello. - rispose
con sguardo sommesso. Era una scena imbarazzante per Evelyn. Lei e Patty
erano diventate molto amiche, complici e sapeva benissimo quanto la prima
manager stesse soffrendo per la partenza del suo capitano. Non appena Susy
andò via, ne approfittò per avvicinarsi all’amica e abbracciarla. Patty
posò il volto sulla sua spalla e pianse silenziosamente tra le carezze
affettuose di Eve.
- Non ti preoccupare, passerà. E poi, ricorda, non va
via per sempre. -
- Non è quello che mi affligge, ma l’essere
consapevole di non contare molto per lui. -
- Questo tu non puoi dirlo. Non ti ha mai detto nulla del
genere. -
- Ma neanche il contrario. Sento un vuoto immenso dentro
di me. Vorrei correre da lui e dirgli tutto, ma a cosa servirebbe? Se solo
avesse provato per me qualcosa in più dell’amicizia, me l’avrebbe
detto. -
- Cosa intendi fare? -
- Restare nell’ombra, sperando che tutto passi
velocemente. Eve, io non vengo alla festa stasera. -
- Cosa? Ma sei impazzita! Holly partirà domattina
presto: così non avrai più la possibilità di salutarlo. -
- Sarebbe troppo triste per me dirgli addio. Non voglio
che mi veda piangere. -. Evelyn guardò l’amica negli occhi leggendo un’immane
sofferenza per quel distacco. Possibile che Holly non si fosse mai accorto
di quanto l’amasse?
Dopo un quarto d’ora, tutta la squadra era raccolta sul
campo per salutare il proprio capitano. Tra risa e scherzi, Holly li abbracciò
consigliando loro di non demordere mai e di continuare ad allenarsi con
assiduità in vista soprattutto dei raduni della nazionale.
- Buona fortuna, capitano. - gli disse con gli occhi
lucidi. I ragazzi si allontanarono portando con se anche Susy. Nonostante la
forte tensione, non riuscivano a non guardarsi negli occhi. Il
coinvolgimento era tale che il tempo sembrava essersi fermato per loro. Il
cuore del capitano batteva forte, poteva sentirne il palpitare accelerato e
temeva che anche lei potesse udirlo.
Per lei? Perché non era successo poco prima con gli amici e
compagni di squadra? Perché con lei era diverso? Perché sapeva che le sarebbe
mancata più di chiunque altro? Più la guardava e più se ne rendeva conto. Non
era la piccola Anego, era diventata una bella ragazza che dal suo arrivo a
Fujisawa non lo aveva mai lasciato. Chi sarebbe stato al suo fianco in Brasile?
Non rispose alla frase dell’amica, istintivamente l’abbracciò.
Le ombre si disegnavano lunghe e scure sul campo, mentre il sole alle loro
spalle si stemperava nel cielo in una miriade di colori.
- Mi mancherai. - le sussurrò all’orecchio. Lei non
rispose, ma Holly comprese che stava piangendo. Rimasero abbracciati per un po’,
un lungo, infinito gesto d’affetto che li avrebbe uniti nonostante la
distanza.
Qualche ora dopo, Susy andò a casa di Holly chiedendogli di
accompagnarla a scuola. Doveva assolutamente riprendere degli appunti che aveva
lasciato al club, appunti che le sarebbero serviti per l’interrogazione del
giorno dopo.
- Ma, io veramente! -
- Per favore, capitano. E’ l’ultimo favore che ti
chiedo. Tanto domani parti e non mi vedrai per molto tempo. - disse
fingendosi avvilita.
- Okay, se proprio insisti. Mamma, io sto uscendo, ci
vediamo dopo. - urlò avvertendo la madre dell’improvvisa uscita.
Per tutto il percorso, Susy non si staccò dal suo braccio
accompagnando i loro passi con un continuo parlare.
- Come faremo ad entrare? - chiese Holly davanti al
cancello della scuola. Solo la guardiola del custode era illuminata.
Istintivamente alzò gli occhi al cielo. Era costellato di stelle luminose.
