Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di
Masashi Kishimoto. Questa storia è scritta senza scopo di
lucro.
LEGAMI CHIMICI
« Nulla si
crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. »
Antoine-Laurent de
Lavoisier
Ino socchiuse
gli occhi, poggiando la guancia sul dorso della mano e lasciando che un
raggio di sole le scaldasse il viso. Tra le dita della mano destra
stringeva una matita, che picchiettava nervosamente sulla pagina aperta
di un libro.
Sbuffò
sonoramente, poggiando poi la fronte sulla carta liscia.
“Non
ce la farò mai.” Affermò in un sospiro
sconsolato.
“Siamo
solo al decimo capitolo, rilassati.” Replicò
pacata la voce maschile proveniente dalla sua sinistra.
Ino fece
scattare il capo, trafiggendo con un’occhiata obliqua il
ragazzo che se ne stava amabilmente sdraiato sul suo letto.
“Appunto,
se comincio ad incontrare difficoltà adesso non oso pensare
a cosa succederà al capitolo diciotto. Ma che ci parlo a
fare con te…” continuò seccata.
“Se
non avevi voglia di parlarmi potevi anche evitare di ordinarmi di
venire, Ino.” Puntualizzò il ragazzo, scocciato.
Sì,
perché quando si trattava di lui, Ino non chiedeva qualcosa
mettendo su quella sua arietta civettuola, battendo le lunghe ciglia ed
elargendo larghi sorrisi scintillanti.
No.
Lei comandava, nel modo
più categorico e perentorio. E non c’era
possibilità di rifiuto, non quando era in possesso di
materiale altamente scottante e confidenziale sul suo conto, che
sarebbe potuto finire sul primo social network a tiro in un baleno.
“Adesso
non fare l’offeso, Shikamaru! È solo che mi irrita
questo tuo atteggiamento così tranquillo, mentre io sono qui
a patire le pene dell’Inferno su questo maledetto
libro!” con un gesto di stizza lo richiuse e gli
voltò le spalle, inviperita.
Il libro, dal
canto suo, sembrava trasudare un’ aura di sadica vittoria.
“Guardalo,
lo sa, mi fissa! Sta gongolando perché non riesco a farmi
entrare in testa le sue stupide definizioni!” lo
indicò poi lei, come se il volume stesse magicamente
prendendo vita, mettendosi a ballare la samba.
Shikamaru
sollevo il busto, poggiandosi alla testiera in ferro battuto del letto.
Posò la sua copia del testo in grembo, lasciandola aperta.
“Che
ne dici di smetterla di fare l’isterica? Il libro non sta
gongolando. Avanti, riaprilo e ricomincia da dove abbiamo
interrotto.”
“Questo
affare è posseduto, te lo dico io…”
borbottò, riaprendo al capitolo sui legami chimici e le
forme delle molecole.
“La
natura delle forze che tengono uniti gli atomi di un composto chimico
fu oggetto di studio da parte dei chimici fin dai primi anni
dell’Ottocento, quando Dalton pubblicò la sua
teoria atomica. In questo capitolo forniremo le basi per capire la
differenza tra i composti ionici, che contengono ioni positivi e ioni
negativi, e i composti covalenti, che invece non li contengono;
studieremo inoltre i diversi modi in cui gli atomi di elementi uguali o
diversi si legano tra loro.”
Più
rileggeva quell’introduzione, più si rendeva conto
che il libro aveva trovato un modo crudele per burlarsi di lei.
Sorvolò
quel paragrafo per riprendere in mano le definizioni che aveva
abbandonato poc’anzi.
“Gli
elettroni del livello più esterno della configurazione di un
atomo vengono detti elettroni di valenza. Gli elettroni di valenza sono
quelli che un atomo può perdere o acquistare a seguito di
una reazione chimica, formando ioni positivi e negativi.”
“Ok,
ricordi cos’è uno ione, Ino?” la
interruppe Shikamaru.
“Lo
ione è un atomo elettricamente carico.” Rispose
sicura, e quando vide il suo compagno annuire gioì
mentalmente.
“E
come vengono chiamati gli ioni che acquistano o cedono
elettroni?”
Si morse le
labbra a quella domanda. Doveva dare la risposta giusta, ormai era una
questione d’onore.
“Catione
è lo ione negativo che acquista un elettrone, anione quello
positivo che perde il suo elettrone spaiato.”
Attese.
Sperò.
Quando vide le
labbra del suo amico muoversi si sentì congelare.
“Le
definizioni sono corrette, devi solo invertire i nomi.”
“Maledizione,
che diavolo ho che non va!” indispettita si alzò
di scatto dalla sedia, tenendo le braccia stese lungo il busto e
stringendo forte i pugni.
“Ho
bisogno di una pausa.” Ringhiò, aprendo di scatto
la porta e uscendo.
Shikamaru se
ne guardò bene dal fermarla. Avrebbe di certo rischiato
un’aggressione fisica e verbale, e non aveva voglia di
sentire la squillante voce di Ino che gli inveiva contro. Si
rilassò invece contro la testiera, ruotando il capo verso la
finestra e scorgendo una nuvola somigliante ad un ricciolo di panna
montata che se ne stava beata nel limpido cielo di fine luglio.
Nelle orecchie
avvertiva solo il ronzio del motore del condizionatore che la ragazza
aveva acceso, lamentandosi per il troppo caldo che le impediva di
concentrarsi.
