Before
tomorrow comes.
«I
couldn't sleep, I had to listen
Into a
conscience knowing so
well,
That
nothing comes from indifference.
I look
inside of
myself.
Will I
find some kind of conviction
Or will I
bid the
hero farewell?
Will I be
defined by things I could have been?
I
guess time will only tell
I guess
time will only tell.»
Sebbene
questa serata possa definirsi alquanto serena per me, non riesco a
trovare la posizione giusta sulla quale poter riposare al meglio. Mi
giro sul fianco sinistro e vedo, grazie ai raggi di una luna fatta di
pixel, in una piccola penombra, il volto beato di Kirito.
Mi
basta
vederlo sonnecchiare a quel modo per sorridere in modo alquanto ebete
e far sì che le mie guance si infiammino e sono lieta che
non mi
veda, ciononostante mi porto le mani alle gote, in preda a un
imbarazzo a me noto, ma nuovo al tempo stesso.
Non
posso fare a
meno di arrossire, perché... oh, caspita, mi ero dimenticata
del
fatto che il mio busto non è per nulla vestito, accidenti!
Scuoto
la testa cercando di non pensare a quello che è capitato
poco tempo
fa.
Le
parole di Kirito mi sovvengono rapide alla memoria: «Questa
sera voglio stare con te» e io che traviso le sue parole,
cercandovi
una malizia che invece non c'era affatto.
È
proprio vero che sono
portata a pensare male, nella maggior parte dei casi, sono pessima! A
mia discolpa posso dire che forse non solo io avrei capito a quel
modo, ma non ne sono del tutto sicura.
Il fatto che poi sia avvenuto il resto... le mie viscere si
attorcigliano al sol pensiero di quello che è appena
accaduto. Chissà come sarebbe vivere tutto questo nella
realtà, immagino possa essere molto più magico,
credo.
Piano
piano, senza far
rumore o movimenti bruschi, scivolo fuori dal letto e indosso una
vestaglia tra quelle che ho nel catalogo del mio abbigliamento,
stringendo bene il nastro in vita, e, come se fosse un'ulteriore
sicurezza per me, faccio anche un bel fiocco, stretto anch'esso.
Mi
soffermo a osservare la visuale che c'è dal balcone della
mia
stanza, soffermandomi meglio sui miei pensieri.
Spesso
mi sono
ritrovata a non voler ascoltare nemmeno me stessa qui, ad Aincrad,
perché la mia stessa voce mi risultava fastidiosa;
c'è da dire però
che in questi due anni effettivamente io ho avvertito dei cambiamenti
in me, alcuni lenti, altri più repentini.
Sorrido,
ancora; è
buffo, questo gioco della morte si è rivelato finora simile
ai
romanzi di formazione che amo leggere e che mi mancano un po', lo
ammetto, solo che, questa volta, la protagonista delle avventure sono
io e le mutazioni sono avvenute sulla mia pelle... non esattamente, ma
io mi sento diversa.
Non
riesco a capire se questo sia un bene o un male; che questa serata mi
porti a fare chiarezza nel mio cuore?
Mi
porto le mani al petto,
in direzione del cuore, metaforica sede dei sentimenti, quelli che
alle volte non sono stata capace di decifrare.
Ero
una ragazza
quando iniziai quest'avventura, non che ora sia una donna vissuta,
per così dire “fatta e finita”. Sono pur
sempre impulsiva e
cocciuta, ma non avrei mai creduto che alcuni tratti del mio
carattere potessero essere smussati e limati, come la lama di una
spada perfettamente liscia, levigata, che brilla di una nuova luce,
sia propria sia riflessa.
Un'altra
cosa che mai mi sarei aspettata
sarebbe stata incontrare qualcuno di cui potesse importarmi,
importarmi per davvero.
Sospiro
lievemente, gettando nuovamente
uno sguardo a quel ragazzo che dorme nel mio letto.
Ricordo
com'ero prima, prima che tutto iniziasse e so come sono divenuta
ora.
Molte
volte ho sentito dire da persone che hanno incrociato
più o meno il loro cammino col mio, di credere al fatto che
la
propria vita fosse già prestabilita da entità
superiori, ovvero da
chi per noi ha già disposto le tessere musive di
un'esistenza che
dovremmo posizionare nel modo in cui riteniamo più opportuno.
Al
contrario, ci muoviamo come inerti pedine su una scacchiera, in una
partita nella quale non abbiamo alcuna voce in capitolo, mentre
giocatori ignoti muovono ad esempio il cavallo in E8, senza che noi
possiamo far nulla per impedire l'azione; magari noi avremmo voluto
spostare l'alfiere, però non possiamo farlo, non siamo noi
che
abbiamo volontà di agire.
E
tutto questo si spiega perché ci
riduciamo ad essere personaggi di un qualcosa più grande
della
nostra stessa esistenza, soltanto semplici spettatori e non attori di
questa realtà vissuta solo come un palcoscenico, con
canovacci,
trame, protagonisti dettati di già dal commediografo o
tragediografo, a seconda di come evolverà la vicenda.
Il
sonno
della ragione genera mostri, recitava Goya, e io non posso che essere
più d'accordo.