La serata era tiepida ed era piacevole passeggiare, sebbene la compagnia non
fosse proprio di suo gradimento.
- Ehy capitano…ma mi ascolti! -
- Ehm scusa, ero soprappensiero. - rispose accennando un
timido sorriso per mascherare la sua distrazione. A cosa stava pensando?
- Ho detto che citofoneremo al custode. Lo avevo già
avvertito telefonicamente che sarei venuta. -
- Bene, allora sbrighiamoci. - aggiunse. Poco dopo, il
custode aprì loro il cancello e tornò alla sua guardiola. Susy e Holly si
avviarono al club.
- Come mai hai tu le chiavi? - le chiese sapendo che
solitamente le aveva Patty.
- Sono passata a prenderle da Patty prima di venire da
te. -
- E perché non sei venuta con lei? - domandò
sospettoso.
- Non si sentiva bene, quindi mi ha dato le chiavi e
gliele restituirò domattina. - Ma quante domande, non ti fidi di me? -
chiese maliziosa. Lo trascinò all’interno del club e le luci si accesero.
Erano tutti lì, sorridenti e contenti che la sorpresa fosse riuscita.
- Ma cosa sta succedendo? -
- Abbiamo pensato di organizzare una festa per te, per
dirti arrivederci. - disse Bob.
- Avanti, si può cominciare? - chiese Bruce
avvicinandosi al tavolo ricolmo di manicaretti e bontà di ogni genere.
- Bruce! Finiscila, sei sempre il solito. - lo ammonì
Evelyn. Tutti risero di cuore a quella divertente scenetta. Bruce gli
sarebbe mancato moltissimo. Nonostante non fosse il migliore dei giocatori,
aveva un gran cuore e la sua ironia riusciva a mettere di buon umore tutti
quanti.
I ragazzi diedero inizio al banchetto, tutti tranne Holly.
Continuava a guardarsi intorno.
- Ma…non c’è. - sussurrò.
- Mi spiace capitano. Non si sentiva bene, ha preferito
non venire. - le disse Evelyn anticipando la risposta. Non lo aveva mai
visto in quello stato.
- Che strano, ho la sensazione che Holly sia inquieto,
che l’assenza di Patty abbia sortito qualche strano effetto. Chissà,
forse sono solo condizionata dai sentimenti della mia amica nei suoi
confronti! Eppure, starebbero così bene insieme. Accidenti capitano, ma
perché non ti accorgi di lei come ragazza? - pensò Eve fissando il suo
capitano.
Forse la seconda manager della New Team aveva ragione. Holly
scherzò con i suoi amici, ma il suo pensiero e il suo cuore erano altrove.
Aveva sicuramente partecipato all’organizzazione della festa e poi, non era
venuta. L’indomani mattina alle dieci circa avrebbe preso il volo per San
Paolo, una nuova vita sarebbe cominciata per Holly, senza la sua famiglia, senza
i suoi compagni e soprattutto senza di lei. Evelyn voleva parlargli, sapeva a
cosa stava pensando e avrebbe voluto rincuorarlo, dirgli di correre da lei e
passare quegli ultimi momenti insieme: ma il dubbio si insinuò in lei. E se il
capitano fosse giù di morale semplicemente perché si stava allontanando da
tutti e non precisamente da lei?
Entrambi dubbiosi sul da farsi, furono coinvolti dagli altri
compagni e la festa andò avanti senza Patty.
Holly correva come non aveva mai fatto. Doveva vederla prima
di partire, doveva assolutamente sincerarsi che non ce l’aveva con lui, che
non stesse male. Non aveva chiuso occhio quella notte, non per l’emozione dell’imminente
partenza, ma semplicemente perché non aveva pensato ad altri che a lei. Corse
fino a scuola e si fermò solo quando vide Evelyn e Susy.
- Capitano, ma tu cosa ci fai qui? Tra poco hai l’aereo?
- domandò preoccupata.
