One Big Happy Family Weasley
Quel giorno dal cielo scendevano fiocchi candidi e
gelati, perfetti per una battaglia a palle di neve.
Il tetto della Tana era ricoperto da un soffice
strato di coltre bianca, che faceva sembrare la casa ancora più
fiabesca.
All’interno, una tavola apparecchiata aspettava solo
che arrivassero gli abitanti di quel piccolo
castello.
La Signora
Weasley armamentava
ai fornelli, instancabile.
Su una pentola cuocevano la pancetta e le uova, nel
bollitore l’acqua per il tea e in un una grande casseruola la marmellata di
albicocche.
La tavola era già imbandita di croccanti biscotti
alla cannella, pagnotte appena sfornate, calde e zuccherose, panini morbidi
imbottiti di prosciutto.
Le caraffe del succo di zucca e del latte stavano già
versando da sole il loro contenuto nei bicchieri, aspettando gli
ospiti.
Uno scalpiccio veloce fece capire alla donna che una
creatura si era appena svegliata.
Una piccola bimba dai capelli rossissimi e gli occhi
castani e profondi arrivò rapidamente in cucina, con il suo pigiamino a Boccini
d’Oro.
Si stropicciò gli occhioni assonnati e si guardò
intorno.
Vide la Signora Weasley cucinare e
corse ad abbracciarla.
La piccola era troppo bassa e arrivava solo a
cingerle le ginocchia con le braccia.
La Signora
Weasley si fermò e
sorrise, prendendo in braccio la stella che il cielo le aveva
mandato.
Un altro rumore di passi, ed ecco che un altro
bambino, poco più alto, dai capelli rossi e scompigliati e gli occhi blu,
comparve sulla soglia della cucina.
Vide sfocato la donna che abbracciava la piccola e,
geloso, si avvicinò, facendosi coccolare.
“Eccovi qui, i miei due
mattinieri!”
I bambini sorrisero radiosi, prima di aiutare la
donna a portare la fruttiera sulla tavola
imbandita.
“Dove sono gli altri, tesoro?” chiese alla più
piccola.
La bambina, ancora un po’ assonnata, si strinse nelle
spalle, afferrando un’arancia caduta dalla
ciotola.
“Dai, vai a svegliarli…” si rivolse al piccolo, che
si era già seduto al suo posto.
Un grande sorriso illuminò il viso del bambino, che
era già saltato giù dallo sgabello e stava correndo su per le
scale.
“Con calma, però! E se non vogliono, lasciali dormire
ancora un poco” rise la donna.
L’acqua del tea bolliva gorgogliante e le strisce di
pancetta erano ben abbrustolite e croccanti.
La Signora
Weasley le tolse dai
fornelli, poggiandole su un grande piatto, insieme alle uova strapazzate e al
formaggio.
Un rumore flebile di passi ed ecco che un ragazzino
fece capolino dalle scale, preceduto dal bambino di
prima.
Era alto, avrà avuto circa cinque o sei anni, con i
capelli rossi e gli occhi azzurro cielo, le lentiggini spruzzate delicatamente
sulle guance.
“’Gionno…” mormorò, abbracciando la donna, con la
voce impastata dal sonno.
“Dormito bene?” sorrise lei, versando nel bollitore
del tea qualchè foglia verde.
“Si..si…Però Fred non stava mai zitto, continuava a
russare”
“A proposito, dov’è il
bricconcello?”
Un tornado invase la cucina e un ragazzino si fiondò
di fianco alla Signora Weasley, schioccandole un sonoro bacio sulla
guancia.
“Parli del
diavolo…”
“…splutano le colna” concluse la piccolina,
grattandosi il naso e sorridendo al primo
bambino.
Una risata si udì dalle scale ed una donna entrò in
cucina.
Era minuta e snella, dai capelli rossi e gli occhi
castani come quelli della piccola e della Signora
Weasley.
Avvicinandosi, scosse indietro la lunga
chioma.
Le lentiggini rossastre le adornavano le guance,
proprio come il bambino dagl’occhi azzurri.
Era molto bella, sorridente e
luminosa.
Abbracciò la Signora Weasley, poco prima
di venir sopraffatta dalla piccola e dagli altri
bambini.
