L'inizio di una nuova avventura
E, a sorpresa, eccomi qui con una nuova fan fiction, per la prima volta nel fandom Pokémon!
Allora, anticipo dicendo che io come anime mi sono fermato ai primi 5
film e a metà della prima serie (quindi MOLTO indietro XD). In
compenso, ho giocato a tutti i videogiochi a partire da Giallo XD. Ed
è rigiocando a uno di questi che mi è venuta l'idea per
questa fan fiction!
Tranquilli, questa sarà breve, non dovrebbe superare la decina
di capitoli, quindi non dovete temere qualcosa come Equilibrio o Harry
Potter x Fairy Tail XD.
Ordunque, vi lascio al primo capitolo, per il quale ringrazio la mia beta reader di fiducia, Liberty89!
Buona lettura a tutti!
Capitolo
01: L’inizio di una nuova avventura
Decine
di Pokémon stavano correndo verso la piazza della loro città.
La
maggior parte di questi era giovane, altri si limitavano ad accompagnare i
propri amici, altri ancora, invece, erano lì solo perché non avevano niente di
meglio da fare.
L’unica
cosa che li accomunava tutti era la loro destinazione: i posti di fronte a un
piccolo palco, su cui era seduto un piccolo Pokémon, in posa di meditazione,
avvolto in un mantello nero che celava ogni suo tratto.
Questi
restò fermo al suo posto, con le gambe incrociate, aspettando che il flusso di Pokémon
si fermasse.
Quando
finalmente tutti ebbero preso posto, la piazza si zittì completamente, mentre
l’ammantato interrompeva la sua meditazione, alzandosi sulle zampe posteriori.
“Grazie
a tutti di essere venuti.” Disse. “Per alcuni di voi è la prima volta, per
altri probabilmente no, ma il mio unico compito è assicurarsi che questa storia
non vada persa.”
Nessuno
fiatò. Alcuni esemplari di Scyther sembravano quasi far attenzione a non
tagliare con le loro lame la tensione creatosi, perché era così pesante da
sembrare un telo reale e tangibile, mentre i Pokémon più giovani,
principalmente cuccioli, erano incredibilmente immobili, pendenti dalle labbra
della creatura che aveva attirato la loro curiosità con quelle prime parole.
“La
storia che sto per raccontarvi è il motivo della nostra più grande vergogna… Il
motivo per cui abbiamo scelto l’esilio dagli umani… La storia di Ash Ketchum,
l’eroe dei Pokémon e degli umani.”
Dicendo
ciò, indicò una grossa statua, posta dietro il palco, che rappresentava un
ragazzo di dieci anni, con un sorriso determinato, che portava un berretto e
teneva in mano una Pokéball.
“Ash
Ketchum. Il più grande umano che abbia mai calpestato la terra… l’unico umano…
ucciso da un Pokémon.” Continuò la figura, togliendosi il cappuccio e mostrando
così il volto di un Meowth.
A
quella frase, i Pokémon adulti abbassarono la testa, dispiaciuti e pieni di
vergogna, poiché ricordavano più che bene quella storia.
“Io
ero presente… Ero presente al momento in cui tutto è finito, e dove tutto è
ricominciato.” fece il gatto. “La leggendaria battaglia tra Mew e Mewtwo.
“Mewtwo,
un Pokémon creato dagli umani basandosi sul DNA di Mew. Inizialmente al loro
servizio, si ribellò ai suoi creatori, e decise che avrebbe conquistato il
mondo, vendicandosi dei torti subiti dagli umani e dagli altri Pokémon, che lo
avevano rifiutato per la sua natura di clone.” Narrò con voce grave, guardando
la platea ma senza vederla realmente, perché i suoi occhi sembravano guardare
un’altra scena, lontana nel tempo e nello spazio.
“Con
l’inganno, riunì alcuni degli allenatori di Pokémon più forti del mondo e tra questi
vi era anche Ash. Io mi ritrovai sul luogo dell’incontro assieme ad alcuni
compagni umani, e assistetti mio malgrado allo svolgersi degli eventi: Mewtwo
rubò tutti i Pokémon degli allenatori, clonandoli. Ash fu l’unico umano a
opporsi completamente a quella follia, tentando di affrontare Mewtwo da solo, e
rischiando la vita per liberare i Pokémon catturati.
