L'orrore è dentro di me
L'orrore è dentro di me
"Allora, qual è il problema signora?" chiese Manuel Ponti, dopo aver fatto accomodare la cliente. Manuel
era una specie di Dylan Dog in carne ed ossa, solo che fumava, beveva,
mangiava carne e non schiacciava chiodo da tempo immemore. Al
contrario suo qualcosa guadagnava: di solito riusciva a
trovare la maniera di farsi pagare. Gli capitava di rado di trovare un
vero fantasma
e in quei casi se l'era cavata davvero con poco. Non
gli capitava mai che qualcuno non pagasse: se succedeva che facevano
resistenza o i finti tonti, veniva in suo aiuto Melissa. Aveva
dalla sua
parte essere rancoroso, che gli faceva i dispetti in continuazione
ma che lo aiutava per liberare le case stregate e a riscuotere
minacciando di non andarsene fino a che Manuel non fosse stato pagato.
Era lo spettro della
sorellina, morta a sei anni per colpa sua. Aveva pagato quello che
doveva essere solo uno scherzo innocente con anni e anni di
persecuzione e psicoterapia e non era stato sufficiente cambiare domicilio per
allontanarla. In realtà il suo primo impegno era stato quello di
farlo sembrare pazzo. I genitori, che pensavano che si sentisse in
colpa per quello che era accaduto, lo avevano messo in analisi e solo
dopo dieci anni di scherzi continui si era stancata di tormentarlo, o
almeno di fare solo quello. Si era rivelata anche ai genitori, facendo
quasi venire un colpo al padre, che era svenuto di botto, e piangere
la madre, che si era trattenuta per anni per il bene di Manuel.
La signora non aveva il coraggio di parlare. Manuel cercò di confortarla. "Non
si vergogni," disse cercando di rassicurarla "posso capire che
abbia paura di essere giudicata ma posso assicurarle che non sarà da
me. Il mio compito principale è capire se il suo è un orrore vero o
causato da altro. Una volta capito con che cosa abbiamo a che fare,
vedremo come proseguire. Però bisogna che mi racconti del suo problema." La signora annuì rendendosi conto che aveva ragione. "Mi
scusi, ma tutti a casa mi prendono per pazza a cominciare da mio
marito." disse la donna "Mi chiamo Rossella Bresciani, ho trentacinque
anni e ho la convinzione che mio figlio Vittorio sia un vampiro." Manuel
la fissò un attimo prima di commentare l'affermazione della signora:
dava l'impressione di essere sincera, di credere davvero a quello che
diceva. "Signora Bresciani," cominciò, cercando di essere cauto,
come del resto lo era sempre "cosa le da la sensazione che suo figlio
sia davvero un Vampiro? Mi racconti i fatti come si sono svolti. Quanti
anni ha suo figlio, per cominciare?" "Vic
ha quasi diciassette anni." rispose la donna "Qualche tempo fa ho cominciato
a notare un comportamento strano. Era sempre irritabile, non usciva mai
senza occhiali scuri e mangiava poco a casa. All'inizio pensai, come
succede sempre, che avesse dei problemi con la droga. Cominciai a
controllarlo, cercando di non farmi notare, frugando fra le sue cose
con la scusa delle pulizie soprattutto. Non trovai nulla di quello che
temevo, ma mi capitarono fra le mani alcuni flaconcini con del liquido
rosso. Dopo averlo annusato, ero quasi certa che si trattasse di sangue,
ma per sicurezza ne presi uno e lo feci analizzare. Si trattava di sangue di maiale. All'inizio
temetti che si fosse messo con una setta satanica, se ne parla tanto in
questo periodo poi, un giorno che ero tornata prima dal lavoro, lo
beccai a succhiare avidamente il contenuto del flaconcino. Per poco non
vomitai l'anima. Mi ci volle tutta forza che avevo dentro di me per
chiedergli cosa stava succedendo senza svenire. Appena lo ebbi fatto
se ne andò e da allora si rifiuta di parlarmi. I flaconcini sono
spariti e, quando ho provato a dirlo a mio marito, mi ha fatto prendere
delle medicine che mi calmassero i nervi. Io sono certa di quello che ho visto e ho bisogno del suo aiuto per dimostrarlo." Manuel
ci pensò un attimo: quello che aveva detto la signora era strano e una
novità. Era venuta parecchia gente a dirgli: 'il mio vicino è un alieno
e sono certo che vuole conquistare la terra' o 'il mio capufficio fa
parte di una setta satanica che sacrifica bambini e stupra vergini'.
