Enchanted
DISCLAIMER: Non
conosco Tom Hiddleston e con questo mio scritto non intendo in alcun
modo rappresentare il suo carattere e/o la sua persona. Il tutto è
frutto di fantasia e senza alcuno scopo di lucro
ENCHANTED
There I was again tonight,
Forcing laughter, faking smiles
Same old, tired lonely place
Wall of insincerety, shifting eyes and vacancy
Vanished when I saw your face
Tic…tac…tic…
La musica era assordante, il chiacchiericcio confuso, le
luci accecanti e il caldo soffocante… eppure riusciva a sentire perfettamente
il ticchettio dell’orologio che portava al polso, come se intorno a lei ci
fosse il vuoto e il silenzio.
Tic…tac…tic…
Sbuffò, spostandosi per l’ennesima volta una ciocca di
capelli dietro l’orecchio per poi rivolgere lo sguardo a quel piccolo oggetto
di metallo che catturava la sua attenzione ogni cinque minuti.
Un’ora. Era passata una sola, maledettissima ora.
Il che voleva dire che si ritrovava imprigionata per ancora
un’altra ora. Minimo.
Tic…tac…tic…
<< Signorina, desidera qualcos’altro da bere? >>
Amelia volse il capo alla sua destra, dove un cameriere,
visibilmente nervoso, stava aspettando una risposta. Non poteva essere più
giovane di lei di molti anni e aveva l’aria di uno che passa tutta la giornata
sui libri.
Incominciò a fantasticare sulla storia che si celava dietro
quella divisa. Probabilmente era un classicista: aveva quel modo di porsi
tipico delle persone che entrano in contatto con le materie umanistiche.
Probabilmente la sua non era una famiglia agiata, oppure noi si sarebbe trovato
lì quella sera, a servire champagne ad individui con la puzza sotto il naso.
Probabilmente era un ragazzo di provincia: spostava il peso da un piede
all’altro in continuazione, segno della sua agitazione.
Si rispecchiava in quel ragazzo, i cui occhi avevano così
tanto da raccontare.
Eppure si limitò a scuotere la testa.
Tic…tac…tic…
Cinque minuti. Erano passati solo cinque minuti.
Amelia ricordava bene gli anni della sua adolescenza. Quante
volte aveva desiderato partecipare ad una di quelle feste. Gente di classe,
vestiti alla moda, atmosfera elegante, cibo delizioso…
Eppure adesso che era cresciuta e si ritrovava a dover
parteciparvi non poteva fare a meno di annoiarsi.
Certo, i vestiti erano stupendi, l’atmosfera piacevole e il
cibo superbo. Il problema era la compagnia.
Uomini d’affari impegnati ad adocchiare ragazze con vestiti
fin troppo corti oppure a cercare di rimorchiare qualche individuo del sesso
opposto da trascinare nel luogo appartato più vicino. Donne superbe che
passavano il loro tempo spettegolando sul vestito di una, sulla vita
sentimentale dell’altra e sugli scandali forniti da un’altra donna ancora.
Tic…tac…tic…
Il suo povero cervello ormai le implorava pietà.
Era giunta al limite della sopportazione. Un altro commento
non richiesto o un’altra avance troppo spinta e sarebbe scoppiata.
No, quel posto non faceva per lei. Semplicemente non era in
grado di adattarvisi.
Spesso si era lamentata della sua vita. Spesso si era
ritrovata insoddisfatta delle sue amicizie. Spesso aveva ambito di far parte di
quel mondo che le sembrava scintillare, così perfetto e così pieno di gioia.
Ovviamente si era sbagliata.
Ormai rimpiangeva amaramente le serate passate sul divano
davanti al televisore a vedersi un film.
Oppure i pomeriggi passati sul balcone a leggere. Oppure
quando ancora poteva uscire di casa con un paio di jeans e una felpa larga.
Questa vita se l’era gettata alle spalle nel momento in cui
Miranda l’aveva fatta diventare la sua assistente personale. Compito che
richiedeva la sua presenza ovunque Miranda andasse. Ecco spiegato il motivo
della sua permanenza a quella festa.
