Alexander si
diresse con calma nella camera di Elisa.
Come
previsto, la ragazza stava ancora dormendo.
Il barone si
sedette accanto a lei e le diede un bacio sulla fronte.
“Svegliati,
Elisa. C’è del lavoro da fare” bisbigliò dolcemente.
Lentamente aprì
gli occhi.
“Buongiorno”
disse, sorridendo.
“Ti aspetto
nell’Inner Sanctum, vestiti e raggiungimi.”
Detto ciò,
abbandonò la stanza.
Elisa si
alzò dal letto e prese i vestiti di Daniel dall’armadio.
Si infilò la
camicia e poi il gilet verde.
Le stavano
un po’ larghi, ma era una sensazione piacevole.
Dopo aver
finito di prepararsi, uscì dalla camera e andò nel luogo prestabilito.
All’interno
della sala c’era Alexander, pronto a dare istruzioni:
“Questi
piloni che vedi, hanno un ruolo fondamentale. Servono a tenere aperto il
portale.
Se dovessero
rompersi tutti e tre non potrò mai più tornare nel mio mondo, sono stato
abbastanza chiaro?”
“Certo,
barone.”
“Devi solo
controllare che nessuno ceda.”
Alexander
salì su una specie di balcone e si spogliò, rimanendo completamente nudo.
La ragazza
rimase inorridita, pensando che fosse un rituale davvero strano.
Il barone la
ignorò, cominciando a parlare in una lingua sconosciuta e fluttuare in aria.
Nessun
pilone dovrà cadere
Gli occhi di
Elisa erano fissi su questi tre esili pilastri,
che davano
l’impressione di rompersi anche solo a guardarli.
Ad un certo
punto, lei sentì uno scricchiolio alla sua sinistra e subito si voltò.
Aggrappato a
un pilone c’era Daniel, che tentava in ogni modo di buttarlo giù.
“FERMO!
Sciocco! Che cosa fai?”
La voce di
Alexander tuonò, interrompendo il rituale.
“Daniel!
Allontanati dal pilastro!” Elisa corse verso di lui.
Con un
ultimo strattone, il primo pilone cadde, frantumandosi sul pavimento.
La Vitae
contenuta in esso si disperse e il bagliore del portale si affievolì molto.
Il barone
era sconcertato.
Dal balcone
non poteva fare niente, altrimenti il rituale sarebbe andato perduto. Tutto era
nelle mani di Elisa.
Devo
fermarlo!
Rovinerà
tutto il nostro lavoro!
Daniel aveva
già cominciato a tirare calci al secondo pilastro,
ma la
ragazza lo spinse a terra e lì iniziarono a picchiarsi.
Elisa provò
a trattenerlo, ma il ragazzo era più vecchio e forte di lei.
Facilmente
la stese a terra con un pugno nello stomaco, lasciandola sul pavimento a gemere
di dolore.
Con un altro
paio di colpi anche il secondo pilone crollò.
Il portale
brillava appena.
Alexander da
arrabbiato diventò triste.
Tutto ciò
per cui aveva lottato, sofferto, sopportato, stava svanendo davanti ai suoi
occhi.
Davanti a sé
vide una scena orribile, l’ultimo pilastro ancora in piedi che tremava
pericolosamente,
un pazzo che
gli aveva reso la vita impossibile
e la giovane
aiutante distesa per terra.
“Daniel, è
così che mi ripaghi?
Per la mia ospitalità
e le attenzioni che ti ho dato?”
Il barone
cercava di guadagnare tempo.
Forse con un
po’ di fortuna il portale si sarebbe aperto.
Daniel cadde
nella trappola.
“Tu mi hai
mentito! Dicevi che con i rituali e le vittime sarei stato libero dall’Ombra!
Invece tutta
la Vitae serviva soltanto a tornartene a casa! Sei l’essere più egoista che
abbia mai visto!”
“Tu, che osi
parlare di egoismo.
Chi è che ha
accondisceso a torturare persone innocenti? Mh?”
“Nella mia
situazione lo avrebbe fatto chiunque”
“Elisa no.
Ha trovato un’altra soluzione, molto più efficiente”
“Mi stai
solo facendo perdere tempo! Voglio mettere fine a tutto questo, adesso!”
“DANIEL! No!
Ti prego!”
Alexander lo
stava supplicando di non abbattere anche l’ultimo pilastro, ma Daniel non lo
ascoltava più.
