Wait, and please stay di DadaOttantotto (/viewuser.php?uid=75651)
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Wait, and please stay
Quando entra
in casa con il corpo senza vita di Erica tra le braccia, non fa caso
alle due persone che lo osservano, in attesa di una spiegazione. Supera
Peter e Stiles, sale le scale e depone ciò che rimane della
sua beta sul letto.
Deve pensare a cosa fare, adesso, come comportarsi. Il branco ha perso
troppi elementi, e quelli che rimangono non sono esattamente in
perfetta forma. Scott è di nuovo distratto da Allison, Isaac
è ancora terrorizzato all'idea di rivedere gli Alfa.
Peter... beh, suo zio è stato molto chiaro su ciò
che pensa della situazione.
E ora Erica è morta, non può più
cercare di convincersi del contrario, non ora che ha la prova concreta
sotto il naso. Pensava di trovarla viva, insieme a Boyd; si era
immaginato varie volte la scena, il momento in cui li avrebbe
rintracciati e poi salvati, riportati a casa, e allora il branco
sarebbe stato di nuovo completo. Invece li ha persi entrambi. E
vorrebbe prendersi a pugni, perché se non fosse stato
così affamato di potere non li avrebbe mai trasformati, e
ora non sarebbero in questo casino. Boyd non sarebbe fuori controllo. E
Cora... cristo, Cora.
Sua sorella. La piccola peste che gli saltava sulla schiena, gli tirava
i capelli, non lo lasciava un attimo in pace. Se chiude gli occhi
può ancora udire le sue grida, sentite troppe volte negli
incubi che gli fanno compagnia ogni notte, mentre gli chiede, lo implora di tirarla
fuori da quell'inferno, di salvare la vita a lei, e a mamma, a
papà. Di spegnere quel fuoco che brucia impietoso,
distrugge, uccide.
Cora avrebbe dovuto essere morta. E invece era lì, in quella
banca, viva, davvero viva. E' cresciuta dall'ultima volta in cui
l'aveva vista. Non può fare a meno di chiedersi come sia
stato, per lei, vivere per così tanto tempo con gli Alfa,
essere loro prigioniera. Si domanda se ha mai pensato a lui e a Laura,
se lo ha mai odiato per quello che è successo, se ha mai
pregato affinché la salvasse, se gli avrebbe perdonato di
non essere mai arrivato.
Dovrà dirlo a Peter, prima o poi. La notizia, ne
è sicuro, lo sconvolgerà. Magari potrebbe
prendere in prestito un po' di sarcarmo da Stiles, giusto per indorare
un po' la pillola, uscirsene con qualcosa di simile ad un 'Ehi, zio, ti ricordi di Cora?
Sì, tua nipote. Quella che doveva essere morta. Beh,
è viva. Sta con gli Alfa ed è completamente fuori
di testa'. Ma lui non è il tipo da fare
dell'ironia, soprattutto in casi come questo.
Derek torna a guardare Erica, immobile, e in fondo spera ancora che
apra gli occhi e torni ad essere la sua beta ribelle e irrequieta, come
ha sperato di vederli tornare indietro, lei e Boyd, la sera in cui
hanno deciso di lasciare il suo branco e sono stati catturati da quello
di Deucalion. Non ha funzionato allora, non funzionerà
neanche questa volta.
Erica è morta, morta sul serio, Derek adesso se ne rende
conto. E la colpa è sua, solo sua.
***
Sarà passata un'ora, forse due, ma finalmente Derek
è sceso al piano di sotto. Vicino alla finestra, osserva il
mondo esterno, ma senza vederlo realmente. Tanto, lui lo sa, lo ha
vissuto sulla propria pelle, il mondo fa schifo, in qualsiasi modo lo
si voglia vedere.
E' solo, tranne che per la persistente e irritante presenza che ora
siede sulla poltrona, quasi immobile - perché per Stiles
Stilinski rimanere del tutto fermo è praticamente
impossibile, lo sanno tutti. Non ha pronunciato nemmeno una parola da
quando Peter se ne è andato, e a Derek piace pensare che
stia rispettando il suo dolore; ma è più
probabile che il ragazzino abbia paura che, se aprisse bocca, verrebbe
sbranato vivo. Idea che, deve ammetterlo, al momento lo alletta molto.
Anche se gli da le spalle, sa che Stiles lo sta guardando. Percepisce
il suo sguardo sulla schiena, sente nell'aria l'odore della sua
curiosità, delle domande che non ha il coraggio di fare,
delle informazioni che vorrebbe avere ma sa che è meglio non
chiedere. Ma non da peso a nessuna di queste cose, Hale, e rimane
concentrato sui rettangolini di vetro che lo separano dal resto di
Beacon Hills.
