But have you seen this girl? She’s
been running through my dreams
Chap uno.
Non è mai stato semplice vivere in una città dove
si
avevano tanti ricordi, forse fin troppi e tutti così
stranamente nitidi. Ma uno
continuava ad alleggiare nella mia mente. Rimaneva lì,
bloccato ormai da più di
un anno e sembrava non voler scomparire. Avrei pagato oro per
dimenticarmene ed
eppure restava fermo nella mia testa. Ogni giorno ripercorrevo quel
ricordo
chiedendomi cosa avessi fatto di sbagliato o quale cavolo di motivo
c’era per
far sì che lui scomparisse, facendo perdere le sue tracce -
per quanto fosse
possibile.
Ed io mi ero illusa, credendo che le sue parole fossero
vere, ma come potevo fidarmi di uno sconosciuto? Come potevo dare
ascolto alle
sue parole se sapevo che sarebbe partito a distanza di poche ore?
Era riuscito a illudermi, a imprigionarmi in una bugia
che era durata soltanto una settimana, ma era una bellissima bugia da
cui non
riuscivo a liberarmi.
E ora mi ritrovavo come a parecchi mesi fa, a pensare
quasi ossessivamente a quei momenti, cercando con la forza di non
prendermi a
schiaffi da sola.
“Si avvisano i gentili passeggieri che ci stiamo
preparando per l’atterraggio al BWI Marshall. Vi chiediamo di
regolare i sedili
e di allacciare le cinture”, annunciò
l’hostess sull’aereo.
“Ci siamo…”, dissi più a me
stessa che a Sally, che era
seduta nel posto di fianco a me.
“Quindi è di questo
che ti occupi? Vai ai concerti e scrivi di quanto siano sudati e sexy i
musicisti di questi ultimi anni…”.
“Non esattamente. Vado ai concerti perché mi piace
la musica e scrivo sulle
band perché adoro scrivere, faccio una cosa che mi rende
felice e che mi piace”.
“E non hai mai
pensato di seguirne una in tour?”
“Sarebbe troppo
monotono, quasi alienante… mi chiedo sempre come voi
facciate a fare così tanti
spettacoli, uno dopo l’altro”.
“Penso per il tuo
stesso motivo. Viviamo di musica e amiamo i nostri fan, nulla di
più facile!”.
“Sono belle parole
dette da uno che cerca di portarsi a letto metà
pubblico”.
“Solo perché
l’altra metà se la vorrebbe portare a letto il
nuovo amichetto della tua amica”.
“Quindi potete dire
che avete un ottimo rapporto ‘biblico’ con i
fan”.
“Siamo coerenti… mi
sembra giusto dividere in modo uguale le nostre conquiste, e a volte
condividiamo pure”.
“Sei un
pervertito!”
“So essere anche
dolce quando mi ci metto”.
“Non lo metto in dubbio,
ma…”
“Vieni”, aveva
detto interrompendomi. Mi aveva preso la mano e mi stava portando
chissà dove.
“Sei sicuro di dove
stai andando?”
“Penso di sì,
cioè
ci sono passato stamattina per caso e ho pensato che era un posto
carino”.
“Mi stai dicendo
che conosci Milano meglio di me?”
“Sto solo dicendo
di seguirmi”
“Va bene”, lo avevo
lasciato fare.
Non conoscevo bene
quel ragazzo eppure mi piaceva, mi trovavo bene con lui. Dalla prima
volta che
ci ho parlato, avevo subito capito che si trattava di un ragazzo
imprevedibile.
Mi chiedevo chissà quale stramba idea gli passava per la
testa, ed ero curiosa
di dove mi avrebbe portato, sarebbe potuto accadere di tutto.
Si era fatto tardi,
non avevo la minima idea di dove stavamo andando e avevamo abbandonato
il resto
della band con Sally in un locale. Si era limitato improvvisamente ad
afferrarmi
per mano e ad andarsene senza che gli altri se ne accorgessero.
“Quindi questo è il
bellissimo posto dove volevi venire?”, gli avevo chiesto
alzando un
sopracciglio. “Un parco?”
“Preferivi una
stanza d’albergo?”
“Non intendevo
quello… cioè pensavo che tu, essendo una
rockstar, mi avresti portato, che ne
so, in mezzo a qualche bordello”.
“Se vuoi ne stanno
facendo uno qui vicino”, aveva detto ridendo.