Ridendo, li salutò uno ad uno, e prese in braccio la
bambina.
“Allora, piccola Lily, sei riuscita a dormire
stanotte?”
“Celto! Ho dolmito benissimo!Lose continuava a
pallale, pelò!”
Il bambino dagli occhi azzurri
rise.
“Però non hai ancora imparato a dire la R, velo?” la canzonò, saltellando
intorno.
“Dai James…” sorrise la donna, arruffando i capelli
del bambino.
“Mamma, ma ha tre anni! Dovrebbe saperla già
‘pronunciare’!” esclamò pomposo, contento per aver detto un vocabolo
nuovo.
“Ma se tu non sapevi dire ‘pappagallo’ e
‘scoiattolo’!” ribattè un uomo, entrando, con in braccio due
bambine.
Era alto, dai capelli rossi e gli occhi blu, simile
alla donna.
La bimba che portava in braccio aveva lunghi capelli
mossi e ricci, gli occhi nocciola vispi e vigli, che tenevano d’occhio la
stanza.
L’altra bambina, issata sulle spalle dell’uomo, era
piccola e dai capelli
neri come la pece, lisci e tagliati a
caschetto.
“Zio! Una sola volta ho sbagliato!” replicò James,
incrociando le braccia.
“Ma per un Potter una volta basta e avanza” si
intromise la voce di un altro uomo, dai capelli nerissimi e disordinati e gli
occhi verde smeraldo, bello, seguito da un piccolino simile in tutto e per tutto
a lui.
Harry Potter si avvicinò alla moglie ed alla figlia e
la baciò delicatamente, prima di fare il solletico alla piccola
Lily.
“Albus, tesoro, vieni qua, ti ho fatto la marmellata
che tanto ti piace!” disse la Signora Weasley, abbracciando
il piccolo e, tenendolo in braccio, gli portò il cucchiaio di legno alla bocca,
facendogli assaggiare le albicocche cotte.
Al si illuminò e divorò tutto il contenuto del
cucchiaio, pronto ad assaltare anche la
pentola.
“Ehi, piccolo Doxy, lasciane un po’ anche a Zio Ron”
esclamò l’uomo dai capelli rossi, avvicinandosi alla
madre.
Il bambino che era entrato in cucina per secondo,
quello con gli occhi blu, strattonò i pantaloni del padre, facendosi
sentire.
“Ohilà! Caspita Hugo, sei talmente uno scricciolo che
nemmeno ti avevo visto!” scherzò Ron, posando il figlio su uno sgabello alto e
infilandogli in bocca un’albicocca.
Le due che aveva portato i braccio, intanto, si erano
abbarbicate alla gonna della nonna, cercando di attirare la sua
attenzione.
“Rose! Lucy! Dormito bene?”
Quella dai capelli neri, Lucy, sbadigliò, mugugnando
una risposta.
“Ha detto di sì, nonna…io, mediamente bene, oltre al
fatto che Lily non mi ha ascoltato quando le parlavo dell’esperimento che stavo
facendo…”
Molly rise. Era proprio figlia di
Hermione!
Ginny si sedette in braccio al marito, intenta a
spiegare a Fred II le regole del Quidditch.
“…e quindi la Pluffa deve passare per gli anelli,
per cui il Portiere deve avere i riflessi pronti, se vuole
fermarla”
Il piccolo Fred annuì
estasiato.
“Dov’è Angelina, Freddie?” chiese Harry al nipote,
sistemandogli il colletto del pigiama.
“Oh…credo è con papà da
Rox..”
“Fred, si dice credo che ‘sia’” lo corresse una donna
alta, dai capelli neri e la pelle cioccolato, con in braccio una bambina appena
nata, con un ciuffo di capelli fulvi sulla
fronte.
“Mamma! La zia mi stava spiegando il
Qciviccidtch…no…Qiccidcth…”
Angelina Johnson rise e arruffò i capelli del figlio,
porgendo la piccola Roxanne al marito, George, comparso di fianco a lei poco
prima.
Molly Weasley salutò tutti e mise la teiera del tea
in tavola, aspettando che l’ancora incompleta famiglia si
riunisse.
“Chi manca, tesoro?” chiese a Rose, facendo segno a
tutti di zittirsi.