La frescura,
associata al suo hobby preferito di starsene pigramente sdraiato a
guardare le nuvole, stavano creando la magica alchimia che avrebbe
contribuito al pisolino perfetto.
Non appena
ebbe abbassato le palpebre, avvertì i passi da sergente
dell’esercito di Ino risalire le scale.
“Ma
bravo, poltrisci pure mentre io studio.” Esordì.
“Non
stavamo facendo una pausa?” Replicò lui ancora ad
occhi chiusi.
“Il
tuo concetto di pausa prevede il dormire sul mio letto?”
“Ci
si arrangia come si può.” Fece lui aprendo gli
occhi.
“Povero,
stanco, piccolo genietto Nara!” lo canzonò
assumendo un’espressione di sufficienza. “Ho
portato tè freddo alla pesca e qualche biscotto, se vuoi
favorire…magari uno spuntino mi rimetterà in moto
il cervello.”
Il ragazzo si
alzò dal letto, prendendo posto sul tappeto accanto a lei.
Si sedette allungando le gambe davanti a sé, studiando quale
tra i biscotti potesse contenere la maggior quantità di
gocce di cioccolato.
“E
la dieta?”
“Si
fotta la dieta, ho bisogno di cibo. Alle calorie penserò
poi.”
Shikamaru
sgranò gli occhi, sollevando il collo per poter guardare
meglio fuori dalla finestra. Mai, in tanti anni di onorata amicizia,
aveva sentito Ino mandare la dieta a farsi benedire.
“Perché
cavolo hai quella faccia da pesce lesso?”
“Niente,
cercavo nel cielo i segni di un’ imminente tempesta di
meteoriti, o al massimo gli elefanti rosa.”
“Ah,
ah, ah, dovresti darti al cabaret, sai? Abbandona i tuoi propositi
universitari e dedicati agli spettacoli di strada.” Lo
punzecchiò.
“Potrei
anche farci un pensierino, chissà…”
rispose lui bevendo poi un sorso di tè.
Ino sorrise
debolmente, mangiucchiando i suoi biscotti e Shikamaru la
guardò sottecchi. Era un po’ di tempo che la
vedeva inquieta e nervosa. Quei test la stavano trasformando in una
corda di violino, sempre tesa e pronta a scattare alla minima
sollecitazione. A volte gli capitava di vedere, dalla finestra di casa
sua, la luce nella sua stanza accesa fino a tardi, ed il suo profilo
stiracchiarsi pigramente prima di andare a dormire.
“Dovresti
riposarti un po’. Prenditi un giorno di pausa, esci con le
ragazze, stai di più alla serra o al negozio con tuo padre,
vai in piscina…cose così.”
Buttò lì il ragazzo.
“Lo
sai che non posso, i test sono a settembre e luglio è agli
sgoccioli. Ho solo un mese di tempo per il ripasso.”
“Sì,
ma a questo ritmo concluderai ben poco. Dormire poco la notte non
aiuta.” Sentenziò lui.
“Certo,
per un pigrone come te dormire è l’unica
preoccupazione ma…” si interruppe
all’improvviso, aggrottando le sopracciglia.
“…com’è che sai a che ora
vado a dormire? Shikamaru Nara, vecchio pervertito, hai cominciato a
spiarmi dalla finestra!” sbottò tirandogli un
ceffone poco amichevole dietro la nuca.
“Ahia!
Ma che dici, vedo solo la luce accesa dalla finestra di camera mia,
figurati se mi metto a fare la spia.” Rispose lui
massaggiandosi la parte lesa.
“Tu
hai un telescopio, ora che ci penso!” saltò su
lei, sdegnata.
“Ino,
per favore, smettila di farti filmini mentali in quella tua testolina
bacata.”
Ma la ragazza
non lo ascoltò, andò direttamente ad
inginocchiarsi davanti al poster gigante che lui e Choji le avevano
regalato. Sollevò le mani al cielo e, come un fedele in
preghiera, cominciò a declamare:
“Oh,
Anthony Edward “Tony” Stark, alias Iron
Man, perché ho un vicino di casa, nonché amico
d’infanzia, depravato? Puoi tu, dall’alto della tua
genialità, regalarmi un po’ della tua intelligenza
ed una delle tue armature per proteggermi da lui? Mi andrebbe anche
bene qualche tuo milioncino di dollari, giusto per sistemarmi a vita e
non dover più studiare per questo stupido test di
ammissione!”
Quell’accalorata
supplica fece sorridere Shikamaru.
Quello era un
lato di Ino che nessuno, a parte lui, Choji e Sakura, conosceva.
Ino Yamanaka
una fan della Marvel, ed in particolare di Iron Man.
Ricordava
ancora quando, per il suo compleanno, lui e Choji avevano pensato di
regalarle la locandina del film, più dei volumi che
mancavano alla sua collezione di Civil War. La ragazza li aveva quasi
stritolati, abbracciandoli con la forza di un boa constrictor e
saltellando di gioia. Aveva appeso il poster in camera, accanto alla
bacheca in sughero zeppa delle loro foto, ed ogni tanto non mancava di
deliziarlo con quei suoi siparietti, chiedendo a Tony Stark questa o
quella grazia.
