i will never let you go
I
will never let you go.
Flashback
La
vidi scorrazzare verso di me, mentre giocavo con i miei lego sul
marciapiede del parco.
Inciampò
su una mia macchinina e cadde per terra.
Si
mise subito a piangere, i suoi occhi marroni erano ancora
più espressivi mentre le lacrime rigavano il suo viso un
po’ paffuto ma adorabile.
Mi
faceva davvero tanta tenerezza.
-Non
piangere piccola, così fai piangere anche me.
La
bambina mi guardò e si asciugò le lacrime, ma
continuò a tenere il muso.
-Dai
sorridi, ti va se andiamo a prendere il gelato? Io adoro la crema.
Vieni con me, su.- dissi, porgendogli una mano.
Lei
la strinse e sorrise timidamente.
-Io
sono Harry. E tu?
-Margareth.-
sussurrò.
Flashback
-Harry!- gridò.- Non
voglio cadere!
-Smettila
di piagnucolare, Meg.- le dissi con un leggero tono di rimprovero.-
Pedala e lasciati andare!
-Ma
io… Harry!- la sentii urlare come una matta.- Ci sto
riuscendo, ci sto riuscendo!
Vidi
il suo sorriso sul suo volto, non so perché, ma sorrisi
anch’io.
Notai
una buca sul suo percorso e cominciai a correre verso di lei, riuscii a
prenderla prima che la bicicletta si schiantasse contro una macchina.
-Ah!
-Stai
tranquilla, ti ho presa! Stai più attenta!
-Sì,
va bene. Ma hai visto?! Ce l’ho fatta! Grazie Harry!- mi
scoccò un bacio sulla guancia.
In
quel momento ero il bambino più felice del mondo.
E' strano ricordare quei bei momenti adesso.
Molti flashback invadono la mia mente, facendomi sentire
meno solo. Mi manca da morire.
Era la mia migliore amica, ci conoscevamo da
tantissimo tempo.
Mi ricordo quando eravamo piccoli, la accompagnavo sempre al
parco e giocavamo insieme.
Era davvero magico il nostro legame.
Lei non era una chiacchierona, e per quanto io cercavo di
farla “cambiare”, lei restava sempre Margareth,
quella ragazza tranquilla e gentile, ma con uno spirito intelligente e
brillante.
A volte sembrava quasi che il più giovane ero io,
mi sorprendeva sempre con le sue parole.
Sembrava una normale ragazza, ma quello che aveva dentro
è sempre stato un mistero per me, ma anche per tutti gli
altri.
Davvero uno stupendo mistero.
Flashback
-Non
sei una gran chiacchierona, eh.- scherzai, strappando qualche filo
d’erba dal prato dove eravamo seduti quel pomeriggio.
-Il
mio carattere è questo… Non penso
cambierò molto.- sorrise, abbassando lo sguardo.
-Perché?
Sei una bella ragazza, se ti facessi un po’ più
avanti con i ragazzi…
-Se
mi facessi più avanti con i ragazzi diventerei
un’oca.- ribatté, ancor prima che potessi finire
la frase.
Risi.
-E
perché?
-Perché
il tuo “farsi avanti” è andare davanti a
uno di voi, rinchiudersi in un armadio e scopare come assatanati.
-Ehi,
piccola Meg, da dove escono queste parole?- dissi ridendo.
-Dalla
mia bocca.- sorrise compiaciuta.
Fissai
le sue labbra carnose per un po’, fino a perdere lo sguardo
nel vuoto, immerso nei miei pensieri sulla mia migliore amica.
-Harry,
ci sei?- mi passò una mano davanti al viso.
-Ehm…
Sì. Stavo pensando.
-A
cosa?
A
quanto sei bella, cavolo. A quanto vorrei baciarti.
-Deve
essere fortunato il tuo fidanzato.- sussurrai.
Non sapevo cosa mi sta succedendo.
Mi ero innamorato di lei, di tutto quello che faceva, dei
suoi capelli profumati, dei suoi occhi color nocciola, che ogni volta
che li guardavo mi portavano in un altro mondo.
Mi sentivo bene quando ero con lei.
Era come un anti-stress, quando aveva qualcosa da dire lei
mi ascoltava, senza prendermi in giro o arrabbiarsi per quello che a
volte usciva dalla mia bocca, quando ero con lei sapevo che non mi
avrebbe mai deriso.
Era un angelo con l’apparecchio e il ciuffo
davanti agli occhi.
La mia domanda però era sempre una, quella che mi
torturava ogni notte: le piacevo? Era innamorata di me?
Lei era timida, aveva paura a rapportarsi con i ragazzi,
ogni sguardo le faceva abbassare il volto.
Certo, non era la sensualità in persona, ma era
questo che mi attraeva.
Era impacciata, maldestra, scorbutica…
Ma mi piaceva.
Stranamente era la prima volta che, nel mio cuore, sentivo
che nessuna ragazza poteva competere con lei.
Glielo volevo dire, ma non ce la faceva. Avevo…
Paura.
Paura di non essere ricambiato e quindi di distruggere il
nostro legame.
Per la prima volta avevo paura del giudizio di una ragazza.
