A rose is a rose

di ferao
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Note: la ff è stata scritta per i Prompt Days di Pseudopolis Yard. Veniteci a trovare, siamo carini e abbiamo tante idee da proporvi!
Questa flash non ha una precisa collocazione temporale, quindi infilatela quando volete. Il prompt che ho seguito, ovviamente, era "rosa".
La prima frase è una citazione da un poema di Gertrude Stein. Per saperne di più: http://en.wikipedia.org/wiki/Rose_is_a_rose_is_a_rose_is_a_rose




A rose is a rose




– Una rosa è una rosa è una rosa.
– Che diavolo significa?
– Ci credi se ti dico che ancora non l’ho capito?
– Se non l’hai capito, perché ripeti quella frase?
– Perché ce l’ho in testa da stamattina, non riesco a non pensarci. Se la dico ad alta voce, magari ne uscirà.
Il ragionamento non faceva una grinza, sebbene a Amy sembrasse vagamente illogico. Beh, in fondo era del Dottore che si stava parlando, quindi non avrebbe dovuto stupirsi.
– È strana, come frase – continuò Amy, ormai in vena di chiacchierare. – Molto strana. Tutte quelle rose… Ma che significa?
– Te l’ho detto, non lo so. Lascia stare.
– No, no, ora voglio capirlo! Fammi solo riflettere un po’… – e così dicendo si allontanò a grandi passi verso l’interno della TARDIS, mentre il Dottore sorrideva tra sé.
Ecco, aveva funzionato. Ora la frase era uscita dalla sua testa ed era entrata in quella di Amy.
 
– Dottore?
– Mh?
– Ho capito.
– Cosa?
– La rosa.
Il Dottore alzò gli occhi dall’interessantissimo pannello di controllo della TARDIS e osservò Amy. – Cosa?
– La frase sulla rosa, l’ho capita.
– Ah sì?
– Sì. – Amy aveva la sua solita espressione da bimbetta soddisfatta, e il Dottore non resistette: lasciò perdere il pannello di controllo e si pose in ascolto, curioso.
– Allora?
– È semplice, – rispose Amy. – Una rosa è una rosa è una rosa… significa solo che una rosa è una rosa. Nient’altro.
Di fronte allo sguardo perplesso del Dottore, Amy ridacchiò. – Immaginati una rosa, okay? Puoi farle succedere qualsiasi cosa, puoi trasformarla come più ti piace, potresti anche… per dire, prenderla dal Medioevo e portarla nel quattromila dopo Cristo, oppure coglierla sulla Terra e trapiantarla in qualche pianeta strambo di un altro sistema solare… resta sempre una rosa. È una rosa, ed è una rosa.
Concluse il suo discorso accompagnandolo con un gesto delle mani. Il Dottore la osservò, sbalordito dalla semplicità di quel concetto: ma certo! Perché diavolo non ci aveva pensato lui?
– Amelia Pond, – esclamò, – sei un genio.
– Lo so, – ribatté lei, e con un sorrisetto furbo se ne tornò nella piscina, lasciandolo nei suoi pensieri. Santo cielo, si disse il Dottore, era vero: una rosa è una rosa, rimane sempre la stessa ovunque si trovi, in qualunque universo, pianeta, epoca, qualsiasi ruolo abbia nella storia.
La sua essenza non cambia, il suo nome è sempre lo stesso.
Una rosa è una rosa è una… Rose.
Ah, ecco.
Si diede una manata sulla fronte. Stupido Dottore: aveva passato la mattinata a cercare di dare un senso logico a quella frase, convinto che gliel’avesse suggerita il suo cervello, quando invece erano stati i suoi due cuori (magari in un momento di nostalgia senile) a mettergliela in mente. Il ricordo di Rose ogni tanto tornava – senza connotazioni romantiche o nostalgiche, solo… tornava, e lo faceva sempre per vie traverse; e ci voleva giusto l’animo di Amy, sentimentale e non ancora abbastanza adulto, per vedere la semplicità dietro quelle apparenti stranezze. Dietro una rosa c’è sempre e solo una rosa, si ripeté il Dottore, e dietro Rose c’è e ci sarà sempre Rose.
In qualunque universo si trovi.
 

 









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