20.
Fuori:
Terra#3.
Scalata.
*
[This
is the world we live in
And
these are the hands we're given
Use
them and let's start trying
To
make it a place worth living in]
*
Sei mesi, e tutti in salita.
In bilico, come essere appesi alla roccia viva solo con le unghie e la
forza di volontà.
Non ci si sente mai
soli, nel quartiere generale.
C'è fin
troppo da fare. Riordinare, lavare, rassettare, preparare il the. Fare
in modo che il dojo sia pulito – quel sacrario dove aveva
timore a mettere piede, appena arrivata – e curare quel
piccolo quadrato verde davanti a casa Yagi.
Quando hanno
cominciato a fidarsi di lei un po' di più le hanno permesso
di cucinare. Solo le ferite le trattano ancora da soli.
Chizuru li scorge,
capitani e soldati. I primi nascondono le piaghe dietro ad un
sorrisetto di condiscendenza o uno sguardo indifferente; i secondi non
la guardano nemmeno.
Se solo sapessero che
cos'ha imparato da suo padre...ma va bene così. Non
è pronta a sopportare la vista del sangue, dopo quella
notte. Che pensino pure di lei quello che vogliono. È il
piccolo paggio gracile di Hijikata – ci sono altri nomi,
altre teorie, e la fanno arrossire di vergogna. Ma lei è
sempre la stessa ragazzina quieta, inoffensiva, imbranata.
Non può fare del male a nessuno.
Ma
allora perché non la lasciano uscire?
Sei mesi.
Un passo
dietro l'altro. Arrancare, perdere il fiato. Sentirsi ogni giorno un
po' più tranquilla, e ogni notte agitarsi in preda ad
un'angoscia senza nome. Scoprirsi a guardare la luna, a desiderare di
uscire.
Questa non
è la sua vita. È trattenere il fiato e attendere
che Hijikata le dia abbastanza fiducia per lasciarle varcare il
cancello.
Perché la
decisione spetta a lui, lo sanno entrambi.
E Chizuru si
rattrappisce, cerca di rendersi invisibile quando lo vede passare.
Rimane immobile nel futon, quando la luce della stanza del
vicecomandante soffoca e muore. Quando l'uomo si chiude la fusuma alle
spalle e passa davanti alla sua porta, lei non respira, la faccia verso
il muro.
E Hijikata la soppesa
con noncuranza, un'occhiata veloce quando Chizuru posa il vassoio,
quando la trova in cortile tra i panni stesi ad asciugare. Quando la
scorge seduta dietro ad una colonna, le gambe tirate al petto e
un'occhiata quasi rabbiosa verso il cancello che la tiene prigioniera.
Sei mesi
d'attesa, sei mesi di scivolate sulla ghiaia. Sei mesi di domande non
pronunciate e di risposte sepolte sotto la cenere.
Quando finalmente la
chiama da lui e le conferma il permesso di uscire, casuale, come se
avesse davanti un cagnolino da portare a spasso, Chizuru si chiede che
espressione deve avere.
Perché
è la prima volta che coglie l'ombra di un sorriso su quel
volto impassibile. Un incoraggiamento, o una sfida.
La salita
è finita. La scalata
comincia ora.
N\A:
E'
vecchia di secoli, e ce ne sono altre due subito dopo, ma per riempire
il tempo morto ho decido di aggiornare. Chissà che, con il
movie di Hakuouki in arrivo, Urakata ed estate in arrivo, non mi torni
l'ispirazione per finire questa raccolta una volta per tutte.
E
sì, l'impostazione è off. Non mi andava di fare
il solito sbatti di titolo e frin fran. Storia della Filosofia mi ha
esaurita x.x
Come
sempre, ringrazio chi ha letto, commentato, dato questa storia per
morta e chi leggerà.
Kei
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