"Derek?" mormora all'improvviso il figlio dello sceriffo, titubante, e
Derek spera che non gli chieda come sta, perché in quel caso
lo sbranerebbe sul serio.
"Cosa vuoi?"
Stiles si alza e si avvicina. Il suo odore arriva più forte
alle narici del lupo, che si trattiene dall'inspirare profondamente.
"Stavo pensando... dato che non c'è più nessuno,
io... insomma, andrei anche io."
Ora è vicino, troppo vicino per i suoi gusti. Tanto che se
alzasse le spalle, queste toccherebbero quelle del ragazzo, e non gli
piace. O meglio, non sa
se gli piace o meno.
E' un po' di tempo che non sa cosa gli piace e cosa non gli piace
quando si parla di Stilinski, ma la cosa lo irrita a tal punto che
automaticamente il suo cervello cataloga tutto sotto la voce 'Non
buono' senza ragionarci troppo sopra.
Derek si volta e i suoi occhi incontrano quelli del petulante
ragazzino. Non abbassa lo sguardo, Stiles, come fa di solito,
preferendo il pavimento al volto serio dell'Alfa, ma lo fissa nel suo,
lo sostiene. E il lupo non sa come o perché, ma la cosa gli
fa piacere, gli fa sentire una morsa alla bocca dello stomaco, qualcosa
che non può spiegare a parole e neanche vuole farlo.
Vorrebbe dirgli di andare via, di lasciarlo in pace, ma se lo facesse
Stiles gli darebbe retta e allora Derek rimarrebbe solo, davvero solo. Solo
con sé stesso e con il senso di colpa che lo attanaglia, e
chissà cosa potrebbe combinare. Forse ha bisogno di qualcuno
che lo tenga ancorato alla realtà e al buonsenso e, dio non
voglia, quel qualcuno potrebbe essere Stiles.
"Aspetta."
L'altro si blocca, un piede già fuori dalla soglia della
stanza, fermando la quasi corsa che aveva iniziato per uscire da
quell'appartamento che, al pari della vecchia e fatiscente casa Hale,
gli da un senso di tristezza e angoscia a livelli piuttosto elevati.
"Potresti... puoi restare?"
In realtà dovrebbe correre a casa e aiutare suo padre nelle
ricerche di Heather, ma Derek glielo sta chiedendo, per una volta, e
non ordinando con uno dei suoi soliti ringhi che lo fanno tremare da
capo a piedi, e Stiles decide che sì, può
restare, rimanere ancora un po' con il sourwolf e il corpo morto di
Erica sopra le loro teste.
"Dammi solo il tempo di mandare un messaggio e sono tutto tuo" esclama
con un sorriso, mentre osserva Derek scuotere la testa rassegnato.
***
Stiles si è seduto a terra, le gambe distese e la schiena
appoggiata alla finestra, e Derek lo ha raggiunto poco dopo. Non hanno
parlato per un tempo che al figlio dello sceriffo, abituato a riempire
ogni attimo di silenzio con un numero di parole che supera
l'immaginazione, è sembrato infinito.
"Scott mi ha scritto che Allison non ha preso bene la verità
su sua madre" dice finalmente per rompere il ghiaccio, mostrando il
telefono che poi torna a posare accanto a sé.
"Era ora che lo sapesse" borbotta Derek.
"Magari adesso smetterà di incolparti."
"Ne dubito."
Perché, in fondo, anche quella volta era stata colpa sua,
no? Che si trattasse di salvare Scott o meno, erano suoi i morsi sul
corpo di Victoria Argent.
"Vuoi parlare di quello che è successo alla banca, Derek?"
Beh sì, in realtà vorrebbe parlarne, ma non sa se
è pronto per farlo. Dovrebbe raccontargli di come sono
entrati - e sa che Stilinski sorriderebbe se gli dicesse che ha
veramente sfondato la parete a pugni -, di quando sono stati attaccati,
di quando ha trovato il corpo di Erica. A quel pensiero lo stomaco si
stringe di nuovo e il suo cuore ha un lieve sussulto.
"Ehi, non sei obbligato a farlo se non vuoi" esclama il ragazzino,
dandogli un piccolo buffetto sul braccio.
Potrebbe non essere così sbagliato aprirsi con qualcuno,
dopotutto. Non avrebbe mai pensato di farlo con Stiles, ma
c'è lui qui, e gli sta facendo capire che è
disposto a restare e ascoltare tutto ciò che ha da dire,
senza giudizi.
"Siamo stati attaccati."
"Dagli Alfa?"
