Dear Father
Capitolo
1
Johanna
era rimasta sola in quel corridoio vuoto. A tenerle compagnia al di
là della
finestra c'era la pioggia che batteva incessantemente e scivolava via
lungo il
vetro come le lacrime sul suo viso. Ormai non era più in
grado di arrestarle.
Esse scendevano giù percorrendo le guance e qualcuna
più dispettosa le
solleticò il naso quando abbassò la testa,
affranta. Si sentiva vuota e più
sola che mai.
" Amore mio,
devi essere forte. Io ormai
sto per andare via."
" No, mamma tu
non andrai via. Vedrai starai meglio."
La
voce
incrinata di Johanna, invece, non era della stessa idea. In cuor suo
sapeva che
quel maledetto momento era arrivato e che il tumore finalmente stava
per
aggiungere alla sua lista un'altra vittima: Marika, sua madre. La
ragazzina era
ancora scossa e soprattutto non riusciva ad accettare l'idea che da
quel
momento in poi avrebbe vissuto senza sua madre, l'unica figura
genitoriale da
cui trarre esempio. Perché lei suo padre non l'aveva mai
conosciuto. Molto
spesso, quando era più piccola, aveva chiesto a sua madre
qualcosa sul suo
conto.
" Mamma,
perché i miei amici hanno un
padre e io no? Dov'è?"
" Amore mio,
papà è..papà ha molto da
fare e tu non vuoi che lui lasci tutto per stare con noi, vero? Un
giorno papà
tornerà vedrai."
Quelle
parole per quanto fossero apparse dure, le aveva capite. Johanna era
sempre
stata una ragazzina intelligente fin da piccola e soprattutto molto
paziente. E
lo aspettava fino a quando un giorno sembrò essersene
dimenticata e si convinse
dell'idea che sarebbe stata bene anche senza di lui, tanto aveva sua
madre, e
questo le bastava. Fino a quel giorno, quando anche lei aveva deciso di
lasciarla.
Prima che spirasse, Marika le aveva finalmente svelato dopo tutto quel
tempo
chi fosse suo padre.
" Cosa? Ville
Valo è mio padre?"
Lui,
Ville Hermanni Valo, il suo idolo era anche suo padre. Era cresciuta
ascoltando
le sue canzoni e finendo per cadere in quel vortice burrascoso che
tanto le
piaceva amando gli HIM con tutta se stessa. Le facevano compagnia
quando si
sentiva sola, quando era arrabbiata e quando doveva prendere delle
decisioni
importanti, ma non aveva mai pensato che quel sussurro dolce che
penetrava
nelle sue orecchie, quella voce profonda che la avvolgeva come una
ninna nanna
e la incoraggiava ad andare avanti, fosse di suo padre. Era stata
proprio
Marika ad avvicinarla a quella musica; era l'unico modo, forse, che
aveva
trovato per sentirsi meno in colpa per non averle detto fin dall'inizio
chi
fosse suo padre.
In
quel
momento però, la rabbia aveva preso il sopravvento.
Johanna
strinse fra le mani la foto che sua madre le aveva dato. Era vecchia e
ritraeva
lei con Ville. Erano molto giovani ed estremamente felici.
Fissò Ville e solo
in quel momento notò quanto il taglio dei loro occhi fossi
identico, così come
altri particolari dei loro visi.
Era
inutile arrabbiarsi e cercare testardamente di credere che fosse uno
scherzo di
pessimo gusto. Ville Valo era davvero suo padre. Nella sua mente
cominciò a
farsi spazio l'idea di bruciare quella foto così sarebbe
scomparsa, almeno
secondo lei, qualsiasi testimonianza relativa a quella parentela. Lei,
in
fondo, era riuscita a vivere senza un padre e adesso le andava bene
così. Non
aveva nessuna intenzione di mettersi alla sua ricerca. Non che ci
volesse
molto. Sapeva tutto di lui e del resto della band e sapeva che ora
erano tutti
ad Helsinki a godersi un pò di meritato riposo.