“Forse è meglio di
no”, gli avevo risposto sedendomi sullo scivolo.
Si era messo di fronte
a me, teneva le braccia incrociate e mi fissava. Sembrava un ragazzo
qualunque
fuori dai riflettori e giù dal palco. Riusciva a essere
serio come un normale
ragazzo di venticinque anni.
“Quindi cosa ci
facciamo qui?”
“Stiamo da soli”,
aveva semplicemente risposto non perdendo il contatto con i miei occhi.
Le sue
scarpe si stavano avvicinando alle mie, così come il suo
corpo che restava
sospeso sopra il mio, sorretto dalle sue braccia. Mi sentivo
imprigionata, ma
era una sensazione bellissima.
“Questo sarebbe il
momento in cui io ti dovrei baciare”, aveva sussurrato a
pochi centimetri dalle
mie labbra.
“Questo sarebbe il
momento in cui tu dovresti farlo”.
Nella penombra
avevo visto comparire un sorriso sulle sue labbra e pochi secondi dopo
le
sentii appoggiate sulle mie.
“Mi piaci molto,
Allyson”, mi aveva sussurrato. Mi stavo davvero convincendo
che quel ragazzo
non fosse solo un completo idiota, ma sapeva essere dolce e romantico.
Eppure
mi stavo facendo abbindolare da un ragazzo che probabilmente avrei
rivisto
chissà quando. “Non mi scappi, ora sei
mia”, però mi piaceva e non potevo fare
nulla.
“Ally ci sei?”, mi chiese Sally sventolando una
mano
davanti ai miei occhi cercando di portarmi alla realtà.
“Ehm…sì, scusa”
“Ci stavi ripensando, vero?”, alzai le spalle. Non
potevo
farci nulla, ormai sapeva bene com’ero fatta.
“Si vede così tanto?”
“È il tuo sguardo che mente”, disse
guardandomi. “Però
ora non hai tempo di crogiolarti nei ricordi, dobbiamo incontrare David
Hasselhoff e farmi salvare da lui”.
“Scherzi?”, le chiesi quasi scioccata.
“È un ultra
cinquantenne, sarà tutto flaccido”.
“Ma in Baywatch era così…”
“Non dirlo, ti prego”, la fermai. “Non
dirlo”, scoppiammo
a ridere.
Sally aveva perfettamente ragione, non dovevo perdere il
mio tempo a pensare a uno stupido ragazzo che probabilmente non
incontrerò più
in vita mia.
Per consolarmi mi diceva che avrebbe chiamato alla fine,
che essendo un musicista era sempre impegnato, che il fatto di
piacergli doveva
significare qualcosa così come i baci che
c’eravamo scambiati perché un bacio
non si da tanto per dare, ma che c’era dietro un motivo ben
preciso e se è a
darlo anche la persona più fredda del mondo, un minuscolo
sentimento lo riesce
a provare.
Il fatto che mi fossi fidata di lui, in qualche modo
doveva significare qualcosa no? Era riuscito a incutermi qualcosa ed
eppure io
rimango dell’idea che gli uomini avevano la tendenza a essere
stronzi e questa
era la prova. Mi era piaciuto credere alle sue parole e mi ero illusa
della
loro sincerità, ma lui era una rockstar e sappiamo tutti
come sono fatte le
rockstar. Sono sempre impegnate, sono pagate per dire quello che i fan
vogliono
sentire, li coccolano, li apprezzano, scattano foto con loro e firmano
autografi, li baciano e li seducono. Ma io non ero una fan, ero solo
una
ragazza che lavorava per una rivista e che ha fatto semplicemente il
suo
lavoro.
Ed ora ci trovavamo qui, a Baltimora, con le nostre
valigie in una mano e l’indirizzo della nuova casa
nell’altra. Dovevo lasciarmi
davvero tutto alle spalle e fingere che non m’importava
più nulla di quello
sconosciuto. Il suo nome non significava più niente per me,
doveva scomparire
ed ero intenzionata a farlo.
La proposta che mi aveva fatto Mark era davvero assurda.
Lasciare il mio incarico di reporter a Milano per trasferirmi nella
sede di
Baltimora e fare lo stesso lavoro. Mi avrebbe fatto bene staccare un
po’ ma
andare a Baltimora non mi avrebbe fatto smettere di pensare, anzi, non
avrei
fatto altro che rimuginare su quella notte.
|