La malinconia di Azusa Nakano cap 1
La
malinconia di Azusa Nakano
Era da molto che non scrivevo, sia perché avevo
perso interesse, sia per altri motivi, questa storia è uscita di getto
stanotte, dopo aver visto un commento lasciatomi sull’altra mia storia scritta,
sempre sulla coppia Yui e Azusa, spero di aver fatto un buon lavoro e grazie a
quanti leggeranno.
Una ragazza dai lunghi capelli neri legati in due
code, camminava verso l’aula del club di musica leggera, stringeva
svogliatamente la fibbia della custodia della chitarra, pensava nuovamente a
quel sogno, anche quella notte l’aveva fatto, era un mese che faceva lo stesso
sogno, era sempre lo stesso tutte le volte.
Nel suo sogno, c’era Yui, la fonte dei miei mali, come diceva nei momenti di rabbia, che
parlava con un’altra ragazza e le dava le stesse attenzioni che riservava solo
a lei, non capiva il motivo del sentimento di gelosia che si era insinuato in
lei, dopotutto non provava quel tipo di cose per Yui, o forse no?
Era arrivata all’aula del club senza accorgersene,
stava per entrare quando dalla stanza aveva chiaramente sentito la voce di Yui,
sembrava titubante, non riusciva a sentire chi c’era con lei e questo, ancora
non lo sapeva, l’avrebbe resa ancor di più gelosa; non voleva entrare, se ne
restava lì sulla porta, con la mano a mezz’aria a pensare cosa fare.
Intanto sulle scale erano comparse le teste degli
altri membri del club, Ritsu stava come al solito spaventando a morte Mio che
cercava riparo dietro Mugi persa nei suo mondo fatto di chissà quali
meraviglie, visto anche il suo sguardo estasiato –nessuno sapeva che in realtà
Mugi fantasticava su di loro e i loro atteggiamenti-.
“Azusa”
“Ah, Mio-senpai, Ritsu-senpai, Mugi-senpai,
buongiorno”
“Cosa fai dietro la porta?”
“Sono appena arrivata”
Non era brava a mentire, ma sperava che le altre
non le facessero domande, intanto dall’interno della stanza, Yui si era
ammutolita, aveva chiuso velocemente il cellulare e l’aveva spento, sapeva che
Azusa si sarebbe arrabbiata, la ragazza odiava i cellulari accesi quando erano
nel club.
Entrando nella stanza, trovarono Yui seduta vicino
al banco in agonia che reclamava troppo forzatamente, la sua torta, nemmeno lei
era brava a fingere e questo le altre lo sapevano, ma per qualche strano
motivo, nessuna disse niente, nemmeno Azusa che era rimasta in silenzio quando
Yui non l’aveva degnata di uno sguardo.
“Preparo il tè”
“Per me no grazie, io vado via, non mi sento molto
bene”
“Azusa è successo qualcosa?”
“Eh? No, niente Yui-senpai”
Da
quando Yui-senpai mi chiama solo per nome?!
Ignorando quello che aveva detto Yui, aveva lasciato
l’aula del club e la scuola, sulla via di casa, continuava a pensare alla
situazione, non riusciva nemmeno a nascondere la delusione che ha provato
quando Yui non l’aveva guardata, eppure continuava a non capirne il motivo, il sogno,
lo strano comportamento della ragazza, erano tutte cose che le facevano male,
che la facevano sentire malinconica.
Le ragazze che invece erano rimaste a scuola,
guardavano Yui in modo strano, in linea generale, sapevano cosa provasse la
ragazza nei confronti della più piccola, o meglio, sapevano che provava un
grande affetto, ma quella reazione così priva di sentimento aveva spiazzato
anche loro.
“Yui cosa succede?”
“Niente”
“Ecco il tuo tè”
“Grazie Mugi-chan ma mi è passata la voglia”
Senza farsi notare dalle altre, Mugi aveva sospirato
a quella reazione, sapeva cosa stava architettando la ragazza, era qualcosa di
meraviglioso e strepitoso, anche se lei non l’approvava del tutto, ma era
qualcosa che solo Yui era capace di fare.
Intanto, Azusa, era tornata a casa, stringeva al
petto la sua chitarra, aveva voglia di suonare, di suonare con le altre e con
Yui, voleva sentire le stonature della ragazza ogni volta che cantava, voleva
vederla andare in confusione mentre dimenticava di suonare o di cantare, quando
provavano la nuova canzone, non capiva cosa ci trovasse in lei, era sbadata,
goffa e pigra, tutte cose che andavano in contrasto con il suo modo di essere
sempre così impeccabile, così… come
Azusa, sono solo Azusa, non posso fare altro che essere me stessa, sempre arrabbiata,
sempre frustrata a causa sua della sua immaturità!
Quando era in quello stato, odiava Yui con tutto
il cuore, voleva vederla solo per dirle quanto le faceva male il suo stupido
modo di fare, urlarle quanto le faceva male dirle quelle parole, ma non ci
riusciva, non ne aveva il coraggio, per questo taceva e per questo quel sogno
la perseguitava.
Azusa
era dietro la porta del club di musica leggera, stava per entrare quando aveva
sentito la voce di una ragazza urlare “Yui ti amo!”, le si era fermato il
cuore, temeva di morire, le sue gambe erano diventate molli e cedevoli, tanto
da farla cadere in ginocchio con un tonfo, il rumore faceva uscire Yui e una
ragazza che lei non aveva mai visto. Yui sembrava imbarazzata, ma non si era
avvicinata per vedere come stava, semplicemente si limitava a guardarla
dall’alto in basso stringendo la mano di quella ragazza che la guardava
trionfante.
Ogni mattina si alzava madida di sudore a causa di
quel sogno, era diventata una tortura, una fonte di disperazione, lei era
sicura di non volere Yui in quel modo, ma non voleva che quella sbadata pigrona, desse ad altre le
stesse attenzioni che riservava solo a lei; certo ormai sapeva che Yui amava
incondizionatamente tutti, è strano come
io sembri un gatto e, lei un cane, qualsiasi persona le da attenzioni o del
cibo, lei scodinzola urlando che le vuole bene o che vorrebbe sposarla, senza
rendersi conto che io, Azu-nyan, come lei mi ha chiamato, soffro, e stringo i
denti fingendo indifferenza come fanno i gatti.
Anche quella notte il sogno
si era ripresentato, sempre uguale, sempre le solite cose, ormai sapeva come
sarebbe andata a finire, e come sempre quella mattina si era svegliata sudata e
arrabbiata, più delle altre volte, era arrivato il momento di mettere fine a
quella storia e l’avrebbe fatto lei stessa.
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