“Sai,
tra poco al cinema uscirà il nuovo film su
Wolverine.” Annunciò guardandolo con occhioni
dolci.
“E
scommetto che tu muori dalla voglia di andarlo a vedere.”
“Ovvio!
Non si dica mai che io non abbia guardato anche questa trasposizione
cinematografica!” trillò contenta.
“Così
poi potrai criticare tutte le incongruenze che ci sono con il
fumetto.”
La ragazza
fece un cenno di assenso col capo.
“E
non dimenticare che Hugh Jackman è un gran figo. Non quanto
il mio caro Robert Downey Junior, ma ci arriva abbastanza
vicino.” Affermò con sguardo sognante, e Shikamaru
si portò una mano sul viso, scuotendo la testa.
“Si,
non potevo dimenticare il livello di conformità fisica al
personaggio.”
“Vedo
che ormai mi conosci come le tue tasche.” Asserì
riprendendo il vassoio e posandolo sulla scrivania ingombra di libri ed
appunti.
“Ho
parecchi anni di esperienza accumulata.” Le rispose alzandosi
e stirandosi il retro dei pantaloni.
“Già,
siamo praticamente nati insieme. Non c’è ricordo
che abbia dove non ci siete anche tu e Choji.” Gli fece
notare indicando con le sguardo le loro numerose fotografie:
compleanni, primi giorni di scuola, feste varie e momenti catturati per
caso.
“Già.
Avresti mai creduto che tu, Ino Yamanaka, ragazza ammirata ed idolo di
popolarità praticamente da sempre, avresti continuato a
coltivare la tua amicizia con un nerd ed uno sfigato?” le
domandò ributtandosi di peso sul suo letto.
Ino si
puntello la vita, e lo rimproverò: “Non dire una
cosa del genere. Tu e Choji siete persone importanti per me, quello che
gli altri dicono e pensano di voi non mi tocca minimamente. Possono
allegramente andare a quel paese.”
Afferrò
il telecomando del condizionatore premendo sul tasto off, spegnendolo.
Aprì la finestra e riprese in mano il tomo, andando poi a
sdraiarsi accanto a Shikamaru.
“Che
dici, mi fai un po’ di spazio per farmi sedere?”
“Solo
se lo chiedi con gentilezza.”
“Sposta
il tuo culo secco, Nara, e fai poche storie.”
“Bonjour
finesse.” Borbottò lui scostandosi.
“Poi
guarda qua, mi hai prestato questo tuo libro, ma è talmente
pieno di appunti che quasi non si legge il testo sottostante!”
“E
quindi? Ti ricordo che è il mio libro e che
sicuramente è molto meglio del tuo dove, a margine delle
pagine, ci sono addirittura delle partite a tris, ed hai pure perso.
Poi è di un’ importanza notevole il fatto che
Sakura, alle ore 09:05 di martedì, abbia detto: “Gli attragghi si oppostano.”
Ino
arricciò le labbra, piccata.
“Hai finito? No perché starei ad ascoltare per ore
la tua comicità grondante sarcasmo, dico sul serio. Ma, caro
il mio principe mezzosangue della chimica, avrei un po’ di
fretta. Ricominciamo.” Tagliò corto riprendendo le
redini della situazione. “Appurato che un catione
è uno ione con carica positiva, mentre un anione
è uno ione a carica negativa, andiamo avanti.” Si
schiarì la voce e riprese a leggere.
“Il
legame che si forma per il trasferimento netto di uno o più
elettroni da un atomo a un altro è detto legame ionico.
Questo legame viene indicato scrivendo uno accanto all’altro
gli ioni che si sono formati dopo il trasferimento di elettroni. I
composti caratterizzati da legami ionici, che si ottengono facendo
reagire i metalli con i non metalli, sono solidi, hanno punti di
ebollizione e di fusione elevati e, posti in soluzione acquosa,
conducono elettricità. Ok, questo è facile, me lo
ricorderò.”
Shikamaru
inarcò un sopracciglio, sperando davvero che lei riuscisse a
memorizzare quelle nozioni.
“Poi…un
atomo può raggiungere l’ottetto di elettroni di
valenza anche condividendo alcuni elettroni con altri atomi. Il legame
che si forma quando due atomi condividono alcuni elettroni è
detto legame covalente. Se si utilizzano le formule di Lewis, il legame
è indicato con una coppia di puntini. Questo tipo di
scrittura è chiamata formula di struttura.” Ino
voltò la pagina, fissandola con disappunto.
“Che
bisogno avevano di trovare altri nomi al legame covalente? Uno non gli
bastava? Io proprio non capisco.” Sbuffò.
“Bisogna
certo dare un nome ai doppietti elettronici spaiati, ti pare? Devi
capire cos’altro accade quando gli atomi cercano di
completare il proprio ottetto.”
Lei si
lasciò cadere di schiena sul letto.
“Parli
davvero con lo stesso tono saccente di Sheldon Cooper di The Big Bang
Theory.”
“E
tu stai facendo i capricci come Penny.”
Ino
borbottò qualcosa che suonava tanto come un: “Nerd
sociopatico”, ma il ragazzo non ci badò.
“Dai,
continua tu che mi si è seccata la gola.” Disse
lei allungando la mano per afferrare la bottiglina d’acqua,
sorseggiando poi avidamente.
Shikamaru
sospirò.
“Ok.
