È da quando ho visto per la prima volta questo film che volevo scriverci sopra; una cosa breve, senza troppe pretese ma che volevo buttare fuori. Ho amato quel film, ho amato Claus e Werner e ogni personaggio in quell’episodio così carico di speranza e disperazione al tempo stesso. L’ho amato e, proprio per questo, ho deciso di scriverci sopra. Gli attori appartengono a loro stessi, il film ai loro ideatori e la storia… La storia appartiene a tutti noi che ancora ne serbiamo memoria.
By athenachan
Lunga vita alla Germania
«Lunga vita alla Germania!»
Quattro parole con un grande significato.
Amore, ecco cos’era: l’amore che un tedesco provava per la propria Nazione.
Stauffenberg aveva dato tutto per tenerla viva, per proteggerla.
L’anima. La mano. Persino un occhio.
E ora dava anche la vita, in nome di quella causa.
Non sembrava spaventato: come avrebbe potuto, il Colonnello, esserlo?
Lui, così fiero persino con quella benda scura sull’occhio che portava e della mano destra ormai perduta; segni di una guerra lontana che, forse, non aveva nemmeno sentito così propria.
Chissà come sarebbero stati ricordati, tutto loro.
Folli. Probabilmente lo erano stati davvero.
Eppure era stato così bello sentirsi parte di quel progetto e crederci; con la convinzione di poter cambiare le cose, di avere il potere di cambiare le cose.
Claus vi credeva. E anche Werner, a modo suo, vi era fedele.
Pensò che fosse bellissimo, così fiero, anche se stava per morire.
Non avrebbe mai dimenticato quegli istanti, mai.
E fu per quelle quattro parole. Proprio per quelle, che il giovane volle lanciarsi verso l’altro.
Poteva essere una mossa stupida, dettata da un sentimento ancora troppo acerbo; ma morire al suo fianco, per lui, era la migliore fine possibile. Malgrado tutto.
Fine |