Ashes to Ashes
A scuola, Anatol ha una ragazza, anche se in realtà non
è vero. Non che lo sappia nessuno – non gli piace
che qualcuno ficchi il naso nella sua vita privata. Ma, se sapessero,
penserebbero che ha una ragazza.
Elizaveta
è amichevole e aperta con lui, anche se ha sempre
un’aria vagamente incerta e guardinga con il resto della
classe. Lo saluta sempre con un sorriso – uno di quei suoi
sorrisi troppo caldi, troppo luminosi, abbaglianti – e gli
lancia occhiate benevole con quei suoi occhi verdi e schietti, e a
volte parlano, prima dell’inizio delle lezioni o durante
l’intervallo.
Gli altri non
sanno, ma quei piccoli gesti discreti sono abbastanza per convincerli a
sospettare. In fondo, non capita spesso che qualcuno si interessi a
lui, no? Anatol è il ragazzo strano sul fondo
dell’aula, mimetizzato con la carta geografica sulla parete,
quello che non parla a nessuno e non si interessa a nessuno. Ci deve
essere qualcosa sotto per forza per quanto possa sembrare strano,
giusto?
Anatol e
Elizaveta non si toccano quasi mai, a scuola. Solo un tocco leggero
sulla spalla, uno sfiorarsi impercettibile quando si incrociano in un
corridoio, un intrecciarsi breve ed effimero di dita quando nessuno
guarda, e sguardi come tizzoni ardenti sotto un velo di cenere
soffocante.
Ad Anatol va
bene così. Non ha mai amato il contatto fisico, in ogni caso.
Fuori, Anatol
ha un ragazzo. Non che lo sappia nessuno – ci sono un sacco
di buone ragioni per non dirlo in giro. E poi, non vede
perché certi particolari della sua vita dovrebbero
interessare a qualcuno.
Ad Elek piace
uscire con lui, Anatol lo sa perché mentre camminano fianco
a fianco per strada i suoi sorrisi sono ancora più
assurdamente brillanti del solito e a volte lui deve distogliere lo
sguardo per evitare di fissarli e di dire qualcosa di stupido e
terribilmente imbarazzante.
Ad Elek piace
anche chiacchierare con lui, di qualunque cosa gli passi per la testa e
senza alcun filo logico, dal nuovo manga che ha incominciato a leggere
alla nuova e creativa perfidia della professoressa di matematica, in
una voce che si fa ogni giorno un po’ più sicura e
un po’ meno acuta. Anatol alza gli occhi al cielo e tenta di
mantenere un silenzio stoico e inflessibile, ma è sempre
difficile non ridere alle sue battute e non interessarsi ai suoi
discorsi, e ogni volta viene trascinato nella conversazione.
Spesso, Anatol
preferirebbe rimanere a casa sua, o nell’appartamento di
Elek, ma vedere il suo ragazzo così – a suo agio
nella felpa sformata che gli nasconde il petto, il viso ancora
più difficile da non guardare quando i suoi capelli scuri
sono legati in una coda alta, l’andatura risoluta e
spensierata, il sorriso come una fiamma piccola e splendente
– ne vale la pena.
Ovviamente,
non lo ammetterà mai ad alta voce, e continuerà
ad alzare gli occhi al cielo e a fingersi estremamente annoiato dalla
sua parlantina. E, ovviamente, Elek continuerà a guardarlo
con quella luce calda e divertita negli occhi, quella che significa guarda che ti conosco
e che ha smesso da poco tempo di metterlo a disagio.
Quando escono
insieme, le loro mani si sfiorano appena, si stringono l’una
l’altra per pochi attimi e poi lasciano andare. Sono in
pubblico, in fondo. Ad Anatol va bene così.
Ogni tanto, a
scuola, qualche ragazzo ci prova con Elizaveta.