Forse
ciò è dovuto al fatto che i miei mostri
non sono stati ancora del tutto sconfitti, come si può
notare dal
fatto che non appena provo quella pace che potrebbe definirsi come
quiete dell'animo, essi si presentano per ricordarmi che sono sempre
lì, per atterrirmi ogniqualvolta io abbasso la guardia,
anche per un
solo istante.
Sono
stata fino a questo momento una brava
studentessa, non mi sono mai ribellata al volere dei miei genitori,
accettando le loro decisioni, i loro progetti, le loro
ambizioni...
Ne
conseguì, però, che la pressione che la mia
mente, i miei pensieri, il mio animo per intero, era tanta e tale,
difficile da reggere e capace di tormentare come un'ombra oscura la
mia intera esistenza. La mia vita era come un lago profondo, la cui
superficie rifletteva uno specchio d'acqua limpido e terso, per poi
avvolgere, nelle sue profondità, tutte le creature mostruose
coincidenti coi miei incubi.
Scuoto
la testa per eliminare
quest'ultimo pensiero triste e rafforzare invece il mio spirito
più
tenace.
Da
quando ho indossato il NerveGear di mio fratello... Io
sono qui, pronta a sconfiggere il chi o il cosa ha stabilito l'uno e
il molteplice, il tutto e persino le impronte sulla sabbia che noi
seguiremo, piena di un'incontentabile voglia di essere finalmente me
stessa, senza dover negare nessuna parte della mia
personalità fiera
e ribelle.
Voglio
smetterla di rendermi schiava di qualcosa di
ineffabile e per me inesistente, il cammino è ora meno
tortuoso di
prima, con qualche certezza in più, ma questo non vuol dire
che non
vi sono più difficoltà nel mio sogno di vivere e
nutrirmi della
realtà mia anima che vuole solo essere ascoltata anche nel
mondo
reale.
È
la mia volontà, sono diventata abbastanza volitiva, ma
sento che non è abbastanza, il tempo è l'unico
giudice delle mie
azioni e mi dirà se sto intraprendendo la strada giusta per
me.
«So
don't let it be
Before
tomorrow comes
Before
you turn
away.
Take
the hand in me
Before
tomorrow comes
You
can
change everything.»
La
fragilità e il temperamento debole
per me non sono più ammessi, ma sono del parere che anche se
in una
realtà virtuale, si possa uscire temprati, forti delle
esperienze
vissute e capaci di saper risollevare al meglio le proprie
condizioni, soprattutto morali.
La
vera identità di una persona,
a dispetto di questa società odierna che vede nell'apparenza
il
metodo migliore per rivelare chi tu sia, o meglio, chi tu desideri
essere, per me risiede in quello che serbiamo dentro di noi, in
quegli anfratti di parole mai dette a voce alta, forse solo
sussurrate e mai colte da qualcuno capace di capirle sino in
fondo.
Non
solo nelle parole, beninteso, ma anche nei gesti
spontanei, spesso molto più rivelatori di un qualsiasi input
controllato dalla ragione.
Ne
ho avuto la conferma proprio oggi,
in caso non ne avessi avute già alcune in precedenza.
Oggi...
Kirito mi ha baciato e le sue parole mi hanno lasciato basita, nel
mentre in cui io pensavo, avendogli causato abbastanza problemi
– a
parte quello di essere costretto a unirsi a una gilda – e
avendogli
fatto addirittura rischiare la vita.
Se
non fossi arrivata in
tempo non me lo sarei mai personata. Mi conosco troppo bene, in certi
casi. Non so come l'avrei presa, con ogni probabilità sarei
caduta
in preda allo sconforto più totale, più nero e
magari non sarei
riuscita a rialzarmi.
«I
curse my worth and every
comfort
That
blinded me for way too long
Damnit
all I'll make a
difference from now on
'Cause
I'm wide awake to it all
'Cause
I'm wide awake to it all.»
Tutto
questo perché mi sono
davvero resa conto che io tengo davvero a qualcuno, qualcuno che mi
sappia capire sebbene le nostre personalità non collimino in
ogni
sfaccettatura e me ne guarderei bene se fosse così, le
diversità
possono portare sì a scontri, ma anche ad avvicinarsi a
realtà che
prima non si capivano bene, e, magari, ci si riesce a capire molto di
più di prima.
Il
più grande mistero di ognuno di noi, per quanto
possiamo camuffare la nostra ignoranza, siamo proprio noi stessi, nel
nostro modo di presentarci, di raccontarci, di esprimere opinioni e
nel rivelare cosa abbiamo da offrire al mondo.
E
io, cosa posso
dare al mio mondo?
Cosa
sono capace di fare? Qui sono una
spadaccina, e anche parecchio brava, ma la mia spada potrà
essere
estensione del mio braccio e diventare una parte del mio coraggio
volto a difendere e proteggere chi più amo?
Riuscirò
a diventare
davvero forte?
La
risposta in cuor mio la so, tutti questi
interrogativi sono per me uno sprono, un piccolo promemoria
perché
possa sempre restare coi piedi per terra e capire cosa voglio da me
stessa, dalla parte migliore di me.
