Teardrop
Love is a
doing word
Feather's
on my breath
Gentle
impulsion
Shakes
me makes me lighter
Feather's
on my breath
Scendeva lenta ed incessante la pioggia quella notte sul Ponte di
Rialto. La notte era buia, ombrosa e le figure venivano distinte a
fatica. Non si riusciva a vedere niente, ma Alexander continuava a
camminare sotto la pioggia sempre più fitta.
Un passo dopo l'altro, un battito dopo l'altro, lentamente.
Gli occhi bassi, il volto scuro, immerso nei suoi pensieri.
Nine
night of matter
Black
flowers blossom
Feather's
on my breath
Black
flowers blossom
Feather's
on my breath
Camminava senza sosta in quella notte orrenda di solitudine. Camminava
e pensava alla sua vita, a quell'amore svanito sotto le mani di un
destino diabolico. Inerme. Era questo che sentiva Alexander. Si sentiva
inerme di fronte a questa macchina infernale che non prometteva nulla
di buono per il futuro. Non sapeva cosa fare e camminava avanti ed
indietro su quel ponte sempre testimone delle sue lacrime
più amare. Un leggero venticello carezzava le sue guance
sempre più arrossate per il freddo che pativa la sua carne.
Non curante, come sempre d'altronde, di quello che accadeva intorno a
lui in quella notte di malinconia e di passi bui e silenziosi accolti
da una Venezia sempre meno scintillante di luci.
Basta. Doveva sedersi e pensare con calma adesso.
Razionalità, era questo che cercava. Si sedette per terra
poggiando le larghe spalle sul muro del ponte. Orrendo, squallido,
conosciuto scenario di morte davanti a lui.
Lì, dove ora è impresso quel "Ti amo" si erano
scambiati il primo bacio, lì si erano detti ti amo,
lì lui l'aveva impresso sul muro e sul cuore; lì
il destino gli regalò la vita, lì gliela tolse.
La serata era tremendamente simile a quella tragica che due mesi prima
gli aveva tolto la gioia di vivere.
Le stesse emozioni, le stesse sensazioni, lo stesso batticuore, le
stesse mani legate, gli stessi occhi persi in una pozza d'acqua.
Non aveva potuto fare niente per arrestare l'orrenda morte della sua
amata ed era maledettamente inerme davanti a quel farabutto che
scappava scomparendo inghiottito dalla notte buia.
Si tuffò subito per salvarla, ma, lo ricordava ancora, la
corrente era troppo forte.
Ti trascina Alexander,
ti trascina, non puoi più far niente ormai.
Stai zitta maledetta, io
devo salvarla, io posso farlo, ci devo riuscire.
Quella "maledetta" aveva terribilmente ragione. La corrente era troppo
forte e l'aveva già trascinata per altri orizzonti, verso
echi lontani, per lui irrangiungibili.
La testa tra le mani, lo sguardo basso, fisso verso quell'unico
riquadro sporco di fanghiglia e una tremenda fitta al cuore. Non aveva
potuto fare niente, non aveva potuto opporre resistenza al destino che
con una terribile corrente la scaraventò fuori da lui quella
notte.
Sta male Alexander, terribilmente. Soffre come non hai mai sofferto in
vita sua e non può fermare i battiti del suo cuore come non
può fermare questa pioggia che gli picchietta incessante la
testa.
Water
is my eye
Most
faithful mirror
Feather's
on my breath
Teardrop
on the fire of a confession
Feather's
on my breath
Most
faithful mirror
Feather's
on my breath
"Basta, lasciami in pace!" urlò,
improvvisamente, rivolto alla pioggia, la stessa che fu testimone di
quel fatidico giorno.
Nell'urlare ciò vide che la notte non era più
così buia. In lontananza riusciva a intravedere come degli
spiragli di luce che filtravano attraverso il ponte.
Cos'era mai tutta quella luce che lo accecava in quel momento?
