UNA ROSA NEL DESERTO
“Gaara, ripetimi perché devo essere io ad
accompagnare Temari a Konoha. Ti rendi conto che appena arrivata
inizierà a tubare con quel…con quel coso
col
codino ed io dovrò stare tre giorni senza fare
nulla se non
sorbirmi i loro amoreggiamenti?! Perché non può
andarci da sola?”
“Perché è incinta ed è
pericoloso.”
“E perché non puoi andarci tu?!”
“Perché sono il Kazekage, idiota.”
Frustrato e depresso, Kankuro dovette reprimere un urlo. Troppo comoda
la vita di suo fratello. Le vere incombenze lui sì che
sapeva come schivarle. Tanto era il Kazekage.
E lui invece non poteva certo evitare di accompagnare la sua
suscettibile sorella, con pancia di cinque mesi, in
quell’infernale paese piovoso e pittoresco. Se si fosse
rifiutato, sarebbe stato tacciato di inumana cattiveria.
Maledetto Nara. Come tutti i ninja di Konoha, un cretino.
Secondo la sua personale graduatoria, i cretini del villaggio della
foglia si dividevano in varie graduatorie.
Il principe dei cretini, Sasuke Uchiha: un pazzo vendicatore fuggito
chissà dove per uccidere il fratello.
I cretini esaltati, Rock Lee, Kiba Inuzuka e Naruto Uzumaki: innocui, ma
giusto a piccole dosi.
Il cretino inquietante, Shino Aburame: forse non era nemmeno un essere
umano, ma una specie di uomo-larva.
Il cretino senza speranze, Neji Hyuga. Inutile tentare di capire la sua
strana etica del destino.
E poi c’era Shikamaru Nara. Che in teoria non era affatto un
cretino, visto il suo QI.
Ma il fatto che avesse messo incinta sua sorella lo classificava in
cima alla sua lista. Come schifoso bastardo lussurioso.
“Kankuro, e sorridi! Santo cielo, sembra che stai andando al
patibolo!”
“Umpf.”
Il ragazzo grugnì all’indirizzo di Temari, allegra
e sorridente, piuttosto incinta nella sua larga tunica violacea, il
viso luminoso e raggiante. Incredibile, la gravidanza pareva farle bene.
Si sforzò di sorridere, anche se l’entrata di
Konoha servì solo ad accentuare il suo malumore. Cosa
avrebbe potuto fare in quei giorni? Era un incubo. Senza le sue
marionette. Senza la sua divisa che era stata messa a lavare con il
dosaggio sbagliato e si era rimpicciolita di tre taglie. Senza il suo
campo d’allenamento preferito.
Odiava quando era in abiti normali come adesso, per quanto sua sorella
lo incitasse sempre a lasciare perdere la sua divisa.
In più, a deprimerlo sempre più, ecco che sulla
soglia era già stagliata l’inconfondibile figura
di Shikamaru: sorrisetto ironico, sigaretta, mani in tasca. Ridicolo.
Con suo sgomento, corse incontro a Temari, sollevandola( come, non si
sa) e dandole un lungo bacio in bocca.
“Ehi, mendosuke, ero un po’ in pensiero! Pensavo
arrivassi stamattina…”
“Eh dai smettila, mica posso correre con questa pancia!
Sembro una balena, vero?”
“Sei splendida…”
Oh merda. Quando erano melensi erano ancora peggio che quando si
punzecchiavano, constatò Kankuro con sgomento. Shikamaru si
accorse di lui in quell’istante, e gli fece un sorriso
educato.
“E’ un piacere vederti.”
“Già.”
“Beh, come immagini voglio godermi un po’ la tua
sorellina, visto che non la vedo da un mese…Sentiti pure
come a casa tua qui al villaggio, libero di fare quello che
vuoi!”
“Già.”
Maledetti ninfomani.
Odiava quel villaggio. Era così…Colorato! Gli
metteva ansia. E poi la gente urlava di continuo, schiamazzi a non
finire. Ah, se Gaara almeno fosse stato con lui…Anche il
Gaara vecchia maniera. Con un funerale del deserto avrebbe risolto
brillantemente la situazione.
Si sedette a un bar, ordinando una bottiglia di sakè. Ne
aveva estremo bisogno.
Il suo sguardo si perse ad esaminare un po’ distratto gli
avventori di quel locale. Quasi tutti vecchi, o mamme con bambini.