Nonostante i
loro sospetti, i loro compagni si sentono liberi di rivolgerle sorrisi
un po’ troppo ampi e occhiate un po’ troppo
invitanti, di metterle le mani sulle spalle e sulle braccia scoperte e
di avvicinarsi a lei e invadere il suo spazio finché il suo
sorriso diventa una smorfia che si sforza di trattenere. Tanto, loro
due non hanno mai dato segno di stare veramente insieme.
Anatol non
dice mai niente – in fondo, Elizaveta non è la sua
ragazza.
Eppure, non
può evitare di sentire la fiamma che gli trapassa lo stomaco
come una lama ardente ogni volta che Roderich le offre un fiore e prova
a trattarla come una fragile damigella, ogni volta che Gilbert ride ai
suoi rifiuti seccati e le dice che dovrebbe essere più
dolce, più accomodante, più femminile.
Anatol
seppellisce quella fiamma molesta sotto la cenere e costringe i suoi
pugni serrati a rimanere ai suoi fianchi. Scatenare una rissa per
difendere l’onore di Elizaveta, per quanto sia
un’idea incredibilmente allettante, non sarebbe un
comportamento molto migliore.
La prima volta
che Elek riesce a portarlo ad una delle sue fiere per otaku con lui,
finiscono per andarsene quasi subito.
- State
facendo il cosplay di una coppia yaoi? Tu sembri davvero un
ragazzo! – dice la ragazza con i codini rosa cicca, con
l’aria deliziata di chi pensa davvero ciò che sta
dicendo e lo ritiene sinceramente un bel complimento. Anatol
può sentire la tensione in tutto il corpo di Elek, accanto a
lui, può percepire sulla pelle la falsità nel suo
sorriso.
- Oh, anche tu
– dice quindi, impassibile, l’espressione e la voce
fredde come ghiaccio. La ragazza fa una smorfia e se ne va, offesa.
Dopo,
nell’appartamento, Elek gli dice che non avrebbe dovuto
dirlo, che quella ragazza non poteva sapere, ma per quanto si sforzi
non può nascondere il sorriso sottile sulle sue labbra. I
suoi occhi verdi sono scuri e traboccano di cose non dette che gli
bruciano dentro, e con i capelli sciolti sulle spalle magre per un
attimo sembra davvero Elizaveta.
Anatol non si
sente colpevole nei confronti della ragazza senza nome. Lo abbraccia e
non dice nulla, e sente Elek rilassarsi contro di lui.
- Un giorno
– gli dice Elizaveta, la sua voce sicura l’unico
suono in un’aula deserta: - Un giorno. Te lo prometto -.
Anatol non gli
mai chiesto nulla, non ha mai avuto bisogno di promesse, e vorrebbe
dirgli solo questo. Ma quando alza lo sguardo e scruta il viso di
Elizaveta, ci trova gli occhi di Elek, profondi e intensi e pieni di
fuoco e di luce, incorniciati da lunghe ciglia scure e lunghi capelli
castani.
Sono le mani
di Elek – forti e delicate, piccole e calde – che
gli accarezzano il viso, le sue labbra morbide e decise che
improvvisamente premono contro le sue. Anatol posa le mani sulle sue
spalle, per sorreggersi, perché sente che sta per perdere
l’equilibrio.
Quando le loro
bocche si allontanano, i loro corpi sono l’uno contro
l’altro, aderiscono come pezzi di un puzzle imperfetto. Il
seno di Elek preme sul suo petto da sotto la maglietta colorata, ma
Anatol non ci bada.
È
Elizaveta ad uscire da quell’aula, camminando fianco a fianco
a lui e senza mai sfiorarlo, senza mai guardarlo negli occhi. Un giorno, pensa
Anatol.
Se non si
fidasse delle promesse di Elek, in fondo, non avrebbe più
nulla di cui fidarsi.
- Ne sei
sicuro? – gli chiede Elek, tentando di sbottonare la sua
camicia. Le sue mani tremano, ma lo guarda dritto negli occhi,
l’espressione seria e gli occhi verdi scintillanti di
emozioni che Anatol non si ferma ad indagare – diventerebbe
tutto ancora più complicato, se lo facesse.