“Le
persone che non piangono, hanno un mare di lacrime dentro”.
Avevo letto quella frase in un libro, durante un pomeriggio,
mi venne in mente lei.
In effetti non l’avevo mai vista piangere prima
d’ora.
Veniva presa in giro a scuola, dalle sue compagne di classe
e lei ci stava male, tanto male, ma cercava sempre di non piangere.
Non capivo perché la prendevano in giro, lei era
sempre così gentile, disponibile.
Non disturbava la gente, se ne stava ad ascoltare, parlava
cordialmente, sorridendo, e non mostrava alcun tipo di arroganza.
Da quello che mi raccontava –
cioè abbastanza poco –
le dicevano che era troppo alta, che si muoveva come un cane impazzito
e che era una secchiona, sempre sui libri.
Dicevano che era brutta, era una cessa, le mandavano
bigliettini con scritte cose orribili sul suo conto, solo
perché pensava diversamente, e il suo unico interesse non
era il sesso.
Le dicevo sempre che lei era fantastica, che tutto quello
che le urlavano erano bugie, lei non era diversa, lei era migliore di
loro.
Non mi credeva.
Vedevo quando tornava a casa da scuola triste, lo sguardo
basso e le cuffiette nelle orecchie.
Quando la vedevo giù di morale cercavo sempre di
farla ridere, ma a volte nemmeno il solletico o le mie battute
riuscivano a rallegrarla.
E questo mi faceva stare male.
Flashback
Eravamo
seduti su una panchina, la nostra panchina.
Ci
sedevamo lì quasi sempre, ogni sera, alle 9, per parlare
della nostra giornata a scuola, per scherzare, per vederci.
Di
solito guardavamo insieme le stelle, aspettavamo di vedere insieme una
cometa ed esprimere lo stesso desiderio “restare amici per
sempre”.
Anche
se, per me, lei sarebbe sempre stata più di
un’amica.
-Stavo
pensando ad una cosa…- sussurrò Margareth,
girandosi i pollici.
-Cosa?
-Pensa
se… Beh, noi non ci fossimo mai incontrati. Quel giorno, da
piccoli… E’ strano pensarci, lo so, ma prova a
immaginarti adesso senza me, senza avermi mai conosciuto.
-Non
ci riesco.
-Andiamo
Harry, sei un po’ stupido, ma non fino a questo punto!-
scherzò Meg.
-Ehi!-
risi, fingendomi offeso.
-Dai.
Fallo per me.- mi supplicò.
-E
va bene.
Strizzai
gli occhi per benino, sentendo le risate soffocate di Meg, dovevo
essere abbastanza buffo in quello stato.
Mi
concentrai.
Una
vita senza Margareth. Impossibile.
Per
quanto cercassi di immaginarmela, non ci riuscivo, non era un capriccio.
Avevo
molta fantasia… Eppure, quando pensavo a una vita senza di
lei, vedevo solo nero e niente più.
Un
nero che mette paura.
Capii
tutto.
-Allora,
come immagineresti la tua vita?
-Nera.
-Nera?
Harry, sii serio.- mi rimproverò scherzosamente.
-Sì,
nero. Non riesco a vedere niente, perché io sarei questo
senza te: niente.
Le
parole uscirono involontariamente, e mi maledii mentalmente per quello
che avevo appena detto.
Non
volevo farle capire i miei sentimenti.
-Pff.
Non era Jade il tuo tutto?- chiese Margareth con arroganza, quasi come
se fosse… Gelosa.
Chi
era Jade? La mia ragazza.
Era
carina… Baciava bene… Ci ero andato a letto, ma
niente più.
Era
solo piacere carnale, quello che provavo per Margareth era
completamente un’altra storia.
Scossi
la testa.
-Lei
non è tu. Tu sei Margareth, la persona che mi ha
accompagnato fino ad adesso senza lasciarmi mai… Lei
è Jade, la ragazza più gallina che esista in
questo mondo!- Margareth
rise sonoramente, le mie guance si colorarono di rosso.
-Beh...
Non è proprio il miglior modo per differenziare me e la tua
ragazza ma… Sei stato davvero dolce, nei tuoi modi.
In
quel momento, mi abbracciò, cogliendomi di sorpresa.
-Se
non ci fossi tu…- sussurrò.
Non bevevo molto, cioè, mi piaceva, ma mi
promettevo di non allargarmi troppo, i miei genitori non volevano.
Eppure una sera, quella
sera, ero ubriaco fradicio, ero andato a una festa fino a mezzanotte e
avevo dato il massimo, avevo bevuto più di quanto
lo avessi fatto nella mia vita.
Mi feci accompagnare da un mio amico il più
vicino casa mia, appena sceso dalla vettura, mi appoggiai a una
panchina e appoggiai la testa all’indietro.
Non mi sentivo per niente bene, sia fuori che dentro.
Cercai casa mia con lo sguardo, troppo lontana, sarei
svenuto.
Guardai intorno e trovai casa di Margareth, dalla finestra
potevo intravedere la luce del bagno accesa, si stava facendo la doccia.