Il suo capo aveva elegantemente sviato l’impegno avanzando
la scusa che “le gemelle stanno male. Non posso lasciarle sole per partecipare
ad una festa”. Quindi ora a lei toccava presenziarvi in sua vece, mettendo a
dura prova la sua pazienza.
<< Non dovrebbe essere in mezzo a quella gente,
ruffianandosi quante più persone possibile? >>
Quella voce, la sua voce.
Non vi era dubbio. Lui le aveva appena parlato.
Ora le ipotesi erano due: o aveva bevuto troppo ed ora si
ritrovava ad avere delle allucinazioni o finalmente tutti i suoi scleri
prodotti da Miranda stavano per essere ricompensati.
<< Non è nella mia indole. E poi non fa parte del mio
lavoro. Questo è compito di Miranda >>
<< Di certo loro se lo aspettano >>
<< Per quel che me ne importa possono aspettare finché
non giungono all’entrata dell’Ade >>
<< ehehehe >>
Lentamente, come se avesse paura di scoprire la realtà,
Amelia si girò. Poco lontano da lei si trovava lui, Tom Hiddleston, l’attore
che più l’aveva emozionata e l’uomo che aveva annientato ogni possibilità di avere
un ragazzo. Insomma, nessuno sarebbe uscito intero da uno scontro in cui
all’altro capo si trovava lui. Era praticamente impossibile.
<< Non mi sarei mai aspettato di trovare una
classicista come assistente personale della direttrice di una delle riviste di
moda più importanti >>
Nella sua mente Amelia spalancò la bocca. Com’era possibile
che avesse colto il riferimento?
Idiota, anche lui ha seguito gli studi classici.
Questo non diminuiva però la sua sorpresa, influenzata anche
da un altro fatto. Tom Hiddleston le aveva parlato. Tom Hiddleston stava
cercando di avere una conversazione con lei.
La Amelia che era nascosta all’interno aveva incominciato a
comportarsi da fangirl impazzita. All’esterno però conservava una maschera di
compostezza (per quanto a lungo ancora non n’era a conoscenza).
<< Beh, la vita è imprevedibile. Ti pone innanzi a
delle opportunità. Sta poi a te decidere se coglierle o no >>
<< Eppure oserei affermare che quest’opportunità l’ha
stancata >>
Lei si fece sfuggire un sorriso prima di replicare <<
Io, invece, direi che visto la piega che sta prendendo la conversazione si
potrebbero anche abbandonare le formalità. Infondo, direi, che abbiamo superato
la soglia di ciò che è ritenuto adatto per i convenevoli. Che ne pensa Mr.
Hiddleston? >>
<< Direi che le porgo le mie scuse se le
sono parso
affrettato, ma non capita tutti i giorni d'incontrare qualcuno con le
tue stesse passioni e che sono ben disposto ad abbandonare le
formalità in cambio del
tuo nome… >>
<< Amelia >>
L’attore le prese una mano e la portò alle labbra <<
Incantato >>.
Non seppe dire per quanto rimasero così, con la sua mano
stretta in quella di lui e con gli occhi che non smettevano di cercarsi e
scavare nelle profondità dell’animo dell’altro. Seppe però che durò fin troppo
poco per i suoi gusti.
Lui le lasciò la mano, che lei usò per spostare l’ennesima
ciocca, rivolgendo, allo stesso tempo, lo sguardo verso il basso. Tra loro era
sceso il silenzio. Non era esattamente uno di quelli imbarazzanti, ma essendo
ad una festa ed essendo loro degli sconosciuti c’era un po’ di tensione.
Fu l’attore a riprendere la parola per primo << Posso
offrirti qualcosa da bere, Amelia? >>
La ragazza alzò la testa (quasi di scatto) e la sincerità
che poteva leggere nei suoi occhi la sconvolse. Non c’erano secondi fini,
quegli occhi lo lasciavano vedere. Un semplice drink, nulla di più: questo era
il desiderio dell'attore, questo Amelia poteva evincere dai suoi occhi.
No, Amelia, no. Comportati come la donna che sei, non come
un’adolescente in preda agli ormoni.
