Il cielo era plumbeo,
scuro, prossimo ad un acquazzone.
L’odore
della pioggia si sentiva greve nell’aria, che sferzava
imperterrita sul viso stanco di Mike.
Non una lacrima
scendeva dai suoi occhi, le cui iridi cristalline richiamavano il
colore del mare davanti a sé.
Il suo sguardo era
perso tra le onde, che portavano con loro l’odore della
salsedine.
<<
Perché sei così ostinato? >>
La voce di Billie
arrivò alle sue orecchie come un sordo lamento, e Mike
cercò d’ignorare la domanda dell’amico.
Si inumidì
le labbra secche, coperte appena da una sciarpa leggera, lasciandosi
andare all’ennesimo sospiro.
Billie
restò in attesa, con lo sguardo basso puntato sulle sue
Converse nere.
La vita gli aveva
tolto tutto.
Il padre, la madre, la
moglie, i figli, e adesso gli stava portando via perfino l'esistenza stessa.
Mike fece un sorriso
amaro, riflettendo su quanto il destino potesse essere infame e
beffardo.
Il famoso leader dei
Green Day, il musicista bello e dannato, il desiderio di chiunque, una
delle voci più incantevoli che avessero mai toccato un
microfono, stava lentamente morendo.
La leucemia gli era
stata diagnosticata mesi prima, dopo lunghi giorni di agonia e dolori a
cui nessuno era riuscito a trovare una spiegazione. Non subito, almeno.
La notizia aveva
colpito Mike come una secchiata d’acqua gelida, e non
ricordava neppure cosa fosse avvenuto dopo.
Da quello che gli
avevano detto, aveva avuto una crisi ed era stato portato in ospedale.
Mike non ricordava
nulla. Semplicemente si era svegliato in un letto bianco e spoglio,
circondato solo dalla sua presenza.
Aveva pianto, per ore
intere, fino a sentir male agli occhi.
Billie. Il suo adorato
Billie.
Non poteva credere a
quello che aveva scoperto. Non voleva
crederci.
Lui. Il suo amore, la
sua luce, il suo tutto. L’uomo che aveva amato per anni senza
essere mai corrisposto, con cui aveva condiviso gioie e dolori, stava
per spegnersi per sempre.
Una piccola lacrima
minacciò di scendere dai suoi occhi chiari, ma si
sforzò di ricacciarla indietro.
Strinse le maniglie
della carrozzina. Non avrebbe pianto davanti a lui.
Billie si ostinava a
tenere lo sguardo basso.
Era irriconoscibile su
quella sedia a rotelle, i capelli ridotti quasi a sottili fili scuri e
gli occhi vacui.
La scintilla che li
aveva sempre distinti, quel barlume di vitalità e lussuria
che aveva da sempre incendiato i cuori dei fan, sembrava essere sparita
nel nulla.
Restava solo un corpo
inerme e minuto, con le ossa spaventosamente visibili sotto la pelle
pallida.
<<
Perché continui ad amarmi? Non capisci che per me non
c'è più speranza? Perché non mi lasci
in pace?
>>
Ancora un sospiro,
basso e malinconico.
Mike non
staccò gli occhi dal mare, né rispose subito.
Sentì
Billie tremare, ma non di freddo. Provò ad osservarlo,
trovandolo con le mani strette a pugno, i denti conficcati quasi a
sangue nella carne del labbro inferiore, e gli occhi intrisi di lacrime.
Piangeva in silenzio,
quasi volesse impedire ai suoi singhiozzi di spezzare
l’incanto di quel momento, del rumore delle onde che
sbattevano sugli scogli e del cinguettio degli uccellini che si
affrettavano a trovar riparo, a causa della pioggia imminente.
Attendeva una sua
risposta, sebbene -forse,
chissà- la conoscesse già.
Mike non voleva
lasciarsi andare alla disperazione, perché se avesse
permesso alle sue emozioni di surclassare il suo autocontrollo, sarebbe
stata la fine.
<< Anche
se tu morirai... anche se non potrò più rivedere
i tuoi occhi, anche se non potrò più ridere e
piangere con te, anche se non potrò più toccarti,
abbracciarti o baciarti... nulla mi impedirà di amarti per
l’eternità. >>
Sussurrò
Mike all'orecchio di Billie, prima di fargli girare il viso verso di lui
e baciargli le labbra morbide.