Sapevo che la notte le piaceva dormire pulita e profumata,
mai con un capello fuori posto, diceva che bisognava essere sempre
pronti quando si è a casa.
“Potrebbe
venire anche l’amore della tua vita a casa…
Immaginati se puzzi come una capra e hai un alito che fa
svenire!”
Ricordai le sue parole e sorrisi.
Camminai a tentoni verso il portone e bussai.
Sentii dei passi veloci verso la porta.
-Chi è?
-Harry.
Aprì subito la porta e la vidi. Era ancora tutta
bagnata, nel suo accappatoio.
I capelli bagnati le contornavano il viso e i suoi occhi
color nocciola erano ancora più meravigliosi.
-Ciao.- disse, abbassando la testa.
-Ciao, scusa se busso a quest’ora ma…
Stavo per spiegarle perché ero lì,
quando notai dei tagli sui suoi polsi, tagli profondi, fatti da una
lama o un coltello.
Li indicai, lei nascose subito il braccio dietro alla
schiena.
-Cosa sono quelli?
-N-n-niente.- balbettò.
-No Margareth, dimmi che non sono quello che penso.
Stette in silenzio.
-Margareth.
Ancora silenzio.
-Margareth!- urlai, più inferocito che mai.
Non capivo… Io ero il suo migliore amico!
Era una cosa importante, e lei non mi ha voluto dire niente.
-Harry…- sussurrò, impaurita.
-Harry niente, noi siamo amici, migliori amici, ti ho
raccontato di me, tutto!
Questa è una cosa importante e tu… Tu niente!
La sua mascella si tese, le sue pupille erano più
grandi del solito.
Vidi le lacrime che solcavano il suo viso, ma nonostante
questo, io avevo solo un pensiero in testa: “non le importa
di me, non sono parte della sua vita”.
Portai una mano tra i miei capelli ricci.
-Basta. Io me ne vado. Decidi tu quando sarò
abbastanza importante per te da sapere quello che fai.- le dissi
arrogante.
Mi girai e camminai via, subito chiuse la porta.
Sentii i suoi singhiozzi dentro casa.
Ero arrabbiato con lei, sì, in quel momento non
me ne fregava delle sue lacrime.
Non mi diceva dei suoi tagli? Allora non ero poi
così importante come diceva.
E se non ero importante per lei, nemmeno lei lo era per me.
La mia testardaggine non fece altro che peggiorare le cose.
Il telefono squillò, erano le 6 del mattino.
Non avevo dormito molto. Capiamoci, ero stato con Jade tutta
la notte, avevamo fatto… L’amore, per
così dire, anche se quello era sesso.
Non riuscivo ancora a capire perché Margareth mi
avesse lasciato così, all’oscuro di tutto.
Quando ho scoperto che si tagliava, quella notte, non ci ho
visto più, le ho detto cose orribili che pensavo veramente.
Inoltre, qualche giorno fa, a scuola, l’ho vista
abbracciarsi con un ragazzo della sua classe.
Quel fatto mi ha fatto prendere ancora di più le
distanze.
Mi sentivo solo… Mi aveva buttato fuori dalla sua
vita, spezzandomi il cuore.
Guardai lo screen del telefono: Meg.
Le risposi, anche se l’ultima cosa che volevo era
sentirla.
-Ehm… Ciao Harry.- disse.
-Ciao.- risposi freddo.
-Scusa per l’orario, ma poi non avrei avuto tempo
per chiamarti, sai, oggi a scuola devo restarci fino alle 4. Mi sembra
che tu abbia palestra a quell’ora.
-Si, e allora?! Non si chiama la gente a
quest’ora.- alzai il tono di voce, sempre più
arrabbiato.- Non mi importa se devi stare fino alle 4… Puoi
startene anche per sempre con il tuo bel moretto!
-Chi? Di che stai parlando?
-Adesso non fare la finta tonta però! Finiscila
di stare con il piede in due scarpe!
-Ma io…
-Tu niente.
-Harry?- Jade mi chiamò.
-Chi ti ha chiamato?- chiese.
-Jade, okay? Sto con lei ora!
-M-mi fa piacere.- balbettò.
-Con te non voglio più avere a che fare.
-O-okay.
Attaccai.
Poco dopo ricevetti un messaggio vocale, sempre da lei.
“Buongiorno
Harry… Scusa se ti ho disturbato, ho rovinato il tuo momento
con Jade, ma non ti preoccupare, non ti chiamerò
più. E’ che volevo solo dirti…- si
fermò, la sua voce ormai era diventata tremolante, come se
stesse per piangere. Tirò su con il naso.- Volevo dirti
che… Oggi è il mio compleanno, ho organizzato una
festa a casa mia. Ho chiamato tutti, non è voluto venire
n-nessuno… Ho provato a chiamarti più volte in
questi giorni, ma non rispondevi… Volevo informartene prima,
così magari organizzavamo una giornata fuori, come
l’anno scorso, ricordi? Ma presumo che, dato che non ti sei
ricordato nemmeno di farmi gli auguri… Beh, non vuoi venirci
nemmeno tu. Non fa niente… Festeggerò da sola.
S-scusa ancora se ti ho disturbato, salutami Jade.”