La bambina fece un breve indagine con gli occhi
socchiusi, concentrata.
“Zio Percy, zio Charlie, zio Bill, zia Fleur, zia
Audrey, mamma, nonno, Victoire e Dominique” dichiarò infine, contenta di
sé.
“Brava, che ne dici di andare a chiamarli?” propose
Ron, tenendosi la pancia brontolante “dai che così
mangiamo”
Rose scappò su per le scale e i suoi passettini si
sentirono ancora per un poco.
Il silenzio che poco prima avevano raggiunto non durò
molto.
James esultò come un pazzo quando vide la figura di
Teddy Lupin
attraversare il giardino, seguito dalla
nonna.
James ululò e si fiondò ad aprire la porta al suo
migliore amico.
La Signora
Weasley e Harry lo
raggiunsero poco dopo.
“Ciao Andromeda, tutto bene? Ho un paio di cosette da
raccontarti…” disse Molly, appena la seconda delle sorelle Black varcò la soglia
di casa, poco dopo aver salutato Harry e lasciato andare a giocare il
nipotino.
“Ehi, Teddy! Come va a scuola?” gli chiese George
Weasley, battendogli una mano sulla spalla.
I capelli del ragazzino divenirono gialli e neri,
come i colori della sua Casa, e un sorriso si allargò sul suo
volto.
“Benissimo! È molto divertente…certo che
Gazza…”
Harry rise. Era molto contento per Ted e convinto che
si sarebbe trovato molto bene, ad Hogwarts.
Una ragazzina camicia da notte scese velocemente le
scale, entrando in cucina.
“Ho sentito Teddì!” esclamò
“Bonjour!”
“Ciao Vic, tutto bene?” la salutò Ginny,
abbracciandola.
Le piaceva quella Weasley francese ed anche Fleur era
cambiata molto, sebbene non avesse ancora perso il forte
accento.
“Oui, merci,
vous?”
La risposta dei parenti fu interrotta da un tonfo e
la Signora
Weasley sobbalzò,
preoccupata.
“Miseriaccia, cosa sono tutti questi fili…” borbottò
un uomo, rialzandosi da terra, in mezzo alle risate
generali.
“Chi è che ha avuto la fantastica idea di fare una
trappola in cucina? Tutto questo filo…”
“Io! Non è fantastico, zio? È un rullino di macchina
fotografica…” spiegò James, con gli occhi che luccicavano, fieri del suo
lavoro.
“Aha! Lo sapevo di aver un erede con la mia stessa
passione per gli oggetti Babbani!” esclamò Arthur, trionfante, prendendo in
braccio James.
Percy entro assonnato nella stanza e si sedette,
cercando di non chiudere gli occhi.
Lucy gli saltò addosso, con piccoli
gridolini.
“Mh…dopo…dormi…no…la pratica…domani…c’è tempo…”
mugugnò Percy, sbadigliando.
“PAPA’!” strillò la bambina nell’orecchio del
poverino, che sobbalzò, cadendo dalla sedia.
Sguainò quella che gli sembrava una bacchetta e, con
gli occhiali storti sul viso, esclamò: “Calmi! Niente panico! Cosa sta
succendendo?”
Tutti risero, compresa Audrey, sua moglie, con un
pancione abbastanza prominente, che era appena comparsa dalle
scale.
“Sta succendendo che, Perce, se non molli subito quel
mestolo mi sa che il porridge lo dovremo mangiare direttamente dalla ciotola”
disse George, ridacchiando.
“Ah…sì…” borbottò, risiedendosi e dando il mestolo al
fratello.
“Possiamo mangiare?” domandò Hugo, affamato come il
padre, mentre giocherellava con Roxanne e
Lily.
La piccola Rox, a dir la verità, emetteva solo vagiti
e bolle di saliva, da buona neonata.
“Dobbiamo aspettale lo zio Bill, zia Fleul, Dominique
e zia Helmione” disse Lily, afferrando una scopa giocattolo e facendola volare
per tutta la stanza.
“Ehi Lee, non ti è ancora uscita la R, vero?”chiese George, prendendo
in braccio la piccola, che ancora osservava la sua scopa volare di qua e di
là.
