Johnlock - La parte migliore di me
I want you to know the best
part of me,
I want you to feel my heart
and life's harmony,
even I know sometimes it's
hard to see
that I'm nothing without you
and I can't breathe without
you.
I want you to know that
life's on our side
and when I'm alone you're
still on my mind.
Knowing myself I can no
longer hide,
'cause I'm nothing without
you
and I can't breathe without
you.
I want you to know you are
the best part of me.
[St Leonards]
L'aria fredda di Londra mi sbatte impietosamente in faccia.
Ha seccato
il sangue che mi è uscito dal naso. E' rotto ma non lo
sento, la mia mente ha escluso il dolore.
O più probabilmente si è focalizzata su un
artiglio che sento conficcato nel petto.
Questo vorrei cancellarlo ma non ne sono in grado, non credo di esserlo
mai stato. Non quando si tratta di John.
La verità è che non è mai stato John a
dipendere da me, ma ero io a dipendere da lui. Sempre. Anche ora.
Ho smesso di fumare per lui. Ho smesso di drogarmi per lui. Ho buttato
via tre anni della mia vita per lui.
E rifarei tutto, qualunque cosa per lui.
Anche se continuerà ad odiarmi per l'eternità
farò tutto ciò che posso per farlo stare bene.
Non importa se mi odia, è John e se lui respira respiro
anch'io.
Guardo verso il basso. C'è buio, è diverso da
quella mattina assolata in cui tutto è cambiato. Qui ho
capito quanto lo amassi, quanto vivessi in funzione di un'altra persona.
Io non conto nulla mentre John...John è qualunque cosa. E'
materia, è reazione chimica.
Lui si sposta, io mi sposto. E' sempre stata quella la nostra danza,
tranne quel passo stonato: io mi butto, tu sopravvivi senza di me.
Stringo le mani sul bordo del cornicione su cui sono seduto.
Una leggera spinta e mi fracasserei davvero la testa su quell'asfalto,
realizzerei quello che tutti considerano già avvenuto.
Quello che John mi ha urlato che sono: un fottuto morto.
Dei passi si stanno avvicinando. Riconoscerei sempre quella cadenza.
Sento John sedersi accanto a me e con la coda dell'occhio vedo che
guarda placidamente le luci della città.
La fronte è distesa, le labbra leggermente piegate
all'insù, le ciglia che sbattono in intervalli regolari di
quattro secondi.
"Odio questo posto" esordisce, dopo qualche minuto.
Non rispondo, spostando gli occhi sulle mie ginocchia.
"Mi dispiace per il naso".
Mi volto e trovo John che mi guarda, mordendosi il labbro inferiore.
Dalla faccia direi che si sente colpevole e...triste, forse.
Distolgo lo sguardo, fissando senza volerlo il punto esatto in cui si
trovava John quando gli ho detto addio.
"Sherlock..."
Il richiamo di John ha una nota strana. Disperazione? Non so, faccio
ancora fatica a catalogare i sentimenti.
"A me no. Non mi interessa nulla del naso, non lo sento neanche..."
Non mi sono neanche accorto di aver iniziato a parlare.
"Come...?" inizia John.
"Non mi interessa se mi odi per quello che ho fatto, non mi interessa
se sono una persona orribile per te. La verità è
che tu sei la parte peggiore di me".
Sento John sbuffare. "Sei davvero bravo a convincere le persone a
perdonarti".
Qualcosa di simile ad una risata esce dalla mia bocca e mi giro,
piantando gli occhi nei suoi. "Io non voglio il tuo perdono. Non mi
serve. Rifarei tutto quello che ho fatto. Dormire sul pavimento di una
baracca a Termez per quattro mesi. Non mangiare per giorni e rubare se
necessario. Vagare nelle lande assolate del Kazakistan. Nascondermi da
chiunque. Farmi accoltellare da un bastardo che mi ha preso alla
sprovvista. Avvelenare i collaboratori di Moriarty. O strangolarli a
mani nude guardandoli morire".
John aveva sgranato gli occhi. "No, tu non...tu non puoi..."
"Non posso aver ucciso delle persone?" faccio un sorriso amaro,
voltandomi. "Sono un assassino John e non me ne importa niente".
"Come...?"