Il respiro mi si bloccò. Oggi era il suo
compleanno, me ne ero scordato completamente.
L’avevo trattata così male…
Provai a richiamarla.
Uno, due, tre squilli, ma niente. Aveva spento il telefono.
Non voleva sentirmi.
Sono stato un idiota.
Margareth era arrabbiata con me, da quando mi ero scordato
il suo compleanno non mi parlava più, non mi chiamava
più… Mi trattava come se fossi un estraneo.
Sono stato uno stupido… La gelosia mi aveva
portato a trattarla così male.
Quando la salutavo si limitava ad abbassare la testa e
continuare a camminare, come se non fosse successo niente, come se i
tredici anni della nostra amicizia fossero stati inutili.
Così, passarono due mesi e noi non ci parlavamo
più.
Davvero mi sentivo uno schifo, senza di lei ero perso
completamente.
Senza i suoi sorrisi, i suoi occhi, le sue
risate…
Bussai alla porta della casa di Margareth, volevo sentirla.
Finalmente avevo raccolto tutto il mio coraggio per fare pace.
Aprirono i suoi genitori, che mi fecero entrare.
-Ehi.- la salutai, aprendo la porta di camera sua.
Era seduta sul suo letto, ascoltando musica, con tanti
fazzoletti accanto.
Appena mi vide, si asciugò il viso.
-Ciao.
Stavo per risponderle, quando continuò a parlare,
guardandomi con disprezzo, ma anche molta tristezza.
-Cosa ci fai qui? Vuoi ancora puntarmi il dito contro? Vuoi
continuare ad insultarmi? Dai, raccontami della tua nottata con
Jade…
-Io…
-Tu non hai niente da dire, vero? Perché ormai mi
avevi detto già tutto. Sai come ho passato il compleanno?
Sono andata a cena da
sola, ho scartato i regali da sola, ho
mangiato la torta da
sola. Ma la cosa più brutta non è
che ho fatto queste cose da sola, è che dentro, dentro mi
sentivo sola, mi sentivo la persona più orribile che ci
possa essere, altrimenti perché le persone non stanno con me
e mi offendono? Speravo che almeno tu venissi, che mi
consolassi dicendo che ero fantastica, che mi cantassi buon compleanno,
perché ormai eri l’unica persona su cui contavo,
l’unica. Ma anche tu mi hai abbandonato.
-Mi hai tenuto all’oscuro di tutti quei
tagli… E vedo che hai trovato anche l’amore eh?
Come si chiama quel tipo che abbracciavi tempo fa?
-Ma quale amore! Secondo te, una come me potrebbe mai
trovare una persona che è innamorata di lei? Quel ragazzo mi
ha attaccato dietro alla schiena un bigliettino con su scritto
“dammi un pugno” con la scusa di un abbraccio e,
beh, alla fine della giornata avevo lividi ovunque.
Dei tagli non ti ho mai detto niente, va bene?
Perché era una cosa che non avresti mai capito! Sei sempre
stato amato da tutti, nessuno ti prendeva in giro… Poi
arrivo io, tu ti ostini a starmi vicino e alla fine diventiamo
amici… Ma poi mi hai lasciato sola, 13 anni della nostra
amicizia… Pensavo tenessi a me, ma non era vero niente. Tu
provavi pena e, appena hai trovato la prima scusa, te ne sei andato.
Bravo, Harry, sei stato la persona più subdola e meschina
che io abbia mai conosciuto. Ti darei un premio. Oh aspetta! Ce
l’hai già.- mostrò le braccia, piene di
tagli.- Ecco il tuo premio.
-Io non…- provai a replicare, a dire qualcosa,
qualunque cosa, ma la gola mi si era seccata.
Mi sentivo un mostro.
Margareth si passò una mano tra i capelli e fece
un profondo respiro, quelle gelide parole che mi aveva detto, forse
avevano fatto male anche a lei.
Presi il mio cappotto e mi diressi verso la porta, prima di
andarmene rivolsi un ultimo sguardo a lei.
I miei occhi verdi si scontrarono con i suoi, color nocciola.
Non sapevo proprio che fare, dovevo scappare. Forse era
meglio così, o forse no, ma era difficile riuscire a tornare
come prima in questa situazione.
I suoi occhi chiedevano aiuto, erano pieni di lacrime, ma
non riuscivo a fare niente, tranne che scappare.
Mi dispiace Margareth, ma non ci riesco.
Chiusi la porta alle mie spalle, lei sibilò un
“ti amo”, che fece piangere anche me, in silenzio.
Una notte uscii di casa per farmi un giro. Erano passati
altri tre mesi da quando Meg ed io avevamo litigato.
Feci qualche passo verso casa sua. In quell'istante, la mia
mente si riempì dei momenti felici che passammo a casa sua,
e sorrisi.
Notai l’ambulanza vicino al vialetto, e dei
signori che portavano una barella, mi avvicinai incuriosito.
-Lei è un amico di Margareth, la ragazza che
è morta?- rimasi impietrito.
-M-morta?- balbettai, incredulo.