Fu soltanto quando vive una persona di spalle che aggrottò
la fronte stropicciandosi gli occhi.
Impossibile non riconoscere quel colore di capelli, anche dopo anni.
“Sakura Haruno?”
La ragazza sobbalzò, girandosi di scatto, e Kankuro non
poté fare a meno di notare che aveva gli occhi lucidi. Gli
sorrise cordiale.
“Kankuro. Non ti riconoscevo quasi senza la tua divisa.
Allora siete arrivati. Ne sono lieta. Vuoi farmi compagnia?”
Lui annuì, sedendosi nella sedia vuota accanto a lei, con
circospezione.
Sakura Haruno.
Probabilmente l’unica kunoichi più forte di sua
sorella.
La ragazza a cui doveva la vita, in fondo. Ed era incredibile come
sapesse così poco di lei, come inesistente fosse il legame
con colei che era riuscita a strapparlo a morte certa, ormai cinque
anni fa.
Ma del resto di Sakura tutti loro di Suna sapevano sempre le stesse
cose: ottima ninja, brillante medico, ragazza coscienziosa e con la
testa sulle spalle.
Eppure, a vederla adesso, in quel bar, le sembrava
solo…Fragile. E sperduta.
“Allora…Come vanno qui le cose?
È…è molto tempo che non ci si
vede.”
“Già…Soltanto Temari è
venuta regolarmente a Konoha. Non ti ha raccontato nulla?”
Lui scosse la testa, lievemente imbarazzato. Era lui che impediva alla
sorella di parlare tutte le volte che ci provava.
“Al momento non ricordo…Comunque…Stanno
bene tutti?”
“Oh, sì. Certo. Naruto si è finalmente
fidanzato con Hinata. Dopo tutto questo tempo, finalmente lei ce
l’ha fatta. E senza svenimenti di alcun genere, per giunta,
al momento della dichiarazione!”
“Beh…Fantastico…”
“E Kiba adesso esce con Ino. All’inizio era
amareggiato, lo sapevamo tutti della cotta per Hinata. Ed Ino
è sempre stata presa da Shikamaru, anche se non l'ha mai
ammesso. Poi, complice una bevuta
di troppo, sono finiti a letto insieme. Ma da lì hanno
scoperto di piacersi davvero. Sono così carini,
insieme. Sono sempre appiccicati, tubano come due colombi.”
“Immagino…”
In circostanze normali Kankuro se ne sarebbe andato, bollando quelle
chiacchiere come pettegolezzi da donne. Ma c’era qualcosa,
nella voce di Sakura, che gli impediva di muoversi. Il tono
apparentemente tranquillo, l’espressione pacata, i gesti
controllati. Era tutto meccanico, come se celassero un terribile argine
che stava per cedere. Come se la voce potesse spezzarsi da un momento
all’altro.
La vide bere un sorso della sua bevanda, e la mano tremò.
Aveva visto giusto.
“Oh, e poi Neji ha chiesto la mano di Tenten. Non so come
abbia trovato il coraggio. Dice che era il momento propizio. Beh, lei
è al settimo cielo. E pure Lee pare abbia trovato la sua
anima gemella, è un’infermiera che lavora alle mie
dipendenze. Da quando esce con lei sostiene che la sua forza della
giovinezza è più viva che mai.”
La voce, ora, era veramente sottile. Kankuro, senza pensarci, si
avvicinò leggermente.
“E tu…Tu come stai?”
“Oh…Io sto bene. Benissimo. Sono un ottimo ninja
medico. Ho affinato le mie tecniche. Sto bene. Poi, certo, sono tre
anni che non vedo Sasuke. L’ultima volta che mi ha vista non
mi ha nemmeno rivolto la parola. Buffo, no?”
“Sakura…”
“Anzi, mi è passato accanto e mi ha guardata con
compatimento. Con pena. Non gli è mai importato
granché di me, già…Ed io piangevo.
Come sempre piangevo. Il pianto era la mia costante. Ma ora non
più. Non importa se tutti hanno trovato l’anima
gemella, perché a me non ne importa nulla. Io sono forte.
Io sono coraggiosa. Io sono Sakura…Sakura
Haruno…Sak…Sakura…”
Con sgomento, Kankuro la vide chinare la testa, serrare i pugni e
scoppiare in singhiozzi aperti e senza freni.