“No, ma ci liuscilà…” scherzò Harry, guardando
adorante la sua bambina.
Ginny soffocò una risatina e Lily mise il broncio,
incrociando le braccine al petto.
“Papaaaaà! Uffa…”
“Sembra terribilmente Ginny…” constatò Ron, sgranando
gli occhi.
“No, eh? Ci manca solo che si innamori a dieci anni e
metta il gomito nel piattino del burro!” esclamò Bill, appena entrato,
affiancato dalla moglie e da Dominique, che aveva i capelli rossi come il padre
e gli occhi glauchi come la madre.
“Ehi! Quell’episodio della mia vita doveva averlo
notato solo Harry!”
“Ha, figurarsi! I Weasley sanno sempre tutto,
vogliamo parlare di quando…”
“No, evitiamo…ero così timida!” ridacchiò Ginny,
salutando Fleur e Dominique.
“Domdom, vieni?” chiese Fred, prendendo la sua mano e
andando di là a giocare con James, Teddy e
Victoire.
“Solo un pochino” ironizzò Harry, ricordando la
faccia che aveva fatto la più giovane dei Weasley vedendolo per la prima
volta.
“Sce volete, non capite nionte! Jinnì era molto
timidà, Arrì era l’eroe dell’ècole!”
“Conosci molto la timidezza, vero Fleur?” scherzò il
marito, guardando la faccia contrariata di Fleur, che poco dopo si aprì in un
sorriso.
“Noi donne sci
capiomo”
Andromeda e Molly rientrarono in cucina, parlando del
più e del meno.
Tutti le salutarono contenti e Dominique abbracciò la
nonna, prima di correre di nuovo a giocare.
“Quand’è che nasceranno i due nuovi Weasley?” chiese
la donna, madre di Tonks, avvicinandosi a Audrey e
Fleur.
“Oh, nasceranno entrombi tra due mesi, vero Aud?”
rispose quest’ultima, raggiante.
In effetti, anche Fleur aveva un gran
pancione.
“Esatto, tra due mesi” disse radiosa la moglie di
Percy.
Andromeda sorrise
contenta.
“Come si chiameranno? Sapete, ho sempre avuto la
passione per i nomi…”
“Oui! Credo lo chiameremo
Louis…”
“Molly, senza dubbio. Me lo sento, sarà femmina”
risposero le donne, ancora beate nei pensieri dei figlioletti in
arrivo.
“Ehm, che ne dite se iniziamo a mangiare?” chiese
Ron, mentre il suo stomaco brontolava
spazientito.
“Manca Hermione, Ron!”
“Ma sì, ma sì…non si offenderà…dai,
Ginny!”
Ma Ginny era
irremovibile.
“Uff…!”
Il piccolo Fred si avvicinò alla zia, chiedendole se
poteva spiegargli ancora un po’ di
Quidditch.
Ginny e Angelina, entrambe ex-Giocatrici
Professioniste di Quidditch, acconsentirono a spiegarlo a tutti i bambini,
seguite dalle altre donne Weasley e da
Andromeda.
“Ah…a volte penso che a Ginny manchi moltissimo,
forse non avrebbe dovuto lasciar perdere…” sospirò tristemente Harry, guadando
la moglie.
“Ma scherzi? Io credo che sia felicissima, invece, ha
scelto la famiglia…e comunque lavora ancora, no?” rispose
Charlie.
“Sì, ma non penso che scrivere articoli sportivi
sulla Gazzetta del Profeta le piaccia come volare in cielo, dove tutto è
permesso”
“Sì, tranne i settecento falli
previsti”
“Ron, hai capito cosa intendevo” lo rimbeccò
Harry.
“No, dai, a me sembra molto felice, come ha detto
Charlie” lo rassicurò Bill.
“Mh…speriamo”
La loro discussione fu interrotta dal rumore della
porta che si chiudeva e delle scarpe che venivano pulite sullo
zerbino.
Hermione entrò in cucina, dopo aver poggiato il
cappotto e essersi tolta le scarpe.
Ron scattò in
piedi.
“Ma non stavi dormendo?” chiese
allarmato.
“Figurarsi! Mi sono svegliata molto prima di te,
amore, sono andata in paese a prendere la Gazzetta, oggi usciva l’articolo di
Ginny”
“Ma esce ogni giorno, Hermione!” esclamò esasperato
Ron, che tanto aveva aspettato per mangiare.