Bruciando quella foto
però avrebbe cancellato
anche la presenza di Ville nella vita di sua madre. Lei era stata
felice con
lui e Johanna non aveva il diritto di cancellare un ricordo,
soprattutto se era
stata sua madre a consegnarglielo dicendole di conservarlo. Un'altra
lacrima
scese e bagnò proprio il viso sorridente di Marika. Johanna
sfiorò con un dito
quel viso e si disse che dovevano essere stati davvero felici, almeno
la foto
testimoniava questo. Ville aveva i capelli lunghi e mossi. A giudicare
da
quell'aspetto, secondo Johanna quella foto risaliva agli anni di "
Greatest Lovesongs Vol.666", per giunta uno dei suoi album preferiti.
Sospirò e si strinse la foto al petto solo per sentire
ancora sua madre vicino
a lei e immediatamente diede sfogo alle ultime lacrime rimaste.
In
quel momento sentì due braccia forti
circondarla. Si lasciò stringere senza voltarsi,
perché non le importava capire
chi fosse quanto invece riconoscere che quel contatto le era
essenziale.
Riconobbe
il profumo di vaniglia e immediatamente
si aggrappò alla maglia nera di Jackie, la sua zia acquisita
nonché la migliore
amica di Marika in tutti quegli anni e l'unica che fu presente in tutti
i
momenti delle loro vite lì a New York. Lasciò che
le emozioni prendessero il
sopravvento e che andassero a bagnare il tessuto scuro.
"
Tesoro..mi dispiace tantissimo.."-
le disse la donna continuando ad accarezzarle la
schiena e cercando di tranquillizzarla.
"
Lei doveva stare qui con me. Adesso sono
sola.."- mugugnò lei.
"
Jo.."- la richiamò. Solo Jackie, a
parte Marika, poteva chiamarla così, e nessun’altro
ne aveva il diritto. Se
la scostò di dosso per poterla guardare in faccia e
togliendole le lacrime dal viso disse: "
basta adesso. Non voglio vederti così e neanche
lei l’avrebbe
voluto."
"
Non ce la faccio. Pensavo di essere
preparata..sapevo che sarebbe successo, ma ahimè non sono
stata capace di
essere forte."- disse Johanna scuotendo la testa con gli occhi pieni di
altre lacrime.
"
E invece devi essere forte, perché non
sei sola. Io ci sono e non ti lascio."- le disse dolce guardandola con
quegli occhi grigi, così vivaci.
Si
buttò di nuovo tra le sue braccia, che
l’accolsero subito.
"
Non credi che adesso come non mai dovresti conoscere tuo
padre?"- le chiese timorosa Jackie. Johanna si allontanò di
poco dalle sue
braccia e scosse la testa.
"
Tesoro, devi cercare di capire che lui è una parte di te,
anche se non c'è stato. Adesso più che mai
dovresti avvicinarti a lui.."
"
Lui non vorrà vedermi, gli sarei d'intralcio e poi sto bene
così. Voglio stare con te."- disse decisa Johanna
riabbracciandola.
A
quel punto, notando quella dolcezza, Jackie restò in
silenzio e
l'abbracciò forte per trasmetterle così tutto il
suo amore.
In
terrazza la vista dalla torre era mozzafiato.
Ville, rilassato, si sentì per un attimo il padrone del
mondo. Pareva che non
gli mancasse nulla. L'unica cosa che gli diede fastidio quel giorno
furono i
nuvoloni minacciosi che dal mare stavano giungendo sulla
città portando con sé
le tenebre.
"
Secondo te pioverà?"- gli chiese
Hanna avvicinandosi. Lei era la ragazza che i giornali avevano
etichettato come
la prescelta. Certo le voleva bene, ma non sapeva se l’amava.
"
Non lo so."- rispose leggermente scocciato.
Prima
però che potesse aggiungere dell'altro, il
suo cellulare squillò.
"
Pronto?"
"
Parlo con
il signor Ville Hermanni Valo?"
"
Sì sono io. E lei è..?"
"
Brian
Watson. La chiamo per conto del notaio Nick Rush. Devo informarla che
è stato
convocato dal notaio al suo studio a New York."
"
Cosa?!"- chiese scioccato Ville.-
" che..per.."
"
Ha un pò
di tempo? Così le spiego velocemente la faccenda."-
disse pazientemente l'uomo.
