Un altro sole quando
viene sera Sta colorando l'anima mia Potrebbe essere di chi
spera Ma nel mio cuore è solo mia
La fretta è una guida cattiva.
Tutti lo sanno.
A tutti i piccoli ninja è stato
insegnato: agire frettolosamente e senza cura porta il più
delle volte ad errore.
Ma questa volta... NON POTEVA non
affrettarsi!
Quel bel ragazzo dai capelli castani e
gli occhi d'oro aveva tanta, tanta fretta.
Erano le undici e quaranta della sera.
La sera del 26 dicembre. La sera del
compleanno di Lei.
Hinata avrebbe compiuto 18 anni da lì
a venti minuti, e lui voleva essere il primo a farle gli auguri, per
permetterle di iniziare col sorriso un giorno molto importante.
E mi fa piangere,
sospirare
cosi' celeste, she's my
baby E mi fa ridere, bestemmiare E brucia il fuoco, she's my
baby
Hinata Hyuuga sedeva sul suo letto,
nella sua cameretta al secondo piano della tenuta della sua famiglia.
Leggeva un libro.
Lo sguardo candido di purezza le cadde
distrattamente sull'orologio a pendolo, che si muoveva ipnotico.
Mancava pochissimo al suo compleanno. E
nessuno era lì casa ad attenderlo con lei.
Gli occhi si allagano, e
la ninfea Galleggia in fiore che maggio sia E per amarti
meglio, amore mio Figliamo rose, lo voglio anch'io
Neji era fuori, forse con la sua
ragazza.
Hanabi era andata a letto senza nemmeno
darle la buonanotte.
Suo padre era ad una riunione del
Consiglio degli Hyuuga. Con tutto il resto della famiglia che,
puntualmente, ignorava il giorno del suo compleanno.
Sarebbe stato un altro triste
compleanno.
Peccato... era un compleanno
speciale... sarebbe diventata maggiorenne.
Hinata tirò un lungo, sommesso
sospiro e ricacciò stoicamente indietro una lacrima.
E mi fa ridere e accende
il giorno Cosi' celeste, she's my baby Come un pianeta che mi
gira intorno E brucia il fuoco, she's my baby
Tanto, era sicuro che nessuno, in
quella dannata famiglia di stronzi, ci avrebbe pensato al posto suo.
Lui era l'unico che poteva capirla...
l'unico. Di questo lui era convinta.
Il caro Uzumaki, sicuro, nemmeno sapeva
che era il compleanno della sua fan numero uno.
E le sue amiche... quali amiche? Non ne
aveva. Tutte troppo impegnate a pensare ai ragazzi per badare ad una
loro compagna evidentemente infelice.
Oche.
Hinata aveva solo lui. E lui DOVEVA
andare da lei.
Arrivò finalmente alla tenuta
Hyuuga. Mezzanotte meno cinque minuti. Era ancora in tempo!
Tentennò qualche secondo,
indeciso se suonare al cancello o meno, ma poi scrollò le
spalle e, con un ringhio gutturale, iniziò a scavalcare l'alta
cinta muraria.
Destra... sinistra... destra...
sinistra... destra... sin...
Hinata distolse lo sguardo dal pendolo.
Le dava la nausea col suo movimento dondolante.
Il libro non la avvinceva più
ormai da diverse decine di pagine. Si chiese perchè continuava
a leggerlo.
Bè... probabilmente perchè
non aveva altro.
Lo stesso motivo per cui continuava a
vivere in quella casa.
Con un cupo sospiro, si stese sul letto
e, faccia al muro, chiuse gli occhi.
Lei lo fa come avesse
sete, oh I don't know Sulla mia pelle lieve come neve
-Caaaaazzo...- sibilò Kiba,
mordendosi la lingua quando una spina di quella maledetta pianta
rampicante su cui si stava appendendo come una scimmia gli si
conficcò nel palmo della mano.
Uggiolando, se la leccò
frettolosamente e se la pulì sulla giubba nera: non doveva
fare casino.
Se avesse fatto casino Hinata avrebbe
sentito, avrebbe usato il byakugan per guardare attraverso il muro e
allora addio sorpresa.
Lanciò un'occhiata al suo
orologio... Che tardi!
E un rumore sopra la sua testa lo fece
sobbalzare, cosicché perse l'equilibrio e cadde rovinosamente
da due piani d'altezza.
Il rumore assordante del pendolo la
fece svegliare di soprassalto, il cuore che le batteva a mille.
Ma le parve di sentire un altro rumore,
stavolta proveniente da fuori.
Si avvicinò cautamente alla
finestra: da lì, non vedeva nulla.