La prese al volo, perché sennò si sarebbe
lasciata cadere a terra, incredulo di quanto stava facendo, incredulo
di avere tra le braccia una ragazza che piangeva, che si aggrappava
disperata alla sua maglia.
“Sono una buona a
nulla…Un’inetta…Io non l’ho
saputo convincere…E lui….Lui non mi ha mai
amata…Mai…”
Lui ascoltava, lasciando che si sfogasse, senza però evitare
di pensare che quel contatto gli aveva provocato un brivido molto
intenso.
Era la sua fragilità a imbarazzarlo?
O forse la struggente malinconia dei suoi singhiozzi?
Perché era così felice di averla tra le braccia?
Sakura si rialzò, tirando su col naso, e chinò la
testa, mortificata.
“Mi spiace…Dio, che sciocca ragazzina che
sono…Chissà ora cosa penserai di me, praticamente
un’estranea che si lascia andare a crisi
isteriche…”
Lui scosse la testa, tirando un bel respiro, e senza pensare
parlò tutto d’un botto.
“Prima di tutto, Sasuke è il principe dei cretini.
Cosa pretendevi da lui?”
“Principe dei…cretini?”gli occhi verdi
di Sakura lo fissavano con stupore.
Kankuro annuì, inarrestabile continuò.
“Ma sì. È lui l’inetto. Se
non ha capito quello che provavi per lui, vuol dire che è
proprio sciocco, no? Nessun uomo merita le lacrime di una ragazza del
genere, e che diamine!”
“Ma…”
“E poi, tu sei tutto meno che una sciocca! Tu
sei…speciale! Anni fa mi hai salvato la vita, hai sconfitto
Sasori. Diamine, hai più fegato quasi di me e mia sorella.
Tu sei una straordinaria combattente. E poi, lasciamelo
dire…Evidentemente tu sei troppo per i ragazzi di questo
villaggio. Sei come un fiore in mezzo alle sterpaglie, ecco.
Sei…Una rosa nel deserto.”
Si zittì, improvvisamente conscio di quanto detto.
Eh sì che Temari gli diceva sempre di pensare prima di
parlare. Per non parlare di Gaara.
Bene, nemmeno stavolta l’aveva fatto. Non capiva ancora il
perché, ma quella ragazza gli aveva annebbiato la testa,
vuoi per la sua vicinanza, per la sua dolcezza, per la sua disarmante
fragilità.
Tombola. E poi dava dei cretini agli altri.
Abbassò lo sguardo, sentendosi bruciare
dall’imbarazzo, ma Sakura rise, e la risata argentina lo
costrinse ad alzare la testa.
Non sembrava sgomenta. Nemmeno arrabbiata.
Sembrava…Contenta? Felice?
“Ehm…Io non…”
“Una rosa nel deserto, eh? Lo sai che nessuno mai
mi aveva fatto
complimento più bello? Davvero.
È…Grazie, Kankuro. Dal profondo del
cuore.”
Merda, stava arrossendo…E non aveva nemmeno il cappuccio per
nascondersi, dannazione!
“Però sai…”
La voce di Sakura si fece pensierosa, e lui la guardò di
sottecchi, in attesa.
“…A me il deserto piace. Voglio dire, la rosa nel
deserto sopravvive bene. Da un tocco di colore…Ma al tempo
stesso vive in un habitat ricco di fascino…”
“Oh beh…A Suna c’è tutta la
sabbia che vuoi…” borbottò lui. Lei lo
guardò sorpresa, e lui si affrettò a chinare la
testa.
“Voglio dire …Ci sono bellissime rose da
noi…Poche…Ma proprio per questo rare.
Dovresti…vederle.”
Bene, si era ufficialmente sputtanato.
Ma ancora una volta le parole di Sakura gli fecero rialzare la testa. E
il sorriso di lei lo riscaldò nel giro di pochi attimi.
“Oh beh…Mi piacerebbe molto vederle, Kankuro. Mi
piacerebbe molto…”
One shot nata per scommessa con bambi88…La cara
roberta
adora questo pairing che io ho sempre giudicato veramente esilarante e
buffo…Devo dire che comunque mi sono molto divertita a
scriverla(non può che farmi bene scrivere anche cose divertenti), e credo anche di aver dato un senso al finale…E,
lo ammetto, Kankuro senza quell’orribile divisa ha il suo
fascino!!
Si attendono pareri di ogni tipo! Baci
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