Danke Jumbi!
"Tomiiiii"
Il suo aereoplanino era di nuovo finito tra le impalcature di metallo
sul soffitto della sala dove avrebbero suonato quella sera.
Ormai era la quarta volta che Jumbi, così aveva chiamato il
suo areoplanino, si incastrava là sopra, e Bill aveva
promesso a Tobi, una delle loro bodyguard, che non l'avrebbe
più scocciato per chiamare qualcuno pretendendo che con una
gru glielo recuperasse.
Quindi rimaneva solo una persona che potesse aiutarlo.
"Tomiiiiiiiii!!!"
"Non ho la minima intenzione di trovare un modo per tirarti
giù quello stupido coso." puntualizzò secco Tom,
che se ne stava seduto sul bordo della passerella, le gambe penzoloni,
la chitarra in grembo.
"Tomi, per piacere..."
Non è che avesse realmente bisogno di Jumbi, erano ore che
ci giocava senza sosta facendo impazzire tutti quelli a cui lo faceva
finire in testa, ma Tom non lo stava considerando e la cosa gli
scocciava parecchio.
Gli scocciava sempre, quando Tom non lo considerava.
Erano gemelli, no? Dovevano considerarsi a vicenda, sempre.
Salì sul palco e si sedette di fianco a Tom, dandogli una
ginocchiata nella coscia per attirare la sua attenzione.
Il biondino sbuffò sonoramente, lanciando sì
un'occhiata a Bill, ma per fulminarlo.
"Bill, sono ore che giochi con quell'affare, tra dieci minuti iniziamo
il soundcheck, che senso ha rompermi così???"
Bill sgranò gli occhi nocciola, privi di trucco, e
arricciò le labbra in una smorfia di disappunto.
"Ah sì, io ti rompo?"
Tom si passò stancamente una mano sul viso, scuotendo il
capo esasperato.
Le punte bionde dei suoi dreadlocks gli solleticarono dolcemente le
spalle e la schiena.
"Bene, se ti rompo..." concluse Bill, la voce spezzata, alzandosi in
piedi e facendo per andarsene, ma Tom lo afferrò per i jeans.
"Dai Bill... Sii ragionevole per un attimo. Che senso ha, veramente,
voler recuperare ora quell'areoplanino se intanto tra poco iniziamo il
soundcheck?"
Bill sapeva che suo fratello aveva ragione, ma era estremamente
irritato perchè per attirare la sua attenzione aveva dovuto
architettare tutta quella tragedia.
E una volta che una tragedia si inizia, tanto vale finirla con stile.
"Ha senso. Per me ha senso. Lo sai quanto ci tengo a Jumbi, mi stavo
divertendo, sai che per me è stressante non avere neanche un
attimo di svago - Tom alzò teatralmente gli occhi al cielo,
evitando lo sguardo di Bill per non cedere ai suoi capricci - e non ho
voglia di aspettare che finisca il soundcheck per chiamare Tobi e
farmelo riprendere, e poi ho promesso a tutti che non li avrei
più disturbati per risalire sulla gru e prenderlo..."
"E pretendi che sulla gru ci salga io???"
disse Tom con voce sottile, guardando Bill negli occhi.
Sì, evidentemente lo pretendeva.
Così, due minuti dopo, il rasta si trovava in cima a quella
gru, imprecando contro tutti i santi del mondo e cercando di non
guardare giù di sotto, per evitare di farsi prendere dal
panico, perdere l'equilibrio e cadere.
Possibile che nessuna delle bodyguard lo avesse visto arrampicarsi fin
là e fosse corsa a fermarlo? No, ovvio.
Come ovvio era che lui per Bill dovesse sempre fare quelle cose.
Rischiava persino la vita, rischiava di spaccarsi la testa, era in
alto, davvero in alto!
"Bill, io ti uccido..." mormorò, terrorizzato, deglutendo a
fatica e allungandosi ulteriormente verso il soffitto, sfiorando con i
polpastrelli l'ala di Jumbi.
"Scheiße! Se cado pretendo che ti suicidi e mi raggiungi
nell'aldilà, perchè devo riempirti di botte!!!"
sbraitò Tom, lanciando un'occhiata di sotto e stringendo
spasmodicamente la barra di metallo della gru alla quale si era
aggrappato per sporgersi.
"Dai Tomi, ci sei quasi!" lo incoraggiò Bill di rimando,
battendo eccitato le mani e saltellando sul posto.
Tom si allungò ancora un pochino e finalmente
riuscì ad afferrare quell'aggeggio infernale ed
iniziò a scendere dalla gru il più velocemente
possibile, col cuore che gli martellava in gola impedendogli di
respirare. A volte farsi prendere dal panico poteva rivelarsi davvero
rischioso per le vie respiratorie.
Bene. Altri due metri e avrebbe toccato terra.
"Te e il tuo areoplanino del caz- "
e fu così che Tom Kaulitz cadde rovinosamente a terra.
"Oddio!" sbraitò Bill, gelandosi sul colpo e portandosi le
mani sul volto, lasciando delle fessure tra le dita per poter sbirciare
la figura del suo gemello che si massaggiava il fondoschiena con gli
occhi lucidi.
"Idiota che non sei altro, per lo meno aiutami no???" urlò
Tom, sfregandosi con rabbia il volto per cancellare le tracce della
lacrima che gli era appena scivolata giù per la guancia
destra.