-Sì, da circa due giorni, nessuno se ne era
accorto prima. Abbiamo ispezionato la casa e abbiamo trovato delle
pillole letali in un sacchetto, ancora aperto. Probabilmente i genitori
sono fuori, perché quando li abbiamo chiamati erano ignari a
tutto questo. Era un amico?
-Ehm… Sì.
Ero davvero un amico? L’avevo lasciata a se stessa.
Gli amici non ti lasciano mai.
Mi mancava, mi mancava così tanto.
Volevo averla qui vicino, sentire il suo profumo
così dolce e farla ridere con le mie battute.
Volevo che quel giorno non avessi litigato con lei.
Volevo tanto averla protetta di più.
Margareth, oh, Margareth.
Scusami tanto, io ti amavo, avevo occhi solo per te, ma ho
pensato solo al mio amore e non a come ti sentivi veramente.
Tutti quei tagli, come ho fatto a non notarli?
Ti avevo promesso di curarti come se fossi la mia sorellina,
di sostenerti e di non lasciarti mai, di capirti, di farti sfogare
sempre e comunque, ma ho perso di vista tutto. E ti ho lasciata sola.
Ero innamorato di te, Margareth.
Tutto quello che è successo… Mi ha
solo portato via da te. E, ti giuro, era l’ultima cosa che
volevo.
E così passarono altri due anni dalla morte di
Margareth, due anni in cui cercavo di dimenticare e innamorarmi di
nuovo.
Ma non ci riuscivo, qualcosa mi fermava.
Come ogni mattina, mi alzai presto, ero stanco, tutti i
giorni erano diventati grigi.
Volevo soltanto chiederle scusa per tutto e ricominciare, ma
non potevo.
Guardai nel cassetto della posta, c’era un pacco.
Lessi il bigliettino che era attaccato.
“Questo
è il diario di Meg, quel piccolo quadernino che si portava
dietro ovunque e che non faceva vedere mai a nessuno, sicuramente lo
avrai notato. Dopo averlo trovato, abbiamo deciso di non leggerlo,
vogliamo che lo tenga tu e che lo legga soltanto tu, sei la persona in
cui Margareth aveva più fiducia. Sappiamo quanto volevi bene
a nostra figlia e sono sicura che da lassù lei ci protegga
sempre. Grazie di essere stato con lei prima che si
suicidasse… Baci, Mr. e Mrs. Brave”
I genitori di Margareth mi avevano spedito il suo diario
segreto, quello che tante volte avevo cercato di leggere, ma che lei mi
aveva sempre nascosto.
Mi aveva promesso che quando sarei stato maggiorenne, mi
avrebbe dato il consenso di leggerlo, e adesso sono qui, maggiorenne, ma
senza di lei.
Aprii con cautela il pacco giallastro e presi tra le mani il
taccuino dalla copertina blu.
Svogliai le pagine, parlavano tutte della nostra amicizia,
di cosa accadeva a scuola e delle feste a cui raramente era invitata.
Dalle date capii che ci scriveva ogni giorno,
dall’età di 12 anni.
Per sei mesi, aveva smesso di scrivere, poi
continuò, erano le ultime pagine. Lessi con attenzione.
Caro
diario,
cosa
ho fatto di male ai miei compagni, cosa? Dimmelo tu, perché
io proprio non capisco.
Mi
prendono in giro perché porto l’apparecchio,
perché mi piace leggere, perché mi piacciono gli
animali e quando canto mi danno della balena in calore.
Qualunque
cosa io faccio, trovano sempre un commento cattivo da farmi.
Ma
anch’io dei sentimenti, anch’io ho un cuore,
perché non lo capiscono?
Io
provo a contrattaccare ma in quel momento riesco solo ad abbassare la
testa e cercare di ignorarli.
Odio
la mia scuola, odio tutto, odio i miei genitori che continuano a dire
che sono io che non mi faccio accettare, odio ogni singolo particolare
della mia vita.
Aspetta,
forse c’è qualcosa che non odio, il mio migliore
amico Harry.
E’
così carino quando si scosta i capelli e quando mi fissa con
le sue meravigliose iridi verdi…
Ah,
meglio non andare avanti.
Lui
ha 17 anni, è carino, è simpatico… Se
gli dicessi tutto quello che è scritto in questo diario lui
andrebbe via…
E
come farei io senza il suo sorriso quando mi accompagna a scuola?
So
che è sbagliato, ma penso di avere una cotta per il mio
migliore amico.
Sorrisi, e, involontariamente, feci la solita mossa con i
capelli che le piaceva così tanto.
Insulti
e ancora insulti. Mi sento male.
Oggi
hanno scritto sul mio armadietto “Verginella di
merda” e altre cose orribili sul mio conto.
Perché
non sono un’oca, perché non ho ancora fatto
l’amore, perché odio il fumo e mi piace leggere.
Perché
non sono una puttana, ecco.
Cosa
ci posso fare se non sono così?
Stavo
male, ma il colmo è arrivato quando ho incontrato Jade, la
fidanzata di Harry, mentre portavo a spasso Spoonky, il mio cagnolino.
L’ho
salutata amichevolmente, e lei ha iniziato a prendermi in giro.