"
Sì certo.."- disse guardando Hanna
che osservava con un sopracciglio alzato le sue unghia laccate.- "
tutto
il tempo che vuole."
"
Lei
conosceva Marika Laine?"
Ville
spalancò gli occhi sorpreso sentendo quel
nome. La sua memoria immediatamente tornò nel passato.
Marika..
"
Sì..siamo stati insieme parecchio tempo fa."-
disse a bassa voce.
"
Beh mi
dispiace dirglielo.. è deceduta ieri sera.."
Ville
sentì una feroce stretta al cuore. Era come
se il mondo gli fosse caduto addosso e lui non avesse avuto la forza di
reagire
in alcun modo facendosi inghiottire dalle macerie.
"
Ah."- scandì senza fiato.
"
Il fatto
è che mercoledì pomeriggio verrà letto
il suo testamento e vogliamo che ci sia
anche lei."
"
Cosa? E perché?"
Si
sentì un rumore e poco dopo la voce disse:
" mi scusi devo riattaccare. Si ricordi di essere qui
mercoledì
alle tre.."
Gli
diede l'indirizzo e altre informazioni.
"
Ok ci sarò."- disse annuendo Ville nonostante la poca
convinzione. Cosa stava succedendo?
Johanna
era rimasta sola in quell'appartamento, ormai troppo
grande per lei. Sentiva la mancanza di Marika e così decise
di prendere il loro
album di foto e sedendosi sul divano prese a sfogliare i loro ricordi.
Le
sembrava di vederla vicino a lei, e raccontarle divertita la storia che
si
celava dietro a quelle foto e invece era solo un'illusione. Lei non
c'era più e
lui non l'aveva mai visto da vicino. Una volta era stata ad un concerto
con
Jackie. Marika si era rifiutata, ma era stata lei stessa a dirle di
andarci.
Eppure non era riuscita a vederlo per bene e questo le era dispiaciuto,
ma
adesso non le importava più nulla. Ora l'odio sembrava farsi
largo nel suo
cuore. Sapendo che era andata via, perché Ville non era
venuto a cercarla?
Sentì
il suono del campanello e andò ad aprire. Appena
aprì fu
accolta dal sorriso di Jackie. Johanna sorrise triste. Erano passati
alcuni
giorni dal funerale e lei non aveva voluto andarci. Sapeva che non ce
l'avrebbe
fatta, ma prima o poi sarebbe andata a far visita alla tomba.
"
Eccomi di ritorno. Ho portato anche un bel film."
Jackie
sapeva come farla stare meglio, o almeno cercava di non
lasciarla in balìa della depressione che era quasi vicina
alla porta. Quando
arrivò il momento della cena, Jackie, seduta all'altra parte
del tavolo disse:
" domani dobbiamo andare dal notaio."
Johanna
annuì silenziosa.
"
Secondo te a chi mi affideranno?"-
chiese poi guardando preoccupata Jackie.
"
Ho chiesto l’affidamento, ma tutto dipende
da quello che ha deciso Marika. Ma non preoccuparti. So per certo che
lei fosse
d'accordo."- disse
con un sorriso
convincente.
"
Ville non saprà niente di tutto
questo..vero?"
Jackie
posò il cucchiaio nel piatto e guardando
negli occhi Johanna rispose: " Jo..lo sai come la penso..dovresti
cercarlo.."
Johanna
la guardò arrabbiata.
"
Dài ragiona..non puoi far finta di
niente."
"
Io non voglio vederlo!"- esclamò
furiosa Johanna alzandosi.
"
Jo! Jo vieni qui."- disse Jackie
rincorrendo la ragazza che si rifugiò in camera sua.
Quando
la raggiunse, era ancora infuriata.
Johanna la guardò ancora arrabbiata e poi si sedette sul
pavimento freddo.
Jackie
le si avvicinò.
"
Ti prego..pensaci.."
Non
ricevendo nessuna risposta, Jackie andò via
sconfitta.
Johanna
tenne il broncio per tutta la mattina
seguente. Era arrabbiata perché voleva restare nel suo letto
al calduccio, ma
era importante che fosse presente anche lei dal notaio.