“Tuttavia,
il suo intento provocò involontariamente una lotta tra le due categorie, che
non mostravano alcuna pietà verso l’avversario. Nel frattempo, anche Mew era
giunto sul campo di battaglia e aveva ingaggiato uno scontro con Mewtwo.”
Proseguì, interrompendosi alcuni secondi, perché la parte più dolorosa della
storia era ormai vicina.
“Il
combattimento fu lungo, né i Pokémon originali né i cloni riuscivano ad avere
la meglio. Alla fine, solo i due leggendari restarono in piedi, decidendo di
usare il loro attacco più potente. E fu allora che avvenne la tragedia.
“Ash
Ketchum era rimasto profondamente scosso da tanta violenza. Era un allenatore,
vero, ma non sopportava l’idea che i Pokémon, che lui considerava amici, potessero
farsi del male a vicenda e provare odio.
“Senza
pensare alle conseguenze, si lanciò in mezzo allo scontro, proprio nell’istante
in cui Mew e Mewtwo lanciarono il loro attacco. E così, invece di annullarsi a
vicenda, gli attacchi lo colpirono in pieno. L’esplosione che ne seguì coprì
l’intero campo di combattimento di fumo, e quando tornammo a vedere, Ash era
ancora in piedi. Ma il nostro sollievo non durò che pochi secondi, perché sotto
gli occhi di tutti, il ragazzo si accasciò a terra, diventando un freddo pezzo
di pietra, privo di vita.
“Pikachu,
il suo fedele compagno, corse subito da lui, tentando invano di svegliarlo e fu
in quel preciso istante che la vita di tutto il mondo cambiò.
“Mewtwo
era rimasto impressionato da quel gesto, inizialmente considerato stupido. Solo
il quel momento capì il suo errore. Un errore che era costato caro.
“Non
era la prima volta che un essere umano cadeva per colpa di un Pokémon, ma era
la prima volta che un attacco mortale lanciato volontariamente colpiva un umano.
Noi Pokémon, compresi i cloni, tentammo di aiutare Pikachu a risvegliare Ash,
ma nemmeno unendo tutte le nostre forze riuscimmo a riportarlo indietro. Noi
che avevamo degli allenatori tornammo indietro con loro, portando con noi il
corpo dell’eroe, mentre Mew, Mewtwo e i cloni andarono via da qualche parte del
mondo, nella speranza di trovare un perdono per ciò che avevano compiuto.
“Ma
i guai erano appena iniziati. Gli umani sono molto volubili di fronte a questi
eventi, e il fatto che a morire fu un bambino gettò il mondo nel caos.
“Molti
umani cominciarono a dubitare della nostra obbedienza e amicizia, e così ebbero
inizio le cacce, che terminavano con la nostra esecuzione immediata. Molti
allenatori si ribellarono a questa presa di posizione, ma non poterono niente
contro gli eserciti dei governi, che abbandonarono i Pokémon, cominciando ad usare
altre armi per attaccare. Armi anche più devastanti dei nostri attacchi. I Pokémon
selvatici cercarono rifugio nei loro habitat, mentre gli allenatori entrarono
in clandestinità per cercare di salvarci. Le organizzazioni criminali, tra cui
il Team Rocket, che aveva creato Mewtwo, decisero di passare per una volta
dalla parte della giustizia, aiutando gli allenatori a nascondersi.
“Tuttavia,
capendo che così non saremmo più stati liberi, studiarono un modo per
nasconderci definitivamente, al sicuro dagli altri umani. I più grandi
scienziati si misero al lavoro, per la prima volta in collaborazione con i Pokémon,
che comunicavano con loro grazie ai tipo Psico. E, infine, trovarono un modo
per mandarci in un’altra dimensione… una dimensione identica alla nostra originale
ma priva sia di umani che di Pokémon.
“Così
fu deciso: noi Pokémon saremmo spariti dal mondo, così da poter vivere, e i
nostri allenatori sarebbero stati liberi di tornare alle loro vite. Ovviamente
molti si opposero: gli umani amici di Ash gridarono che non era quello che lui avrebbe
voluto, perché lui aveva sempre desiderato che Pokémon e umani potessero vivere
in pace. Purtroppo, alla fine dovettero arrendersi ai fatti. E così tutti noi
abbandonammo il nostro mondo e il macchinario che ci permise questo viaggio fu
distrutto subito dopo, assieme ai suoi progetti. Portammo con noi alcune opere
di tecnologia umana e le loro conoscenze, con cui fondammo la nostra comunità,
così come la conosciamo oggi: le città, le strade, i mezzi di comunicazione…
Sono passati dieci anni da allora, e nessuno di noi ha mai più visto un essere
umano.” Concluse, per poi girarsi e dirigersi verso le scale posteriori del
palco, sotto gli occhi del suo pubblico profondamente colpito da quella storia
piena di sofferenza.
