fanfic-cap 8
Spensi il registratore e lo riposi nella borsetta, non curandomi di nasconderlo all'ignara Akane.
- Non guardarmi in quel modo. Non
ho intenzione di divulgarlo, lo
terrò per me. Per motivi di studio. Per la causa. - Le strizzai
l'occhio sperando di apparire rassicurante, quando avevo la quasi
certezza di aver assunto un'espressione sinistra. Quindi andai a
pagare.
Non era il mio ruolo quello, che ci potevo fare? Non era da me
rassicurare, consolare, alleviare... non ero capace io di fare
quelle cose. Potevo infondere coraggio volendo, con le amiche lo facevo
quando serviva. Quando c'era una decisione importante da prendere,
quando quello ci voleva era un po' di risolutezza, un po' di attributi.
Per chiedere ad un professore che ti scrivesse una lettera di
referenze, per scaricare un fidanzato di cui ci si è stufate,
per dire in faccia ai tuoi che non c'è niente da fare, l'anno
prossimo andrai a fare l'università a Timbuktu ed è
inutile che tentino di fermarti. Le pene d'amore invece... quello non
era proprio il mio campo. Non ne sapevo nulla io di pene d'amore. Me ne
ero sempre tenuta scrupolosamente alla larga. Il mio modo di
rapportarmi ai ragazzi era, diciamo, improntato più al
divertimento che non al sentimentalismo. Al divertimento, non allo
struggimento. Sono stata un'adolescente spregiudicata. Come t'ho
già detto, a me interessava godermi la vita. Mai aspirato al
grande amore. Mai stata capace di grandi odii. Adesso però,
volente o nolente, mi ero convertita nell'unica confidente di Akane e
in qualche modo me la dovevo sbrogliare, anche perché la
situazione appariva seria. Non solo per la vicenda della casa stremata.
Akane era provata, evidentemente non sapeva che pesci prendere e stava
affrontando la cosa con una massiccia dose di autolesionismo e
auto-svilimento che ai miei occhi risultavano preoccupantemente
pericolosi. Un passo oltre rispetto la sua atavica mancanza di fiducia in se
stessa. Un passo oltre la linea di sicurezza che ciascuno di noi si
dovrebbe curare di non oltrepassare mai, per nessuna ragione. E adesso
che ci si aspettava che io facessi?
Cosa vi aspettate da me, kami che mi avete coinvolta in questa bolgia infernale d'amore e morte? Cosa volete da me? Mi state forse mettendo alla prova?
L'avrei riportata a casa
evidentemente sbronza - l'alcol non lo reggeva
proprio - ma non in lacrime. Mi sarei messa a dire tutte le cose
più stupide e irriverenti che mi fossero venute in mente pur di
farla ridere, arrabbiare, imbarazzare, tutto pur di scacciarle quella
maledetta tristezza che mi metteva a disagio. Se quando fossimo
rientrate l'avessero vista in questo stato, i nostri simpatici
coinquilini ci avrebbero messo meno di un secondo a scambiarmi per un
mostro divoratore di bambini. Ovvio no? Akane piange! Che le
avrà mai fatto quella cattivona di Nabiki? Dev'essere stata per
forza lei, Ranma non c'era. Che guaio, che razza di guaio
tremendo.
- Ridici su, ridici sempre
su. Per quanto un ragazzo ti possa piacere,
per quanto tu possa pensare che sia uno schianto portentoso, che ti fa
girare la testa, che gli basterebbe farti due moine
per... convincerti a seguirlo in capo al mondo, se solo lo
volesse, tieni
sempre a mente almeno tre o quattro buoni
motivi per ridere di lui. Devono sempre essere presenti nella tua
mente, almeno tre ottimi motivi. - Con Ranma si aveva gioco
facile. Fosse stato per me, avrei detto che nove volte su dieci quando
apriva la bocca per dire qualcosa faceva ridere per l'idiozia
conclamata dei suoi pensieri degni di un tredicenne tardo. Ma preferii
evitare insulti troppo pesanti. Si poteva deriderlo per come mangiava,
che
pareva un diavolo della Tasmania tenuto a digiuno da mesi ed era
veramente una delle visioni meno sensuali che si potessero presentare
alla vista. Poi c'era il pattinaggio, dato che Ranma sui pattini
è a dir poco ridicolo.