“Ron, questo non è di cronaca sportiva…” disse la
moglie, scuotendo la testa.“Prima di leggerlo, però, che ne dite di far
colazione?”
Ron sgranò gli occhi, basito, mentre tutti gli altri,
rientrati in cucina, si mettevano a ridere.
Hermione fece spallucce e si sedette tra suo marito e
Ginny.
I bambini si avventarono sul cibo, famelici, e Ron
non fu da meno.
Mangiarono uova e pancetta, panini imbottiti,
pagnotte dolci, frutta, porridge, budino di castagne, focaccine al rosmarino,
dolcetti ripieni di crema pasticcera, torte al cioccolato e alla frutta,
croissant croccanti francesi, biscotti alla cannella, pane e
miele.
Bevvero succo di zucca, latte, caffè, tea, sciroppo
di violetta e qualunque altra bevanda colorata del mondo
magico.
Quando i Weasley erano riuniti, la Tana era in festa, ognuno
portava cibo e insieme ridevano, giocavano e cantavano come un grande
famiglia.
“Mam’, per te in che Casa verrò smistato?” chiese ad
un certo punto James.
Ginny fece per soffocarsi con il succo di zucca e
Harry le battè delicatamente una mano sulla
schiena.
“Vuoi…vuoi già
andartene?”
“Ma, no, mam’…era una domanda” si affrettò a dire il
bambino, di soli sei anni, vedendo gli occhi sgranati della
madre.
“Tu, Rosie, devi essere una Grifondoro, chiaro?”
biascicò Ron, con in bocca una focaccina.
“Ronald! Lei sarà quel che sarà!” lo rimproverò
Hermione, rassicurando la piccola.
“Be’, non è meglio di
Serpeverde?”
“Io sono stata a Serpeverde…e tutto, in quel periodo,
poteva essere migliore” disse Andromeda.
“Ah…è…è vero, mi
spiace”
“Figurati, caro! Sono sicura che Rose verrà Smistata
nel posto giusto” sorrise la donna.
“Io non voglio finire a Serpeverde! Non voglio” disse
Albus, con il viso tutto sporco di marmellata
all’albicocca.
“Tesoro, andrà bene, vedrai…” gli rispose Ginny,
sorridendo intenerita e pulendogli la faccia con un
tovagliolo.
“E ci mancherebbe! È mio nipote!” disse Charlie, che
l’adorava fin da quando l’aveva visto nella culla, piccolo e
schiamazzante.
“Il solito modesto…comunque, Al, tutte le Case di
Hogwarts sono molto buone” intervenne Arthur, che ancora stava contemplando
l’opera ideata da James con i rullini della macchina
fotografica.
“Esatto, come ha detto il nonno…Grifondoro ospita i
coraggiosi di cuore, impavidi e sprezzanti del pericolo, Corvonero gli arguti,
intelligenti e fini di mente, Tassorosso i leali, lavoratori instancabili e
fedeli amici e infine Serpeverde, la Casa degli ambiziosi, furbi e potenti…”
spiegò Rose, mangiucchiando un pezzo di torta alle fragole e
panna.
Hermione la guardò
fiera.
“Storia di Hogwarts, pagina 12, mamma” sorrise
orgogliosa la piccola.
“Oddio! Hugo, vieni da papà, dobbiamo barricarci!
Potrebbe contagiare anche te! Vieni, adesso che sei in tempo!” esclamò
melodrammatico Ron.
Hermione scosse la testa,
sorridendo.
“Io sono Grifondoro” disse Victoire, sorridendo a
Teddy, con i grandi occhioni glauchi
spalancati.
Il tredicenne si sentì avvampare e i capelli si
tinsero di un bel rosso acceso.
“S-sì, avevo visto…” biascicò Teddy, nascondendo il
volto nella tazza di latte.
“Ehi, Lee, allora, piccola hai imparato a dire
la R?” chiese
Hermione, salvando il giovane Lupin.
“Zia, non infielile…”borbottò Lily, afferrando un
biscotto alla cannella e ficcandoselo intero in
bocca.