Fu
allora che un piccolo Numel interruppe il silenzio. “E i Pokémon di Ash che
fine hanno fatto?”
Meowth
si fermò.
“L’ultima
volta che sono stati visti fu al nostro arrivo in questo mondo. Pikachu, il
primo compagno di Ash, si mise a capo del loro gruppo e insieme se ne andarono.
Nessuno ha più saputo nulla di loro.” Rispose, sparendo oltre le scale.
Il
Pokémon gatto continuò ad allontanarsi, nascosto dal palco, fermandosi solo quando
fu entrato in una piccola casa.
“Grazie
per non aver detto nulla.” Disse una voce.
Meowth
si girò, ritrovandosi di fronte a un Pikachu con un berretto rosso e bianco in
testa, che se ne stava appoggiato contro il muro, con le zampe anteriori
incrociate.
“Lo
sai che non voglio più creare problemi. I tempi in cui eravamo nemici sono
finiti.” Rispose il felino, sospirando. “Inoltre, non posso non ritenermi
responsabile, visto che a causare tutto ciò è stato il Team Rocket.”
“E
tu sai bene che è per questo che non potrò mai perdonarvi. Ash è morto per
colpa vostra.” Replicò l’altro con tono piatto, ma che nascondeva un profondo e
incolmabile rancore.
“Lo
so!” esclamò Meowth, per poi calmarsi subito. “Lo so fin troppo bene… credi che
non mi svegli di notte il suo ricordo? Ogni anno racconto la sua storia, ma lo
faccio solo per sentirmi a posto con la mia coscienza. La mia vita è stata
piena d’errori. Troppi per chiedere perdono.”
Pikachu
non rispose, lasciandosi cadere a terra sulle quattro zampe e camminando verso
un’uscita che dava sul retro.
“Perché
sei venuto qui? Di solito tu e gli altri evitate le città. Soprattutto in
questo periodo.”
“Siamo
solo venuti a sentire un informatore. Purtroppo si fa vivo solo quando racconti
la tua storia, perciò ci siamo fatti coraggio. Ora Squirtle dovrebbe aver
finito di parlare con lui, perciò ce ne andremo. Ciao, Meowth.”
“Non
vi siete ancora arresi, vero?”
Pikachu
si fermò, ma senza voltarsi. “No, e non lo faremo mai. Finché non avrò
restituito questo cappello al suo proprietario, nessuno di noi si fermerà.”
“Sapete
che non è possibile. Nemmeno Celebi può cambiare il corso degli eventi.”
Il
topo elettrico alzò una zampa, e si abbassò il cappello per coprire gli occhi.
“Non
l’ho ancora sentito dire da lui.” Concluse, sparendo oltre la porta.
Meowth
sospirò, dirigendosi verso un comodino, su cui era appoggiata una foto di lui
assieme a Jessie e James.
“La
follia può apparire in molte forme… e l’ossessione è la peggiore di queste. Fa’
attenzione, Pikachu.”
Fuori
dalla casa, il Pokémon giallo continuò a camminare in silenzio, con gli occhi
sempre celati dal cappello, ignorando i tuoni che cominciavano a rombare sopra
di lui.
“Ash…
Non mi arrenderò finché non ti avrò riportato indietro… Dovessi viaggiare per
tutto il mondo.”
~~~~~~~~~~~~~~
“Aawn…”
sbadigliò sonoramente un giovane Pikachu, per poi stiracchiarsi, scrollandosi
di dosso i residui del sonno. “Che dormita…” esordì, lasciandosi sfuggire un
altro sbadiglio, dirigendosi verso la stanza adiacente, in cui giaceva un
piccolo e solitario pozzo d’acqua piovana.
Il
Pikachu non attese oltre e ficcò la testa al suo interno, lasciandola immersa
per qualche secondo, per poi tirarla fuori di colpo e scuoterla per liberarsi
dell’acqua in eccesso.