- Eppure stavamo sui pattini quando abbiamo superato la prova
della separazione della coppia... quasi si fa ammazzare per evitare che
la botta la prendessi io... - certo se iniziamo coi ricordi romantici...
- Guarda che questo giochetto non serve per smettere di volergli
bene, ma per evitare che il caldo dell'estate ti faccia idealizzare
troppo la persona. È per tenere a bada gli ormoni, non i
sentimenti - e ancora una volta avevo sbagliato linguaggio...
- Io non sono in preda agli ormoni o ai calori estivi! -
- Sì, sì, lo so... non volevo dire questo... Dai
dai, andiamo avanti... poi c'è la paura dei gatti, no? Anche
quella assai divertente... - ora mi stava guardando malissimo.
- L'unica volta che ha trovato il coraggio di darmi un bacetto è stato quando si credeva un gatto... -
- Dai, Akane, quel bacetto non valeva niente...! -
- Sì... però... se solo avesse ricordato qualcosa... -
- E comunque Ranma che scappa alla vista di un gattino fa morire dal ridere, non puoi negarlo. -
- Sì, sì, certamente. - Sorrise, senza che quell'ombra scura sparisse dai suoi occhi - Nabiki? -
- Sì? -
- Ma si può sapere perché mi sono ridotta in questo
stato? - mi chiese ridendo mentre due grossi lagrimoni le solcavano le
guance.
Oh, mamma mia...! Perché a me? Voglio
tornare a fare lo squalo... Kami, vi supplico, rimandatemi nel mio
mondo...
Sul treno quasi non aprimmo bocca. Non sapevo davvero più
cosa dire. Lei fissava il vuoto, io mi guardavo i piedi. Brutta
sensazione l'impotenza. E poi per me era nuova, una spiacevole
novità.
Arrivate davanti al cancello del giardino, notammo una macchina.
Il dottor Tofu! Da quanto sarà
stato lì ad aspettarmi. Almeno mezz'ora... mi era del tutto
passato di mente, che testa. Troppa tensione, troppi casini. Che guaio, che razza di guaio infame.
Caricammo Akane con quattro dei cinque scatoloni che Tofu aveva portato
per me e la spedimmo in casa con la consegna di depositarli in
camera mia. Sbandava un po', forse per il peso, forse per la birra, probabilmente per le due cose insieme, ma
sarebbe arrivata a destinazione. Non avrebbe svegliato nessuno, a parte
forse Nodoka. Ma Kasumi, che non era andata a dormire in attesa del
nostro ritorno, l'avrebbe sentita. Non le avrebbe detto nulla, solo
"Stai bene?", "Sei sicura?", "Serve aiuto?", "Buonanotte".
Caro il nostro dottore... Credevo di trovarlo per lo meno un po'
innervosito, l'avevo fatto
aspettare parecchio, invece era calmo e sorridente come al solito. Ha
sempre avuto una pazienza infinita, lo sai meglio di me. Non era voluto
entrare in casa, così gli avevo proposta di andare a fare una
passeggiata, ma non l'aveva considerato prudente. Per quanto
quest'asserzione non mi fosse piaciuta affatto, decisi di non fare
obiezioni né domande, non ancora. Mi sedetti con lui in
macchina, tirai
fuori il registratore e gli chiesi il permesso di inserire la nostra
conversazione nel mio archivio magnetico ché non ero brava a
prendere appunti. Soprattutto a mezzanotte, con tre birre in corpo e
senza né penna né taccuino. Ovviamente acconsentì.