Indagini approfondite avevano rivelato che nel primo caso si trattava
di vere fissazioni, nel secondo, poteva essere anche vero, ma
spesso era tutto causato da gelosie lavorative. "Direi che è un caso
interessante." Manuel non era mai scortese con le clienti "Ha mai
pensato che potrebbe essere un essere umano che beve sangue?" "Ghh, la cosa è troppo disgustosa." rabbrividì la signora. "Ok,
accetto il caso. Però sia che ci sia un motivo, che no, il mio
intervento costa. Se non scopro nulla, mi accontento di 100 euro al
giorno più eventuali spese finché dura l'indagine. Se scopro
qualcosa... uguale. Magari le indagini potrebbero durare di più o no,
vedremo. Siamo d'accordo?" La signora Bresciani accettò e Manuel fissò un appuntamento per setacciare la casa con lei, prima di
incontrare il figlio.
Qualche giorno dopo Manuel entrò
nell'abitazione della famiglia Torrenti, cognome del marito. Era
davvero imponente, sarebbe stato un lavoraccio esaminarla
tutta. Melissa, come accadeva sempre, lo seguiva. Lei non infestava un
luogo, ma lui come persona. Manuel
cominciò a controllare tutta la casa dallo scantinato alla soffitta.
Non trovò nulla di strano a parte una stanza chiusa a chiave. "Mh,
signora, cosa c'è dietro questa porta?" chiese, mentre faceva qualche
calcolo, tenendo conto dell'esterno, che fosse enorme, qualcosa tipo
otto metri per dieci. "Oh, nulla." disse la signora "Solo l'ufficio
di mio marito. Non ho neppure la chiave. Ha un buon carattere
generalmente, ma non sopporta che si tocchino le sue cose." La donna
non capiva l'interesse di quell'uomo per qualcosa che non lo doveva
interessare. "Signora,
lei ha mai pensato che la risposta a tutto potrebbe essere proprio qui
dietro?" chiese Manuel, che vedendo alcune foto del
consorte si era fatto un'idea di quello che poteva essere il problema. "Cosa
le fa credere che mio marito entri in quest'affare?" chiese lei di
rimando indispettita. Non voleva vedere il problema era un guaio. "L'ha detto lei che sta cercando di farla passare per pazza." le ricordò
l'uomo "Forse pensa davvero che lei sia esaurita o potrebbe anche
nasconderle qualcosa." "Lo conosco da quasi vent'anni, è stato
l'unico uomo della mia vita. Ne morirei se mi dovesse nascondere
qualcosa d'importante." si depresse lei. "Non è detto, signora. Ma un controllino male non fa." poi si rivolse al nulla "Meli tocca a te. Entra e dimmi cosa vedi." La
signora Bresciani lo guardò parlare al nulla e per un attimo fu lei a
prenderlo per pazzo. Quando però una vocina infantile rispose, 'Ok.'
ebbe un brivido. "Mi dica che lei è ventriloquo e che non è stato
uno spettro a parlare." disse, cercando più una conferma che una vera e
propria risposta. Manuel
sorrise e decise di non rispondere, attendendo che Melissa finisse la
sua analisi del luogo. Appena sentì un alito freddo sul collo, capì che era tornata e che era alle sue spalle. "Allora," chiese Manuel "hai scoperto qualcosa?" "Uff," disse ancora con la sua vocina infantile "non mi riesce più di farti uno scherzo." "Scusami,
tesoro," cercò di farsi perdonare l'uomo "ma quando lavoro non penso molto a giocare. E
poi ormai mi sono abituato al tuo tocco 'spettrale'." Sbuffando ancora, cominciò a mormorare qualcosa all'orecchio del fratello, che di tanto in tanto annuiva. "Ok, grazie, mi sei stata di grande aiuto." ringraziò Manuel.