“Una
bella pulita è proprio ciò che ci vuole per iniziare bene la giornata!” esclamò,
prendendo una fascia rossa e legandola attorno alla testa, poi recuperò un
piccolo zainetto dello stesso colore e se lo infilò sulla schiena, per poi
correre in cucina, dove tagliò con la coda una bacca dal ramo di un albero che
cresceva al centro della casa, afferrandola subito con le zampe.
“Dovresti
fare con calma, o prima o poi rischi di tagliare un intero ramo con quella tua
coda!” lo rimproverò una voce, accompagnata da una risata.
Il
Pikachu si girò verso una finestra, da cui si stava sporgendo un Riolu, abbigliato
esattamente come lui, che lo guardava divertito.
“Tranquillo
Zencho, non sono così stupido da privarmi della mia fonte di cibo!”
Il
Riolu annuì, per poi saltare dentro la casa, proprio di fronte al Pikachu.
“Satoshi,
se non fai attenzione diventerai grasso e presto verrai mangiato da uno dei
nostri avversari. Non puoi mangiare solo bacche tutti i giorni!”
“Ma
le Mele e le Caramelle sono difficili da trovare, lo sai.” Replicò lui,
mettendo su un finto broncio. “Inoltre, tu non mi sembri la persona giusta per
dirmi queste cose: se non la smetti con la storia del digiuno per le tue
meditazioni, prima o poi mi toccherà trascinarti via da un Dungeon di peso
perché sarai svenuto per la fame!”
“Touché.”
Ridacchiò Zencho, per poi tirare fuori un foglio di carta. “Ad ogni modo,
stasera ceneremo come dei re, se riusciamo a portare a termine questa
missione!”
Satoshi
finì di mangiare la bacca, sputando i semi ai piedi dell’albero. “Di cosa si
tratta?”
“Un
banale salvataggio. Un Cyndaquil si è perso lungo un sentiero di montagna e ha
inviato una richiesta di soccorso. È di grado C, con ben 500 Poké di
ricompensa! Un’occasione ghiotta!”
“Anche
troppo! Potremmo anche trovare altre squadre interessate a salvarlo.”
“Ne
dubito, visto che ho strappato la richiesta pochi secondi dopo che l’hanno
esposta sul tabellone. Non l’ha vista nessuno.”
Satoshi
sospirò. “Così se ci dovesse succedere qualcosa, nessuno saprà dove siamo.”
Disse, bloccando la gioia dell’amico.
“Ah…
a questo non ci avevo pensato…”
“Chissà
perché ma me lo aspettavo… Va beh, ormai il danno è fatto. Che Dungeon è?”
“La Grotta di Cristallo.
Purtroppo non sa in che piano, perciò ci toccherà esaminarli tutti
scrupolosamente.”
Il
Pikachu scosse la testa. “Sei un caso disperato, sappilo.”
“E
tu sei sempre troppo scrupoloso! E dire che quando ci siamo conosciuti eri un
tipo così avventuriero, disposto a lanciarti in mezzo a un campo di fulmini per
prendere una bacca!”
“E
lo sono tutt’oggi, purché si tratti di un campo di fulmini. Se fosse di fuoco
avrei qualche problema in più!”
“Bella
forza, sei di tipo elettro! Su, ora sbrigati! Voglio passare al deposito a
lasciare giù gli strumenti trovati ieri.”
“Arrivo,
arrivo!” rispose Satoshi, correndo verso la finestra e saltando fuori. “Ma
l’ultimo che arriva offre da mangiare!”
“Eh?”
fece Riolu, sbattendo gli occhi, per poi cacciare un urlo e corrergli dietro. “Non
vale!”
“In
guerra e cibo tutto è lecito!” replicò l’altro, ridendo.
“Anf,
anf… R-Ripeto che… non vale…” sbiascicò Zencho, avanzando lentamente lungo le
strade della città, mentre al suo fianco Satoshi camminava senza mostrare alcun
segno di affaticamento.
“Vedi
perché dico che devi mangiare di più? Se fossimo costretti a scappare da
qualche criminale forte, tu non avresti alcuna speranza.”
“Pfui!
Lo stenderei subito! Non c’è nessuno in grado di affrontarmi!”
“Allora
spiegami perché quando combattiamo tra di noi vinco sempre io.”
“Satoshi!!!”
urlò il Riolu, incrociando le braccia, offeso. “Oggi sei proprio scorretto!