Allora, la distanza per la quale le forze di attrazione e di repulsione
si bilanciano è chiamata distanza di legame o lunghezza di
legame..”
***
I ragazzi
continuarono a studiare fino a quando Ino non sentì il
telefono squillare. Scese di corsa le scale, mentre Shikamaru ancora si
chiedeva perché avesse accettato una simile incombenza,
visto quanto il dare ripetizioni ad Ino potesse rivelarsi sfibrante.
Quella ragazza e la chimica erano pressoché incompatibili.
Però ammirava con quanta determinazione lei cercasse di
apprendere il più possibile. Stava davvero mettendo anima e
corpo in quei test di ammissione.
Ino
risalì portando con sé il cordless.
“Chi
era al telefono?” le chiese.
“Tua
madre.”
“Ah,
cosa voleva?”
“Voleva
sapere se saresti tornato per cena.”
Shikamaru
guardò l’orologio a parete nella stanza: segnava
le 20:00.
“Già,
forse è meglio che torni a casa, per oggi direi che abbiamo
fatto abbastanza.”
Fece per
alzarsi quando lei parole di lei lo bloccarono.
“Dove
credi di andare, Nara? Ho già detto a Yoshino che non
saresti rientrato.”
Lui storse il
naso.
“Questo
si chiama sequestro di persona, Yamanaka.”
Lei gli
agitò le mani davanti agli occhi, ribattendo:
“Perché, hai da fare? Un impegno urgente ed
improrogabile? Hai lasciato Connor in balìa dei lupi in un
livello di Assassin’s Creed III? I miei sono alla serra e mi
annoia moltissimo starmene in casa da sola.”
Shikamaru si
massaggiò le tempie, visibilmente stufo.
“Dimmi
almeno che non cucinerai tu.”
Lei gli
lanciò il telefono, centrandolo in pieno petto.
“Come
sei…seccante.
Ordina una pizza.”
Il ragazzo,
senza farselo ripetere due volte, obbedì al comando del
generale Yamanaka. Tutto era meglio degli intrugli che, di tanto in
tanto, lei provava a cucinare usandolo alla stregua di una cavia da
laboratorio.
***
Dopo aver
telefonato in pizzeria, Shikamaru si chiuse in bagno per darsi una
rinfrescata. Si strofinò le mani con solerzia, si
sciacquò il viso lavando via la stanchezza della giornata e
si fissò allo specchio. Socchiuse gli occhi e si
lasciò andare ad un lungo sospiro.
Lui ed Ino
erano soli in casa.
“Ok, posso
gestirlo.” Si disse mentalmente.
Ma in quel
momento il suo cervello, quasi volesse giocargli un brutto tiro, gli
fece arrivare, dirette come proiettili, le immagini molto vivide della
sua amica nel corso della giornata, con indosso quei pantaloncini corti
e quella canotta che fasciavano il suo corpo con grazia.
“Non
bene, smettila di comportarti da maniaco, è tua
amica.”
“Sarà
anche tua amica, ma devi ammettere che è davvero
sexy…”
“Piantala,
stupido cervello!”
“Ti
rendi conto che per pensare sempre a lei stai cominciando ad accusare
un disturbo delirante?”
“E
basta!”
“Ok,
signor schizofrenico, la finisco qui. Ma continuo a dirti di seguire il
consiglio del tuo amico Choji: devi dirglielo. Vedi che lei ci sta e
che, nella tua vita, questa sarà la più grande,
mitica, da fuochi d’artificio, sco…”
“Taci!”
“Come
ti pare. Cervello dei piani bassi chiude le comunicazioni.
Addio!”
A Shikamaru
non restò altra scelta che riaprire il rubinetto,
opportunamente regolato sul getto d’acqua fredda. Sarebbe
stata una lunga serata.
***
Quando scese
al piano inferiore, trovò Ino intenta ad apparecchiare la
tavola fuori in giardino.
“Allora,
tra quanto arriva la pizza?” gli chiese.
“Ha
detto tra venti minuti, mezz’ora al massimo.”
“Speriamo
siano puntuali, ho così tanta fame che potrei persino
mangiare il fattorino! Beh, ma non startene lì impalato,
andiamo a sederci fuori, si muore di caldo qui.” Gli fece
notare.
“Sì,
è una buona idea.”
“Però
un attimo, devo prendere la mia crema antizanzare, quelle maledette mi
scelgono sempre come loro banchetto preferito, dato il mio sangue
dolce.” Dichiarò spazientita.
“Sai,
vero, che la storia del sangue dolce è una
fesseria?”
Lei fece
scattare lo sguardo verso di lui.
“Stai
insinuando che ho il sangue amaro?”
“Ma
perché devi sempre capire il contrario di ciò che
ti dico?” la rimbrottò.
Ino sorrise.
“E
dai, ti stavo solo prendendo in giro, non fare sempre il solito
antipatico.”
Il ragazzo
roteò gli occhi verso il cielo.
“Sei
davvero asfissiante…”
Lei gli fece
l’occhiolino, come se quello fosse stato un complimento
sentito. Afferrò la crema alla citronella dallo scaffale
accanto alla portafinestra del giardino ed uscì. Shikamaru
la seguì e si sedette comodamente sulla sedia di vimini,
mentre Ino, dal canto suo, cominciava ad applicarsi la crema sulla
pelle. Mentre lo faceva prese a raccontargli qualcosa, ma articolava
parole vuote; Shikamaru era completamente ipnotizzato dai movimenti
della mano della ragazza sulla propria pelle serica.