- L’ho aspettata al ponte, come facevamo sempre ma non
c’era! Sua madre mi ha detto che è uscita. -. Susy lo guardava
interdetta. Non comprendeva a cosa si stesse riferendo. Ma Eve sì. Gli
sorrise.
- Prova a pensare a dove poterla trovare quando non è a
scuola o agli allenamenti! - lo esortò. Il volto di Holly si illuminò. Al
parco, sotto il grande ciliegio vicino il laghetto. Era uno dei suoi luoghi
preferiti.
- Grazie Evelyn. - le disse prima di correre verso il
parco.
- Ma cosa succede? - chiese Susy non comprendendo.
- Nulla, non preoccuparti. - rispose sorridente. Si era
innamorato, ne era sicuro. Holly aveva sempre e solo amato il pallone,
adesso invece correva da lei rischiando di perdere l’aereo che l’avrebbe
condotto verso il futuro da lui tanto agognato.
La vide, appoggiata alla balaustra di legno, la sua immagine
riflessa sul lago. Era triste, lo vedeva, altrimenti non avrebbe marinato la
scuola. Si portò alle sue spalle silenziosamente. Patty ebbe un sussulto quando
vide la sua ombra riflessa sullo specchio d’acqua. Le cinse la vita e lei, in
preda ad un impeto di sentimenti, appoggiò la schiena contro il suo petto.
Sentì il suo profilo affondare morbidamente nei capelli. Tremava come una
foglia e temeva che lui potesse avvertire quei brividi intensi che la stavano
percorrendo. Lentamente mosse le mani e le portò su quelle di lui che le aprì
intrecciando le sue dita con quelle della ragazza. Chiuse gli occhi incredula a
tutto quello che stava succedendo. Quanto aveva desiderato quel momento. Lei
nelle braccia di Holly, del suo amato capitano. Non era lo stesso abbraccio del
giorno prima: questo era ricco di passione e di affetto, e forse di qualcos’altro.
Ci fu un lungo silenzio accompagnato solo dal cinguettio dei passeri.
- Desideravo vederti prima di partire. - le sussurrò
dolcemente stringendola ancora di più a se.
- Holly…io…
- Non dire niente, ti prego…- aggiunse scatenando in
lei le incertezze di un’eterna innamorata. Il cuore le faceva male:
batteva così veloce che temeva potesse uscirle dal petto.
- Mi mancherai, Patty. -. Lei sgranò gli occhi. Si
sentiva mancare per la felicità. - Aspettami…io tornerò. - aggiunse poi.
Lei annuì incapace di parlare. Era al colmo della felicità e della
disperazione. Desiderava ardentemente dirgli quanto lo amava, ma avrebbe
posto un freno al suo sogno. Adesso lo sapeva. Doveva continuare ad amarlo
in silenzio perché lui potesse realizzare il suo più grande desiderio.
- Promettimi che realizzerai il tuo sogno. - disse poi
con voce flebile. Si staccò da lei. Sapeva che era tardi e che doveva
correre in aeroporto. Le mise le mani sulle spalle e lei si girò.
Sorrideva, nonostante le lacrime continuassero a rigarle il volto.
Continuava a guardarla. Anche i suoi occhi erano lucidi.
- Holly, è mai possibile che finalmente ti sia
accorto che esista? Proprio ora che stai partendo? Perché il destino è
così crudele? Perché vorrei dirti quanto ti voglio bene e non riesco a
farlo? Il tuo abbraccio: sento ancora il tuo calore sulla mia pelle, il tuo
profumo, le tue parole. E’ questo il tuo regalo d’addio? Una promessa?
- si chiese non distogliendo lo sguardo da lui. Taceva. Doveva essere lei a
fare la prima mossa perché lui non ne aveva il coraggio.
- Capitano…non abbatterti mai…Sono certa che ce la
farai, che realizzerai il tuo sogno…io…io…qui troverai sempre qualcuno
ad attenderti. Non ti dimenticare mai di me! - aggiunse cercando di
trattenere le lacrime.
- Non potrei mai, manager. Ti scrivo non appena mi
sistemo. - rispose sinceramente.