"Avevo il mio obiettivo. Sono diventato davvero una fottuta macchina
senza sentimenti e quelli erano solo ostacoli da superare per arrivare
alla meta".
"Cosa...?"
La confusione di John è davvero patetica. Ridacchio:
probabilmente sono io quello patetico.
"Sei anche e soprattutto la parte migliore di me, John".
Lo guardo e vedo che ho la sua completa attenzione.
"Mi hai tenuto in vita. Mentre morivo di sete pensavo a te che mi
preparavi il tè. Quando i topi mi rosicchiavano i vestiti mi
ricordavo la tua faccia quando mi sono vestito con solo un lenzuolo.
Quando riuscivo a rubare una candela ecco che rivivevo la nostra prima
cena da Angelo. Quando mi sono cucito da solo non ho fatto a meno di
pensare che tu l'avresti fatto meglio. E tutte le sere, prima di
addormentarmi, pensavo sempre di suonarti qualcosa dopo averti
raccontato com'era stata la mia giornata. Senza di te, ma con te".
Mi sto svuotando, sto buttando fuori tutto quello che è
stata la mia vita in quei tre anni. Inferno e Purgatorio.
Il Paradiso è Londra, il 221B, i suoi occhi.
Due pozze azzurro lucido che mi fissano e mi scavano dentro. John ha
stretto i pugni ed è teso, si è inclinato appena
verso di me.
Devo distogliere lo sguardo e lo poso sulla decina di centimetri di
cornicione che divide le nostre mani.
"Ci ho messo molto a rendermene conto, sono stato cieco. Ho guardato ma
non ho osservato". Il mio ora è un sussurrare, tanto so che
John mi sente benissimo.
Ma lui mi stupisce. Ogni tanto fa ancora qualcosa che mi lascia senza
parole. Sento le sue mani sulle guance. Sono calde, ruvide, grandi.
E mi solleva il viso, senza darmi via di scampo. Da vero soldato. "Cosa
non hai osservato?"
Deglutisco e lo guardo. Dio, quante cose ci sono in quest'uomo. Quante
sfaccettature devo ancora scoprire di lui? Saranno tantissime ma io le
conquisterò tutte se me lo lascerà fare.
"Sherlock?" John mi richiama e lo vedo più vicino.
"Sherlock Holmes ormai non esiste più senza John Watson"
mormoro. E per un secondo mi sento più vulnerabile di quando
sono quasi morto con un coltello tra le costole. Giusto un secondo, il
tempo che ci vuole a John per assimilare la mia frase e appoggiare la
sua fronte calda sulla mia.
Sento il suo respiro infrangersi sulla mia guancia sinistra, il fiato
caldo della sua bocca poco lontano dalla mia.
I suoi occhi si chiudono un attimo e poi si aprono. Per la prima volta
riesco a contare esattamente il numero di pagliuzze blu che contornano
le pupille.
"Anch'io non esisto più senza di te, Sherlock". Lo dice in
modo quasi impercettibile, ma è come se me l'avesse urlato
in faccia.
Mi rendo vagamente conto di afferrare il suo cappotto e di tirarlo
verso di me, appoggiando le labbra sulle sue.
E registro a malapena che John inclina la mia testa per avvicinarsi
meglio.
Morsi, lingue, respiri, labbra, carezze.
E' tutto così potente, così bello che quando ci
stacchiamo devo sbattere gli occhi due volte. Sono interamente coricato
sul cornicione con John sopra di me che sorride imbambolato.
"Sei bellissimo".
Sento chiaramente di arrossire, ma non posso evitarlo. Così
come non posso evitare di punzecchiarlo. "Il tuo gancio sinistro
potrebbe aver rovinato il mio bel faccino".
John ridacchia e le sue vibrazioni le sento anche dentro di me.
"Il mio gancio sinistro riparerà tutto quanto. Ma tu sei
sempre perfetto, per me".
John si abbassa e mi stampa un bacio.
"Devo ritrattare quello che ho detto" dice, baciandomi la mandibola.
"Mmh?"
John mi deposita un bacio sul mento e poi mi fissa.
"Amo questo posto, decisamente" dichiara, cercando di sembrare serio.
La sua espressione buffa unita alle sue parole mi fa ridere e lui mi
imita, prima di baciarmi intensamente.
E su questo cornicione, finalmente, noi esistiamo davvero.
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