Cominciò dalla gamba, per poi passare alle cosce tornite, le
braccia esili, il decolleté, fino a passarsene un
po’ sul viso. Il profumo fresco di limone permeò
l’aria, intorpidendo i suoi sensi.
“Questo è
male, accidenti a me che non ho voluto prendere le famose lezioni di
yoga con mia madre! Aveva ragione, sarebbe stata una bella
attività familiare!” si maledisse.
“…e
insomma, questo è quanto. Shika, ma mi stai
ascoltando?”
“Sì,
certo.” Mentì lui, ridestatosi dai suoi pensieri.
“Hanno
bussato alla porta.”
“Sì,
ho capito, vado ad aprire al fattorino.”
“Sei
proprio un bravo ragazzo.” Commentò con un
sorrisetto ironico, pizzicandogli la guancia.
Il ragazzo si
alzò, borbottando qualcosa e nascondendo
l’imbarazzo.
Quando
tornò in giardino teneva tra le mani una pizza fumante. Gli
occhi di Ino si illuminarono.
“Che
bellezza, finalmente si mangia!” cinguettò
contenta.
“Già,
senza neanche ringraziare chi ti ha offerto la cena.”
Lei si
bloccò a metà strada con la rotella per pizza. La
posò delicatamente sul tavolo ed assunse un’aria
solenne.
“Hai
ragione. Grazie, Shika!” veloce come un lampo
saltò su dalla sedia e lo abbracciò scoccandogli
un sonoro bacio sulla guancia. Riprese poi posto, osservando famelica
la pietanza e tagliandosene una sostanziosa fetta. Il ragazzo, dal
canto suo, era congelato sul posto e cercava di riacquistare una minima
parvenza di compostezza.
“Allungami
il piatto, scansafatiche.”
“Come?
Oh, sì, grazie.”
Cenarono
chiacchierando del più e del meno, o sarebbe più
corretto dire che Ino bombardò il cervello di Shikamaru con
informazioni che avevano la stessa utilità del sale nel
caffè. Ma era bello per lui sentirla parlare, vederla
gesticolare e fare quei discorsi concitati che le imporporavano le
guance, o il vederla tormentare il ciuffo biondo quando qualcosa le
dava particolarmente fastidio o quando era in difficoltà.
Erano piccoli
gesti che sarebbero sfuggiti ad una persona comune, ma non a chi la
conosceva da sempre.
Quando ebbero
finito, la ragazza si alzò per sparecchiare.
Prese la pizza
avanzata mettendola in un piatto, coperto, in frigorifero.
“Se
ci fosse stato Choji ci avrebbe sgridati per averla fatta
avanzare.”
“Già,
non ne sarebbe stato per niente contento.”
Ino volse lo
sguardo verso il cielo.
“Chissà
cosa starà facendo adesso…l’ultima
volta che l’ho sentito mi ha detto di essere arrivato
all’aeroporto di Fiumicino, dopo lo scalo a Monaco.”
“Vedrai
che starà benone, è un tipo in gamba, lui. E poi
desiderava tanto poter viaggiare alla scoperta dei sapori mediterranei
in Italia. Gli servirà come esperienza per la carriera di
critico gastronomico che vuole intraprendere.”
“Sì.”
Annuì Ino. “Chissà che poi non cambi
idea e ce lo troveremo ad affrontare le più grandi sfide
culinarie, stile Man VS Food.”
“Oh,
ne sarebbe capace.”
Si ritrovarono
entrambi a ridere pensando al loro amico, ed immaginandoselo in buffi
contesti che implicavano il pancake più grande del mondo.
“Dai,
andiamo a sederci sul dondolo, stasera fuori c’è
un bel fresco.” Propose Ino portando il suo amico sotto la
grande magnolia dai fiori bianchi che cresceva nel suo giardino.
“Cavolo,
ho dimenticato il mio libro degli alpha test di sopra, vado a prenderlo
e torno.”
Shikamaru
allungò una mano, afferrandole il polso. Lei si
voltò, guardandolo dubbiosa.
“No,
per oggi hai studiato abbastanza, affaticarti così tanto non
ti farà bene.”
La ragazza
annuì e prese posto vicino al suo amico.
“C’è
una cosa che non ho ancora capito.” Annunciò lui e
lei gli fece cenno di continuare. “Perché lo fai?
Insomma, avresti potuto dedicarti alla botanica, i tuoi hanno
un’attività bene avviata e tu ami le piante. Me lo
sono chiesto più di una volta, ma non ho ancora trovato una
risposta soddisfacente.”
Ino sorrise
mesta.
“Allora
si vede che non sei un genio come credono tutti.”
“Sono
serio, Ino.”
“Anche
io lo sono. Lascia che ti rivolga la stessa domanda: tuo padre ha
un’attività bene avviata, perché tu non
vuoi intraprendere la sua stessa carriera?”
replicò.
“Perché
non è quello che voglio fare nella mia vita.”
Rispose asciutto.
“Ecco,
adesso puoi capirmi.”
“Ino,
si tratta di medicina. Non credi che dovresti rifletterci su ancora un
po’?”
