Jaloux?

di Gayzelle
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Jaloux?

 
Era una fresca mattina di giugno, il sole non era particolarmente caldo e il venticello frizzante scrollava la rugiada dalle foglie degli alberi.
Il cielo era grigio di nuvole e l’aria profumava di pioggia, sembrava che a momenti un temporale estivo si sarebbe appropriato di quella giornata.
Natsumi si stava preparando con calma, quel giorno gli allenamenti sarebbero iniziati più tardi del solito e il tempo non sembrava dei migliori.
Si mise la gonna a balze viola e infilò il maglione beige, incluso nella divisa scolastica.
Faceva troppo freddo per mettersi la solita tuta bianca.
Prese la spazzola dalla mensola sotto lo specchio del bagno e, con movimenti lenti e regolari, iniziò a disincastrare i nodi che si erano formati nella notte.
Una notte terribile.
Pensò la ragazza guardandosi allo specchio.
Sotto gli occhi si erano formati due segni scuri, dalla forma di borse, e la sclera era arrossata per colpa dell’insonnia.
Lei non poteva presentarsi così a scuola, specialmente oggi, il giorno in cui avrebbe finalmente dichiarato i suoi sentimenti a Endou Mamoru.
No, non è da me passare una notte insonne solo perché oggi ho deciso di dichiararmi.
Natsumi era abbastanza frustrata, voleva essere nel pieno delle sue forze, ma in quello stato si sarebbe potuta addormentare mentre lui rispondeva.
Tanto, che mi addormenti o meno, risponderà comunque negativamente.
A quel pensiero i suoi occhi si velarono di lacrime e, una volta guardatasi allo specchio, le scacciò via con un movimento secco del braccio, strofinandosi gli occhi umidi e digrignando i denti.
Perché devo apparire così debole quando penso a lui? Perché non riesco a mantenere il mio solito atteggiamento?
Natsumi sbatté violentemente il pugno sul mobile in legno, facendo tremare alcuni profumi e trucchi per gli occhi.
Prese un correttore e lo applicò sulle occhiaie, facendole scomparire quasi del tutto, poi mise alcune gocce di collirio, ma l’arrossamento non migliorò molto.
Voleva apparire al meglio, non era facile impressionare il capitano, a lui interessava solo il calcio.
Quello stupido sport, lei non riusciva davvero a capire che divertimento ci fosse nel rincorrere una palla.
Guardò con insistenza il mascara appoggiato lì vicino, mordendosi il labbro indecisa se metterlo oppure no,
e le tornarono in mente alcune parole della madre e di quando era piccola.
Flashback
-Mamma! Cos’è quello che metti sugli occhi?- Chiese una bambina dalla voce cristallina, indicando un piccolo tubo argentato che conteneva all’interno una stanghetta nera, con un pennello all’estremità.
La donna sorrise e le spiegò che era un oggetto che usavano le donne per sentirsi più belle, mettendolo sulle ciglia e facendole sembrare più lunghe.
La bambina sgranò gli occhi rossi, tanto da farli sembrare due piccole pozzanghere di un colore profondo.
-Ma mamma, tu non ne hai bisogno! Sei già la mamma più bella di tutte!-
Disse la bambina, allargando le braccia per far meglio intendere quel “tutte”.
La donna sorrise e la prese in braccio, appoggiò il tubetto dicendo che non ne aveva più bisogno, perché per apparire belle, bisognava essere solo se stesse.
Fine flashback
Natsumi sorrise a quei ricordi, sua madre le mancava, certo, ma grazie ai suoi insegnamenti era riuscita a sviluppare quel suo carattere forte e determinato.
Decise di non mettere il mascara, ma passò sulle labbra un po’ di lucidalabbra trasparente.
Si diede un’occhiata allo specchio prima di uscire, era la stessa Natsumi di sempre.
Gli stessi capelli castani, mossi e lunghi, che a lei piacevano tanto; gli stessi occhi rossi e furbi; la stessa divisa…solo il lieve rossore agli occhi era una variante della solita lei.