"Da Boyd e..." Qui Derek si blocca, tormentato dall'indecisione. Forse
non è il caso di rivelargli chi altro fosse presente, anche
se, prima o poi, sarà Scott a raccontarglielo.
"E?" lo incalza Stiles, a cui quella semplice vocale non è
di certo sfuggita.
"Mia sorella."
Hale sente i muscoli del ragazzo fremere a quella notizia, quasi
volesse saltare in piedi e fare qualcosa, qualsiasi cosa lo aiuti a
metabolizzare la novità. Inizia a pensare che farebbe meglio
a tenere un po' di Adderall in casa, per precauzione.
"Tua sorella? Laura?" chiede l'altro, gli occhi sgranati e fissi sul
volto del lupo. "Ma non è possibile perché Laura
è morta, no?"
E mentre lotta contro la voglia di sotterrarsi per la poca delicatezza
usata nell'ultima frase, Stiles si concentra per un attimo sui
lineamenti di Derek, più duri del solito, sul verde delle
sue iridi, reso più scuro dal dolore che certamente deve
provare in quel momento. Il suo cervello iperattivo partorisce un'idea
stupida e alquanto bizzarra, subito ricacciata in un angolino: Derek
è bello, e lo sarebbe ancora di più se
sorridesse. Dannazione, Stiles, ti sembrano cose a cui pensare in un
momento come questo?
Ora l'Alfa lo sta guardando, perplesso, probabilmente chiedendosi cosa
diamine gli stia passando per la testa, e lui lo invita a continuare
con un cenno della mano.
"No, non Laura. Cora. Mia sorella minore."
"Non sapevo avessi un'altra sorella."
"Non eri tenuto a saperlo" ribatte caustico Derek.
Come al solito, il sourwolf sprizza simpatia da tutti i pori.
"Ok, ok" ammette. "Ma la tua famiglia non era deceduta nell'incendio?"
"E' quello che credevo anche io. Per questo rivederla è
stata una sorpresa. Non mi aspettavo di trovarla lì, e dalla
parte degli Alfa, poi."
"Quindi ora che si fa?"
"Devo tirarla fuori di lì, Stiles. Tirarli fuori entrambi.
Ho già lasciato che uccidessero Erica, non posso permettere
che succeda a qualcun altro."
Derek si prende la testa tra le mani, e il ragazzo avverte il dolore
che lo tormenta, lo percepisce dai suoi movimenti, dai muscoli tesi,
dalla tono basso della voce. E vorrebbe poter fare qualcosa per
aiutarlo, vorrebbe farla davvero, ma non può resuscitare i
morti e ancora non può curare la schizofrenia. Non avrebbero
avuto problemi con Kate Argent o Jackson, altrimenti. E' un semplice
umano con una buona immaginazione e una parlantina sconfinata, niente
di più, e tutto quello che può fare è
prendere una delle mani del lupo e stringerla tra le sue, guadagnandosi
un'occhiata tra lo sconvolto e il stupito.
"La morte di Erica non è colpa tua, Derek."
Con grande sorpresa di Stiles, Hale non ritira la mano. Beh, in
realtà non si muove proprio, ma che importa? Non lo ha
ucciso e non si è spostato, tanto basta.
"Ero il suo Alfa, avrei dovuto proteggerla. Lei si fidava di me,
pensava che l'avrei salvata e non l'ho fatto. Come può non
essere colpa mia?"
"Non sapevi nemmeno dove si trovasse!"
"Questa non è una scusante valida."
"Stammi a sentire: non è colpa tua. Non potevi fare
più di ciò che hai fatto."
"Ne sei sicuro?"
"Sicurissimo. Sicuro come che il cielo è azzurro e il sole
è caldo."
Derek sospira, guardando le loro dita intrecciate.
"E per Cora hai qualche consiglio da darmi?"
"La riporteremo a casa."
Hale non gli dice che ha una paura fottuta di ritrovarsi davanti sua
sorella. E non per la forza che la ragazza sembra aver acquisito, ma
perché ha il terrore che lei possa detestarlo, odiarlo per
averla abbandonata, e questo non potrebbe davvero sopportarlo. Non dopo
averla finalmente ritrovata.
"Riporteremo?" ripete, chiedendo implicitamente spiegazioni sul
perché Stiles abbia usato il plurale e, cosa più
importante, si sia incluso nel gruppo.
"Certo" risponde quello con una leggera scrollata di spalle. "Non sei
solo, Derek. Hai me. E Isaac. E Scott, che magari è ancora
un tantino contrario alla questione 'stesso branco', ma non ti
abbandonerà. Oh, e c'è anche Peter,
benché quell'uomo mi dia ancora i brividi."