Lei lo
guardò in tralice.
“Credi
che mi butterei in un’impresa del genere se non mi stesse a
cuore?”
“Per
te è sempre una questione di cuore, lo so bene.
Ma non è che lo stai facendo solo per dimostrare a
Sakura che puoi fare tutto meglio di lei? Ho avuto la sensazione che
tutto questo fosse dettato dal tuo spirito di competizione.”
Lei scosse il
capo in diniego.
“All’inizio
era così. Cioè, l’antagonismo tra noi
due era a livelli decisamente elevati, per non dire puerili, a partire
dalla questione di Sasuke…” fece una smorfia di
disappunto. “Ancora mi chiedo cosa ci trovassi in quel
pomposo Uchiha, comunque, in seguito ho cominciato ad interessarmi di
più alla medicina e ho scoperto che in realtà mi
piaceva. Mi piaceva parecchio a dirla tutta. L’ambiente
ospedaliero, il tran tran quotidiano, la possibilità di
aiutare e guarire le persone…insomma, diciamo pure che ne
sono rimasta ammaliata. Così ho deciso che quella sarebbe
stata la mia strada. Quando tu e Choji mi avete confidato cosa volevate
fare da grandi, mi sono sentita meno tagliata fuori…anche io
avevo uno scopo, una missione, per una volta mi sono sentita alla
vostra altezza. Ho pensato che se avessi superato il test per
l’ammissione a medicina, non sarei stata più
considerata la ragazza chiacchierona, vanesia e festereccia come mi
descrivono in molti. Mi sarei scrollata di dosso
quell’etichetta di persona fondamentalmente leggera e
insignificante, facendo qualcosa che avrebbe lasciato un
segno.”
Shikamaru fu
piacevolmente colpito da quel discorso così sentito e
maturo. Sapeva che Ino non era assolutamente come si era descritta-
tranne che per l’essere chiacchierona e vanesia- ma sapeva
che sotto nascondeva una grande forza di volontà,
determinazione e dei saldi princìpi. Il suo spirito dinamico
era capace di svegliare dal torpore le anime più letargiche,
ed i suoi sorrisi riuscivano a mettere di buon umore persino la persona
più cupa.
“La
passione e la costanza di certo non ti mancano…”
la ragazza gli regalò un bel sorriso soddisfatto.
“…anche se ho avuto il sospetto che tu
l’abbia scelto per via dei tuoi vaneggiamenti sui dottori
belli di Grey’s Anatomy…insomma, non devo certo
dirtelo io che medici così affascinanti si trovano solo
nelle serie tv. La tua possibilità maggiore sarà
quella di incontrare un vecchio brontolone ed acido come dottor House,
nel quale poi ti trasformerai anche tu nella vecchiaia, sia
chiaro.”
“Ehi!”
sbottò lei offesa, cominciando a pizzicarlo. “Non
è affatto così! Parla lui poi, il signorino
C.S.I., che vuole laurearsi in chimica per andare a svolgere le sue
indagini forensi! O c’entra anche la lobotomizzazione
avvenuta quando è arrivata la supplente? Ricordi, la tipa
bionda, algida e severa che ha sostituito il professore
Asuma…la guardavate come dei beoti.”
“Ma
non dire sciocchezze, poi cos’hai contro la scienza forense?
Posso aiutare le forze dell’ordine con le mie brillanti
analisi sui campioni. Sarò il Tony Stark della
chimica.”
“Come
no, certo! E Naruto diventerà il genio degli scacchi! Non
paragonarti a Tony, non te lo puoi permettere.” Ino
manifestò la sua contrarietà.
“Ora
che me lo fai notare magari sono stato un po’ presuntuoso a
paragonarmi al tuo idolo…tu comunque potrai approfittare
delle tue conoscenze mediche per curarti la diarrea verbale di cui
soffri.”
“Potresti
ripetere, prego?” domandò con voce stridula,
indispettita.
“Sei
un caso davvero grave. Snoccioli informazioni come un torrente in
piena, a volte non so davvero come arginare la marea.”
Insistette lui, fomentando le ire della sua amica.
La ragazza
incrociò le braccia al petto, guardandolo furente. Poi un
ghigno malevolo le si disegnò sul volto e Shikamaru fu
costretto a deglutire.
“Nara,
un’altra parola e pubblico quella
foto.” Lo minacciò.
Shikamaru
tacque. Aveva dimenticato lo spauracchio di quella foto che
gli pendeva sulla testa come una spada di Damocle.
Era vincolato a non oltrepassare troppo il limite con lei, o se la
sarebbe vista brutta.
“Sei
una ricattatrice.”
Lei sorrise
vittoriosa, abbandonandosi sul morbido cuscino del dondolo.
“Shika…potresti
rispiegarmi di nuovo la differenza tra i vari legami
chimici?” domandò quieta.
“Ancora?
Non sei soddisfatta di tutte le spiegazioni di oggi pomeriggio? Stai
diventando assillante.”
“Avanti,
non comportarti da solito poltrone! E stavolta usa parole semplici.
Anzi, una metafora. Magari mi sarà più
d’aiuto per ricordare.” Gli impose.