Bill si sentì morire.
Tom doveva essersi davvero fatto male per arrivare a piangere, e doveva
essersi davvero spaventato.
Lo sentiva, sentiva il terrore di Tom dentro di sè, le loro
emozioni erano legate indissolubilmente da un filo invisibile, lui
sentiva tutto ciò che sentiva il suo gemello, e non aveva
fatto nulla per impedirgli di farsi del male.
"Tomi... Scusa..." sussurrò con voce rotta, accasciandosi di
fianco al biondo e posandogli delicatamente una mano sulla schiena, e
lo sentì tremare.
"Tomi..." lo chiamò, ma lui affondò il viso tra
le mani, singhiozzando.
"Tomi, ti sei fatto tanto male? Oddio... Chiamo Saki, oddio.. Oddio,
SAKIIIII!"
Bill si guardò attorno, terrorizzato, alla ricerca di
qualcuno che potesse aiutarlo, ma la sala era completamente vuota.
"Ma non doveva esserci il soundcheck?CAZZO DOVE SONO TUTTI?"
sbraitò, la voce instabile e densa di panico.
Tom non disse nulla, semplicemente se ne stava lì, il viso
nascosto e le spalle che si scuotevano.
"Tomi...Scusa. Scusa, scusa, scusa, sono un fratello di merda, ora mi
odierai, ma io non volevo che tu ti facessi male per colpa di questo
aeroplanino del cazzo!" disse senza prendere fiato, afferrando Jumbi e
lanciandolo lontano con rabbia.
Tom non ce la fece più, vedere Bill così
drammaticamente disperato era una scena fantastica, e non si
limitò più a lasciare che le sue spalle venissero
scosse da risate silenziose. Rovesciò la testa all'indietro
e scoppiò a ridere quasi istericamente.
"Sei un idiota Bill, credevi davvero che mi fossi fatto male cadendo da
neanche due metri di altezza?" chiese, senza fiato, sdraiandosi sul
pavimento freddo e guardando Bill.
I lineamenti del moro si tirarono, gli occhi si ridussero a due
fessure.
"Tu. Stavi. Fingendo?" sibilò, minaccioso, puntando un dito
verso il fratello.
Tom rise più forte, afferrando la mano di Bill e attirandolo
su di sè.
"Ti sei spaventato?" chiese, gn uiocherellando cona
ciocca corvina dei suoi capelli e cercando il suo sguardo quasi
timidamente.
"Sì." rispose Bill, facendo vagare i suoi occhi in giro per
la sala e poi bloccandoli nei suoi, color cioccolato, caldi e densi,
identici ai propri.
"Mi sono spaventato tanto." ammise, abbassandosi e appoggiando il naso
nell'incavo del collo di Tom e ne inspirò il profumo,
stringendo quel corpo così esile nascosto da vestiti troppo
larghi che personalmente trovava orribili.
Tom accarezzò la schiena del fratello, sorridendo dolcemente.
"Bill." lo chiamò.
Il moro alzò lo sguardo, osservando ogni dettaglio del viso
del suo gemello.
"Mmm?"
"Sei contento che io stia bene?"
"Sì." sorrise Bill, le gote leggermente arrossate.
Tom lo trovò davvero bello, molto più bello di
quando faceva i capricci, e capì che arrampicarsi fin
lassù per prendere quel maledetto areoplanino era servito a
qualcosa.
Amava il sorriso di Bill.
Allungò un po' il viso fino a stampargli un bacio sulla
guancia, seguito da una seria di altri baci pieni di schiocchi e
umidità, come quelli che si davano da bambini,
interrotti solo dalle loro risatine divertite.
"Bill, Tom??"
La voce di Saki li fece staccare immediatamente l'uno dall'altro,
balzando in piedi come due molle.
"Sì?" Bill fece un sorrisone alla bodyguard che aveva appena
fatto capolino sul palco.
"Siete pronti per il soundcheck? Stanno arrivando tutti gli altri."
"Ja ja!" rispose Tom, dando un pizziccotto a Bill sul fianco e
scappando sul palco.
Bill rimase fermo ad osservarlo, con un piccolo sorriso che gli
incurvava verso l'alto gli angoli della bocca.
Tom lo osservò per qualche istante mentre si sistemava la
chitarra a tracolla, e ricambiò il sorriso, in silenzio.
Sì, decisamente, Jumbi doveva incastrarsi tra le impalcature
più spesso.
*****
Allora, questa storiella sdolcinata era nata come una
twincest [non di quelle pesanti, ma c'era il bacino sulle labbra ecco],
ma per postarla qui ho dovuto cambiarla lievemente, cercando di
rimanere sul tema dolcezza che rimane per tutta la oneshot... Insomma,
io sono così affezionata all'immagine di quei due che si
voglio taaanto bene che non riesco a trattenermi dal scrivere queste
cosine tanto sweetsweet! Spero faccia sorridere anche voi come ha fatto
sorridere me quando l'ho scritta, spero mi lascerete un commentino se
leggerete, giusto per sapere cosa ne pensate ^.^
Ps: GIURO che presto andrò avanti con la mia fic sui Tokio
Hotel, Thema n#1,
lo so, LO SO, che lo prometto sempre, però ho mille fic
aperte e non ho mai testa per andare avanti. Ma prometto che presto lo
farò.
Un bacio
Martina.
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