La Mer.

di FriedLarge
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Hai mai visto il mare?
Lo hai mai visto quando si arrabbia, e romba, e sale, bianco, grigio e blu, sembra coinvolgere pure il cielo, imitarlo, riprenderlo? Č un branco di cavalli, un angelo, un demone.
Ed improvvisamente si calma, si increspa appena, traspare la vita, in tutta la maestositą di un piccolo pesce, in tutta l'immensitą di un fondale. Ancora, č quieto, si infrange contro gli scogli, profuma di sale.

Hai mai visto il mare?
I gabbiani si posano sulla sua superficie, riesci a sentire il loro canto stridulo, riesci ad immaginarlo? Riesci a vederli mentre volano, piroettano nell'aria, si posano appena sul pelo dell'acqua per poi ascendere nuovamente verso la luce del sole?
E sotto di loro continua il movimento, il brulicare di pesci alghe granchi mulinelli di sabbia, come in un'orchestra, come in un balletto, coordinati e frenetici.
E le praterie di scure poseidonie, che si donano alle maree come i capelli al vento di una ragazza, ed ancora i pesci, che in muti eserciti avanzano, si affrettano, indugiano, e si affrettano ancora, in un'indecisione eterna e senza sosta.

Hai mai visto il mare?
Quando assale, spaventa, complice del cielo nero, romba tuona scroscia picchia, e tutto capovolge.
Quando č ripido e rimbomba del suo stesso suono, e s'infrange su sč stesso, e il vento soffia e bagna l'aria, e poi si paca all'improvviso, ed č come fosse olio.
Il sole spunta e le onde si increspano, di gioielli, e l'orizzonte non finisce pił.
Tornano, subito, i gabbiani, girano, frenetici, i pesci fanno capolino, ed č la corsa, per il pasto, il cielo, il mondo, č tutto bianco, e vola.



[Questo, amici miei, č quel che succede quando mi metto ad ascoltare Debussy.]




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