Prima
per i miei vestiti, ok, so di essere brutta, ma perché aveva
questo bisogno di farmi sentire così male?
Poi
i brufoli, l’apparecchio, e poi… Harry.
Mi
ha detto cose terribili, forse sono state le peggiori.
Diceva
che Harry stava con me solo per pena, che a lui non gliene fregava
nulla di me, mi ha detto che anche se sto con lui, sono solamente una
sfigata, lui si merita di meglio.
Lei
sa che a me piace Harry, o, perlomeno, penso se ne sia accorta.
Solo
lui non ha capito niente.
Così,
oltre agli insulti di prima, mi ha detto questa frase, credo non la
scorderò mai: “Sai, per Harry, sarai solo una
stupida ragazzina da prendere in giro, non sarai mai niente di
serio.”
Con
quella frase finalmente se ne andò, ma io mi sentii lo
stesso a pezzi.
Era
la cosa più brutta che qualcuno potesse dirmi, non me ne
fregava niente del mio aspetto, so di essere quello che sono, ma sapere
che l’unica persona che conta davvero per me, mi considera
solo un giochetto… E’ peggio di essere torturata.
Così…
Ho preso la lametta e mi sono tagliata.
Non
so perché l’ho fatto, è stato un gesto
involontario, non mi ha fatto sentire meglio, ma solo…
L’ho fatto.
Non
l’ho detto a nessuno, nemmeno a Harry, e non penso glielo
dirò mai, insomma, lui non potrebbe capire e si
arrabbierebbe come un matto.
Fa
male sapere che mentre io lo amo da matti, lui mi vede solo come
un’amica… O forse proprio quello che ha detto
Jade: una sfigata.
Una scossa di rabbia mia assalì immediatamente.
Quella puttana della mia ex aveva detto questo a Meg, io
avevo fatto l’amore con quella.
Era strano scoprire tutti queste cose, piccoli avvenimenti
che ti segnano, che fanno male.
Margareth non mi avrebbe mai detto niente.
Caro
diario,
quanto
vorrei averlo tutto per me, vorrei sentire le sue carezze, vorrei farci
l’amore, ma…
Non
posso, per lui sono soltanto la sua migliore amica sfigata.
L’unica
cosa che è riuscito a fare è entrare in casa mia,
accorgersi finalmente di tutti i miei tagli e gridarmi contro,
arrabbiarsi con me perché non gli avevo detto niente.
Adesso
bagnerò qualche scritta, mi fa male ripensare a quel momento.
Mi
ha soltanto urlato che se ne sarebbe andato, perché lui non
era importante per me.
Non
era importante per me?
Davvero
era così ingenuo… Così cieco?
Chissà
se si è mai accorto del fatto che ogni sera, mentre lui era
a passeggiare con una delle sue fidanzate del momento, io scendevo e mi
nascondevo tra gli alberi per guardarlo, per sentire la sua voce.
Chissà
se si è mai accorto di quel taglio, il mio primo taglio sul
polso, quando andavo in giro, ma magari non me lo ha mai voluto dire.
Ogni
insulto che mi facevano mi portava una fitta al cuore, che solo il suo
sorriso riusciva a lenire.
Ogni
volta che mi diceva che ero fantastica così come sono, tutto
diventata più bello, mi sentivo una principessa, mi sentivo
speciale.
Mi
hanno fatto sentire una persona orribile quelle parole, peggio di tutti
gli insulti, peggio dei tagli e delle lacrime amare che verso ogni
giorno.
Oggi
è il mio compleanno, sai?
Volevo
organizzare una festa a casa, la prima persona che ho provato a
chiamare, nonostante il nostro litigio, nonostante quello che la sua
ragazza mi ha detto, è stato Harry.
L’avrò
chiamato venti volte.
Dato
che non rispondeva ho chiamato tutti i miei compagni di classe, anche
quelli che mi prendono in giro, quelli che mi picchiano, ho chiamato
persino Jade, ma tutti, appena ho detto loro della festa, mi hanno riso
in faccia, mi hanno insultata e hanno attaccato.
Stamattina,
alle sei, ho chiamato Harry.
Detesto
svegliarmi presto, ma sperando in una sua risposta, non mi importava
più niente.
Mi
ha risposto, era ancora incazzato, ho provato a spiegargli, ma lui non
mi lasciava parlare, continuava a dirmi cose terribili.
Poi
ho sentito una voce, era Jade, avevano fatto l’amore.
Gli
ho chiesto chi era, e lui ha risposto che era Jade, adesso stava con
lei e non gliene fregava più niente di me.
Poi
mi ha attaccato.
Penso
sia il giorno più brutto della mia vita oggi, anche se
è il mio compleanno e finalmente compio i miei 16
anni…
In
questo importante giorno io sono triste, vorrei andarmene, vorrei
morire.
Era
l’unico di cui mi importava il giudizio, gli insulti ormai
erano diventati dolorosi, sì, ma sapere che lui
c’era per me mi rendeva felice e mi faceva andare avanti.
Invece
era proprio come diceva Jade, a lui non interesso, anche se
è da 13 anni che siamo amici, anche se abbiamo passato i
più bei momenti insieme.