Altrettanto cautamente la aprì,
e guardò giù.
E spalancò la bocca per lo
stupore.
-Kiba!?-
E mi fa piangere,
sospirare
Cosi' celeste, she's my
baby E mi fa ridere, bestemmiare E brucia il fuoco, she's my
baby
-E che cazzo...- mugugnò lui tra
sé, dandosi mentalmente dell'idiota per essere caduto come un
principiante. Alzò gli occhi verso la finestra, ridendo
nervosamente: -Ciao, Hinata... bè... che dire... Buon
Compleanno!-
Lei sorrise divertita: non riusciva a
credere ai suoi occhi.
Kiba era sempre il solito imprevedibile
matto.
-Cosa è successo?-
-Ehm.... temo di essere caduto su un
cespuglio di rose!-
-Ah... ehm... ti sei fatto male?-
-Si. Il culo.- ammise candidamente lui,
alzandosi rigidamente in piedi e scrocchiandosi rumorosamente la
schiena.
Lei scoppiò a ridere, poi disse:
-Entra!-
Lui annuì felice, e riprese a
scalare il rampicante.
-No, no, sciocco...- rise ancora lei,
-arrivo ad aprirti la porta!-
-Ah... bè, si, meglio!-
ridacchiò lui mostrando i grossi canini appuntiti.
E mi fa ridere, e
accende il giorno Cosi' celeste, she's my baby Come un
pianeta che mi gira intorno E brucia il fuoco, she's my baby
Una volta dentro, lo condusse
silenziosamente in cucina, e gli preparò un the bollente.
-Oh, grazie Hinata... è
perfetto... fa un tale freddo fuori!- rabbrividì lui quando
strinse le mani attorno alla tazza calda.
Lo bevve molto in fretta, come i lupi
che consumano voracemente il loro pasto per difenderlo dai nemici.
E poi guardò Hinata negli occhi.
Anche lei andava difesa.
Anche lei sapeva nutrirlo.
Tuttavia, Hinata andava gustata
lentamente.
Lei era cosa rara e raffinata. E lui la
adorava.
Poi gli venne qualcosa in mente;
tossicchiò impacciato, e prese a rovistarsi nelle tasche della
giubba.
-Che cos'hai, Kiba?-
-Ehm... aspetta...- continuò
ancora un po', poi finalmente estrasse la mano.
-Buon compleanno, Hinata-chan.-, le
prese le mani tra le sue, vi pose dentro qualcosa e le richiuse
delicatamente.-Ehm... è davvero una sciocchezza ma... ma...-
Lei intanto aveva aperto le mani,
ritrovandoci dentro una splendida, piccola scultura in legno chiaro,
rappresentante un giglio con tutto lo stelo.
Lei rimase senza parole. Era molto più
di quanto sperasse. Non era abituata a compleanni affettuosi, a
regali nati dal cuore di chi glieli faceva.
Ma quello... sembrava fatto per lei.
-Ti piace?- chiese lui, impacciato
-Oh... si... si! Kiba...- Hinata lo
abbracciò -è bellissimo...-
Lui, imbarazzato, -Ma dai... è
solo uno stupido pezzo di legno...-
-No... non lo è-
Bè, sembrava decisa
nell'affermare quanto importante fosse quel regalo.
Kiba non controbatté più.
In fondo, lui sapeva meglio di lei quanto fosse speciale.
-Sai, l'ho fatto con le mie mani...-
-Lo so...- sussurrò lei,
continuando a tenerlo stretto.
-Non è stato facile, non ho mai
lavorato il legno in vita mia...- borbottò lui.
-Lo so...-
-E non sono nemmeno molto bravo...
guarda quanti tagli mi sono fatto...-
-Lo so...-
-Però... però... non mi
sembra malaccio, insomma....- fece spallucce, arrossendo.
-Lo so...-
-Però non è bello quanto
dovrebbe, non potrà mai esserlo...-
-Lo so...-
-Hinata- fece lui, a voce più
alta, scostandosela di dosso e afferrandola per le spalle, -Non sarà
mai bello, e puro, e delicato come il soggetto che l'ha ispirato.-
La ragazza perse un battito, -Ah...
davvero?-
-Davvero.-
Hinata sembrò capire, e sorrise
ancora. Più di prima. Come non aveva sorriso mai.
Sorrise anche con gli occhi.
-Grazie, Kiba-kun...-
-Grazie a te Hinata. Ancora buon
compleanno.-
-Lo è. Questa volta si.-
Potrebbe essere di chi
spera Ma nel mio cuore è mia è mia
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