Farfalle nello stomaco

di Nelith
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Farfalle nello stomaco

Tutte le volte che lo vedeva percorrere i corridoi della scuola, sentiva come se qualcosa frullasse le ali nel suo stomaco. Non riusciva neppure a guardarlo, ogni volta che per caso incrociava i suoi occhi quella sensazione si faceva più insistente e lei fuggiva in preda all'ansia. Anche i suoi sogni erano abitati da lui, era in ogni suo pensiero, come se le fosse entrato sotto pelle. Lo sentiva avvicinarsi anche se si trovava in un'altra aula e lui passava nel corridoio. Non ricordava quando tutto questo aveva avuto inizio, sembrava che fossero passati anni ma non potevano che essere trascorse poche settimane.

La situazione peggiorò durante la gita di fine anno, in cui quel formicolio aumentò d'intensità fin dall'inizio del viaggio: dopotutto erano sullo stesso pullman e a pochi posti di distanza.

Il suo pallore e l'ansia non sfuggirono alle amiche, che ipotizzando stesse male per il viaggio, le suggerirono di spostarsi nelle prime file. Lei non si mosse, non aveva alcuna intenzione di avanzare e passargli accanto, sarebbe stato troppo imbarazzante; tutte le volte che lo incrociava si dileguava, ma in quella situazione non sarebbe riuscita certo a fuggire e quella sensazione d'ansia sarebbe solo aumentata ancora di più.

In albergo andò un po' meglio, le rispettive stanze erano su due piani diversi, ma comunque lei sapeva sempre dov'era, grazie a quello sfarfallio insistente che l'affliggeva. Una sorta di sesto senso, pensò.

Al ragazzo non era mai sfuggito lo strano comportamento di lei, ma non aveva mai avuto modo di parlarle; trovò il momento adatto durante una visita al museo, l'ultimo giorno della gita. La trovò semi nascosta in un angolo come se avesse paura di farsi trovare da qualcuno e quel qualcuno doveva essere lui.

Quando la chiamò la vide sussultare per lo spavento e guardarsi attorno alla disperata ricerca di una via di fuga da quella sala, senza successo: il ragazzo si era piazzato davanti all'unica via d'uscita e non aveva intenzione di spostarsi. Le chiese per qualche motivo si comportasse in quel modo, che cosa le aveva fatto per farla scappare sempre. Prima di quelle ultime settimane erano amici ma adesso non riusciva più neppure a guardarlo in faccia.

Lo fissò smarrita, in preda all'agitazione e all'imbarazzo. Inspirò profondamente per farsi coraggio e quando sembrò aver ritrovato la voce, invece di suoni e parole dalle sue labbra fuoriuscì una splendida farfalla dalle ali colorate. Entrambi la fissarono sconvolti senza sapere cosa pensare. Mentre il ragazzo la osservava svolazzare per la stanza sentì la compagna gemere: la vide in lacrime, ripiegata su se stessa, che si stringeva l'addome. Non fece in tempo ad avvicinarsi che lei cadde a terra.

Si agitava sul pavimento come se fosse preda di convulsioni e le si inginocchiò accanto per cercare di bloccarla. Mentre cercava di tenerla ferma, nell'agitazione, la maglia di lei si sollevò mostrando la pancia pallida. Il ragazzo vide come se qualcosa si muovesse sotto pelle cercando di uscire. Rimase a fissare quelle cose come ipnotizzato.

L'urlo di dolore precedette lo strappo dei tessuti da cui fuoriuscirono alcune decine di farfalle che, nonostante avessero le ali intrise di sangue, volarono senza problemi travolgendo il ragazzo, divorandolo.

Le urla strazianti dei due studenti attirarono tutti i visitatori del museo,  tutto ciò che videro furono due corpi distesi in un lago di sangue, divorati dalla passione che stava crescendo nella ragazza.





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