Il lupo sorride e stringe un po' più forte la mano del
ragazzo. C'è qualcosa, in quel contatto, che lo
tranquilizza, che lo rassicura; è come se fino a quel
momento avesse avuto un peso addosso e la semplice vicinanza di Stiles
lo avesse fatto sparire. Ma non è una cosa che
può dirgli così, su due piedi. Non può
dirglielo perché neanche lui lo capisce, non riesce a
comprendere perché, tra tutti, l'unico a farlo sentire in
pace con sé stesso sia proprio quell'essere logorroico e
iperattivo, al quale ogni tanto vorrebbe chiudere la bocca. Il 'come'
vorrebbe fargliela chiudere è irrilevante.
Derek non sa che per Stiles è lo stesso, che anche lui prova
emozioni mai provate prima, nemmeno con Lydia. Non sa che Stiles ha
pensato molto a come sarebbe baciarlo, se la barba gli farebbe il
solletico, alla sensazione delle mani dell'Alfa sul viso, sulla
schiena, dappertutto.
Non sa che Stiles non ha paura di lui, ma dell'effetto che gli fa. Ha
paura che il lupo fiuti l'odore dell'eccitazione o senta il battito
accellerato del suo cuore. Ha paura che lo ucciderebbe se solo sapesse
quanto è attratto da lui.
Stiles ricambia la stretta, senza riuscire a trattenere un brivido.
"Andrà tutto bene" gli sussurra, e, con più
coraggio di quello che pensava di avere, posa la testa sulla spalla di
Derek. Che si irrigidisce un po', ma non si muove, e Stiles comincia a
pensare che forse, e solo forse, quella situazione non dispiace neanche
a lui.
Usciranno da questo casino, ne è sicuro. Si riprenderanno
Boyd e Cora, elimineranno gli Alfa e tutto tornerà alla
normalità, per quanto normali possano essere le loro vite.
Supereranno anche questa e poi, magari, riuscirà a parlare
con Derek e dirgli la verità. Così, se
già non lo avranno ucciso i grossi lupi cattivi,
perirà per mano di Hale. Morire per amore a sedici anni fa
un po' schifo, deve ammetterlo, ma vabbé.
"Stiles?"
La voce di Derek lo riporta alla realtà, e quasi non si
accorge che il naso è tra i suoi capelli e che il lupo lo
sta annusando. La cosa dovrebbe sembrargli strana, ma a quel punto non
c'è praticamente più niente che lo meravigli.
"Resterai anche dopo? Intendo, quando sarà tutto finito."
"Tu vuoi che resti?"
Sente il sospiro di Hale sulla nuca, il suo fiato caldo gli accarezza
la pelle.
"Potrebbe andarmi bene" borbotta, e il ragazzo non può fare
a meno di sorridere.
"Beh, la mia sciatta e vuota vita di essere umano mi lascia molto tempo
libero, sai com'è. Potrei pensare seriamente di accettare la
tua proposta. In fondo, cosa ho da perdere?"
Ed è cinque secondi dopo aver pronunciato quella frase che
sente Derek Hale ridere, ridere davvero, per la prima volta. Un suono
così bello, si dice, non lo aveva mai sentito.
"Perfetto" esclama l'Alfa, prima di rilassarsi completamente contro il
corpo di Stiles.
Dunque... siamo qui
riuniti per celebrare l'arrivo della mia 150esima storia.
Ebbene sì,
è da 150 storie (in meno di quattro anni, fate voi il
calcolo) che vi do il tormento, su ogni fandom, con ogni personaggio,
con tutti gli avvertimenti e i generi. Vi porgo le mie più
sentite scuse.
Di due cose non sono del tutto convinta in questa lunghissima shot: il
finale (che reputo un tantino troppo sdolcinato) e l'appartamento di
Derek. Insomma, c'è un letto al pian terreno, ma ci sono
anche le scale... e se portassero ad un'altra camera da letto sarebbe
perfetto. Nell'ignoranza, noi facciamo finta che sia così,
ok? :)
La mia intenzione non era assolutamente minimizzare la morte di Erica,
anche se così potrebbe sembrare.
Il titolo è gentilemente preso in prestito dalla canzone
'Stay' di Elisa. La storia si colloca tra la 3x02 e la 3x03, ed
è nata dal promo del terzo episodio in cui si vede Derek con
il corpo di Erica tra le braccia.
Che dire di più? Lascio la parola a voi, cari lettori,
sperando di non causarvi malesseri e/o danni permanenti. Ringrazio
anticipatamente chi recensirà, inserirà in una
delle tre liste questa chilometrica shot!
Alla prossima! :)
Baci8
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