Il ragazzo
intrecciò le dita dietro la nuca, poggiandosi con indolenza
sulla spalliera, in riflessione. Doveva trovare termini semplici ed
efficaci per farsi comprendere. Quando pensò di esserci,
parlò:
“Il
legame covalente è come l’amicizia tra me e Choji
o tra te e Sakura: entrambi abbiamo in comune delle cose e le mettiamo
a disposizione l’uno dell’altro. Il legame dativo,
rappresenta invece la famiglia: la coppia di elettroni che appartengono
allo stesso atomo, viene condivisa con un secondo atomo. Simboleggia i
genitori, che donano al proprio figlio l’affetto di cui ha
bisogno.”
Ino
ruotò il capo verso di lui, il viso rischiarato dalla
pallida luce dei lampioncini nel giardino. In quella particolare
atmosfera, i suoi occhi sembravano una macchia di inchiostro blu, come
la striscia di cielo notturno che si intravede poco dopo il tramonto.
“E
noi cosa siamo?” chiese quasi in un flebile sussurro.
Il ragazzo
sollevò lo sguardo verso la parte di cielo puntellato di
stelle che riusciva a scorgere, alla ricerca delle parole adatte.
Ormai aveva
capito che non stavano più parlando di chimica, ma di
qualcosa che apparteneva ad un livello completamente diverso.
I giochi
sembravano davvero destinati a chiudersi quella sera di luglio, tanto
valeva farla finita.
Via il dente,
via il dolore, avrebbe poi imparato a convivere con il rifiuto.
“Legame
ionico.” Sussurrò con voce quasi roca, che
provvide a schiarirsi. “Quel legame che si forma quando le
caratteristiche chimico-fisiche dei due atomi sono nettamente
differenti, e vi è soprattutto una grande differenza di
elettronegatività tra i componenti. Nel legame ionico
l’attrazione esercitata dal nucleo dell’atomo
più elettronegativo sull’altro atomo, meno
elettronegativo, è così forte che la nuvola di
carica elettronica può considerarsi come spostata
completamente sull’elemento più elettronegativo.
L’elettrone dell’altro elemento, meno
elettronegativo, viene strappato e un legame ionico è creato
in seguito alla formazione di un catione e un anione. Il legame
così creato è puramente elettrostatico dovuto
all’attrazione reciproca dai due ioni di carica
opposta.”
“Hai
dimenticato il parlare per metafore…”
“Io
e te siamo due opposti, Ino. Eppure tu, per me, sei come
l’elettronegatività: hai la tendenza ad attrarre a
te gli elettroni con più efficacia, strappandoli con la tua
energia. Io sono un atomo con un elettrone spaiato tuo opposto, che
vive alla deriva aspettando che la tua forza arrivi a trascinarlo per
completare l’ottetto. Ed è un’attrazione
così forte che non c’è
scampo.”
Era fatta,
ormai non poteva più tornare indietro.
Ino lo
studiò per qualche minuto, poi gli si avvicinò.
“E
così io sarei il tuo legame ionico.”
“Già.”
“Ti
rendi conto che questa è la dichiarazione più
assurda nella storia dell’umanità?”
Shikamaru la
fissò, sorpreso. Si sarebbe aspettato qualcosa del tipo:
“Rifiuto la gentile offerta e vado avanti”, ma no.
Ino era
davanti a lui, con le labbra arricciate in una smorfia malcontenta
smentita dalla luce felice negli occhi.
“Scusa,
l’ho preparata qui su due piedi, a braccio.”
“Potrei
anche perdonarti se adesso ti dessi una mossa, caro il mio atomo
pigro.”
“Vuoi
dire che tu…” biascicò lui sempre
più stupito dalla situazione.
“Eh
già, chi l’avrebbe detto, vero? Se non avessi
organizzato tutta questa messinscena per spingerti a parlare,
probabilmente staremmo ancora vagando alla ricerca
dell’elettrone mancante.”
Shikamaru
ormai non la sentiva più.
Vedeva solo
quel viso che in tanti anni si era detto di dimenticare e di mettere
off limits, perché non poteva avere altro da lei. Eppure il
suo stomaco ringhiava ogni volta che qualcuno le si avvicinava troppo,
o quando sentiva apprezzamenti spinti.
Si era
ripetuto fino alla nausea che una come lei non avrebbe mai potuto
nutrire un interesse nei suoi confronti.
E invece
eccoli lì, Ino Yamanaka e Shikamaru Nara, i due opposti che
alla fine erano riusciti ad attrarsi.
“Quindi
possiamo considerarci un legame ionico?” domandò,
ancora dubbioso su tanta fortuna tutta insieme.
“Sarò
il tuo legame ionico, signor sonnacchioso.”
“Ottimo.”
Disse prima di
attrarla a sé e finalmente scambiare quel tanto agognato
bacio.
Dapprima fu un
contatto breve, che li stordì entrambi, ma poi cominciarono
a condividere piccole carezze, assaporando la sensazione di labbra
contro labbra.
Ino
tirò Shikamaru su di sé, sdraiandosi supina sul
dondolo, senza rompere quel contatto. Il tempo sembrava procedere al
rallentatore, i due corpi modellati perfettamente l’uno
contro l’altro.
Quel bacio
cominciava a bruciare.