- Adesso vai, o perderai l’aereo! - gli ricordò pur
non volendo che andasse via.
- Già. Quando tornerò, sarò un calciatore
professionista, te lo prometto. -
- Ne sono sicura. -. Lui si avvicinò e la baciò sulla
guancia. Lei avvampò dall’imbarazzo.
Quel contatto fisico, dopo l’abbraccio, l’avevano mandata
in confusione totale. Cosa voleva dire tutto questo da parte di Holly? Lo vide
sparire dietro gli alberi. La brezza soffiò con il suo profumo tra i capelli
della giovane manager. In quel momento comprese che Holly nutriva qualche strano
sentimento nei suoi confronti, forse non era amore, ma probabilmente era
qualcosa di più di una semplice amicizia.
Tornò col pensiero alla realtà. Con una mano afferrò il
suo diario e se lo portò sulle ginocchia. La leggera brezza estiva girava le
pagine. Si soffermò su quella che aveva scritto qualche giorno prima e la
lesse.
“Sei rimasto dentro me nel profondo del mio cuore, come
il frammento di una vita che non c’é. Tu, una ferita che non si rimarginerà
mai, che non guarirà, che non passerà.
Ogni giorno ho versato lacrime per te, ogni notte leggo le
tue lettere, scrivo ancora di te, so che non dovrei, che forse dovrei liberarmi
dalla trappola di questo amore che da anni mi attanaglia…non vivo più…ti
vedo come sei e come ti vorrei io…qui, accanto a me: semplicemente.
Ricomincerò…promesse vane che infrango continuamente. Le tue lettere, sempre
così evasive, generiche, mai che parlino di me, di te, di noi.
Immagino i tramonti che un giorno vedrò, le albe che mi
sveglieranno. Cosa saranno se non ci sarai tu accanto a me…non vivo più,
senza te, mi manchi troppo e la sola idea che sei così lontano mi fa male…forse
sono io da cambiare. Passo il tempo a chiedermi cosa fai senza me, ma torno
quì, seduta sotto questo ciliegio e penso ai nostri ultimi attimi trascorsi
insieme. Scrivo le pagine di questo diario sperando che possa darmi sollievo,
che all’improvviso possa vedere la tua ombra materializzarsi.
Sono solo parole, scritte qua e là, direttamente dal mio
cuore, in preda al sentimento più vero quello che vorrei donarti. Come posso
vivere per me stessa se amo te? Passo il tempo a chiedermi perché non ho mai
avuto il coraggio di dirtelo e a domandarmi cosa sarebbe cambiato nel nostro
rapporto se io ti avessi parlato. Poi torno a chiedermi il motivo di quel tuo
comportamento, dei tuoi abbracci. Mi hai detto che ti sarei mancata, ma perché
non me l’hai mai scritto in questi tre anni? Possibile che tu sia ritornato ad
essere il ragazzo timido che conoscevo a cui importava solo del calcio? Holly…”.
Chiuse il diario e sospirò. Si alzò e si ripulì l’abito dai fili d’erba.
Era cambiata negli ultimi tre anni, ed anche i suoi amici se ne erano accorti.
La pelle chiara e liscia risplendeva nell’ovale incorniciato dai capelli
scuri, adesso un po’ più lunghi e sempre portati sciolti sulle spalle. Il suo
corpo era flessuoso e sinuoso allo stesso tempo, come un giunco. E poi era molto
intelligente. Si era classificata prima tra tutti gli studenti della scuola e
aveva diritto alla borsa di studio messa in palio dalla scuola. Avrebbe potuto
decidere di sfruttarla in Giappone o di andare all’estero. Nel corso di quei
tre anni, Patty aveva fatto di tutto per impegnare la sua mente, per distrarsi
da Holly e così, al club di calcio aveva alternato una scuola di lingue
straniere e un corso di giornalismo. Era sempre stata una ragazza molto attiva e
il doversi distrarre forzatamente dai pensieri, l’aveva indotta ad un iper
attivismo forse troppo eccessivo. |