Sia
lei che Jackie erano sedute sulle comode
poltrone nere di pelle ad aspettare che Brian Watson, il segretario, le
facesse
entrare nell'ufficio. La saletta era vuota e questo significava che al
di fuori
di loro due non ci sarebbe stato più nessuno. Johanna si
sentì più leggera.
"
Vado in bagno."- disse Jackie,
alzandosi.- " torno subito."
Johanna
si sentì per un attimo persa, ma annuì,
vedendo la donna scomparire dietro una porta.
"
Signorina, il notaio la sta
aspettando."- disse il segretario con un largo sorriso sul volto. Quel
sorriso procurò alla ragazzina un senso di calma.
Indugiò un attimo, ma visto
che Jackie non arrivava, decise di entrare.
Appena
entrò si sentì a disagio in quella stanza
così ben arredata, con quell'uomo dai folti baffi grigi che
senza neanche
rivolgerle la parola analizzava delle carte. Senza sapere cosa fare, si
fissò
le mani. Quanto ci metteva Jackie?
Finalmente
sentì la porta aprirsi e non si girò
perché era sicura che fosse lei. Chi altri doveva essere
sennò?
Il
notaio alzò lo sguardo per poi riportarlo sui
fogli.
Johanna sentì una
strana stretta
al cuore e così si girò anche lei e
ciò che vide non fu per niente piacevole.
Un
uomo molto alto la stava squadrando nella
stessa maniera. Era
vestito di nero, come
suo solito, con l'immancabile sciarpa al collo e i capelli marroni
mossi non
erano nascosti dai soliti berretti.
"
Si accomodi pure, signor Valo."- disse
l’uomo indicando la poltrona di pelle
accanto a Johanna. Ville sembrava essere l'unico
lì dentro a non capire
cosa stesse succedendo.
Cosa ci faceva quella ragazzina?
Cosa centrava con Marika?
Ancora
non ci credeva che se n’era andata.
Due
giorni prima, era stato al funerale. Si era
sentito in dovere di esserci nonostante non la vedesse da molti anni.
Si
sentiva ancora legato a lei. Aveva anticipato il viaggio proprio per
questo e
lì non aveva visto nessuno che potesse assomigliare a quella
ragazzina. Forse
non aveva visto bene.
Continuò
a guardarla curioso.
Anche Johanna lo era, ma il suo
sguardo la metteva in soggezione. Chissà se aveva scoperto
anche lui la verità.
La ragazzina cominciò
a battere nervosamente il
piede a ritmo. Era agitata e questo lo notò anche Ville.
Riuscì
a smettere solo quando qualcuno
timidamente dopo aver bussato entrò nella stanza. Johanna si
girò, sollevata di
vedere finalmente Jackie.
"
Oh..ehm..signor Valo."- disse questa
quasi scioccata appena si ritrovò gli occhi verdi dell'uomo
puntati su di lei. Lui
la salutò porgendole la mano con gentilezza. Il notaio a
quel punto si schiarì
la voce e disse: " bene visto che ci siamo tutti, direi che sia meglio
iniziare."
Jackie
tenne per tutto il tempo la mano di
Johanna, che era in preda al panico. Non riusciva ad immaginare quale
sarebbe
stata la reazione di Ville alla notizia.
Il
notaio rilesse velocemente e poi parlò
rivolto a Johanna.
"
Bene.. alla signorina Johanna Laine..
"
Ville
appena sentì quel cognome capì finalmente
chi fosse la ragazzina.
"
..lascia l’appartamento e tutto ciò che ha,
tranne il suo materiale da lavoro che lascia invece alla signorina
Jackie Smith.
Mentre a lei, signor Valo, lascia in affidamento la figlia
Johanna.”
Johanna
restò a bocca aperta. Perché sua madre
aveva voluto questo?
Si
voltò per guardarlo. Ville ricambiò con uno
sguardo di ghiaccio.
"
Cosa? Ma avevo chiesto io l’affidamento
di Johanna!”- disse Jackie alzando di poco la voce.
"
Mi dispiace signorina Smith, non posso
cambiare il volere di un morto. Ma se vuole può rivolgersi
ad un giudice e se
il signor Valo è d’accordo, la tutela
può passare a lei."