Shikamaru
cominciò ad approfondirlo, chiedendo un maggiore accesso che
la ragazza era ben felice di fargli avere. Il respiro del moro su di
lei le fece ribollire il sangue, riscaldando il corpo come un fuoco che
cominciava a spargersi dalla bocca, dal punto in cui le loro labbra
erano unite. Gemeva, e la sua passione era diventata un calore pari a
quello del suo ormai vecchio amico. Si separarono brevemente per
mancanza di ossigeno e si studiarono per brevi secondi.
Ino gli
regalò un sorrisetto malizioso.
“Com’è
che si chiamano quelle reazioni chimiche che avvengono con liberazione
di calore?”
“Reazioni
esoergoniche.”
“Esoergoniche,
giusto. E qui direi che c’è anche un processo di solidificazione in
atto.”
“Allora
rientriamo in casa. Ho sentito dire che in camera tua
c’è un condizionatore che potrebbe trasformare la
stanza in una cella frigorifera.”
Ino rise di
gusto, una risata chiara e cristallina, calda e gioiosa come quella
notte.
“Noto
che per certe cose non hai bisogno che
l’elettronegatività ti trascini, ma possiedi
abbastanza forza per farlo da te.”
Lui storse il
naso.
“Questo
fa di me davvero un cattivo ragazzo.” Si allungò
di nuovo per rubarle un altro bacio.
“Va
bene, ma non sperare che io cancelli la tua foto.” Lo
ammonì lei.
Shikamaru
abbassò il capo sconfitto.
“Possibile
che tu debba continuare a comportarti come la reincarnazione di Adolf
Hitler?”
“Ed
eliminare dal mio computer lo spettacolo di te, addormentato come un
angioletto nel post sbronza della festa di Kiba, con due baffi di
rossetto rosso -che ti avevo precedentemente applicato- sulle guance e
che ti facevano somigliare a Joker? Questo mai!”
sghignazzò furba.
“Sei
davvero una donna molesta.”
“E
tu il nerd più scansafatiche che conosca.”
Si
tirò su porgendogli poi la mano, con uno scintillio negli
occhi.
“Ah,
per la cronaca, i miei genitori non sono alla serra, altrimenti
sarebbero già rientrati. Sono partiti per il weekend con i
tuoi, ma ovviamente te ne eri dimenticato. Così ho detto a
Yoshino che saresti stato da me e mi avresti aiutato a
ripassare.”
Shikamaru fu
colpito dalla consapevolezza.
“Quindi
al telefono…”
“Era
Sakura. Voleva sapere se finalmente ero riuscita a scucirti le
fatidiche parole di bocca. Mi toccherà chiamarla,
domani.”
“Oh.”
Replicò lui, ancora frastornato dagli eventi, ma per una
volta benedisse mentalmente il suo sentire le onde del mare quando sua
madre sbraitava.
“E
poi quello intelligente saresti tu…” lo
beffeggiò. “Ed ora che ne diresti di venirmi a
dare una mano con le famose calorie? Mica ho mangiato così
tanto per tenermele tutte sui fianchi!”
Shikamaru
intrecciò le sue dita nella mano candida di lei.
“Potrei
anche fungere da tuo catalizzatore, accelerando la reazione di
demolizione delle calorie…”
Rientrarono in
casa accompagnati dal profumo dei fiori della magnolia e con la risata
di Ino trasportata dal vento.
***
Quella
mattina, un raggio di sole filtrava birichino attraverso le tende della
sua stanza. Choji mugugnò nel sonno, aprendo prima un occhio
e poi un altro. Sbadigliò assonnato e prese lo smartphone
per controllare l’ora. Aveva dimenticato la connessione
internet attivata, così l’icona di WhatsApp era in
bella mostra sullo schermo.
Nuova immagine
da Ino Yamanaka.
Quando
aprì il contenuto della foto, e lesse la scritta
sottostante, sentì il cuore sussultare di gioia.
“Dal
legame ionico al loro amico covalente. Oh, era ora!”
Si
alzò e si preparò, fischiettando un allegro
motivetto. Scese poi le scale della casa della famiglia italiana che lo
stava ospitando, ed entrò in cucina.
“Buongiorno,
signora!”
“Oh,
Choji caro, stamattina sei più allegro del
solito!”
“Eccome,
ho ricevuto buone notizie da casa!” esclamò
contento.
“Davvero?
Che tipo di notizie?” chiese la donna curiosa.
Il ragazzo le
rivolse un largo sorriso.
“Cosa
sa lei di legami chimici?”
***
Studiare
chimica nuoce gravemente a te e a chi ti sta intorno, facendoti
desiderare romanticherie varie. Abbiate pazienza e sopportate il
delirio mentale di una studentessa in crisi XD
Le definizioni
sono prese dal mio amato libro di chimica, ma, a differenza di
Shikamaru ed Ino, io sono già al capitolo delle soluzioni
(altra notizia di rilevanza nazionale). La foto mandata a Choji, per
chiunque se lo stesse chiedendo, non è quella di Shikamaru
Joker, ma di certo qualcosa che ritrae la coppietta in pose
romantiche, scattata da Ino a tradimento, ovviamente.
Bene, aspetto
ulteriori responsi protonici ed elettron…ehm, positivi e
negativi, da parte vostra, cari lettori.
Mi scuso
nuovamente per la poca originalità della one shot, ma, come
ho già detto altre volte, è abbastanza complicato
risultare originali in un fandom con attualmente 16344
storie…vogliatemi bene lo stesso <3
Baci e alla
prossima! ;-)
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