“A quanto pare no…” disse Ginny, sorridendo
teneramente alla figlia, che teneva il broncio.Erano identiche. Lo stesso naso,
gli stessi occhi espressivi, i capelli rossi. Erano le donne della vita di
Harry.
Dopo aver finito di far colazione, con immensa
soddisfazione dello stomaco di Ron, Hugo e James, si affaccendarono tutti per
sparecchiare.
La Signore
Weasley portò tutti
i bambini a giocare in salotto, con le miniature degli eroi che avevano salvato
il mondo magico.
Harry, Ron, Hermione, Ginny, Luna, Neville e molti
altri li guardavano dalla mensola sopra il
camino.
Dei giocattoli identici ai veri salvatori, potevano
muovere le braccia e arrabbiarsi con chi li stringeva
troppo.
“Io plendo la mamma…” disse Lily, afferrando Ginny e
mettendole in testa un cappello a punta.
Iniziarono a giocare con Molly che narrava loro la
storia che ormai molte persone conoscevano.
“Ah…sono cosi…” cercò di dire Arthur, ma non riuscì a
completare la frase che gli occhi gli
luccicarono.
“Oh, papà” disse Ginny, abbracciando il Signor
Weasley, che stava guardando i nipotini con
amore.
Hermione si alzò e andò a prendere la Gazzetta del Profeta dalla
tasca del lungo cappotto marrone.
Ginny era diventata caporedattrice della cronaca
sportiva del giornale dopo aver lasciato le Holyhead
Harpies.
“Ehi, Ginny, posso leggere il tuo articolo?”
“Cosa? Il mio articolo? Ma…come fai a sapere…?”
esclamò Ginny, strabuzzando gli occhi.
“Cara, ho i miei contatti anche al Profeta, e non
credere che l’avresti passata franca” spiegò Hermione, con un sorriso furbo
sulla labbra.
“Io vado di là, meglio se non sento quello che ho
scritto, poi mi pento…” disse Ginny, chiudendosi la porta della cucina alle
spalle.
“Cos’ha? Non dirmi che è ritornata
timida!”
“No, Ron…adesso mastica, manda giù, pulisciti la
bocca e taci”
Ron eseguì gli ordini, sorridendo. Oramai si era
abituato al generale che aveva al posto della
moglie.
“Dai, leggi Hermione” la incitò
Percy.
La donna si schiarì la voce e iniziò a
leggere.
“One Big Happy Family
Weasley, di Ginny Potter.
Weasley, vi ricorda qualcosa questo nome?
Probabilmente sì. Tutte le persone che ad Hogwarts si ricordano dei ragazzini
con i capelli rossi e una strana predisposizione naturale per il Quidditch sanno
chi sono i Weasley.
Famiglia numerosa di teste vermiglie con libri di
seconda mano, felici e sorridenti.
Anche io sono una Weasley, la prima femmina da
generazioni, settima figlia di settimo figlio. L’unica con gli occhi
castani.
Non sono qui per tediarvi con le mie lamentele sugli
occhi cerulei che avrei voluto avere, bensì per parlarvi della famiglia migliore
che ci sia.
So bene di non essere una reporter o altro, solo una
cronista sportiva, per cui non aspettatevi grandi parole e saggia
filosofia.
Ho sei fratelli: Bill, Charlie, Percy, Fred, George e
Ron.
Bill lavora alla Gringott, ma non si è ancora deciso
a togliersi quell’orecchino con la zanna di
drago.
Charlie adderstra draghi in Romania. Spesso trorna a
casa con bruciature sulle braccia, contento di esser riuscito a domare un altro
Ungaro Spinato, magari dandogli il nome di ‘Piccolo’. Piccolo, ad un Ungaro
Spinato.
Percy è il vice-ministro. Ho sempre pensato che quel
ruolo fosse adatto a lui, che mai si scompone e i cui modi pomposi fanno ridere
metà Ministero. Lui, che ha avuto il coraggio di chiedere
perdono
Fred fa l’angelo. Un angelo che architetta scherzi
tutto il dì, fluttuando serafico tra le nuvole candide come la neve e ride,
inondando il cielo di musica celestiale.
George è la sua metà caduta, il gemello che fa ridere
la terra, che inventa giochi e dolciumi per il suo negozio brillante e
colorato.