<< Mi dispiace, ma mi vedo costretta a declinare
l’offerta. Per Cenerentola è giunta l’ora di lasciare la festa >>
E lo lasciò così, semplicemente voltando le spalle e
indirizzandosi verso l’uscita della sala. Mentalmente si stava mandando al
diavolo per aver gettato all’aria un’occasione simile, ma lei era fatta così,
prendeva sempre le scelte sbagliate. E poi perché rovinare un sogno?
Il loro incontro sarebbe rimasto ciò per lei, un avvenimento
contornato da un’aria magica.
This night is sparkling, don't you let it go
I'm wonder-struck, blushing all the way home
I'll spend forever wondering if you knew
I was enchanted to meet you
<< Michael! Che piacere rivederti! >>
<< Phil, caro Phil! Come sta tua moglie? >>
<< Sta arrivando Christopher Smith, il direttore del
Times >>
<< Chris! Quanto tempo. È un tale piacere rivederti
>>
Rieccoci di nuovo. Altra festa, altre persone, altri
vestiti, altro cibo, stessa noia.
L’unica differenza era la presenza di Miranda. Non che la
cosa migliorasse la situazione, anzi. Se in sua assenza ad Amelia era concesso
rintanarsi in un angolo ad osservare la gente aspettando che giungesse l’ora in
cui poteva andarsene, con il suo capo dove rimanere finché lei fosse rimasta,
restando sempre al suo fianco, pronta a ricordarle il nome di questo stilista o
di quel giornalista, come in quel caso. Poi Miranda si sarebbe occupata dei
convenevoli, fingendo d’interessarsi alla loro presenza.
Lei doveva limitarsi a rimanere e a fare da supporto.
Possibilmente senza parlare, per non offuscare la vera protagonista.
E mentre il suo capo scambiava quattro chiacchiere prive di
spessore, lei faceva vagare lo sguardo per la stanza, controllando chi era
presente e chi invece no.
Fu in uno di questi momenti che lo vide. Era appoggiato ad
una colonna, poco lontano da loro. Indossava un completo grigio, con camicia
bianca e cravatta nera e nelle mani stringeva un bicchiere di champagne. I loro
occhi s’incrociarono per un solo istante, ma ciò bastò per togliere il fiato ad
Amelia. Un brivido le percorse la schiena, la testa incominciò ad annebbiarsi e
la mano a tremare.
Dovette compiere un tremendo sforzo contro se stessa per
rompere il contatto e riportare l’attenzione su Miranda. Ciò nonostante non
riusciva a fermare quel leggero tremolio che le aveva invaso il corpo e quella
strana emozione che la rendeva iperattiva.
Altre persone, altri convenevoli.
Amelia osò voltarsi a cercare la sua figura, lì dove l’aveva
visto, ma lui non c’era più.
<< Tom! Sei elegantissimo. Finalmente qualcuno che mi
fa davvero piacere rivedere >>
<< Grazie Miranda, dire che sei una regina è il minimo
>>
<< Amy, ti presento Tom Hiddleston, uno degli attori
più brillanti di tutti i tempi >> la richiamò la voce di Miranda.
Si bloccò. No, non poteva essere. Un conto era lanciargli
delle occhiate da lontano, tutt’altra cosa era ritrovarselo vicino.
Piano si girò e quasi non saltò in aria nello scoprire di
averlo a nemmeno un metro di distanza.
<< Attenta Miranda, mi farai arrossire >>
parlava col suo capo, ma il suo sguardo era rivolto a lei.
Dettaglio che a Miranda non sfuggì, così come non le sfuggì
la sua posizione rigida e il sorriso fin troppo caldo dell’attore. Alzò un
sopracciglio chiedendole spiegazioni.
Amelia si schiarì la gola prima di spiegare << Ho già
avuto il piacere di fare la conoscenza del signor Hiddleston >>
<< E se la memoria non m’inganna abbiamo un drink in
sospeso, Amy >>
Ecco! Il suo destino era segnato. Morta, era semplicemente
morta. O peggio, Mirando l’avrebbe licenziata. Regola n°1: mai, MAI rivolgere
la parola a qualcuno d’importante. Non era il suo posto, non spettava a lei.
Lei era una semplice assistente, non doveva attirare l’attenzione di nessuno.
Per non parlare dell'ennesimo brivido che l'aveva colta nel sentirlo pronunciare quel nomignolo.
