Angelica

di Lady One
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Angelica si rese coto di soffrire di depressione in una notte estiva, sognando che sarebbe morta e nessuno l’avrebbe compianta. Si svegliò sudata, intontita, spaesata. Il giorno dopo decise di non mandare messaggi, di non telefonare, non aprire facebook,  di non twittare. Nessun nuovo messaggio. Andò avanti per circa dieci giorni, chiusa nella sua camera a fissare il display vuoto del suo cellulare. Più il tempo passava più capiva che nessuno l’avrebbe cercata.
L’undicesimo giorno si decise a prendere in mano il telefono e a scrivere un messaggio a qualcuno, a chiunque, ma non vi riuscì. Ritentò. Ritentò una terza volta. Niente. Le sue mani non prendevano il telefono, anzi non riuscivano a prendere niente, era diventata come l’aria. Impalpabile. Inesistente. Si accorse così di essere morta.
Al suo funerale parteciparono cinquanta persone esatte. Lei ne ricordava ogni nome, ogni storia. Nessuno pianse.
Quando il prete disse che era una ragazza piena di vita Angelica urlò con tutto il fiato che aveva in gola, urlò che lei non era morta ma che era lì. Nessuno la sentì.
Angelica fu dimenticata nel arco di un anno.
Angelica solo allora scoprì la verità. Lei era morta nello stesso momento in cui era caduta in depressione. Era morta quella notte d’estate in cui decise che il mondo non la voleva. Angelica era morta di solitudine perché si era isolata in vita da tutti perché ne aveva paura.
 




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