* * * *
Mike aveva sempre
coltivato un amore spropositato per quei campi di grano, poco distanti
da casa sua.
Amava correre e
sentire le spighe che sbattevano sulla pelle nuda delle sue braccia,
sentire il sole che quasi infuocava i suoi occhi e buttarsi a terra
stremato.
Rideva, rideva e
rideva.
Amava soprattutto
portare Billie con sé, e amava anche sentirlo mentre si
lamentava dei suoi strani gusti in fatto di divertimento.
Eppure Billie lo
seguiva, e insieme correvano in quei campi dal colore del sole.
E ridevano, ridevano e
ridevano.
Fu proprio tra quelle
spighe, mentre erano poco più che adolescenti, che Mike gli
confessò il suo amore.
Ricordava ancora come
i suoi occhi verdi si erano aperti dallo stupore, come una rosa in
procinto di sbocciare, e di come le sue gote avevano assunto le
sfumature del tramonto.
Non aveva detto
niente, non aveva proferito una sola parola.
Aveva solo abbassato
lo sguardo imbarazzato, e Mike l’aveva spinto ad alzare gli
occhi verso di lui.
L’aveva
baciato. Una, due, tre volte.
Avrebbe baciato le
labbra di Billie all’infinito, senza stancarsi mai.
Gli avrebbe urlato il
suo amore fino alla fine dei suoi giorni, se necessario.
Ma la vita non
è una fiaba, e non tutto va per il verso desiderato.
Billie non condivideva
il suo amore, ma nulla avrebbe impedito a Mike di continuare a sperare.
Per gli anni
successivi, tornarono ancora nei campi di grano, e altrettante volte
Mike provò a baciarlo.
Billie era
imbarazzato, nuovo a quel genere di cose, ma non sentiva altro se non
profondo affetto per il suo amico.
Non voleva neanche
illuderlo di un possibile domani diverso, eppure Mike si ostinava a non
voler arrendersi.
‘Ti prometto che prima o poi
riuscirò a farti innamorare di me!’
gli aveva detto con un sorriso, in un fresco giorno di Primavera.
Nell'Ottobre
del 2004, però, Billie smise improvvisamente di andare a
casa di Mike.
Attese il suo arrivo
con trepidazione, per giorni interi, ma dell’amico nemmeno
l’ombra.
Passarono le
settimane, i mesi, finché un giorno Billie bussò
alla sua porta.
Mike non gli chiese
nulla, semplicemente lo strinse a sé e si mise a ridere,
sebbene sentisse le lacrime pungergli gli occhi.
Di nuovo tornarono nei
campi di grano, ma Billie non aveva più la stessa
agilità di un tempo.
Si sdraiarono entrambi
a terra, ma solo lui aveva il fiatone, mentre Mike sprizzava energia.
Billie era inquieto.
Il suo stato d’animo era palpabile, e non ci volle molto a
capire che qualcosa non andasse.
<<
Mike... sto morendo... >>
Aveva detto, con le
iridi smeraldo puntate verso il cielo, mentre gli raccontava dei mesi
passati in ospedale a fare visite su visite, e del fatto di non avergli
detto niente per non allarmarlo.
Mike avrebbe voluto
piangere, urlare al cielo la sua disperazione, ma non fece nulla di
tutto questo.
Prese la mano di
Billie e la strinse forte, tanto che l’amico si
ritrovò ad osservare due dolci iridi azzurre che lo
guardavano con amore.
<<
Qualsiasi cosa succederà, io ti starò sempre
vicino. >>
* * * *
Quando si ama davvero
qualcuno, ci si fa in quattro pur di vedere la persona in questione
felice.
A volte tendiamo a
dimenticarci di noi stessi, pretendendo che il nostro amore sia
ricambiato da chi, invece, non ci considera altro che amici.
L’essere
umano è di natura masochista, e molto, molto egoista.
Il più
delle volte mascheriamo queste nostre oscure personalità,
prendendo quasi in giro noi stessi.
Ma nel tanto disperato
quanto ricercato campo dell’amore, non
c’è niente di peggio di un amore non corrisposto.
Mike era perso ancora in quel limbo, e osservava la figura minuta di
Billie sdraiata sul letto dell’ospedale.