Nel frattempo la signora Bresciani, che seguiva tutto con gli occhi sbarrati dal terrore, era sul punto di stare male. "Lei sta davvero parlando con un fantasma?" chiese angosciata. "Ma ... ma è una bambina?" Manuel guardò tristemente la donna. "Su, fatti vedere dalla signora Meli." chiese al nulla. "Le presento Melissa Ponti, mia sorella." In un angolo della stanza apparve una bimba che assomigliava molto all'investigatore. Dopo un attimo di smarrimento la signora fu colta da una grande tenerezza. "Dimmi, piccola, come sei morta?" chiese alla forma trasparente. La bimba indicò Manuel, poi aggiunse: "La colpa è di quel demente lì." disse accusando il fratello. Rossella Bresciani si rivolse a Manuel. "Davvero è stato lei?" chiese stupita. Le sembrava un giovanotto così per bene. "Fu
un incidente." spiegò alla donna "Volevo farle uno scherzo, prenderla
un po' in giro. Siamo entrati in una casa diroccata in cui si diceva ci
fossero i fantasmi, lei si è spaventata, è caduta nel vuoto ed è morta.
Io
avevo undici anni, lei ne ha sei... per sempre." Durante
il breve
racconto la signora si rese conto che il dolore non si era spento e che
il rancore della piccola non era ancora completamente sopito. Sorrise
in maniera materna ed ebbe l'istinto di abbracciarla: peccato fosse
solo uno spettro. Si rivolse poi a Manuel "Allora avete scoperto qualcosa là dentro?" chiese più rilassata. "In realtà sì," ammise l'uomo "ma devo parlarne con suo marito, prima che con lei." "Si tratta di una cosa grave?" chiese facendo una smorfia come di dolore. "Più che grave, è delicata." disse Manuel rimanendo sul vago. "Quando tornerà il signor Torrenti?" La signora sospirò: sarebbe stata costretta a farlo rimanere a cena.
Per primo tornò il ragazzo: era pallido come un cencio e con gli occhiali scuri. "E questo chi sarebbe?" chiese alla madre, dicendole più parole di quanto facesse in una settimana. "Un investigatore privato, ho richiesto i suoi servigi e deve parlare a te e a tuo padre." spiegò la signora. "Papà
non sarà per niente contento." l'avvertì il ragazzo " Qualunque siano
le cose su cui investiga. Io vado a fare un bagno prima di cena, chiamami quando è pronto." Appena fu scomparso, la donna lo interrogò. "Non mi vuole dare neppure un piccolo indizio?" l'implorò. "Abbia
pazienza, sono certo che tutto finirà per il meglio." la rassicurò
"Solo una cosa voglio dirle. Ho visto le foto di suo figlio e non può
certo essere un vero vampiro. Sta invecchiando, o meglio crescendo. I
vampiri non cambiano fisicamente." "Oddio, allora fa parte di qualche setta." si preoccupò Rossella "Non so che sia peggio." Manuel
scosse la testa con un sorriso e non aggiunse altro nonostante le
insistenze della donna: doveva essere il marito a raccontarle tutto.
Il signor Urbano Torrenti tornò a casa al suo solito orario. "Abbiamo ospiti, Rossella?" chiese stupito "Se mi avvertivi, tornavo prima." "Perdonami, caro, è stata una cosa dell'ultimo minuto." si scusò la donna. "Non
preoccuparti." disse, poi allungò la mano verso lo sconosciuto.