Le condizioni
sono perfette. Hanno cenato insieme, hanno guardato un film, hanno
passato una bella serata. Elek non vive più con i suoi
genitori, e il proprietario non fa mai domande se vede un ragazzo e una
ragazza o due ragazzi uscire dall’appartamento insieme.
Eppure ...
eppure lo sguardo di Elek è troppo intenso, le sue mani
troppo calde e gentili quando finalmente raggiungono la sua pelle, e
lui non ha la minima idea di cosa fare e questo – anche se
è difficile ammetterlo, perfino a se stesso – lo
terrorizza. Si sente esposto, vulnerabile, come qualcosa di troppo
fragile sul punto di rompersi. Vorrebbe girare la testa, distogliere lo
sguardo – ma se lo facesse, Elek penserebbe che sia per le
bende strette che gli fasciano ancora il petto, o per
l’erezione posticcia tra le sue gambe. E Anatol non
lascerà che si faccia idee tanto stupide.
- Tu ne sei sicuro?
– chiede. Il sì
di Elek è un sussurro risoluto nel suo orecchio, seguito da
un bacio lieve sul suo collo.
Per un attimo,
rimangono in silenzio, la bocca di Elek che traccia linee invisibili
sulla sua gola e il respiro affannoso di Anatol che riempie
l’aria della stanza. Poi, il suo ragazzo torna a fissarlo: -
Ti ho fatto una domanda, però -.
I suoi occhi
sono verdi e profondi, dolci e calmi. Anatol li fissa per un attimo,
prima di mormorare il suo assenso sulle sue labbra.
Le foto
bruciano senza sforzo, crepitando piano, tante piccole immagini
colorate che anneriscono e si accartocciano nel posacenere. Presto non
resterà altro che cenere, e forse qualche brandello di una
vita che non è mai stata vissuta davvero.
Elek guarda il
tutto restando in piedi, le braccia rigide ai suoi fianchi, lo sguardo
dritto davanti a sé. Anatol osserva la sua espressione
solenne, e per un attimo si chiede se sia possibile fare un funerale ad
una persona che non è mai esistita davvero.
Non gli chiede
se ne è sicuro, non prova a fargli cambiare idea. Si tratta
solo di poche immagini, in fondo, di cenere che dopo lui stesso
butterà nella spazzatura.
La mano di
Elek trova la sua, e la sua stretta è forte e salda.
Nonostante tutto, Anatol non può evitare di sussultare
– e dopo arrossisce e si dà dello stupido
perché, in fondo, la notte scorsa hanno fatto molto di
più che prendersi per mano, no?
L’altro
ragazzo si volta verso di lui, le labbra piegate
all’insù in una linea semplice e spontanea.
È come vederlo sorridere per la prima volta, come vederlo per la
prima volta, e Anatol all’improvviso sente qualcosa di caldo
e ingombrante crescergli nel petto.
- Che ne dici
di uscire? – gli chiede Elek, e il sorriso diventa furbo e
pieno di aspettative, come se avesse in mente una sorpresa grandiosa.
Anatol sbatte le palpebre: - Cosa? Adesso? -.
-
Sì, adesso – dice Elek, con l’aria di
stare assaporando ogni parola e gli occhi brillanti come il fuoco nel
posacenere, come il fuoco di una fenice. La sua mano non allenta la
presa, e Anatol sa che non lo farà nemmeno per strada. La
fissa.
- Certo
– risponde infine, scrollando le spalle e trattenendo un
sorriso, senza più pensare alle foto e alla cenere.
Note
finali:
La fanfiction
partecipa alla challenge The Four Elements Challenge con la tabella
Fire e il prompt 7. Cenere.
The
Four Elements: Fire
|
1.
Fiamma
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2.
Falò
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3.
Cottura
|
4.
Scottatura
|
5.
Sole
|
6.
Calore
|
7.
Cenere
|
8.
Incendio
|
9.
Fuoco greco
|
10.
Fuoco fatuo
|
11.
A scelta
|
12.
Fuoco
|
Completate
7/12
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