Dannazione, voleva stare solo, con la propria solitudine!
Si alzò con uno scatto improvviso e maldestro.
In lontananza scorgeva un figura bianca dai contorni sfuocati.
Che cos'era?
Non riusciva a vederla bene.
Colpa della pioggia.
Si strofinò gli occhi con le mani bagnate per cercare di
capire cos'era quella luce così strana.
Sembrava non avere forma, viaggiare sollevata da terra, trascinata da
quel venticello che fino ad un attimo primo gli dava così
fastidio.
Sembrava una di quelle figure angeliche che si vedono in quei stupidi
film americani che Alexander odiava tanto.
Non capiva.
Sogno o realtà?
Pioggia.
Incessante. Martellante.
Gli trapanava il cervello e non lo lasciava in pace.
Alexander era abituato alla pioggia, non si spiega perchè
stasera gli dia così fastidio.
Si avvicina sempre più. I contorni si fanno sempre meno
sfuocati, sempre più nitidi.
Una donna, bionda, occhi azzurri, longilinea.
Si è vero,
sta vagando come trasportata dal vento.
Ma queste cose nella
realtà non possono accadere.
Dev'essere per forza
tutto un sogno. Lo deve essere.
Quella donna si avvicinava sempre più a lui. La paura lo
assalì, i battiti del cuore erano sempre più
forti, incessanti come la pioggia.
Trasalì.
La donna gli stava carezzando le guancie con un sorriso
angelico stampato in faccia. La paura nei suoi occhi, non riusciva a
sentire niente sulle guance, nessuna sensazione, eppure lei lo stava
carezzando.
Un gesto e lo invitò a seguirla.
Un passo dietro l'altro. Si sentiva un bambino che muove i primi passi,
impacciato e goffo.
Corre veloce quella figura, la deve raggiungere, sente che deve farlo
perchè è giusto così.
Il terreno sotto i piedi non c'è più, non lo
sente. Cosa sta succedendo?
Cosa mi sta accadendo?
Sto volando!?
Il ponte è ormai lontano, troppo lontano per tornare
indietro.
Quanti morbidi batuffoli
accanto a me, mi sento cullato, mi sento amato.
Guarda davanti a sè Alexander. Una scala soffice soffice e
quella donna che lo invita ancora una volta a seguirlo. Salì
la scala Alexander, era faticoso, ma voleva salirla.
Gradino dopo gradino, la fatica aumentava sempre più e il
ponte si allontanava inesorabilmente.
Arrivò in cima. Il nulla.
Dove si trovava? Dove era la donna? Si voltò smaniosamente
alla sua destra, poi alla sua sinistra, poi dietro, poi
tornò a guardare avanti: eccola. Stava ancora correndo
quella visione angelica, ma Alexander era stanco, aveva bisogno di
riposarsi. Si sedette su un batuffolo di illusioni in quel cielo di
impalpabile realtà.
Doveva raggiungerla, era troppo lontana, rischiava di perderla di vista
e non poteva. Perchè non poteva perderla di vista? Alexander
non lo sapeva. Sentiva il bisogno di seguirla e basta. Ora era tutto
così luminoso davanti a lui.
La corsa era finita. Si sedette e la vide. Vide il suo amore
finalmente. Che bella che era. Sempre con i suoi capelli maledettamente
ordinati, lisci e morbidi.
Corse ancora. Lei sorrideva. La raggiunse. Un abbraccio.
Da quel momento furono uniti per sempre. Nessun destino poteva
più separarli. Nessun ponte poteva più separare
le loro anime, nessuna pioggia, nessuna corrente li avrebbe mai
più privati del loro amore. Adesso erano indissolubili come
le lacrime negli occhi di chi non poteva ancora raggiungere questo loro
mondo così bello e lucente.
Teardrop
on the fire
Feather's
on my breath
You're
struggling in the dark
You're
struggling in the dark
|