Per prima cosa gli raccontai dei fenomeni esagerati a cui avevamo
assistito durante gli ultimi giorni lasciandolo piuttosto sbigottito.
Non era normale, continuava a ripetermi. Anche nei casi più
gravi di case davvero molto stremate e molto furiose, cose simili non
si erano mai viste. Doveva esserci qualcuno con
un ki
particolarmente forte o alterato, ma qualcosa di molto
serio, fuori dal comune. Tipo uno psicopatico che sente le voci e
fa a botte coi pali della luce scambiandoli per lo zio che lo seviziava
da bambino? Fuochino. Più tipo persone con l'aura perennemente visibile, gente
che aveva iniziato a volare o a passare attraverso i muri. E no, non si
era visto niente del genere al momento. Poteva essere colpa di qualche
intruglio preparato dal perfido maestro? Poteva, ma la tempistica
sarebbe stata quanto meno anomala. Per ottenere effetti simili e tanto
duraturi doveva essere stato qualcosa che aveva ripetuto nel tempo
più e più volte, scientemente. A che scopo però?
Va bene che si divertiva a prendersi gioco di noi, ma rischiare
l'autocombustione dei suoi zuccherini per questo non era da lui. Magari
era la combinazione dei nostri ki
che non era buona, non eravamo compatibili e noi tutti nell'insieme
funzionavamo come una sorta di amplificatore. Sicuramente eravamo otto
individui stravaganti e mal assortiti. Voglio dire, metti Kasumi e
Happosai sotto lo stesso tetto, qualcosa di strano da una simile
miscela di personalità è anche ragionevole aspettarselo.
O forse c'era una sovrapposizione di effetti dovuti a problematiche
diverse. Qualsiasi cosa fosse ad aver provocato un disastro di simile
entità, doveva essere davvero straordinario, qualcosa di
mai osservato prima, non presente nella pur vastissima letteratura
sull'argomento che tanto faticosamente il buon Tofu aveva rimesso
insieme negli ultimi mesi.
Come se non bastasse, la stima di quanto mancasse al collasso il nostro
angelo custode l'aveva fatta in base a un paio di frasi che Shampoo si
era lasciata sfuggire, quindi aveva preso in considerazione porte e
finestre che sbattono, non bollitori nevrotici, batterie di pentole
indiavolate o cucine piromani. Alla luce dei nuovi elementi che gli
avevo fornito non si riteneva in alcun modo in grado di dire
alcunché. Tutto appariva eccessivamente destabilizzato. Il
processo che si era messo in moto non appariva secondo la sua umile
opinione neppure passabile di essere invertito semplicemente
abbandonando la casa per un tempo arbitrariamente lungo. Probabilmente
la nostra dipartita avrebbe solamente ritardato l'inevitabile.
Don't panic. È solo l'apocalisse, baby.
Certo, per dirlo con certezza sarebbe stato necessario fare delle misurazioni.
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N.: Misurazioni, dottore? Che genere di misurazioni?
T.: Misurazioni
scientifiche, specifiche. C'è un apparecchio speciale che si
può costruire e che ci aiuterebbe a capire cosa sta succedendo
ma anche di che tipo di incenso abbiamo bisogno. Dovrai mettere su un
piccolo laboratorio oltre a leggerti i testi.
N.: È uno scherzo, vero?
T.: No, ma ti pare?
[sorrisone paterno] Tranquilla, non è nulla di esageratamente
ingombrante. Ti basteranno una scrivania e un paio di tavolini
d'appoggio. Io ti aiuterei molto volentieri se solo Shampoo la
smettesse di starmi addosso...
[Questa faccenda sta assumendo
sempre più delle connotazioni da vero incubo. I testi da
studiare, il laboratorio scientifico, ci mancava solo che fanno
scrivere delle relazioni in inglese e che mi mettono i voti. Kamisama! ]
T.: Ecco, questo qui è un manuale che ti servirà un po' da guida.