Solo perché sei in leggero vantaggio…”
“Venticinque
vittorie in più le chiami ‘leggero vantaggio’?”
“Ecco,
l’hai fatto ancora!” protestò Zencho, mentre si fermavano di fronte a una
bancarella, dietro la quale si trovava un Kangaskhan, che come sempre teneva il
suo cucciolo, al momento addormentato, nel marsupio.
“Vivaci
come sempre, eh?” disse lui senza riuscire a trattenere una risata.
“Ciao
Ka’!” lo salutarono entrambi, mentre il Pikachu portava una zampa allo zaino,
tirando fuori una Pokéball verde.
“Avete
fatto un bel bottino ieri?” chiese il Kangaskhan, prendendo la sfera e
collocandola in un vano sotto il bancone.
“Il
solito… qualche Elisir, qualche Baccarancia… ma niente di prezioso purtroppo.”
Rispose Zencho, sospirando. “Purtroppo il Team
Williams su queste cose non ha molta fortuna…”
“Su,
su, vedrete che prima o poi riuscirete anche voi a fare un colpaccio.” Rispose
il Pokémon addetto al deposito, per poi mostrare una mela rossa. “Intanto,
tenete. Un piccolo regalo per i miei clienti preferiti!”
Satoshi
e Zencho guardarono il frutto con occhi che brillavano, mentre il Riolu lo
prendeva tra le zampe.
“G-Grazie…
questo è un regalo magnifico!” esclamò, scoppiando a piangere come una fontana.
Tuttavia,
nello sfogare la sua gioia, la mela gli scivolò di mano e rotolò via.
“Eh
no, tu non scappi!” urlò il Pikachu, correndogli dietro.
“Satoshi,
aspetta!” gridò l’amico.
Lui
tuttavia non lo senti, continuando a correre dietro la mela, che sembrava
venire continuamente spinta in avanti da una mano invisibile che voleva
prendersi gioco di lui.
“Maledizione,
non posso perdere uno spuntino del genere!”
Ma
la sua corsa si fermò assieme a quella del suo obiettivo, che venne afferrato
da una liana.
Detta
liana si sollevò assieme alla mela, lasciandola poi cadere ai piedi di un Pokémon.
“Fa’
più attenzione con il cibo. Non va sprecato.” Disse questi, girandosi.
Il
Pikachu alzò lo sguardo verso di lui, ritrovandosi così a fissare un Bulbasaur.
“M-Mi
scusi… è scivolata al mio amico e io cercavo solo di riprenderla…”
Il
Pokémon d’erba lo guardò con serietà, per poi alzare ancora la liana e porgergli
la mela.
“Allora
digli che la prossima volta potrebbe non trovare qualcuno così generoso da
restituirla.”
“Glielo
riferirò. Grazie mille.” Rispose lui, prendendo il frutto.
“A
che squadra appartieni?” domandò l’altro.
“Un
piccolo team… siamo solo io e Zencho. Siamo il Team Williams!”
Bulbasaur
sgranò leggermente gli occhi.
“E
tu come ti chiami?”
“Satoshi
signore.”
“Un
soprannome, eh? Non sono in tanti a usarli… ricordano troppo gli umani.”
“Io
non ne ho mai visto uno, perciò non mi sono lasciato suggestionare.” Rispose il
Pikachu, portandosi una zampa dietro la testa. “Il mio uovo si è schiuso in
questo mondo.”
“Capisco.
Beh, allora ciao. E buona fortuna.”
“Grazie!
Ma posso farle una domanda?”
Il
Pokémon bulbo lo guardò serio. “Dimmi pure.”
“Anche
tu appartieni a una squadra? E se sì, quale?”
Bulbasaur
fece per rispondere, ma una voce lo interruppe.
“Saur!
Quanto tempo ci vuoi mettere? Chu e Zard ci stanno aspettando!” gridò uno
Squirtle con un paio di occhiali da sole, avvicinandosi.
“Arrivo
Squi! Non sarà qualche minuto di ritardo a costarci il Dungeon!” replicò lui,
per poi voltarsi verso Satoshi. “Beh, direi che ora è il momento dei saluti.
Allora alla prossima e- Che cosa ti prende, ragazzo?”
“Quei
nomi… li ho già sentiti…” fece lui incredulo. “Voi siete il Team Ket-”
Ma
non riuscì a finire la frase che una liana gli coprì la bocca.