Si
è scordato persino di farmi gli auguri.
Tante
volte mi domando cosa ho fatto per meritarmi questo.
Ho
sempre cercato di essere gentile e educata, ma ho perso tutto, tutti,
ho perso il controllo della lametta sulla mia pelle, ho perso il conto
dei giorni che passano.
Ho
perso Harry.
Mi sentii la persona più schifosa del mondo.
Non riuscii a credere a quello che era scritto nel diario,
che dopotutto era la verità, la cruda verità.
Ero uno stronzo, solo uno stronzo. Non si meritava questo.
Non si meritava gli insulti, i tagli, il compleanno da sola,
non doveva sentirsi brutta, perché lei è la
ragazza più bella che ci sia sul pianeta.
Alcune lacrime uscivano dai miei occhi, presi un fazzoletto
e voltai la pagina, era l’ultima volta che Margareth scrisse
nel suo diario prima di morire…
Era risalente all’ultima volta che la vidi.
Feci un grande sospiro e cominciai a leggere.
Caro
diario, questo credo sarà la mia ultima pagina.
Perché
mi sono accorta che sono morta dentro.
Che
motivo ho di vivere ancora se… Beh, ecco, non ho
più la forza che avevo dentro.
Tutti
quegli insulti, quei tagli che ho nelle braccia… Mi hanno
distrutto.
Ma
sai qual è la cosa che mi ha fatto collassare?
Harry.
Pensavo
che lui notasse qualcosa in me, pensavo capisse che stavo male e che
provasse ad aiutarmi ma no.
Non
mi parlava da due mesi, due mesi in cui sono collassata.
Non
capisce che io sto male? E’ da due settimane che di notte mi
sveglio sudata perché sogno lui Jade che fanno
l’amore!
A
scuola esco con gli occhi lucidi, sapere che lui non è
più con me per sorridermi è la cosa che mi
distrugge sempre di più.
Diceva
sempre che non mi aveva mai visto piangere, che sembro sempre
così forte, così di ghiaccio.
Non
lo sono, perché non l’ha mai capito?
Sono
più fragile di quanto sembri… Ho solo bisogno di
qualcuno che riesca a capirmi.
Pensavo
quel qualcuno fosse Harry ma… Beh, non lo è.
Lui
non mi ha mai capito, ha sempre pensato a me come una ragazzina che non
ha sentimenti, che ha solo quel grande cervellone.
Ma
non è così.
Non
si quanto sono stata male quando a 14 anni, si è fidanzato
con quella ragazza, Celine, e mi ha raccontato per filo e per
segno il loro primo bacio.
Non
sa che la notte lo sognavo sempre, sognavo che ci baciavamo e che mi
diceva che mi amava.
Non
sa tutte le volte che ho pianto per lui, perché avevo paura
che mi lasciasse sola.
Non
sa nemmeno tutte le volte che chiudendo l’armadietto della
scuola, pensavo “voglio morire”.
Non
si è mai accorto che quella luce in me si stava spegnendo.
Adesso
vorrei solo baciarlo e abbracciarlo, tenerlo stretto a me e non
lasciarlo più.
Vorrei
avere il coraggio che non ho mai avuto in questi anni e confessargli
che tutte le volte che lo guardavo mi perdevo nei suoi occhi, tutte le
volte che mi chiedeva di uscire, dentro di me scoppiava una festa, che
quando si fidanzava con una ragazza io morivo e che ogni fottuta volta
che sorrideva resuscitavo.
Non
ha mai saputo niente di me, forse dovevo capirlo prima.
Credevo
fossi qualcuno per lui, come mi diceva, pensavo di essere la sua
principessa, la sua Margareth, quando ero con lui mi sentivo bella,
speciale.
Tutte
quelle parole… Erano solo bugie.
Pensavo
fosse arrivato il peggio, ma non era vero.
Harry
è venuto a casa mia, io gli ho detto tutto ciò
che pensavo, senza freni, ormai avevo perso tutto, a cosa serviva
starsi zitti?
Quello
che fece servì soltanto a farmi capire che per lui non ero
niente, e che non era il mio principe azzurro, ed io non ero la sua
principessa.
Mi
guardò un po’ prima di uscire definitivamente
dalla mia vita.
I
nostri sguardi si incontrarono, mi sarebbero mancati quegli occhi
così verdi e brillanti, mi sarebbe mancata la sua risata, mi
sarebbero mancati i suoi ricci e le sue fossette.
Gridavo
aiuto con gli occhi, dato che ormai di parole non ne avevo
più.
Ma
lui si limitò a voltarsi e ad andare via, senza proferir
parola, senza nemmeno un piccolo rimorso.
Mi
ha lasciato sola.
Adesso
non so più come fare, senza di lui sono completamente persa.
Mi
sto autodistruggendo e non trovo più via d’uscita.
Sembra
uno di quegli incubi da cui non riesci più a svegliarti.
Questa
è la vita vera.
Mi
sento sola, confusa, e l’unica cosa che mi consola
è che tra poco le pillole che ho preso avranno effetto e
finalmente potrò star bene.