[Ed ecco a voi altre quattrocento e rotte pagine supplementari. E un eserciziario non ce l'hai? Avanti così! Yeah!!!]
T.: Non è stato facile procurarselo, ma per fortuna ho i miei
buoni contatti. Nella prima parte c'è una sorta di sintesi delle
conoscenze principali sul tema, dovrebbe aiutarti ad orientarti nella
letteratura primaria, risparmiandoti una lettura integrale di un
quintale di fotocopie che richiederebbe ben più dei pochi giorni
a nostra disposizione. Nella seconda invece ci sono le istruzioni per
costruire questo macchinario che ti dicevo, compreso dove procurarsi i
materiali e i costi medi di ogni componente. Sarà inoltre
necessario un microscopio, ma quello posso procurartelo io. Poi ci
serviranno le forniture standard di un laboratorio di chimica:
provette, pinze, becco Bunsen e tutto il resto. Dovrai comprarti
camice, guanti, occhiali di protezione e una mascherina per non
respirare queste schifezze. Anzi, sarebbe proprio meglio montare
un aspiratore con un buon filtro. Comunque sei fortunata, una buona
parte dell'occorrente sono già riuscito a farmelo regalare o ad
ordinarlo. Tra gli anziani cultori della
medicina tradizionale si possono trovare dei veri e propri
appassionati di questo stranissimo fenomeno, sai? Un caso come il
vostro
farà senz'altro scalpore e certamente saranno più che
felici di
aiutarvi se in cambio vorrai avere la bontà di passare loro i
dati che
raccogli. Mi raccomando, cerca di essere molto ordinata. Procurati uno
schedario e prendi sempre nota di tutto. Forse un computer sarebbe
meglio...
[Non che io non fossi preparata ad ascoltare cose folli, ma mi sembra
che la situazione stia davvero sfociando nel delirio più
assoluto. Laboratorio? Computer? Aspiratore? Di che accidenti va
cianciando questo svitato?]
T.: Ah, e poi ti ho portato
queste. [Sorride porgendomi una busta di plastica contenente numerosi
flaconi di pillole tutti uguali e delle confezioni di una qualche
tisana].
N.: Che roba è?
T.: Integratori. Serviranno a
tenerti sveglia. Assumendoli nelle dosi che ti ho segnato su quel
foglietto [indica un piccolo pezzo di carta giallo che si affaccia da
sotto un flacone] potrai riuscire a mantenerti lucida dormendo solo due
o tre ore al giorno. [Ma è droga?] Ma non dovrai esagerare.
[È droga!] Non si può tirare avanti più di una
settimana con questa roba, dopo di ché gli effetti collaterali
diventeranno permanenti e c'è perfino il rischio di un tracollo
nervoso. [E pure bella pesante...]
N.: Inizio ad essere seriamente spaventata. Che effetti collaterali?
T.: Beh, si comincia con dei
giramenti di testa, irascibilità, paranoia, per poi passare a
vere e proprie allucinazioni, attacchi d'ira incontrollata,
incapacità di dormire, manie di persecuzione che posso essere
anche molto serie. Dovrai stare molto attenta.
[Non ho parole. Nella mia testa
risuona solo una domanda, come un campana stonata, o un disco rotto:
perché? perché? perché?]
T.: Inoltre non dimenticarti delle
amazzoni cinesi. Ho motivo di credere che possano rappresentare un
pericolo molto serio. [Eh, sì. Ci manca solo questo...] Da
quando Akane mi ha informato di quei fatti, non ho mai smesso di
indagare sulla Furia della Casa Stremata, accumulando informazioni di
tutti i tipi. Così sono venuto a sapere che per le amazzoni di
Joketsuzoku, così come per varie altre tribù di cultura
simile anche se non necessariamente matriarcale, una casa che si
comporta in modo anomalo è un fatto estremamente importante a
livello giudiziario. È una prova inconfutabile di qualcosa che
si potrebbe voler nascondere. Una regina che non riesce a procreare, un
marito che desidera un'altra donna e via dicendo. Un uomo può
essere giustiziato senza bisogno di altre prove se scatena la furia
della sua casa. Considera che probabilmente la donna da cui è
attratto si troverà nella stessa casa, e sarà quindi o
una serva, o una consanguinea della moglie, o una consanguinea sua.