E
so anche chi voglio per
me.
«We
could be so much more than we are
We
could be so much
more than we are
We
could be so much more than we are.»
Sì,
Kirito, possiamo essere molto di più di ciò che
siamo e, per quanto
possa essere nelle mie possibilità e soprattutto nel mio
volere, io
ti starò accanto, veglierò su di te e ti
proteggerò.
Sia
chiaro, non solo fino alla fine di questo gioco, ma anche dopo, in un
mondo reale fatto di sensazioni e percezioni del tutto reali, fatte e
concepite sulle nostre vere vite.
La
mia è ormai legata alla tua,
non vorrei mai che fosse diverso da com'è ora, e
m'impegnerò per
costruire un autentico futuro assieme, concreto, tangibile, al di
là
di quanto anche il nostro sentimento possa essere presente e vivo
anche qui.
Probabilmente
la Asuna di due anni fa non avrebbe mai
mostrato tanta determinazione, chissà, ma non
rimangerò nessuna
delle parole che il cuore mi ha suggerito.
Kirito,
devo a te se
sono, seppur poco, cambiata, forse addirittura migliorata, cosa di
cui non mi aspettavo l'esito.
Con
delicatezza torno a letto e ti
cingo con un braccio, piano, per non farti svegliare, ma con tutta la
fermezza e la sicurezza che il mio gesto vuole rivelare.
Staremo
assieme per sempre e prima che il domani giunga, scriveremo un nuovo
capitolo, un altro specchio del futuro che desidero con
te.
L'angolo
di Layla.
Salve
a voi, ehm...
eccomi per la prima volta su questo fandom, spero di essere ben
accetta.
Come
spesso mi succede, dubito molto di quello che scrivo
e militare in una nuova sezione è un salto nel buio che un
po'
spaventa, nel mio caso, direi anche tanto.
Cosa
posso dire?
Innanzitutto mi stupisco per non aver usato rating più alti
di
questo adoperato ora, ma tant'è, è capitato,
chissà, verrà a
nevicare.
Mi
auguro di non aver storpiato la figura di Asuna, non è un
personaggio in cui mi rispecchio, anzi...
Alle
volte mi capita con dei personaggi
femminili; escludendo Asuna, le uniche due fanciulle con le quali
condivido grandi tratti del mio modo di essere, sono state ideate da
Ken Follett e sono Ellen e Aliena (questa solo per alcuni versi,
diciamo) e basta. Ma in questa fanciulla non mi ci ritrovo, per tante
ragioni... Per una sorta di sfida con me stessa ho voluto provare a
tracciarla.
Comunque,
il brano, se non lo conoscete è questo qui:
http://www.youtube.com/watch?v=eCx-rWKdK5U
e per me, in questo
periodo non molto roseo, è un monito a stringere i denti e
andare
avanti, e vedere di riuscire a risollevarmi, cadendo, facendomi male,
spezzandomi qualche parte del corpo e non so
cos'altro.
Masochisticamente,
ho rivisto SAO in questi giorni e
sapendo ciò che quell'anime ha rappresentato e significati
per me,
mi sono
fatta del male e l'ho riguardato, sentendo però qualcosa, un
qualcosa che necessitava di uscire dal mio animo, e che,
conoscendomi, poteva prendere due strade: o le lacrime o le parole.
In questo caso sono uscite entrambe e le parole sono queste che vi
propongo.
Le
lacrime le tengo per me, non voglio tediarvi
ulteriormente, sono un'anima tragica, che ci posso fare. Posso solo
dire che che spesso mi si dice e sento di essere forte, ma in altre
occasioni cado in preda allo sconforto e divento una
piagnucolona. Questa storia, poi, la scrissi il giorno stesso in cui la
postai.
Si tratta di un giorno che non dimenticherò mai,
perché se la mattina provai una felicità
indescrivibile, il pomeriggio stesso, caddi in un baratro in cui, a
presente, otto dicembre 2013, non riesco ancora a superare; non come
voglio io, sia chiaro. Posso dire che quest'anno sia stato il peggiore
dei miei ventidue anni. Però so che non voglio
più essere la Barbara di questa seconda metà di
anno.
Ma penso di aver comunque trasposto una parte di me in questo scritto,
quindi non lo cancello, sarebbe come ammettere di aver perso e io non
sono ancora sconfitta. Non mi arrenderò mai e
tornerò a essere la ragazza forte e capace che ero un tempo.
Non importa quanto sarà difficile, ma sento che
sarà così.
Avendo letto le light novels, ora so cosa accade per esteso, e infatti
credo di averlo sistemato.
Questa è la versione 2.0, dove ho apportato delle correzioni
secondo me necessarie, tutto qui.
Non
obbligo nessuno, ci mancherebbe, ma
apprezzerei volentieri un piccolo parere, sempre se vi va.
Se volete, aggiungetemi liberamente su Facebook a questo profilo, per
fare due chiacchiere o che so io, a me farebbe solo piacere: https://www.facebook.com/barbara.zimotti.7
Ora
vi
lascio, un saluto, e, come sempre, ancora grazie.
Barbara.
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