Johanna
non voleva passare la vita con
quell’uomo. Non voleva un padre! Ville dal canto suo era
completamente
scioccato. Perché
Marika non lo aveva
mai chiamato per dirglielo? Perché l’aveva fatto?
Jackie
non riusciva ancora a crederci. Perché Marika
aveva coinvolto Ville proprio ora? Che senso aveva tenere nascosta la
figlia
per sedici anni e ora affidarla a lui?
Ma
Marika si era
portata via tutte le risposte..
"
Un momento."- disse Ville
schiarendosi la voce. - " questo cosa significa?"
"
Beh si dà il caso che lei, signor Valo, è
il padre della signorina qui presente."
"
Cosa?!"- esclamò.
Quindi
era questo che Marika gli aveva nascosto
quando aveva deciso di andare via da Helsinki?
Tornò
a guardare Johanna. Non poteva credere ai
suoi occhi!
Era
quella la sensazione che si provava quando qualcosa di punto
in bianco sconvolgeva la quotidianità? Era il senso di
panico ad attorcigliarsi
nello stomaco, forse?
“Arrivederci.”
disse il notaio liberandosi di
loro con un finto sorriso. L'allegra brigata fu costretta ad uscire
all'aria
aperta che ora era diventata tesa e nessuno fu in grado di spicciare
una sola
parola. Ville non faceva altro che guardare Johanna sempre
più sorpreso. La
forma del viso e il taglio degli occhi erano proprio identici ai suoi
mentre il
colore era come quello di Marika, azzurro.
Ciò
che continuava a ripetersi era perché quella
donna non avesse avuto il coraggio di dirgli una cosa così
importante. Perché
aveva voluto crescere una figlia senza un padre? Cosa credeva, che lui
non
potesse essere un buon genitore? Forse aveva ragione. Per tutto quello
che gli
era successo in quegli anni forse non sarebbe stato capace di darle
amore come
un padre doveva fare con una figlia. Era stato uno scapestrato e questo
Marika
probabilmente l'aveva saputo. Non era difficile trovare notizie sul suo
conto a
tal proposito..
Nonostante
questo era arrabbiato. Lui aveva comunque
il diritto di sapere.
Cercò
di ricacciare le lacrime che stavano
uscendo dai suoi occhi. Non aveva voglia di farsi vedere in quel modo
dalle due
ragazze.
Johanna
non sapeva cosa fare. Lei non voleva
andare via con Ville. Lei voleva stare a New York con Jackie e i suoi
amici.
Continuava a mandare sguardi disperati a Jackie, che come lei,
aspettava una
reazione di Ville. Lui se ne stava lì immobile, a guardare
il cielo, ma sapeva
di essere oggetto di osservazione e si sentiva a disagio sotto quello
sguardo
indagatore.
Di
punto in bianco Ville si voltò incamminandosi
lungo il marciapiede. Se
ne stava
andando? Era
quello che Johanna voleva,
ma quel gesto la feriva profondamente. Se ne stava andando senza
neanche dire
una parola! Doveva seguirlo?
Anche
Jackie rimase ad osservarlo mentre si
allontanava. Non riusciva a credere ai suoi occhi.
"
Ville." - esclamò mandando al diavolo
la domanda " posso darti del tu?".
Lui
fece finta di non sentirla e sparì due
minuti dopo dalla loro vista.
Johanna
si appoggiò al muro dell'edificio
affranta. Lui l’aveva abbandonata! Pensava che non le
importasse nulla, ma il
dolore che stava provando aveva cambiato ogni suo pensiero. Era stata
abbandonata da entrambi i genitori,
cosa c’era di sbagliato in lei?
L'ANGOLO
DI VALS!
Della
serie chi non muore si rivede xD
Beh
allora cosa ne pensate come primo capitolo? Se pò fa? Adesso
dovrete attendere un pochino prima del prossimo capitolo per via dello
studio. Fatemi comunque sapere cosa ve ne pare. Ringrazio
già tutte quelle anime buone che leggeranno e arrivanno a
queste piccole righe <3
Alla
prossima, Vals :)
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