Stare al
mare, raccogliere conchiglie mano nella mano con Annabeth di sicuro
è il
miglior modo per dimenticarsi di qualche piccolo incidente avuto mesi
prima.
Per piccolo intendo la quasi rinascita di un Titano il cui nome
è Crono, si lo
so uno da niente, la morte della mia amica, che sebbene mi avesse
tradito la
ritengo ancora tale, di Luke
mio
amico/nemico, dipende dai punti di vista, che alla fine si è
rivelato un vero
eroe, e la distruzione quasi totale dell’olimpo. Niente di
grave, non credete?
In fondo, ogni cosa è stata messa a posto ed io posso
finalmente bearmi del
profumo di brezza marina che Annabeth emanava.
- …
pensa
nell’ala sinistra ho progettato una stanza insonorizzata
completa di tutti i
tipi di strumenti e dall’altra … Testa
d’alghe mi stai ascoltando?-
I suoi occhi
grigi mi fissavano curiosi ma allo stesso tempo furiosi.
- Emm
…
certamente! Sta - stavi parlando delle muse, no?-
-
Ovviamente, se stiamo parlando di Apollo che si duplica in nove
ragazze! Ma
dove hai la testa?! -
“Stavo
pensando che hai un buonissimo profumo”.
No, questo non
lo potevo assolutamente dire. Io e lei abbiamo un rapporto complicato,
come
sempre. Lasciavamo il romanticismo a momenti speciali, in altre parole
quando
siamo quasi con il piede in una fossa. Cose da semidei. Mi ricordo
ancora il
primo bacio che mi dette.
Sentii le
guancie arrossarsi all’istante.
- Oh, ma
guarda questa conchiglia! Potresti utilizzarla per il trono di mio
padre!-
deviai spudoratamente il discorso.
Certo, sono
un genio. Deviare il discorso con una figlia di Atena. La
figlia di Atena per eccellenza, era proprio una cosa
intelligente.
Mi ritrovai,
infatti, bagnato nella riva del mare. “Ma come diamine fa ad
avere così tanta
forza?!” Ve lo giuro, me lo chiedo ogni singola volta che mi
straccia a braccio
di ferro!
- Avanti
Testa d’Alghe non fare il prezioso … - mi sorrise
maliziosamente.
Si
avvicinò
a poco a poco fino a quando non fece quasi sfiorare le nostre labbra.
Ero
entrato in uno stato d’iperventilazione e molto probabilmente
se non fossi
stato in acqua avrei perso i sensi. Perché doveva farmi
ancora quell’effetto? Perché
ogni sua singola mossa doveva essere così suadente,
così elettrizzante. Un
colpo al cuore ogni volta.
- Annabeth,
come devo fare con te?!- Gli chiesi disperatamente divertito, due
sentimenti
che non c’entrano nulla tra di loro, lo so, ma lei mi fa
sentire così, come un
pesce fuor d’acqua e questo, per un figlio di Poseidone, era
davvero il colmo!
Allora la
baciai consapevole che tutta la folla in spiaggia ormai si era voltata
a
fissarci.
Come al
solito, il tempo si fermò. No, tranquilli non apparve Crono,
erano solo lebbra
di Annabeth. Che poi, solo mi
sembrava riduttivo, stiamo parlando Annabeth in fondo! Adoravo
baciarla,
adoravo le sue mani sui miei capelli e adoravo lei.
-Ora mi dici
a cosa pensavi?- Mi chiese con gli occhi da cucciolo bastonato.
Come non
resistere?
- Pensavo
che tu sia la cosa più bella che mi sia capitata- La guardai
dritta negli
occhi. Grigio e azzurro si scontrarono, tempesta e oceano che avevano
trovato
la loro armonia.
E mi
baciò,
con una foga che nemmeno avevo calcolato. La portai sottacqua
perché lì, senza
quegli occhi indiscreti, potevo dirle quanto la amavo.
Ma a un
tratto mi fermai. La guardai negli occhi e mortificato le dissi:
- Mi
dispiace, però, nessuno batte i biscotti al cioccolato di
mia madre-
Rise,
stranamente e dopo si butto tra le mie braccia che, come al solito,
erano sempre
pronte ad accoglierla.
- Testa
d’Alghe,
sei uno spasso! Come dovrei fare senza di te?!
E ci
perdemmo negli abissi dimenticandoci di tutto e tutti, soprattutto dei
numeri d’infiniti
baci che ci demmo.
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