“Silenzio,
per carità! Hai idea della fatica che abbiamo fatto per non farci scoprire?”
disse Bulbasaur, guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno lo avesse
sentito. “Ora io tolgo la liana, ma tu devi giurarmi che non parlerai ad alta
voce, okay?”
Il
Pikachu annuì energicamente, ritrovandosi libero pochi istanti dopo.
“M-Ma
come… Siete una leggenda! C’è chi dice che non esistete neppure!”
“Invece
siamo reali, ma odiamo la pubblicità. Dopo dovrò dire qualcosa a Squirtle sulla
questione restare anonimi…”
“Ed
eravate veramente i Pokémon di Ash Ketchum?” domandò di colpo Satoshi, con gli
occhi che brillavano per l’emozione.
Bulbasaur
scostò lo sguardo, per poi cominciare ad allontanarsi.
“Sì,
lo siamo.” Rispose lui, usando il presente. “Ora torna alle tue missioni,
ragazzino. Ciao.” Concluse, raggiungendo Squirtle, che era rimasto ad osservare
la scena, incapace però di sentire i dialoghi perché lontano.
“Problemi
Saur?” domandò, togliendosi gli occhiali per guardarlo meglio.
“Nulla
di che. Semplicemente il tuo urlo ci ha fatto scoprire da uno dei nostri tanti
fan.”
“Tutto
qui? Dalla faccia che hai pensavo vi foste detti chissà che! Però sono rimasto
sorpreso. Di solito non perdi tempo a parlare con Pokémon che non conosci.”
“Mi
ha attirato il nome del suo Team.”
“Davvero?
Non dirmi che si chiama Ash. Sarebbe il terzo della settimana a cui dovremmo
far cambiare il nome.”
“Williams.”
La
tartaruga lo guardò serio. “Come hai detto?”
“Il
nome era Williams.”
“Com’è
possibile? Solo noi conosciamo quel nome.”
“Forse
ne hanno sentito parlare da qualcuno dei nostri amici. Forse Starmie. O
semplicemente l’hanno sentito dire da qualche Pokémon che ricordava il suo
allenatore. Non era di certo l’unica con quel cognome.”
“Certo
che è una strana coincidenza… Speriamo sia di buon auspicio.” Continuò Squi,
con fare positivo, osservando Zencho raggiungere Satoshi.
“Beh,
lo scopriremo tra poco. Ho preso tutto il necessario per esplorare il Dungeon.
Possiamo raggiungere Pikachu e Charizard e partire.”
Nello
stesso momento, qualche metro più in là, il Riolu raggiunse l’amico, fermandosi
per riprendere fiato.
“Uff,
uff… Non… capirò mai… come fai a…
correre così tanto…” ansimò, guardando
Satoshi, che aveva gli occhi fissi sulla mela. “Ehi, che succede
amico?”
“Bulbasaur…”
mormorò lui, con lo sguardo perso nel vuoto. “Questa mela… è stata toccata da
Bulbasaur…”
“Non
ti credevo tanto schizzinoso, sai? Comunque basta sciacquarla e-” ma il povero
Riolu non riuscì a finire la frase che fu afferrato dal Pikachu, che cominciò a
strattonarlo.
“Ma
che hai capito?!?! Sto parlando del grande Bulbasaur, del Team Ketchum!” esclamò al settimo cielo. “Questa mela non dovrà
essere toccata da nessun altro!”
“L-L-Lasciam-mi
a-and-are!!!” balbettò Zencho, che non appena fu libero guardò il compagno con
espressione scettica. “Sei sicuro di non sbagliarti? Che diamine ci farebbe qui
il Team più forte del mondo?”
“Non
lo so, ma è fantastico! Ho potuto parlare con uno dei quattro Pokémon
dell’eroe! Sarò invidiato per molto tempo per questo!”
“Sì,
sì… sempre che ti credano. E sarà dura convincere di aver incontrato i quattro Pokémon
più sfuggevoli del mondo. Ora, abbandona le tue fantasie e partiamo per la
missione!”
“Ma
non sono fantasie! L’ho incontrato davvero!”
“Ne
parleremo più tardi. C’è un Cyndaquil che ci sta aspettando, in mezzo a chissà
quali Pokémon e con una paura matta!”
Satoshi
sospirò, voltandosi verso la direzione in cui Bulbasaur era scomparso.
“Eppure
è la verità…” disse triste, mentre Riolu lo guardava attento.
