L'ora del male

di Capricornina
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PROLOGO:

Dante ficcò lo sguardo nel foco che in lingue aspre e vermiglie guizzava dinanzi a lui, a guisa di un muro ardente e minaccioso.
Sembrava mosso nel suo fremito dal desiderio unico di impedirgli il passo, e la mente di Dante s'arrestò e indietreggiò verso il ricordo di Cerbero giù nell'inferno.
" Questa fiamma brucia, ma non uccide. "
Lo confortò la voce dell'amorevole poeta alle sue spalle, al ché Dante si sentì alleggerire il core da tanta angoscia del doverci passare attraverso.
" La fiamma ivi posta impedisce l'intrata in paradiso alle anime rie. Tu, non hai di che temerla. "
Esortò Virgilio ancora, con fare cauto e premuroso.
Dante si volse indietro a cercare lo sguardo suo, e il poeta lo allacciò e lo sostenne, sorridendo flebilmente.
Dunque tornò al suo cammino, e si mosse.
Il maestro prometteva che nulla ci fosse da temer nel suo passare. Tuttavia, seppur che quel foco non avea natura nociva, Dante lo temeva igualmente, ché gli rimandava immagini ancor vivide e brucianti di quell'inferno da cui eran da picciol tempo foriusciti.
" Da qui in avante procederai da te. Non aspettar più ch' io ti guidi, ché ad anime qual io sono non è consentito attraversare questo foco, al dilà del quale Lei ti attende. "
Tanto dolore e quindi una fitta al petto scossero l'animo di Dante allor che il piede appoggiava sulla soglia ardente. Il dolore acuto e intenso gli schioccò dentro sì improvviso e forte, che per un attimo credette che le fiamme gli avessero inforcate le carni.
Ma seppe immediatamente che tale doglia non al muro di fuoco era da imputarsi.
Bensì a Virgilio, il suo maestro.
Subito un brivido gelido gli corse in su la schiena mentre oltrepassava quell'arsura. Poi fu il gelo di animo e corpo, poscia che ebbe inteso la triste novella.
Al ché, le fiamme stridero e fumarono molto, e in una nube bianca si dissolser.
Giunto che fu dall'altra parte, Dante si voltò inver la sua guida, li occhi smarriti e aperti tutti, per scrutar tra quella coltre che ivi fosse la sua presenza.
Virgilio mirava di rimando verso lui, non curandosi di celar la maraviglia che le labbra rosee gli schiudea, e stette immobile costì senza far parola.
Il tempo andava e nulla si movea, solo il respiro fumoso delle ceneri morte osava dipanarsi in vortici e spirali di serpentine forme.
Paura irrazionale dilagò e s'aggrappò al core di Dante quando negli occhi di Virgilio parve spuntar una trista sentenza, quegli occhi chiari che puntati sugli stracci di fumo ancor nascenti, parevan dire taciturni: or siamo noi perduti.


*Deliri dell' Autrice*:
("Perchè tanto delira lo 'ngegno tuo da quel che sole?" XD)

Notate bene che tutto ciò che scriverò è a scopo di cazzeggio, non è poesia, ma soprattutto, è shonen-ai XD!
Ho stravolto la trama perchè mi dava altamente fastidio che Dante lasciasse Virgilio >( quindi adesso si fa un po' come dico io! XD




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