<< Allora che ci fate ancora qui? >>
La ragazza guardò sconvolta il suo capo. Non poteva credere
alle sue orecchie.
<< Ma… Miranda >>
<< Ho passato anni senza di te, non sei
indispensabile. E tu, Tom, portala via di qui. Questo posto mette la noia
>>
Così. Li lasciò così. Senza se o senza ma.
Sconvolta, Amelia era sconvolta dal comportamento del suo
capo.
Cosa si era persa? Forse che le gemelle avevano incominciato
a sciogliere il ghiaccio che le circondava il cuore?
<< Shall we? >>
Riportò la sua attenzione all’attore al suo fianco. Le
porgeva il braccio, in attesa.
Me ne pentirò, lo so. Me ne pentirò amaramente.
Tom aveva proposto di spostarsi ad un locale lì vicino, di
cui conosceva il proprietario. Per tutta la strada non avevano fatto che
parlare. Avvenimento strano, visto che Amelia era un tipo a cui piaceva stare
per conto suo. Eppure lui era riuscita a farla aprire.
Dalle opinioni sulla festa erano passati a parlare di
politica ed ora, seduti ad un tavolino nell’angolo più lontano del locale, con i
loro drink davanti a loro, avevano incominciato a parlare di letteratura e
soprattutto di Shakespeare.
<< Francamente non riesco a capire come possa esistere
qualcuno che lo disprezzi. Insomma… è un poeta, è il poeta per eccellenza. Come
si può rimanere impassibili di fronte alle sue parole? Basta pensare a Romeo e
Giulietta. Parole così dense di emozioni da togliere il fiato >>
<< Did my heart love till now? Forswear it, sight. For
I ne’er saw true beauty till this night >>
Di nuovo. Era riuscito a lasciarla di nuovo senza fiato. Non
avrebbe dovuto mai e poi mai interpretare il ruolo di Romeo, oppure sarebbe
stata la fine dei cuori di molti esponenti del genere femminile.
Scosse leggermente la testa per riprendere un po’ di
lucidità.
<< Esattamente quello che intendevo >> e si
portò il bicchiere alle labbra.
Tom non smetteva un attimo di sorridere e in un angolino del
suo cervello c’era una minuscola voce che ipotizzava che lei ne fosse la causa.
Assolutamente no. Lui sorride sempre.
<< Opera preferita? >>
Lei lo guardò in modo eloquente. C’era davvero bisogno di
chiederlo?
<< Domanda idiota ehehe >> si rispose da solo,
passandosi una mano dietro il collo, nervosamente << Seconda opera
preferita? >>
<< Macbeth >> rispose senza esitazione.
Lui la osservò incuriosito << Scelta singolare. Come
mai? >>
<< Beh, fin dalle prime righe si evince la quasi
impotenza dell’uomo. C’è sempre qualcosa che condiziona le nostre scelte. Nel
caso di Macbeth sono le streghe, con le loro previsioni, e la moglie, la cui
ambizione costringe Macbeth a rimanere sospeso sulla sottile linea che divide
ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Inoltre nel suo personaggio viene
riflessa la condizione di ogni individuo umano. Ognuno è diviso tra ciò che
ritiene giusto da fare e ciò che desidera ardentemente. Alcuni riescono a
soffocare la propria brama, altri ci si abbandonano. Ed è così spettacolare
assistere alle contiene riflessioni del personaggio. È pieno di diverse
sfaccettature. Non può venire rinchiuso in una categoria: non è buono o
cattivo, è semplicemente un uomo.
<< Ed io sto blaterando >> concluse ridendo
nervosamente
<< Lo trovo adorabile >>
Lui allungò una mano sul tavolo per prendere quella di lei.
Un semplice tocco. Bastava un semplice sfiorarsi per mandarla in tilt. Non si
era mai sentita così. Forse per la prima volta era completamente felice. Un
semplice uomo era riuscito in questa missione che fino a poco tempo prima le
era sembrata impossibile.
Voleva che quella notte non finisse mai. Voleva continuare a
sentirsi così per sempre. Non chiedeva molto, solo di potersi beare della sua
compagnia. Non era mai stata così bene e non aveva mai trovato il parlare così
piacevole.