"Buonasera, io sono Urbano Torrenti. Con chi ho il piacere di parlare?" "Manuel
Ponti e il piacere è tutto mio." disse il ragazzo "Sono un
investigatore privato... un po' particolare. Il mio campo sono i
fenomeni paranormali." Manuel sentì l'uomo irrigidirsi. "Non
posso crederci." esclamò fuori di sé "Non puoi averlo fatto davvero. Mi
scuso con lei signore, non è colpa sua, il problema è che non c'è
nessun caso." "Lo so." disse Manuel "Ho visto suo figlio e non può
esse un vampiro, altrimenti non crescerebbe. Ora però la signora teme
che faccia parte di qualche setta satanica. Sta a lei rassicurarla." "Lei non sa nemmeno di cosa sta parlando." Torrenti era irritato. Manuel si stava impicciando di fatti che non erano i suoi. "La
signora mi ha assunto per risolvere il caso di vampirismo e lo sto
facendo." Manuel era davvero tranquillo. Presentò poi Melissa. Anche il signor Torrenti era sul punto di svenire. "Ma è... un fantasma." disse a singhiozzo. "Molto
di più, è la mia collaboratrice." spiegò "Le posso assicurare che è
davvero utile conoscere qualcuno che possa attraversare le pareti per
raggiungere le stanze chiuse a chiave." Il signor Torrenti diventò,
se possibile, ancora più pallido di quanto non fosse. Aveva capito dove
voleva andare a parare e capì che non poteva tergiversare oltre. "Cara,
aspetta un attimo a servire la cena." le disse il marito "Devo
discutere un attimo in privato con il signor Ponti. Mi segua." ordinò
al ragazzo che obbedì prontamente. Entrarono
nella stanza chiusa a chiave. Come gli aveva raccontato Melissa era un
laboratorio pieno di libri. Tutti, o quasi, parlavano di un solo argomento:
porfiria. "Quella è una stanza refrigerata piena di sacche di sangue. Così mi ha detto Melissa." faceva capire che sapeva tutto, forse. "Voglio
che lei mi dica ciò che ha capito." il suo tono era dittatoriale,
doveva essere abituato a parlare così. Manuel capiva perché, pur
amandolo, ne avesse soggezione. Oltretutto gli occhiali scuri, che
anche lui portava, rendevano il suo sguardo impenetrabile. "Credo
di aver capito i fatti principali. Sia lei, che suo figlio, soffrite di
una forma rara di Porfiria, una malattia che già di per sé è poco
diffusa. Siete costretti a bere sangue perché non si sono altre cure
utili." disse spiegando la sensazione che aveva avuto le conferme di
mano in mano che proseguiva la giornata. "Sua moglie dovrebbe saperlo,
non crede? Non è molto sano prendere degli antidepressivi, quando non
si hanno
problemi." Vide l'uomo per la prima volta cedere una parte della maschera che indossava ogni ora di ogni giorno. "Se
le parlassi di Vic, dovrei raccontarle anche di me e non sono certo che
sopporterei se mi lasciasse." il commento triste di Torrenti intenerì
Manuel. "Io la posso capire, ma se caccia me poi si ritroverebbe con
un altro meno comprensivo che potrebbe approfittarsi dello stato della
sua signora." gli ricordò Manuel. "Torni da sua moglie e le spieghi la
situazione. Sarò banale ma citando il modo di dire: se l'ama davvero,
questa cosa non avrà alcuna importanza. Se la lascia, non l'ha mai
amato." "Ha ragione, è banale ma veritiero." ammise Torrenti "Credo di non aver più bisogno dei suoi servigi. Posso farle un assegno?" "Mi
metterò d'accordo con sua moglie. In fondo è lei che mi ha assunto."
rifiutò Manuel poi, senza aggiungere altro, tornò nella sala da pranzo.