“Sai,
sono in tanti a considerarli quasi al livello dei leggendari, ma tu li batti
tutti. Probabilmente tra loro e Arceus preferiresti loro!”
Pikachu
ridacchiò. “Ovvio! Non c’è nemmeno da pensarci su!”
~~~~~~~~~~~~~~
Satoshi
colpì in pieno uno Zubat con un Tuonoshock, lasciandolo cadere a terra privo di
sensi.
“Uff…
Sono già dieci piani e non lo abbiamo ancora trovato… Temo non sappia le basi
per farsi ritracciare. Di certo si è mosso dalla sua posizione originaria.
Dubito fortemente che sia arrivato fin quassù per una passeggiata.” Valutò
Zencho, raccogliendo da terra una bacca, che scomparve in una scia di luce
rossa finendo nello zaino.
“Ormai
siamo quasi alla fine del Dungeon, dev’essere per forza al prossimo piano.”
Replicò il Pikachu, avvicinandosi alle scale.
“Senti
Satoshi…” cominciò Riolu, seguendolo. “C’è una cosa che mi sono sempre chiesto
su di te, e oggi, vista l’insistenza che avevi sul fatto di Bulbasaur, non ho
potuto fare a meno di ripensarci.”
“Di
cosa si tratta?”
“Tu
dici di essere un fan di Ash e dei suoi Pokémon… però non ti ho mai visto
andare a una delle feste dedicate in suo onore.”
Satoshi
si fermò. “A essere sincero… lo ammiro… ma lo odio.”
“Come?”
“Sia
chiaro, non ho intenzione di lamentarmi della mia vita… Però sentendo i
racconti degli adulti, non posso fare a meno di chiedermi come doveva essere
avere un amico umano. E per colpa sua, ciò non è più possibile.”
“Ma
che stai dicendo?! È grazie a lui se Mewtwo è rinsavito e ha lasciato perdere
la sua idea di sostituirci con dei cloni.”
“Ma
in cambio i Pokémon hanno dovuto cambiare natura. Anzi, hanno dovuto cambiare
mondo. Certo, da quel che ho letto, ci siamo evoluti non poco grazie alla
tecnologia che gli umani ci hanno lasciato e che noi abbiamo adattato ai nostri
bisogni. Basta vedere la vecchia Pokéball, che una volta serviva per contenere
noi Pokémon e che ora noi usiamo per immagazzinare in poco spazio gli oggetti.”
Rispose Pikachu, continuando a salire le scale. “Insomma, non mi sarebbe
dispiaciuto partire all’avventura e diventare più forte grazie a un umano.
Chissà, magari sarei potuto diventare un Pokémon di Ash.”
“Ne
dubito, visto che il suo primo Pokémon era proprio un Pikachu. Non era uno di
quegli allenatori che teneva più Pokémon della stessa specie.”
“Sarà
come dici… però doveva essere incredibile essere suo amico. La storia dice che
era uno dei pochi umani che si preoccupava realmente di noi, che ci trattava come
suoi pari. E gli altri umani hanno confermato tale minoranza.”
Zencho
restò in silenzio per qualche secondo, per poi sospirare.
“Vorrei
darti del pazzo, ma purtroppo la penso come te. Non posso fare a meno di
pensare a come sarebbe stata la nostra vita nell’altro mondo…”
“Forse
è meglio non pensarci troppo. Anche volendo, non possiamo tornare indietro nel
tempo e cambiare gli eventi. Ora concentriamoci sulla missione, ormai ci siamo,
vedo la fine delle scale.”
I
due Pokémon accelerarono il passo, ritrovandosi così in mezzo a una prateria.
“Siamo
all’ultimo piano… Dev’essere qui intorno.” Disse Satoshi.
Per
loro fortuna la ricerca non durò molto a lungo.
Cyndaquil
si trovava a pochi metri da loro, dandogli le spalle.
“Cyndaquil!”
lo chiamò Zencho, avvicinandosi assieme all’amico. “Eccoti finalmente! Ti
abbiamo cercato per tutto il Dungeon!”
“Ah,
davvero?” rispose lui con voce atona, che lasciò sorpresi i due.
“S-Sì…
Abbiamo cercato di fare il prima possibile, ma è un sollievo vederti sano e
salvo!” continuò il Riolu, abbozzando un sorriso.