Tutte aggravanti di non poco conto...
N.: E questo che avrebbe a che vedere con la gatta morta e la vecchia cariatide?
T.: Beh, mi pare chiaro...
N.: Ranma.
T.: Esatto. Se dovessero esserci
le prove del fatto che Ranma è anche solo parzialmente
responsabile dei vostri guai, allora Shampoo sarebbe obbligata a
tornare in Cina e a sposare il primo pretendente che le si proponesse.
Sarebbe un disonore grandissimo perché dovrebbe rinunciare al
suo marito legittimo perché questi non la vuole. Le preferisce un'altra. E in modo abbastanza energico.
N.: Piuttosto che far trapelare le prove di una cosa del genere, Shampoo ci tira giù casa con le sue stesse mani.
T.: Potrebbe, ma non credo che la venerabile Cologne glielo permetterebbe.
N.: Venerabile un corno. Quella
vecchia megera non si è mai fatta troppi scrupoli a giocare
sporco quando c'erano i suoi interessi di mezzo. Ovvero quelli
della sua adorata bisnipotina. Che differenza fa alla fine? Il
discredito cadrebbe su tutta la famiglia, sicuramente lei non ne
uscirebbe indenne da uno smacco del genere.
T.: Magari in altre circostanze
sarebbe così, ma temo che Cologne e Shampoo siano sotto
osservazione del consiglio di Joketsuzoku. È probabile che
già le stiano facendo pressione perché risolva la
situazione o rientri in patria, è passato più di un anno
da quando sono arrivate qui e la pazienza del consiglio ha un
limite. Quindi dubito che Obaba possa permettersi alzate di testa
troppo spudorate. Rischierebbe di perderci la faccia in modo ancora
peggiore. Sì, insomma, sarebbe un vero e proprio
tradimento, che è altra cosa rispetto ad un incidente di
percorso per quanto increscioso.
N.: Beh, in questo caso tanto
meglio. Dovremo poter negoziare. Potrei far leva sul fatto che Shampoo
non ammetterà mai di temere una cosa del genere, il suo orgoglio
non glielo permetterebbe. È costretta ad ostentare sicurezza. Ma
se vorrà farci credere di avere totale fiducia in se stessa e di
essere assolutamente convinta che l'inutile giovane Saotome non possa
preferirle nessun'altra donna allora sarà costretta a venire a
patti.
T.: Ci serve un contatto diretto con la tribù di cui possiamo fidarci...
N.: Mousse.
T.: Sì, Mousse farà al caso nostro. Quindi qual è il piano?
[Il piano? E lo chiedi a me? E che
ne so io?!? ... Dici che devo inventarmelo? Qui ed ora? Così su
due piedi... Beh, sì che sarei capace... posso pensarci su...
qualche buona idea la tiro sempre fuori, anche all'una di notte avendo
bevuto tre birre e con questo caldo e questa stanchezza che... oddio,
io non so se ce la faccio, non so se posso... io... con tutto questo...
ma davvero vi aspettate che vi tiri fuori da questa merda?]