Passarono la serata tranquilli e se andò aspettandosi una chiamata per
il giorno seguente. Prima
di lasciarlo andare la signora Bresciani si fece promettere che le
avrebbe raccontato tutto lui se non fosse stato il marito a farlo.
Manuel, nonostante rischiasse molto, accettò. Magari per ovviare ai
problemi legali avrebbe potuto fare raccontare tutto da Meli: vallo a
querelare un fantasma. In fondo avere uno spettro che ti girava attorno poteva avere i suoi vantaggi.
"Credi che il marito le racconterà tutto?" gli chiese Melissa. Manuel annuì. "Sai,
penso che nella sua contorta idea, volesse farle del bene, preservarla
da ciò che poteva non capire e spaventarla." commentò Manuel. "Beh, visto come ha reagito alla mia presenza, non mi sembra una donna che si spaventa con poco." disse ridacchiando la bambina. "Sì,
sono certo che andrà tutto bene. Per fortuna sua quell'uomo ha una
moglie di mentalità aperta. L'importante è fidarsi di lei e non cedere
alla paura."
Qualche giorno dopo la signora Bresciani
riapparve alla porta con ciò che gli doveva (compreso un generoso
extra), e con un sorriso che valeva più di mille risposte. "Lei
mi è
stato davvero di grande aiuto signor Ponti." esordì Rossella "Non
capisco chi credeva di aver sposato, quello! Ma sono contenta che tutto
sia finito per il meglio. Mio figlio non si droga, non fa parte di una
setta e non è neppure un vampiro. Ha solo una gravissima malattia e
rarissima malattia. Mi sembra quasi di svegliarmi da un brutto incubo.
E di questo devo ringraziare lei... e Melissa. La piccola è qui?" chiese. Manuel annuì. "Non si discosta mai troppo da me." le ricordò "Infesta la mia persona." Melissa apparve dal nulla. "Non
si preoccupi, signora. Trovo divertente risolvere i casi assieme a mio
fratello." disse sorridendo "Mi fa piacere che sia andato tutto per il
meglio." "Sai, volevo portarti un regalo, ma non so cosa possa piacere a uno spettro." si rabbuiò la signora. "Mi basta che abbia salutato anche me." disse la bambina prima di eclissarsi "La maggior parte m'ignora, per paura o altro." "Davvero adorabile!" esclamò Rossella. "Quindi
è finito tutto bene? Sono contento anch'io." fu il commento di Manuel.
"A proposito, le devo restituire qualcosa, mi ha dato davvero troppo." "Mio
marito non vorrà sentire ragioni." rifiutò la donna "Lei neppure
s'immagina il peso che si portava dentro, a fatica riesco a capirlo io.
Ora può lavorare alle sue ricerche in santa pace, senza farlo di
nascosto. Sta studiando un enzima che sostituisca il sangue nei malati
di Porfiria Atipica, così si chiama la malattia. Sono certa che
passandoci più tempo possa trovare risultati in fretta. Almeno nostro
figlio farà una vita meno reclusa. Già, per merito di alcuni prodotti
potenti per la pelle, può stare alla luce del sole senza rovinarsi e
anche gli occhiali scuri aiutano molto. Quello che le abbiamo dato è
più che meritato." "Bene, vi ringrazio, a questo punto non posso che
accettare." annuì Manuel "A volte per farmi pagare sono costretto a
mandare Meli a infestare le case degli insolventi." "Povera piccola!" fu il commento. "Oh, lei si diverte." Manuel rise "Dopo vent'anni io non la diverto più. Le fa piacere avere altri da spaventare." Il giovanotto fece la fattura e la consegnò alla signora, che tornò alla sua famiglia. Il
suo futuro stava migliorando e aveva fatto pace con l'orrore che aveva
dentro di sé. Non a tutti capita che la propria coscienza prenda vita,
ma spesso rimangono con il rimorso. Ora che Melissa, versione
spettrale, sembrava non odiarlo più tanto, poteva finalmente dirsi
sereno.
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