Con forza
chiuse entrambe le mani sul tubo metallico, cominciando a ridere come un
ossesso.
All’improvviso,
le risa di Daniel si fermarono, con una specie di urlo soffocato.
Cadde a terra,
morto, con un pugnale nel bel mezzo della schiena.
Elisa,
dietro di lui, con ancora il pugno chiuso nel manico.
Mentre
parlavano, aveva ripreso le forze necessarie per sferrare l’attacco.
Alexander
era allibito.
“Elisa…”
Aveva appena
cominciato a dire qualcosa, quando le porte dell’Inner Sanctum si spalancarono,
lasciando
all’Ombra il permesso di entrare.
Ad entrambi
il terrore si dipinse sui volti e la ragazza si voltò di scatto:
“Alexander!
Presto! Il portale!”
In quel
momento, l’ovale azzurro al centro della stanza cominciò a brillare tantissimo.
Il rituale
era completato.
Il barone
cominciò a fluttuare verso di esso, guardando ciò che stava succedendo.
L’Ombra
aveva già cominciato a decomporre il corpo di Daniel.
Dopo poco
non rimaneva altro che uno scheletro sul pavimento, per poi diventare cenere.
Elisa
cominciò ad urlare.
Per la
sfortuna di aver incontrato Daniel, faceva anche di lei una sua vittima,
perciò
l’Ombra aveva cominciato ad uccidere la ragazza.
Non
mi aspettavo che sarebbe finita così…!
Poco alla
volta l’Ombra ricoprì le sue gambe, immobilizzandola.
Non poteva
più scappare.
Al contatto
con la pelle, quella roba rossa bruciava come il fuoco,
strappando
lacrime dai suoi occhi.
Almeno,
Alexander tornerà dalla sua amata.
Il
mio compito è finito e lo scopo raggiunto.
Con un
sorriso amaro, la ragazza si lasciò andare,
aspettando
che l’Ombra la uccidesse.
Senza alcun
preavviso, Elisa sentì che qualcuno la tirò per il colletto.
Alexander
non era ancora entrato nel portale,
afferrandola,
la strattonò all’interno dell’ovale azzurro insieme a sé stesso.
Quello che
successe dopo fu qualcosa di inspiegabile.
Le sembrava
di cadere nel vuoto all’infinito,
circondata
da geometrie impossibili.
Elisa provò
un dolore fortissimo, di calore, ma allo stesso tempo freddo.
I suoi
vestiti bruciarono, insieme all’Ombra che le era rimasta addosso.
Poco alla
volta, lei si abituò a questa sensazione, aggrappandosi al braccio del barone,
che stava
cadendo con lei.
Poi un
lampo, una luce.
Elisa e
Alexander si ritrovarono stesi sul pavimento di una stanza.
Un camino,
con il fuoco acceso al suo interno, una libreria e due poltrone vuote.
Sembrava un
normale salotto.
La ragazza era
ancora stordita dal viaggio, rimanendo pur sempre avvinghiata al braccio destro
del barone.
In quel
momento entrò una bella donna da una porta.
Oh
cielo! Sono nuda! Cosa penserà di me…
Pensò Elisa
portandosi una mano sulle parti intime e arrossendo come un peperone.
Poi notò che
anche la donna era nuda.
La signora
era molto alta e magra, dall’aspetto un po’ vecchio.
I capelli
erano molto lunghi e argentati, gli occhi dorati e impassibili.
Alexander si
alzò di scatto e l’abbracciò.
Sembrava che
si dicessero tante paroline dolci, ma la lingua era incomprensibile.
Ad un certo
punto lei puntò un indice verso Elisa, dicendo:
“Lei chi è?”
“Elisa. La
mia servitrice. Mi ha aiutato a tornare da te, mio amore.”
Rispose
Alexander baciandola sulla guancia.
“Grazie per
aver salvato mio marito, cara.
Ti
piacerebbe restare? Sono sicura che il nostro mondo ti piacerà, vedrai.”
L’anziana
signora cercò di fare un sorriso, per sembrare meno severa.
Elisa si
alzò in piedi e fece un inchino.
“Grazie,
accetto volentieri.
Non ho
niente che mi aspetta nel mio mondo.”
Alexander si
staccò un momento dalla propria amata e prese per mano Elisa.
Tutti e tre
insieme uscirono dalla stanza. Davano davvero l’idea di essere una famiglia
felice.
Le
cose andranno di bene in meglio d’ora in poi.
Ho
una nuova famiglia, adesso.
Fine.