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Non fu cosa semplice riuscire ad orchestrare qualcosa di sensato. Tieni
presente che né Obaba né Shampoo avevano alcuna ragione
per fidarsi di Mousse. Al contrario, il papero in questo pasticcio che
si era venuto a creare aveva chiaramente la migliore occasione che gli
si fosse mai presentata di ribaltare la situazione e riuscire
finalmente a sposare Shampoo. Dovevamo quindi forzare le due amazzoni a
fare qualcosa che mai avrebbero voluto: affidarsi all'infido
sguattero quando questi aveva l'opportunità di rovinarle per
sempre. Praticamente impossibile. Ma dovevamo provarci. E se c'era un
solo schema al mondo che aveva qualche chance di funzionare, beh,
questo era quello che avevamo ideato io e Tofu in quella afosa notte di
luglio. Sì, hai capito bene. Ci ragionammo su insieme, non mi
lasciò sola a scervellarmi.
Definimmo un piano ben congegnato, relativamente semplice ma
intelligente, che doveva essere messo in atto senza sbavature. Avrei
dovuto attuarlo il giorno successivo. Il dottore da parte sua avrebbe
dovuto spingere Shampoo nelle mie grinfie per poi approfittare della
sua assenza per parlare con Mousse. Provavamo a giocare in attacco. Che
poi, si sa, è la miglior difesa. Ma c'erano dei rischi. Grossi
rischi, soprattutto per me. Grossi rischi e grandissima fatica. Come
avrei potuto fare a meno di chiedermi se non fosse tutta una follia?
Non potevo. E continuavo a chiedermelo. Era talmente palese che avevo
questo dubbio in testa, che Tofu non potette fare a meno di chiedermelo.
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T.: Qualcosa non ti convince?
N.: Già...
T.: Sarà dura, ma ce la puoi fare.
N.: Non è questo. Oltre a
tutto il resto, domani dovrò anche occuparmi di vendere una
buona scusa ai miei insegnanti per fargli mandar giù che non
andrò più a lezione. Gli ultimi giorni dell'ultimo anno
di liceo. Non potrò fare l'esame per entrare alla Todai. Se i
professori mi negano le lettere di referenze perché non mandano
giù che io sparisca adesso in questo modo sarà un
disastro. Dovrò inventare una storia strappalacrime ma credibile
e portarmi dietro mio padre perché la sostenga. Senza fare
scenate, senza contraddirsi. Non ti sembra che tutto ciò sia un
tantino troppo complicato?
T.: Beh, non vedo alternative.
N.: Neanch'io, ma forse... non so,
ho il dubbio di star sbagliando tutto. Ho parlato con Akane questa
sera, è del tutto cosciente di essere parte in causa in questa
storia. Anzi, è convinta di essere l'unica causa. Forse quello
che dovrei fare è piuttosto provarle che si sbaglia, piuttosto
che non montare tutto questo casino che non sappiamo nemmeno se
funzionerà...
T.: Forse, ma davvero credi che
sia più facile? E poi, una volta che tu sia riuscita a
convincerla, questo cosa risolverebbe?
N.: Uhm... dipende dalla qualità delle prove che potrò farle avere, no...?
T.: Bene. Questo però mi sembra ancora più arduo, non credi?
N.: Più arduo che non
improvvisarmi chimico, studiare milioni di pagine in giapponese antico,
assumere strane droghe, schiavizzare Mousse, raggirare Obaba, tenere a
bada Shampoo, ingannare i prof, il tutto rischiando di perdere un anno
di università, inimicarmi tutto Joketsuzoku e di giocarmi il
sistema nervoso? Siamo seri, dottore...
T.: Sai che scegliendo un'altra strada potresti metterti in guai ancora peggiori?
N.: Lo so benissimo. Infinitamente bene.
T.: È una corsa contro il
tempo. Ma se saprai essere abbastanza furba e avrai abbastanza
inventiva, salverai la tua famiglia e la tua casa dalla distruzione.
N.: Ci vorrà anche una buona dose di fortuna. Potrei fallire.
T.: La fortuna... quella aiuta sempre. Prova a pregare.
N.: Sì, come no... Dottore, posso fare una domanda?
T.: Certo, Nabiki. Tutte quelle che vuoi.