Salutò suo padre, che restava a casa in quel giorno festivo, mentre ancora faceva colazione.
Chiuse la porta dietro di sé e fece un sospiro di incoraggiamento, lei ce l’avrebbe fatta, ne era convinta.
Arrivò al campo sul fiume e, nell’esatto istante in cui mise piede sull’erba intorno ad esso,  una goccia d’acqua le cadde sul naso.
Poi ne cadde un’altra.
Un’altra ancora.
Natsumi estrasse velocemente l’ombrello e lo aprì sulla sua testa, mentre lo scroscio delle gocce sembrava una cascata, tale era il rumore che producevano.
Aki le venne incontro, anche lei riparata sotto ad un ombrello, e iniziò a chiacchierare del più e del meno.
C’erano solo loro due: nessun giocatore e nessun’altra manager.
Non c’era nemmeno Endou.
Si sedettero sotto alla tettoia dello scivolo, in modo da non bagnarsi e subito la verde notò qualcosa di strano nell’amica.
-Natsumi, c’è forse qualcosa che non va?- Chiese Aki preoccupata.
L’altra non rispose, si limitò a fare un gesto di dissenso col capo sorridendo leggermente.
Non aveva voglia di parlarne, o almeno, non ora.
Aki cercò di tirarla su di morale con vari argomenti, finché non toccò il punto dolente che affliggeva Natsumi.
-Non trovi strano il fatto che Endou-kun non sia venuto?- Chiese la verde sospirando.
Natsumi sentì gli occhi inumidirsi e i singhiozzi pronti ad esplodere da un momento all’altro, ma trattenne il pianto, causando un groppo doloroso alla gola.
Che fosse stata colpa sua il fatto che Endou non fosse venuto?
Dopotutto, l’aveva chiamato il giorno prima avvisandolo che voleva dirgli una cosa importante.
Ma, conoscendolo, non avrebbe mai potuto immaginare cosa voleva chiedergli la ragazza.
E allora perché…
-Aki-chan! Natsumi-chan!-
La ragazza perse un battito.
Alzò lo sguardo e vide il capitano seguito da tutti i componenti della squadra.
-Sono arrivati!- Esclamò Aki contenta.
-Si può sapere che fine avevate fatto?!- Sbottò Natsumi dimenticandosi dei pensieri avuti poco prima.
I ragazzi avevano delle espressioni assonnate e non tutti avevano un ombrello per ripararsi.
La maggior parte era rinchiusa in impermeabili semi-fradici, qualcuno non aveva addosso neanche quelli.
-Vuoi sapere la verità? Bene, praticamente tutti noi, una volta visto il tempaccio, ci siamo sistemati nuovamente sotto le coperte.
Solo che un certo “Calcio-dipendente” ci ha letteralmente buttato giù dal letto e ci ha costretto a venire ad allenarci.- Disse Kazemaru, imbacuccato in un impermeabile giallo canarino.
Aki si mise a ridere, mentre Natsumi iniziò un’altra delle sue sfuriate contro il capitano, che non capiva il motivo di essa.
-Non è venuto nemmeno l’allenatore. Quindi credo che possiate tornare a casa.- Esalò infine Natsumi, incredula del trambusto che aveva provocato Endou.
I ragazzi si guardarono intorno con aria assente, per poi imboccare la scalinata che portava alla strada, salutando le due manager.
-Ora vado anch’io Natsu-chan!- Disse Aki rivolgendosi all’amica e seguendo poi la squadra.
Endou osservava la scena un po’ deluso e, mentre se ne stava per andare, Natsumi lo prese per un polso, fermandolo.
-Ti devo parlare, Endou.-
 
 
Angolino piccino picciò (?)
Ciao gente!^^
Questo è solo il primo capitolo, la tortura è appena iniziata la crack!pairing non si è ancora vista ^^
E dire che all’inizio volevo fare una EnKaze .-.
Spero che Natsumi non sia troppo OOC, ma ho messo l’avvertimento per precauzione ^^
Ringrazio chi ha letto fino a questo punto e spero che continuiate a seguirla cercando di sopportare i miei ritardi nell’aggiornare.
Baci e a presto!
Alicchan
 
 





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