Come sempre, aveva
insistito per accompagnarlo a fare l’ennesima operazione, e
aveva sbraitato contro gli infermieri che gli avevano chiesto di
lasciare il paziente in camera da solo.
Non
l’avrebbe mai abbandonato.
Lo aveva promesso. Gli
aveva promesso che gli sarebbe stato sempre vicino.
Billie mosse
debolmente una mano, portandola sul viso dell'amico.
Mike la strinse forte,
cercando di trattenersi dallo stringere a sé il corpo
dell’amato.
<<
Mike... >>
La sua voce era un
flebile sussurro, i suoi occhi cerchiati da delle occhiaie scure e il
viso scavato e pallido.
Per Mike,
però, rimaneva sempre il solito Billie, con gli occhioni
grandi e pieni di amore, e le guance morbide come quelle di un bambino.
Le labbra di Mike
tremavano, così come il corpo era un fremito continuo.
<<
Mike... grazie per il tuo amore... >>
Fece lui, prima di
chiudere stancamente gli occhi, donandogli un ultimo e dolce sorriso.
Non riuscì
più a trattenersi.
Senza che se ne
accorgesse, le lacrime cominciarono a solcare il viso di Mike, e
andarono ad infrangersi sul pavimento.
Pianse, pianse, pianse
per ore, con la mano di Billie stretta sulla guancia umida.
Urlò il suo
nome a squarciagola, ignorando l’equipe di medici arrivati in
suo soccorso, che cercavano in tutti i modi di allontanarlo da lui.
La gola gli bruciava,
come se avesse ingerito una bevanda a base di fuoco, e gli occhi erano
ormai rossi e gonfi.
Ignorò
tutto questo, continuando ancora a piangere e a piangere, fino a non
avere più un filo di voce, fino a non sentire più
una goccia d’acqua scendere dai suoi occhi.
Si stese sul pavimento
della stanza dove prima c’era Billie, in posizione fetale e
con la faccia premuta a terra.
Degli infermieri lo
tirarono su a fatica, facendogli le condoglianze e dispiacendosi per
quella perdita.
Quanta ipocrisia nei
loro sguardi, che vedevano morti praticamente ogni giorno.
Cos’era
Billie per loro, se non uno dei tanti?
Allontanò
di malo modo i medici che ancora lo tenevano per le braccia, correndo
fuori da quell’ospedale diventato ormai opprimente.
Corse, corse, corse
lontano, fino a ritrovarsi nei suoi amati campi di grano.
Pioveva a dirotto, come se anche il cielo stesse piangendo la sua morte.
Le spighe
gli
frustavano la pelle, la faccia, le gambe, ma lui non sentiva dolore.
Si buttò a
terra fradicio e stremato, di schiena, con gli occhi azzurri rivolti
verso il
cielo.
Lo stesso cielo che,
fino a poco tempo prima, condivideva con Billie.
Si asciugò
le lacrime e cercò di riprendere un respiro regolare.
<<
Guarda quel nuvolone, Billie! Sembra quasi una chitarra!
>>
Disse con un mezzo
sorriso, ricevendo in risposta solo il sibilo del vento.
Si voltò
alla sua destra, sperando di incontrare gli occhi di Billie, ma quel
che vide furono solo spighe, spighe e ancora spighe.
Un altro sorriso,
amaro, e di nuovo tornò con gli occhi verso il cielo.
Per i giorni
successivi, Mike ripeté lo stesso rituale.
Delle volte gli
sembrò addirittura di vederlo, bello come il sole e con un
sorriso radioso, sdraiato accanto a lui a guardare le nuvole e a
cercare le forme più assurde, come i bambini.
Nessuno osava dire
niente a Mike, né si azzardava a farlo desistere dal
continuare a farsi del male in quella maniera.
Lui in quei campi si
sentiva bene, perso nei suoi sogni e nelle sue speranze.
E come tanti anni
prima, avrebbe continuato a ridere, a piangere e a ridere di nuovo, con
l’illusione di
avere ancora Billie stretto tra le braccia.
Fine
Fiction nata in un
momento di profonda depressione. Diciamo anche che ascoltare Hide and
Seek (link)
mentre scrivevo, non ha aiutato per niente il mio stato
d’animo, già di per sé vacillante!
D’:
Anyway, spero comunque
che vi sia piaciuta!
Alla prossima!
Rage&Love
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