Prologo
“Ajumma
qui ho finito, posso andare?”
“Certamente
BonHan. Per quanto ancora vuoi stare qui? Dovresti trovarti un
ragazzo...”rispose la signora di
mezz’età, rossa in viso per
lo sforzo che stava compiendo alzando dei sacchi carichi di terra.
“Ajumma!”sorrise
la ragazza “Non ho tempo per un
ragazzo.”continuò divertita avvicinandosi alla
donna, pronta ad aiutarla, ma la signora con
un gesto di stizza con la mano, le fece segno di allontanarsi.
“Aish!
Ti ho detto che devi andare via, su su, vai a casa BonHan.”
“D’accordo
ajumma” disse la ragazza togliendosi il grembiule
“A domani!” continuò indossando la
giacca e prendendo la borsa. Così salutò la
proprietaria e usci dal negozio di fiori.
“C’è
aria di pioggia...” pensò sorridendo alzando lo
sguardo al cielo. BonHan amava la pioggia come amava passeggiare la
sera per le strade deserte di Seul, le schiariva le idee e in qualche
modo la tranquillizzava. Quindi si incamminò verso casa e
non appena arrivò, si fiondò sotto la doccia. Le
gocce d’acqua fredda che cadevano sul suo corpo, le
regalavano una sensazione di calma che la rilassavano. Quando
uscì dalla doccia si guardò allo specchio: i
capelli neri le ricadevano sulle spalle bianche. Alcune gocce
scivolavano ancora sul viso bianco illuminato da due occhi a mandorla
neri. Si passò due dita sulle labbra screpolate, pensando
che sua madre avesse ragione, avrebbe dovuto curare di più
il suo aspetto.
“Se
ti truccassi un po’ e ti conciassi un po’ meglio,
avresti tutti gli uomini ai tuoi piedi!” le ripeteva sempre
quando la vedeva arrivare con i capelli legati in
un’arruffata coda e vestita con una delle sue solite t-shirt
e con un sbiadito jeans.
“Eomma!
Non ho tempo per queste sciocchezze” le rispondeva sempre
irritata. BonHan era troppo impegnata a mantenere sua madre e suo
fratello per pensare a frivolezze del genere e neanche desiderava avere
un look alla moda. Lei non era quel genere di ragazza che seguiva le
ultime tendenze o che non usciva se non aveva sul viso un filo di
trucco. Non era quel genere di ragazza che dava peso al giudizio della
gente, semplicemente non le importava granché del suo
aspetto, anche se sapeva che era incredibilmente affascinante e bella.
“Si...non
ho tempo...” sussurrò al suo riflesso. Scosse il
capo con decisione per scacciare quei pensieri e si asciugò
i capelli per poi indossare il pigiama e dirigersi verso la postazione
del suo computer.
“Allora,
dove eravamo rimasti?” disse BonHan tra sé e
sé, facendo scrocchiare le dita di fronte al monitor del
computer. Sorseggiò del the e riprese a scrivere, sentendo quell’eccitazione
che solo la scrittura le sapeva dare. Si fermò soltanto
quando la sua mente si placò e soddisfatta del suo lavoro.
“Se
non vico io quel premio per scrittori emergenti, chi può
vincerlo?” pensò sicura di sé. Scrivere
per BonHan non era una semplice passione, era ormai diventata la sua
ossessione. Voleva che la scrittura diventasse il suo lavoro in modo
tale da sostenere meglio anche sua madre e suo fratello. Inoltre lo
aveva promesso a suo padre, avrebbe inseguito il suo sogno con
tutte le sue forze, non si sarebbe mai abbattuta. Fece un sospiro
soddisfatta e sbadigliò dando uno sguardo all’ora:
erano le due della notte passate.
“Per
oggi basta così BonHan.” Si disse dirigendosi
verso la sua camera da letto dove si gettò stanca sul letto
e si infilò sotto le coperte.
“Buona
notte appa...” sussurrò ad una foto sul comodino
la quale ritraeva un uomo sulla trentina con una bambina sorridente in
braccio “Ce la farò appa, pubblicherò
il mio romanzo, costi quel che costi!” continuò
ferma e così dicendo si rannicchiò su un lato e
si addormentò in un sogno senza sogni.
BonHan
era sicura che prima o poi la sua vita sarebbe cambiata, ma di certo
non si aspettava che sarebbe successo il giorno dopo...o forse si?
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