Ron è un Auror. Mio fratello timido ed impacciato,
che arrossiva solo sulle orecchie, è diventato un Auror, uno dei migliori, con
tutti il rispetto per i suoi colleghi.
Mia madre è la donna che è riuscita ad allevarci
tutti e sette, dandoci un’educazione adeguata e solidi principi
morali.
Ma è anche la mamma tenace che ha spedito a Ron una
Strillettera sgridandolo davanti a tutta la Sala Grande e a complimentarsi
con me per essere entrata a far parte dei Grifondoro, la stessa che ha ucciso
Bellatrix Lestrange quando ha tentato di aggredirmi con l’Anatema Che
Uccide.
Mio padre è il mago adorante degli oggetti Babbani,
che smonta le radio e riassesta le moto volanti, a cui brillano gli occhi quando
trova un’altra batteria da aggiungere alla sua
collezione.
Ma è anche il padre severo che ha ordinato a
Shacklebolt di togliersi di mezzo quando George si era ferito, perché non aveva
tempo di testare la veridicità della sua identità quando un figlio stava
morendo, lo stesso padre che ha ordinato a me di rimanere nascosta ad Hogwarts,
con lo sguardo più fermo che io abbia mai
visto.
Adesso sono cresciuti tutti, non vedrete più il ligio
Bill farvi da caposcuola, Charlie afferrare rapidamente il Boccino, Percy
gonfiare il petto e portarvi in Sala Comune, Fred e George fare scherzi a destra
e a manca, suggerendo a Pix di fare lo stesso e Ron dondolare nervoso davanti
agli anelli dello Stadio di Quidditch.
Ora hanno dei figli che li
sostituiranno.
Scommetto che tutti ricorderete la giovane e 1/4 di
Veela Fleur Delacour, la ragazza dai lunghi capelli oro e gli occhi glauchi, che
camminava danzando amoniosamente a un metro da
terra.
È mia cognata, moglie di Bill e madre di Victoire,
Dominique e del bimbo che tra poco nascerà,
Louis.
E Audrey, la Corvonero divenuta moglie di Percy,
madre della piccola Lucy e della futura Molly, dolce e gentile, proprio come
un’ottima Guaritrice.
Angelina Johnson, la Cacciatrice dai tiri ad effetto
più forti che io abbia mai visto, mia compagna di squadra nelle Holyhead
Harpies, prima di cambiare e entrare a far parte delle Appelby Arrows, madre di
Fred II e Roxanne.
E per ultima, ma non meno importante, Hermione
Granger.
Tirate un sospiro di sollievo ed esultate, lettori
che conoscevate i Weasley, perch Ron è riuscito a chiederle di uscire,
finalmente.
E hanno anche due figli, Rose e Hugo, i ritratti dei
genitori.
Poi ci sono Teddy e Andromeda, delle persone
veramente speciali, al di fuori del fatto che il piccolo Lupin riesce a
trasfigurare i suoi capelli.
Sono così piene di forza, di desiderio di vivere che
ha permesso loro di andare avanti, nonostante tutto…nonostante il dolore delle
perdite.
Vi ricordate di me? Ginny, Ginny Weasley, la
ragazzina tenace che aveva spedito una cartolina per San Valentino a Harry
Potter, stramba poesia che ha fatto arrossire il povero Harry davanti a metà
scuola.
Alla fine l’ho sposato, quel Potter con gli occhi
verdi e gli occhiali tondi, i capelli corvini e sempre
spettinati.
Dire che ne sono stata felice sarebbe
riduttivo.
James, Albus e Lily sono i nostri figli e se vi
sembra che abbia scritto questa sottospecie di articolo per farmi pubblicità o
qualcos’altro, ci sbagliate.
Sono qua perché voglio spiegarvi che, anche se vi
lamentate della vostra famiglia, nel profondo non potete non essere felici di
averne una.
Anche se tornate a casa sbuffando per la stanchezza e
i piccoli vi saltano addosso strillando ‘mamma ho fame!’, non potete non
sorridere nel vedere la loro faccetta buffa, macchiata di marmellata nel
tentativo di mangiare qualcosa.