Harry,
se un giorno leggerai questo, sappi che ti amo, ti ho sempre amato e
che sei stato il migliore amico del mondo, anche se per tutto questo
tempo sono stata innamorata di te ma non ho mai avuto il coraggio di
confessartelo.
Grazie
per avermi fatta ridere e rallegrare nei momenti tristi, grazie di
quegli abbracci, quelle carezze, quei complimenti che mi hai dato,
sappi mi hai reso la ragazza più felice del mondo.
E
non ti preoccupare per la mia morte.
Potevi
starmi vicino ma… Non l’hai fatto e non sono
arrabbiata.
Non
potrei mai essere arrabbiata con te, nemmeno quando mi hai detto tutte
quelle cose, nemmeno quando non hai mai provato a riallacciare i nostri
rapporti.
Scusami
se ho perso le speranze, adesso.
Avrei
tanto voluto trovare un’altra soluzione, non mi è
mai piaciuto arrendermi, ma le cose sono giunte al termine, e se
l’ho fatto, significa che era veramente la fine.
I
miei tagli sono colpa mia, è vero, i miei avevano ragione.
Non
sono gli altri che non mi accettano, sono io che non mi voglio far
accettare.
Ho
sbagliato io a non averti mai detto niente, ad aver tenuto tutto dentro
ogni volta.
Scusa
di tutto.
Ho
sempre sperato che non mi lasciassi mai andare via, ma una persona come
me non merita una come te.
Ti
amo, Harry Edward Styles, vorrei solo lo sapessi.
-Margareth.
-N-no.- balbettai ad alta voce, prima di scoppiare in un
pianto disperato, accovacciandomi sulla porta, con le mani davanti al
viso.
Restai così per tempo, sembrava che le mie
lacrime fossero infinite.
Io la amavo, lei mi amava.
Potevo salvarla, potevamo salvarci da tutto questo.
Come ho fatto a non accorgermi che lei aveva bisogno di un
aiuto?!
Non dovevo star fermo, non dovevo lasciarla.
Una mattina mi feci coraggio e decisi di uscire da quel
vortice.
Presi il cappotto più bello che avevo, il
preferito della mia Margareth, mi guardai allo specchio e sorrisi,
mentre nella mia mente vagavano i ricordi che conservava quel cappotto.
Passai dal fioraio e ordinai il mazzo di gelsomini
più costoso, il suo fiore preferito.
Entrai subito in macchina, quella mattina era gelida.
Arrivai al cimitero, quel posto mi aveva sempre dato i
brividi, ma adesso ero pronto ad affrontare la sua tomba.
Arrivai al suo nome.
La sua lapide era così bella, decorata attorno
con delle note musicali.
Aveva attaccata una foto, quella che ammiravo ogni sera sul
mio computer.
“Margareth
Brave” .
Il suo nome mi risuonava in testa come una parte di una
canzone che ricordi a memoria e che sapresti riconoscere a distanza di
migliaia di metri.
La mia Margareth.
Mi soffermai sulla scritta in fondo alla lapide.
“Non
lasciarmi andare via”.
Abbassai lo sguardo, sapendo che quella frase era dedicata a
me.
Non avevo parole, non avevo più lacrime.
Avevo solo un cumulo di pensieri confusi nella mia testa.
Tirai su con il naso, cercando di trattenermi.
-Scusa Margareth, scusami davvero. Sappi che io
sarò sempre con te. Non ti lascerò mai, piccola,
mai.
Scrissi su un post-it questa frase: “Non ti
lascerò mai, piccola, mai.”
Lo attaccai vicino alla sua scritta, come se così
riuscissi a risponderle, in qualche modo.
Poggiai i fiori accanto alla sua tomba, facendo un rapido
segno della croce.
A quel punto me ne andai, pronto a non ritornare
più, con le lacrime che rigavano il mio viso, mentre il
gelido vento di gennaio mi scompigliava i capelli.
Spazio autrice.
Ciao a
tutti.
Beh...
Questa è la one shot su Harry di cui vi parlavo.
E'
molto triste, mi dispiace un po' per questo, perchè non
vorrei rattristare nessuno, ma mi è venuta quest'idea e l'ho
scritta di getto.
Niente
di troppo colorato sta volta, I'm sorry, ma non c'entra molto.
Ho solo
scritto in blu i flashback, e in viola le pagine di diario,
così magari si distinguono anche meglio.
Come
vedete, è Harry che parla, devo dire è stato
davvero difficile scrivere quello che pensava...
Anzi,
è stato difficile scrivere questa one shot.
E' la
prima one shot triste che scrivo... Scusatemi se non è il
massimo, io ci ho messo tutto il mio cuore.
Se non
vi piace, andateci piano.
Lo so
che forse alcune di voi vorrebbero prendermi a schiaffi (lol), ma
abbiate pena di me.
Spero
vi sia piaciuta e che ci saranno molte recensione, anche negative! :)
Grazie
per averla letta, non so che dire...
Vi
consiglio di leggerla con "Don't
Let Me Go" sotto, fa più effetto.
Ok,
adesso me ne vado!
Sciaoo
belassss! xx
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