Ma, purtroppo, tutto ha una fine, soprattutto i sogni
radicati nella realtà.
Ormai il locale era vuoto, loro erano gli unici clienti.
<< Credo sia ora di andare >>
Un’ombra passò negli occhi dell’attore, che però annuì e si
alzò. Salutò l’uomo dietro al bancone per poi ingaggiare con Amelia una disputa
se fosse il caso o meno di accompagnarla a casa. L’ebbe vinta lui.
Il viaggio in macchina non fu piacevole come quello a piedi.
L’aria era già carica di un senso di nostalgia. Tuttavia, nonostante non le
piacesse forzare le conversazioni, Amelia fece di tutto perché almeno una voce
risuonasse nell’abitacolo.
Giunti a casa sua Tom l’accompagnò fino alla porta. Cercò d’impiegare
più tempo possibile nella ricerca delle chiavi ma non poteva rimandare la
conclusione di quella serata per sempre.
<< Beh, allora buonanotte >>
<< Buonanotte >>
Tom si sporse verso di lei e le baciò la guancia. Amelia
chiuse gli occhi, per assaporare meglio il momento, non notando così il
bigliettino che lui le aveva infilato nella borsa.
Sospirando entrò in casa, voltandosi un’ultima volta giusto
in tempo per vederlo salire in macchina. Lo salutò con la mano, gesto che lui
ricambiò prima di mettere in moto e lasciarsi la casa alle spalle.
Amelia continuava a girarsi nel letto, tanto che ormai era
intrappolata tra le lenzuola stropicciate. Non riusciva a dormire. Decise così
di scendere in salotto, per passare il tempo in attesa di cadere tra le braccia
di Morfeo.
Passò tutti i canali del televisore, sfogliò un libro che
aveva lascito sul tavolino, andò in cucina a preparare una tazza di tè.
Nulla era servito. Continuava ad avere impresso nella mente
le labbra di Tom posate sulla sua guancia, la mano stretta nella sua, i loro
occhi incatenati.
Era stato tutto fin troppo bello. Ed ora era finito, così.
Non poteva crederci, non voleva crederci.
Qualcosa di così magico non poteva concludersi così. Non
poteva essere la fine.
Ritornando in salotto notò la borsa che aveva gettato sul
divano. Decise quindi di svuotarla e fu così che lo notò. Un foglietto che non
doveva esserci
“I’ll spend forever wondering if you knew I was enchanted to
meet you”
Era firmato Tom e di
fianco c’era scritto un numero di cellulare.
Amelia non poté fare a meno di sorridere.
This was the very first page, not where the storyline ends
My thoughts will echo your name untill I see you again
These are the words I held back as I was leaving too soon
I was enchanted to meet you
Here I am!
*si nasconde dietro ad una barricata composta di libri*
Non uccidetemi!
Premetto che è la prima volta che pubblico qualcosa che ha
per oggetto personaggi reali e sono un po’ nervosa.
Non so cosa mi ha spinto a scrivere questa cosuccia né cosa
mi ha spinto a pubblicarla.
So solamente che io ero tranquillamente sdraiata sul mio
letto ad ascoltare musica quando una forza misteriosa mi ha spinto verso il
computer.
Francamente non so cosa pensare di questa storia. Era da un
po’ che volevo scrivere qualcosa su Tom. Volevo che fosse curato ed invece
questa storia mi è uscita di getto.
Nel complesso mi piace ma ovviamente il giudizio finale
spetta a voi.
Delle piccole precisazioni:
- Il
personaggio di Miranda è preso dal “Il diavolo veste Prada” (non so il
perché io l’abbia inserita. È successo e basta, si è unita al flusso di
pensieri)
- Tutti
i nomi che vedete scarabocchiati qui è lì sono completamente inventati
- La
citazione tratta da Romeo e Giulietta è in inglese perché ritengo che
Shakespeare renda molto di più in lingua originale che in traduzione
- Il
titolo della storia e la frase riportata dal foglio sono prese da
“Enchanted” una canzone di Taylor Swift
Penso di per detto tutto ciò che c’era da dire.
Se ritenete questa storia degna del vostro tempo lasciate un
commento, mi farebbe davvero piacere.
Un bacio,
Aletheia
|