“Sano
e salvo, eh?” ripeté lui, lasciandosi sfuggire una risatina amara. “Come vi
sbagliate.”
“Come?”
“Zencho,
allontanati da lui!” esclamò Satoshi, mentre dalle sue guance cominciavano a
uscire delle piccole scintille.
“Ma
che cosa stai dicendo? Lui è-”
“È
un criminale! Ci ha attirato in una trappola!”
Non
appena ebbe detto quella frase, attorno ai due apparvero come dal nulla decine
di Cyndaquil e Quilava, tutti con le fiamme accese.
“Ottimo
lavoro, figliolo.” Disse una voce più profonda, mentre un Typhlosion avanzava
verso di loro camminando su due zampe, lasciando che il Cyndaquil presente
all’arrivo della Squadra di Soccorso lo raggiungesse e si mettesse dietro di
lui. “Non pensavo che una squadra sarebbe giunta così velocemente… e mai
pensavo che fosse composta da due miseri ragazzini!”
“U-Una
trappola?!” esclamò incredulo Zencho. “Ma perché?!”
“Per
prendere tutto ciò che avete, oltre a convincervi a sciogliere il vostro misero
Team. Ora consegnateci il vostro distintivo!”
Satoshi
portò subito una zampa a coprire lo zaino. “Mai! Questo appartiene solo alle
Squadre di Soccorso riconosciute!”
“Allora
lo prenderemo con la forza!” esclamò un Quilava, liberando una fiammata dalla
bocca che evitò di pochi centimetri i due.
“La
prossima volta non mancherò il bersaglio. Dateci tutto ciò che avete!”
Pikachu
lasciò cadere a terra qualche scarica. “Se pensate che ci arrenderemo senza
combattere, vi sbagliate di grosso!”
“Ben
detto Satoshi!” esclamò Zencho, portando le mani avanti, mentre una piccola
sfera azzurra si creava tra di esse. “Ci batteremo fino alla fine!”
“Siete
solo due cuccioli! Credete davvero di poter affrontare tutta la mia famiglia?” domandò
divertito il Typhlosion. “Attaccateli!”
Satoshi
deglutì, per poi lanciare un Tuonoshock verso il gruppo di Cyndaquil che partì
contro di loro.
Con
sua sorpresa, tutti furono colpiti in pieno dall’attacco, la cui potenza fu
tale da farli restare sospesi in aria per qualche secondo.
“Wow
Satoshi, non mi avevi detto di essere così forte!” esclamò meravigliato Zencho.
“N-Neanch’io
lo sapevo…” rispose incredulo il Pikachu.
“Com’è
possibile? È solo un moccioso!” ruggì preda dell’ira Typhlosion.
“Lui
sì… ma io no.” Disse una voce alle sue spalle.
Tutti
si girarono verso le scale dove si trovava un altro Pikachu, solo che questi
era più grande di Satoshi, e al posto della fascia aveva un berretto.
“E
tu chi saresti? Come osi interferire?!”
“Di
solito me ne sto buono. Detesto intervenire. Però, per onore verso una vecchia
amica, mi sono visto costretto a seguire quei due poppanti fin qui, per
assicurarmi che non si facessero male.”
Satoshi
e Zencho aprirono la bocca per protestare, ma un ruggito glielo impedì.
Prima
che potessero alzare lo sguardo, un Charizard atterrò di fronte a loro,
lasciando scendere dalla sua schiena un Bulbasaur e uno Squirtle.
“Chi
siete?” domandò un Quilava, cominciando a temere per la propria incolumità.
“Chi
siamo?” ripeté Pikachu, avanzando verso il loro capo. “Di sicuro avrete sentito
parlare di noi…”
“Non
siamo Pokémon leggendari, ma siamo famosi quanto loro.” Continuò Squirtle, sistemandosi
gli occhiali.
“Nessuno
ci ha mai sconfitto.” Proseguì la voce cavernosa di Charizard, la cui fiamma sulla
coda aumentò d’intensità.
“E
non sopportiamo le prepotenze di qualunque tipo.” Concluse Bulbasaur.
A
quei commenti, gli occhi di Typhlosion si allargarono dalla paura. “N-Non
starete forse dicendo c-che voi siete…”
“Vedo
che ci sei arrivato.” Disse Pikachu, raggiungendo i suoi compagni di squadra.
“Noi siamo il Team Ketchum, e il Team Williams è sotto la nostra protezione!”
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