N.: Lei pensa davvero che
ingannare, raggirare e drogarmi sia più morale che non aiutare
due imbranati a fare chiarezza riguardo... ehm... i loro sentimenti
reciproci?
T.: No, ovviamente no. Almeno messa così...
N.: E potrebbe mai esistere una persona di buon senso che la pensi diversamente...?
T.: No, Nabiki, certo che no.
N.: E quindi se io scegliessi di
fare tutte queste cose allo stesso tempo, la parte spregevole sarebbe
al più la prima, non la seconda, giusto...?
T.: Uh... Ho capito dove vuoi
andare a parare, ma non è questo il punto. Come ti dicevo prima,
dimostrare o chiarire di per sé non aiuta. Tutto il contrario.
Se cambi le carte in tavola senza risolvere il gioco non avrai altro
che nuovi effetti che si sommano ai vecchi complicando il quadro
della situazione. Peggiorerai solo le cose. Capisci cosa intendo?
N.: Probabilmente. Ma non sarebbe più pratico parlare in modo meno sibillino?
T.: Come preferisci. Questa non
è partita che si possa pareggiare. Puoi scegliere di giocartela,
io non ti criticherei per questo, non ne farei una questione di
principio, ma non farlo se non sei sicura di poter vincere al primo
colpo.
N.: ...
T.: Suvvia, hai capito benissimo.
Non puoi limitarti ad aiutarli a chiarirsi, [2 sec.] dovresti anche
fargli trovare il coraggio di agire di conseguenza. [3 sec.] Fino in
fondo. [2 sec.] Se avessi successo solo a metà ti troveresti, vi
trovereste tutti, in un guaio anche peggiore.
N.: Mmm... Colpire e affondare in
una sola mossa... beh, mi pare improbabile. Peccato. E io che speravo
almeno di potermi divertire un po' a punzecchiare Ranma...
T.: Non avrai tempo per divertirti. E aggiungerei che se vuoi affrontare il problema su questo terreno, devi
tener in conto che tutti gli stadi intermedi che in un modo
o nell'altro si daranno provocherebbero danni difficilmente
controllabili. Dovrai... agire fuori dalla vostra casa.
N.: Come sarebbe a dire?
T.: Suonerà strano, ma non c'è altro modo. Potrai
riportarli tra le mura domestiche solo quando avranno... smesso di
rappresentare una minaccia.
[Li porto fuori a ballere, li faccio sbronzare un po' e poi... Naaaaa. Non funzionerà mai.]
N.: Stiamo sfociando nel puro surrealismo.
T.: Direi di sì.
N.: Senza contare che in famiglia c'è qualcuno che mi metterebbe
i bastoni tra le ruote e agire in maniera così sfacciata non mi
sarebbe possibile se non al prezzo di scatenare una guerra. E quella
sì, non potrei mai vincerla.
T.: Ora sei tu che parli in modo sibillino, ragazza mia...
N.: Poco male. Non era niente di
importante... E va bene, vorrà dire che per ora mi
limiterò a giocare su un solo tavolo. Ma se se la vecchia Obaba mi tira il collo o mi
succede qualcosa per colpa quella robaccia che dovrò calarmi, mi
avrete sulla coscienza, tutti quanti. Io ho paura della droga, sai?
Sono una ragazza intraprendente e in un certo senso spericolata, in un
sacco di cose, ma le droghe mi spaventano. Accidenti. Pure le sigarette
mi danno una leggera inquietudine. Ma non c'è proprio modo che
io possa farne a meno? Almeno delle pillole. Non basta un buona dose di
caffè?
T.: Non sarebbe altrettanto efficace.
N.: Ma un dottore non dovrebbe farmi assumere sostanze nocive per la mia salute...
T.: Non ti faranno alcun male se non supererai le dosi consigliate e non ne farai un uso troppo prolungato.
