Bad Habits

di PONYORULES
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Choi Minho, alla vista dello specchio d'acqua che si stendeva di fronte a lui, sospirò di sollievo. Finalmente era riuscito a portare gli SHINee in uno dei suoi posti preferiti: la piscina.
Prese una boccata d'aria fresca (intrisa di cloro N.d.A) e cominciò a togliersi la maglietta, scoprendo così il fisico longilineo e la pelle olivastra senza una benché minima imperfezione.
Come di consueto, ebbe la geniale idea di voltarsi verso il proprio compare di sventure: eccolo che arrivava, muovendo i fianchi in una maniera a dir poco imbarazzante, due braccioli a pois arancioni stretti intorno ai suoi bicipiti scarni.
Choi Minho guardò Kibum e poi, di rimando, la piscina: quell'acqua sembrava profonda. Profonda abbastanza per commettere un omicidio in piena regola.
Alle conseguenze non avrebbe mai pensato.
Lo vide lanciare il telo nella sua direzione, facendoglielo atterrare dritto sulla testa. Nel ricadere sulle spalle, Minho si ritrovò ad ammirare uno splendido fenicottero ricamato sopra.
Fanculo alla prigione. Doveva agire.
Taemin cominciò a spogliarsi, scegliendo quali indumenti togliere per primi: dal rossore che imporporava le sue guance, palese era la vergogna che stava provando nel lasciar scoperti così tanti lembi di pelle. Choi Minho lo ringraziò con un timido gesto del capo.
 
<< Oh, avanti! Siamo in acqua da troppo tempo! Torniamo su a mangiare >> si sentì additare da Key, entrambe le mani portate ad intrecciarsi sul ventre.
Per riposta, ottenne un roteare di occhi al cielo che sarebbe stato riportato nei libri di scuola da lì a breve. Ma quando si aveva a che fare con un certo Kibum, la resa non rientrava nelle opzioni di gioco.
<< Guarda le mie mani >> continuò a lamentarsi, sbattendogli davanti alla faccia uno dei due palmi. Che adesso assomigliavano alle mani di un'ottantenne, ma questo ultimo dettaglio Minho preferì tenerselo per sé, onde evitare crisi isteriche.
Vide la testa bionda appoggiarsi alla sua spalla sinistra, e il proprietario di quell'involucro completamente vuoto -Minho era sicuro fosse quella la riposta alle sue domande- cominciò ad implorarlo. Sì, ad implorarlo.
Alzò lo sguardo all'orizzonte, pensieroso, assottigliando un minimo gli occhi e, senza tante cerimonie, si avviò verso il bordo piscina, cominciando a salire i gradini per uscire dall'acqua.
Kibum cominciò a saltellare, muovendo il capo a destra e a sinistra.
Choi Minho, assistendo alla scena, ricordò il desiderio che tanto aveva affollato i suoi sogni infantili: abitare in un castello e avere un drago come proprio animale domestico, di quelli che accolgono gli ospiti.
Ora l'elemento che avrebbe desiderato ardentemente accogliesse i propri ospiti era unico ed irripetibile.
La testa di Kim Kibum infilzata su una picca.
 




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