Perché non c’è niente di più bello che essere una
famiglia e non lamentatevi più della vostra, poiché è già tanto
averla.
Vivete e sorridete, non nascondetevi dietro un velo
di lagne e insoddisfazione, prendete la vita di petto e con il sorriso sulle
labbra.
Ora ritorno nel mio antro da Cronista sportiva e vi
lascio riflettere sulle mie parole.
Devo andare a preparare il pranzo domenicale per la
mia grande e felice famigla Weasley.
Ginny
Potter
”
La Signora
Weasley era
rientrata in cucina, lasciando a Ginny le redini della storia e del gioco dei
nipoti.
Ora era in lacrime, con un mestolo in
mano.
Tutti i Weasley erano allibiti, contenti ma
sbalorditi.
Era stata Ginny, la loro sorellina, ad aver scritto
quell’articolo su di loro?
La piccola rossa, testarda e
chiacchierona?
Harry aveva finalmente capito la scelta di Ginny.
Anche se non poteva più avere il Quidditch, aveva la sua famiglia, la cosa più
importante.
Ed Hermione era fiera della sua migliore amica, la
ragazza che le aveva confidato i suoi segreti e che l’aveva ascoltata
sempre.
I pensieri di tutti furono interrotti dall’entrata
dei bambini, che avevano finito di giocare e volevano andare fuori a fare un
pupazzo di neve.
“C-certo che potete, piccoli…copritevi bene, però!
Lily, prendi i guanti..no, Hugo, no! Mettiti le scarpe” disse la Signora
Weasley.
“Freddie caro, infilati quella giacca…Vic, Teddy,
andate pure…James! Il cappello! Dom, Rose…o brava, tesoro, si, sì, potete
prendere qualche carota… Lucy, prendi Vic per mano…pronti, andate
ciurma!”
I piccoli Weasley-Potter, compreso Lupin, si
fiondarono fuori e iniziarono subito a racimolare una grande quantità di soffice
neve candida.
“Mi sa che è meglio se andiamo a guardare cosa
combinano…” propose George, vestendo la piccola Roxanne e seguendo i
nipoti.
“Arriviamo!” gli risposero gli altri, mettendosi
capotto, guanti, scarpe e cappello e uscendo nella brina
dell’inverno.
Le colline erano innevate e Charlie propose di andare
a fare una battaglia a palle di neve in cima, sarebbe stato più
divertente.
Tutti acconsentirono e lo seguirono su per la
collina, tenendo per mano i bambini.
Nella casa rimasero solo Ginny ed
Harry.
“Veramente le pensi tutte quelle cose che hai
scritto, amore?”
La donna si girò, un poco rossa, e annuì
sorridendo.
“Certo, non sono mica la Skeeter, io! Le cose che scrivo le
penso…a parte quella sconfitta ingiusta delle Harpies…le Vespe avevano
barato…vera-”
Ma non riuscì a concludere la frase, che Harry la
baciò, tornando indietro nel tempo, quando avevano sedici anni e rubavano
momenti d’amore, nascosti nel parco o nelle aule sperdute di
Hogwarts.
Ora erano cresciuti, non avevano più bisogno di
nascondersi, avevano una famiglia ed erano
felici.
Non esisteva gioia più
grande.
Essere lì, vivi, con tutta la vita davanti ancora da
vivere nei momenti più belli.
Harry e Ginny si alzarono e, prendendosi per mano, si
avviarono verso la collina, ricoperta dalla neve
candida.
°°° Spazio Autrice °°°
Spero questa storia vi sia piaciuta, mi sono
divertita tantissimo a scriverla.
Mi è piaciuto immaginare il carattere di ciascun
nuovo personaggio e descriverlo indirettamente dai suoi gesti e dalle sue
parole.
La piccola Lily non sa pronunciare la
R.
Vi sembrerà strano, forse è vero, ma mi è sembrata un
cosa carina.
Parlava correttamente ma non sapeva dire Harry
Potter…
“Hally Pottel” avrebbe dichiarato, con la sua faccina
lentigginosa.
Anche io non ho saputo dire la R fino a cinque anni, nonostante sapessi
parlare, però.
Spero che vi sia piaciuta e spero in qualche
commento
Un bacione glande,
vostla
Ginny Lily Pottel