N.: [tra sé e sé] Consumare preferibilmente entro da data di scadenza.
T.: Come?
N.: [3 sec.] Devo arrendermi anche su questo?
T.: Temo di sì.
N.: [3 sec.] ... posso solo andare allo scontro a testa basta, secondo le regole. Non ho scelta, vero?
T.: Non prenderla così, dai...
N.: [5 sec., sospiro] Armatemi e partirò.
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Kasumi
con quel nuovo taglio di capelli non era la stessa. Qualcosa nella
coerenza del suo essere era stato incrinato. Un taglio sbarazzino corto
sul davanti che le lasciava scoperta la sua bella fronte amplia e fiera
per poi allungarsi sulla nuca coprendole parzialmente il collo. Se
avesse avuto la giusta disinvoltura le avrebbe anche donato. Invece
continuava a sembrare un po' un pulcino bagnato, un uccellino
spennacchiato. Le si notava il disagio di dover portare una
capigliatura che non si addiceva alla sua personalità pacata e
materna, una capigliatura che non aveva scelto. Uno stile che non era
il suo. Curiosa la sorte che aveva deciso di far passare anche lei per
lo stesso trauma che aveva sofferto Akane circa un anno e mezzo prima.
Beffarda, si sarebbe detto. Il tentativo di Akane di assomigliare a
Kasumi si era infranto poco dopo l'arrivo di Ranma e adesso...
Chissà, doveva esserci un senso in tutto questo, un senso
che mi sfuggiva. Per quanto mi sforzassi di coglierlo, non riuscivo ad
afferrarlo. E così continuavo a fissarla, senza nemmeno
domandarmi che accidenti ci facesse sveglia a quell'ora o perché
fosse in piedi lì nell'ingresso, con le braccia incrociate e lo
sguardo serio. Senza nemmeno capire davvero se mi stesse parlando o se
invece non ero io che mi stavo sognando tutto. Me le stavo sognando
quelle parole, certo che le stavo sognando, perché Kasumi non
avrebbe mai potuto pronunciarle. Non la Kasumi che conoscevamo, che conoscevo.
Che poi non capivo neanche bene cosa stesse dicendo, il suono della sua
voce arrivata al mio cervello deformato attraverso il fischio delle mie
orecchie. Non era reale. Non poteva esserlo. Se mi fossi concentrata
abbastanza sarei riuscita a svegliarmi e avrei capito di essermi
addormentata nella macchina di Tofu. Dovevo solo concentrarmi
abbastanza. Magari se avessi chiuso gli occhi...
E invece riaprendoli ero ancora lì, lei era ancora lì, ma
ora mi dava le spalle. Stava camminando, si allontanava, i suoi passi
appena udibili. Voltava l'angolo e spariva.
Si può sapere cosa ti sei
messa in testa di fare? Dove sei stata fino a quest'ora? Dove hai
portato Akane? L'hai fatta bere... puzzava di birra e sbandava quando
è rientrata. Che intenzioni hai, Nabiki? A che gioco stai
giocando? No, no, non dirmelo. Non voglio starti a sentire. Non voglio
ascoltare le tue scuse, le giustificazioni, le risatine. Sappi solo che
non posso permettertelo. Non ti lascerò portare il caos in
questa casa. Tu per me puoi vivere la tua vita come ti pare, non mi
riguarda. Sai che non approvo, ma non posso farci nulla. Fa come vuoi,
se vuoi buttarti via in questo modo io non credo di potertelo impedire.
Mi addolora, certo, ma sono fatti tuoi. Per te è troppo tardi.
Ma tieni fuori Akane. Ti prego. Non costringermi ad intervenire
perché sai che farei qualsiasi cosa per proteggerla. Non ci
provare. Non provare a cambiarla, a corromperla, a portarla sulla tua
strada con la scusa di quello che sta succedendo. Stai lontana da lei.
Non ti azzardare, Nabiki. Non ti azzardare.
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